Oggi si è riunito il tavolo di lavoro per l’insularità, con le imprese di tutti i settori produttivi sardi.
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Un tavolo di lavoro nel corso del quale ogni comparto produttivo sardo ha declinato l’insularità in ogni sua forma, individuando i principali ostacoli e chiedendo un impegno “immediato, forte e deciso”. Un incontro a porte chiuse, per tracciare un percorso condiviso che guardi al futuro. Il mondo produttivo si schiera dalla parte dell’insularità: recepisce e accoglie l’invito del Comitato affinché le Associazioni di categoria nazionali di riferimento, ognuna per la propria parte, possano sostenere quella che ormai è da tutti considerata la “battaglia dei sardi”. L’obiettivo è duplice: l’inserimento nella Carta costituzionale del principio di insularità attraverso la dicitura “Lo Stato riconosce il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall’insularità e dispone le misure necessarie a garantire una effettiva parità e un reale godimento dei diritti individuabili e inalienabili”; l’avvio della stagione della rivendicazione in sede europea di un diritto fin qui negato, ovvero la mancata applicazione dell’articolo 174 TFUE, che riconosce gli svantaggi naturali e geografici permanenti specifici della condizione di insularità.
Al tavolo di lavoro promosso dal Comitato per l’insularità hanno partecipato stamani tutti i settori produttivi, rappresentati dalle Associazioni di categoria. Presente il comparto dell’agricoltura, tutto il mondo delle imprese e dell’edilizia, l’artigianato, il commercio, il turismo e tutti coloro che fanno girare l’economia dell’Isola.
«Oggi chiediamo che chi è portavoce del mondo produttivo sia determinato nel dire che non si può più prescindere dal riconoscimento del principio di insularità, la più importante sfida per il futuro della Sardegna – spiegano i rappresentanti del Comitato Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu -. Si tratta di una battaglia che chiama in causa tutti i settori dell’economia della Sardegna qui e oggi ben rappresentanti.»
Come poter correre alla velocità dei competitors della Penisola se non si parte dalle stesse condizioni e non si hanno le medesime opportunità? È la domanda che hanno posto Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu alla platea.
Esiste, e per i vertici del Comitato “è freno allo sviluppo della nostra Isola”, un’insularità che si riflette direttamente sull’agricoltura, sul commercio, sull’artigianato, sull’edilizia, sul turismo, sulla capacità di fare impresa in genere e che «finisce per ostacolare lo sviluppo e, nell’epoca dell’innovazione digitale, frena il rinnovamento e l’applicazione delle nuove tecnologie in tutti i settori dell’economia sarda, specie in quelli tradizionali, con evidenti riflessi sulla propensione al cambiamento in chiave moderna delle aziende». Una condizione alla quale è necessario ed urgente porre rimedio per mettere a nudo un Parlamento fin qui sordo alla richiesta di discussione della proposta di legge di iniziativa popolare ancora inspiegabilmente ferma in Commissione Affari Costituzionali al Senato: «Non si può perdere altro tempo».
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