Bruno Palmas (Articolo UNO Sardegna): «Sulla carenza dei medici nel Servizio Sanitario Regionale occorre agire con urgenza, ma sapere cosa fare».
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«Sulla carenza dei medici nel Servizio Sanitario Regionale occorre agire con urgenza, ma sapere cosa fare. La Giunta Regionale, che mima le azioni della giunta precedente sulle piante organiche, non sembra avere le idee chiare.»
Lo afferma Bruno Palmas, responsabile del Dipartimento Sanità di Articolo UNO Sardegna. Le prospettive che si aprono sull’ondata di pensionamenti tra i medici ed i professionisti della sanità sarda sono drammatiche, è prevedibile, in questo senso, un enorme caos sulle piante organiche dei presidi e delle strutture sanitarie e – sostiene Bruno Palmas -, «la carenza di medici non si affronta riducendo i servizi e accorpando per necessità le strutture».
«Questo è il risultato della colpevole mancata programmazione dei governi degli ultimi vent’anni e della sciagurata applicazione del numero chiuso alla facoltà di medicina, che ha impedito a molti nostri giovani di provare a diventare medici, consegnandoci il deserto professionale al quale siamo condannati nei prossimi 5 anni – aggiunge Bruno Palmas -. Questa è una visione gretta e miope. L’Assessore alla Sanità Nieddu farebbe meglio a chiedere lumi a chi queste cose le conosce meglio di lui, magari ascoltando i professionisti che tutti i giorni si misurano sul campo con i problemi e le difficoltà dei servizi.»
Secondo Articolo UNO Sardegna, il problema si affronta con soluzioni di breve e medio periodo:
1. mettere in campo da subito accordi regionali con i sindacati di categoria per finanziare il prolungamento del servizio dei medici e degli operatori sanitari in procinto di pensionamento;
2. il finanziamento regionale di un numero importante di posti aggiuntivi nelle scuole di specializzazione per una quota dei medici sardi (circa 400) che ad oggi non in possesso di titolo di specializzazione. Per formare 100 medici occorre una spesa annua di circa 2,5 milioni di euro con un totale di 10-12 milioni per completare il corso di specializzazione di tutti gli aspiranti;
3. portando a regime il supplemento di posti in base al fabbisogno reale annuale (per almeno 75 posti aggiuntivi all’anno);
4. creando, con strumenti amministrativi adeguati un legame forte tra l’Università e le strutture sanitarie regionali di alto livello, che consenta la forte integrazione tra didattica, ricerca e assistenza, vera chiave di volta della qualità delle strutture sanitarie.
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