Tore Piana (Centro Studi Agricoli): «A causa dell’assenza del metano, i maggiori costi energetici incidono in 8 centesimi al litro di latte di pecora prodotto».
[bing_translator]
In questi giorni, a tenere alta l’attenzione del mondo agricolo sardo c’è il prezzo del latte di pecora che dovrà essere pagato agli allevatori nella nuova stagione 2019/2020. Si parla, comunque, di un prezzo di partenza (acconto) che dovrebbe essere non meno di 0,85 centesimi litro. Tutti a ricercare nuovi metodi di calcolo, piani dell’offerta, bandi per indigenti, mercuriali e valutazione di prezzi sulle diverse borse merci, richiesta di convocazioni di tavoli regionali e nazionali, dove si parla di tutto ma non di quattro aspetti che il Centro Studi Agricoli invece ritiene necessario focalizzare l’attenzione. Questi quattro aspetti riguardano: 1) I costi dell’energia elettrica utilizzate prima nelle stalle per far funzionare le mungitrici e dopo nei caseifici per poter far funzionare i macchinari di caseificazione. 2) I costi dell’acqua potabile fornita da Abbanoa ed utilizzata dai caseifici. 3) I costi del gasolio utilizzato dai caseifici per far funzionare le caldaie. 4) Il maggiore costo di mangimi e concimi venduti in Sardegna.
«In queste settimane – evidenzia Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli -, si sta discutendo nel mondo politico regionale della possibile metanizzazione della Sardegna, e quale investimento portare avanti, dorsale del Metano con una condotta sottomarina o una distribuzione attraverso depositi costieri di GNL. A noi non interessa quale sia il metodo migliore, a noi interessa che in Sardegna arrivi al più presto il metano, usufruendo così costi energetici ridotti al pari delle imprese che operano nel resto dell’Italia. Il metano in Sardegna deve arrivare in tempi strettissimi. Veniamo ora al settore agricolo sardo, secondo alcuni nostri calcoli come Centro Studi Agricoli – aggiunge Tore Piana -, l’incidenza dei maggiori costi per l’utilizzo dell’energia elettrica in Sardegna, ammonta ad un costo maggiore di produzione calcolato in circa 8 centesimi a litro di latte di pecora, un prezzo maggiore rispetto alle altre regioni Italiane, che con il risparmio per l’utilizzo del metano, sarebbero potuti restare tutti al pastore sardo che produce il latte crudo Nel calcolo dell’incidenza dei maggiori costi rapportati al litro di latte di pecora crudo pari a 8 centesimi/litro, rientrano: i costi dell’energia elettrica utilizzata per far funzionare le mungitrici nelle stalle, che incidono in circa 2,8 centesimi litro di latte. I costi dell’energia elettrica utilizzati per far funzionare i caseifici per la trasformazione del latte di pecora in formaggio pecorino, che incidono in circa 5 centesimi litro di latte. Altri maggiori costi riguardano il costo del gasolio e dell’acqua potabile, utilizzata nei caseifici. Tutti maggiori costi, cui nessuno parla ed evidenzia, ma che le imprese Sarde subiscono e pagano con costi maggiori rispetto al resto dell’Italia – sottolinea Tore Piana -. Sono anche questi gli argomenti che dovranno essere portati all’attenzione del Governo nazionale attraverso il Tavolo Latte convocato a Roma il 28 novembre. E’ ora che il Governo nazionale riconosca agli allevatori della Sardegna, in attesa dell’arrivo del metano che ridurrebbe i costi energetici, un indennizzo o una riduzione ponte momentanea sul costo dell’energia elettrica, dell’acqua e del Gasolio. Come CSA chiediamo inoltre – conclude il presidente del Centro Studi Agricoli -, un accordo quadro fra Governo nazionale, Regione e produttori di mangimi e concimi, che preveda la riduzione del costo di vendita in Sardegna del 20%:»
NO COMMENTS