22 December, 2024
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Si è riunito oggi a Cagliari il primo tavolo regionale di confronto sui disturbi del comportamento alimentare.

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Si è riunito oggi a Cagliari il primo tavolo regionale di confronto sui disturbi del comportamento alimentare, convocato dall’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, e dalla Commissione regionale per le pari opportunità.

«La Regione – dice Mario Nieddu – è al lavoro per dare risposte concrete a tante famiglie che vivono un dramma silenzioso, che nel nostro Paese, solo nell’anno precedente, ha causato tremila morti. Sono sempre di più i giovani che soffrono di disturbi del comportamento alimentare. Si registrano casi a partire dai nove anni e l’abbassamento dell’età media è un campanello d’allarme che non può essere ignorato.»

Oggi i centri di riferimento in Sardegna sono a Olbia (Serd, Ats), Cagliari (AO Brotzu) e Iglesias, dove è presente l’unica struttura semiresidenziale dell’Isola.

«È importante aumentare il numero delle strutture e potenziare l’assistenza – precisa l’assessore regionale della Sanità – oggi chi soffre di disturbi del comportamento alimentare, specie nelle fasi acute, è costretto a rivolgersi ai centri fuori Sardegna, con gravi disagi per le famiglie. Un costo sociale altissimo ed un costo economico per il sistema sanitario regionale, gravato dalla mobilità passiva.»

Grande soddisfazione da parte della Commissione regionale per le pari opportunità.

«Da tempo – dichiarano le commissarie – auspicavamo la costituzione di un tavolo di confronto a cui potessero prendere parte i tecnici e i rappresentanti del mondo dello sport, della scuola e delle famiglie. Con l’obiettivo di mettere in moto sinergie.»

Al tavolo, oltre ai responsabili dei centri di riferimento dell’Isola, anche gli ordini professionali degli psicologi e degli assistenti sociali, il Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, l’Ufficio scolastico regionale, il Coni e la Polizia Postale.

«Affrontare il problema – concludono le commissarie – significa intervenire anche nell’ambito della prevenzione. Spesso, soprattutto fra i giovani, esiste una pericolosa connessione fra questi disturbi e fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, il mondo dello sport e delle forze dell’ordine diventa quindi fondamentale.»

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