24 November, 2024
HomeCulturaLibriÈ arrivato in libreria “Se la Grande Madre vuole. Arresolùtu” il nuovo romanzo di Marco Piras-Keller, edito da Condaghes.

È arrivato in libreria “Se la Grande Madre vuole. Arresolùtu” il nuovo romanzo di Marco Piras-Keller, edito da Condaghes.

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Cinque generazioni, in un villaggio agricolo pastorale e minerario di 300 anime nel Sudovest della Sardegna, nel paese di Arrìu de Sulcis, (attuale Riu Murtas, frazione di Narcao), scorrono veloci tra inizio e fine ‘900. Il protagonista sembra essere Tanièi, un bambino risoluto, nella sua coerente concezione di giustizia, a vendicare ogni torto subito, costi quel che costi, a difesa della sua individualità, in lotta con il mondo. Ma come protagonista, per quanto la sua figura giganteggi e lasci delle sue gesta un forte ricordo quasi epico, muore troppo presto, a giudizio dei compaesani. Sarà poi Erminia a provare a farsi protagonista, imbattendosi nella scoperta di quel suo padre bambino a lei sconosciuto e dello speciale e insolito amore tra Tanièi e Rosètta, un “Romeo e Giulietta” da villaggio. Anche Erminia poco può come protagonista. Più che muovere lei gli eventi, saranno gli eventi a rovinarle addosso: i suoi problemi coniugali e un passato inimmaginabile della sua famiglia che la colpisce come un fulmine. Il racconto rasenta una sorta di epicità modulata nei commenti dei compaesani, nel continuo riferimento a una realtà di primordiali presenze affioranti, nelle modalità narrative letterarie, e in un contrappunto quasi orale, nel confronto tra l’ambiente antico dell’inizio e quello moderno della fine del secolo XX.

«C’era e non c’era…» così cominciano le favole degli zingari. Che è un modo per dire: bada che ti racconto qualche cosa che è vera ma che è un’invenzione. Arrìu è un villaggio immaginario ma è anche quello in cui l’Autore ha vissuto fino ai sei anni. Tanièi è un’invenzione ma c’è anche molto di reale, forse nell’Autore stesso, in suo padre, nei tanti anonimi bambini speciali. Tutti i personaggi sono frutto di invenzione ma sono anche ritratti dal vero, abbozzati in lunghi anni di vita, di studi e di frequentazione dell’ambiente, della lingua, dell’umore degli arriési veri. Vero è il fulmine che ammazza, vere sono Iàia Gràcia, Severina e tzia Ninfa, vero è il traumatico taglio dei capelli di Tanièi, veri i suoi mutismi di ritorsione e tanti altri elementi del racconto. Vera la lingua, a tratti inventata, infiltrata di elementi frutto di consonanze fonetiche e semantiche di italiano, latino e sardo. Vaga la presenza della Grande Madre, aleggiante e intravista in formule, gesti e comportamenti, come brani sopravvissuti di una vecchia etica e religiosità.

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