16 November, 2024
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Il gruppo del M5S in Consiglio regionale rivendica più risorse per il patrimonio archeologico sardo.

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Scavi fermi da tempo e un sito preziosissimo che aspetta di vedere la luce. Dopo le recenti scoperte che hanno risollevato l’attenzione sull’area archeologica di Mont’e Prama, nota patria delle statue dei Giganti a due km dagli stagni di Cabras, il Gruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale si impegna a portare il caso all’attenzione della Giunta, affinché i finanziamenti destinati a far ripartire la macchina dei lavori vengano finalmente spesi per restituire al patrimonio archeologico sardo l’originario splendore.

Al centro dell’intervento del Gruppo M5S i fondi: «Compito della politica è quello di scegliere su quali aspetti investire per il rilancio dell’economia sarda. Siamo proprietari di un patrimonio inestimabile, unico al mondo. Ed è proprio unicità la parola chiave. Il plus che come sardi abbiamo il dovere di trasformare nel motore trainante di quest’isola. Tutelare, promuovere, valorizzare e investire nel patrimonio archeologico è il modo migliore per ridare dignità ad un popolo da sempre sottomesso».

Così la capogruppo del M5S Desirè Manca ed i consiglieri regionali M5S (Solinas, Li Gioi, Cuccu, Ciusa, Fancello) si uniscono al coro dei parlamentari del M5S scesi in campo per Mont’e Prama, assieme ai quali domenica scorsa hanno preso parte al sit in organizzato dall’associazione Nurnet -. La Rete dei Nuraghi per chiedere il riavvio dei lavori.

«I Giganti di Mont’e Prama, cuore della storia e della cultura sarda – denuncia il Gruppo M5S – si trovano ancora inspiegabilmente nascosti. Oggi alla luce delle recenti scoperte non possiamo accettare di aver portato alla luce soltanto una minima parte dei reperti presenti nel sito.»

Il disegno di rilancio economico, sociale e culturale, è da sempre un elemento portante del programma del M5S: «Non dimenticheremo la nostra Storia. Ci batteremo per il cambio di rotta nella ripartizione dei finanziamenti, dal momento che – ricordano i consiglieri – già a fine 2017 la Regione Sardegna aveva diminuito i fondi destinati alla valorizzazione dei beni culturali, campagne di scavi emergenze archeologiche e restauri: da 4 milioni si era passati a 3.»

«A cosa serve la scuola di specializzazione in beni archeologici ad Oristano aperta nel 2010 quando, proprio nello stesso territorio, non si è stati in grado neanche di riportare alla luce uno dei beni culturali più importanti al mondo?», conclude il gruppo del M5S in Consiglio regionale.

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