18 July, 2024
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Il tour alle saline Contivecchi, la visita alla Chiesa di Sant’Efisio, le mostre e le degustazioni nelle Case campidanesi che racchiudono tra le loro mura la storia e le antiche usanze del paese, e le piazze che si animano di balli, canti, suoni e sapori tradizionali.
Tutto questo è “Lollas e Pratzas antigas”, una due giorni – 28 e 29 dicembre – di festa a Capoterra.
La manifestazione è stata finanziata dall’Assessorato regionale del Turismo, Artigianato e Commercio, e sarà realizzata dal comune di Capoterra insieme all’Associazione Enti locali per le Attività culturali e di spettacolo.

«Lollas e Pratzas antigas è una bellissima manifestazione – ha detto il sindaco di Capoterra Francesco Dessì che ci consente di promuovere il nostro territorio, specie in queste giornate di festa dove la comunità è più unita e ha più tempo da dedicare all’azione collettiva e alla ricezione del pubblico, siano essi curiosi di altri paesi della Sardegna o turisti provenienti da fuori l’isola. Abbiamo solo due giorni a disposizione, ma credo sia stato proposto un buon programma: è stato curato l’aspetto culturale, storico, artistico, religioso, tradizionale e culinario. E’ stato dato spazio all’artigianato e agli spettacoli, e non mancano neanche le escursioni. Per noi cittadini di Capoterra è davvero una grande occasione per il rilancio del territorio.»

Programma del 28 dicembre. I visitatori potranno ammirare le bellezze locali, come Casa Melis – previsti ingressi dalle ore 11.00 alle ore 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00 per entrambe le giornate – dove sarà allestita una bellissima mostra di foto d’epoca “Capoterra negli anni ’50 e ’60” e si potrà godere inoltre dello spettacolo del Presepe Animato, vera attrazione per adulti e bambini.

Per chi non avesse mai avuto occasione sarà possibile usufruire di un tour gratuito e guidato lungo saline a bordo del trenino, per ascoltare l’affascinante storia delle Saline Conti Vecchi. Una volta arrivati a destinazione è prevista una degustazione di prodotti enogastronomici locali. Alle ore 20.00, la Piazza Santa Croce sarà piacevolmente invasa dai gruppi di ballo sardo: la manifestazione sarà a cura del Gruppo Folk “Sa Scabitzada”.

Il programma del 29 dicembre. Previste visite guidate in una altra bellissima casa, Casa Spadaccino (ore 11.00-13.00 e 17.00-20.00) e, ovviamente, sarà possibile visitare l’illustre Chiesa di Sant’Efisio, meta di pellegrinaggio di tantissimi fedeli ogni anno, e sito di grande valore artistico, storico e culturale. Per chi fosse invece interessato a una piacevole escursione l’organizzazione ha scelto la visita alla Chiesa di Santa Barbara, che si trova nella omonima borgata montana (partenza alle ore 11.00).

All’arrivo, previsto per le ore 12.30 circa, ci sarà ad accogliere i turisti e i visitatori il concerto della Banda Musicale Sant’Efisio Capoterra e, alle ore 13.00. la degustazione prodotti enogastronomici offerti dalla Pro Loco Capoterra.

Il pomeriggio di “Lollas e Pratzas antigas” inizierà alle 17.00 con i Manovella Circus, a cura del Teatro Tages, a Casa Spadaccino, dove ci sarà anche una esposizione di prodotti artigianali e del territorio. A seguire, alle ore 18, lo spettacolo di circo teatro in compagnia degli artisti di strada e alle 19.30 si chiude con la degustazione prodotti enogastronomici.

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La capogruppo del M5S Desirè Manca ha presentato una mozione, sottoscritta anche dai colleghi di gruppo Michele Ciusa, Roberto Li Gioi ed Alessandro Solinas e da Gianfranco Ganau (Pd) ed Antonio Piu (Progressisti), che impegna la Giunta regionale a mettere in sicurezza il Ponte Rosello di Sassari, spesso teatro di suicidi.

«Lo chiedono in coro, lo chiedono tutti: l’amministrazione comunale ma anche tutti i sassaresi. Oltre diecimila firme sono state raccolte per una causa fortemente sentita da tutti gli abitanti di Sassari: spezzare la drammatica catena di suicidi che puntualmente ogni anno, da oltre dieci anni, colpisce e ferisce l’intera città. Sono più di diecimila infatti le persone che hanno aderito all’appello lanciato attraverso la pagina Facebook “Fermiamo i suicidi a Ponte Rosello”, aperta con l’obiettivo di sensibilizzare un intervento urgente di messa in sicurezza dello storico ponte sassarese che collega il centro storico con il quartiere Rosello, particolarmente amato per la sua storia e la sua bellezza architettonica, ma ormai tristemente noto come luogo d’elezione per gli aspiranti suicidi – spiega Desirè Manca -. Per fermare una volta per tutte il ripetersi di terribili gesti estremi basterebbe installare delle protezioni sul Ponte Rosello. Delle semplici barriere anti suicidio che in questo caso, e lo possiamo affermare con certezza, cambierebbero il corso della storia. Eppure le richieste avanzate sinora non sono bastate.»

«Il Consiglio comunale di Sassari ha approvato all’unanimità una mozione per l’installazione di protezioni (verticali e orizzontali), ma purtroppo a impedire il completamento dell’iter di messa in sicurezza del ponte è l’esistenza di un vincolo ostativo della Soprintendenza che di fatto fa prevalere la necessità di salvaguardare l’estetica delle ringhiere basse considerate “storiche” sull’esigenza di salvaguardare l’incolumità delle persone. Il fatto che non si riesca a trovare la strada per salvare delle vite umane ha quasi dell’incredibile – aggiunge Desirè Manca -. Chiediamo pertanto l’intervento della Giunta regionale, con l’auspicio che accolga l’appello della città di Sassari e di noi tutti, e che si impegni a garantire il posizionamento delle barriere anti suicidio per scongiurare il rischio che altre persone possano togliersi la vita attirate e agevolate dalla pericolosità del luogo.»

«È necessario agire subito con interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di cui il Ponte Rosello necessita, restituire a questo ponte, oggi diventato il luogo simbolo dei suicidi in città, la connotazione positiva che merita, ma soprattutto – conclude Desirè Manca – rispondere alle richieste di sicurezza dei cittadini. Se il posizionamento di semplici barriere può impedire nuove tragedie, noi tutti abbiamo il dovere di impegnarci e metterci al lavoro perché ciò avvenga. Fermiamo i suicidi.»

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La vita, gli amori, la musica, le canzoni e gli anni della maturità artistica e personale del celebre cantante americano Bob Dylan, visti attraverso gli occhi di sette personaggi, ognuno dei quali interpreta il cantante in un particolare momento della sua vita. Dall’infanzia agli esordi come cantante folk, dal successo raggiunto nei primi anni ’60 come artista politicamente impegnato, al controverso passaggio alla musica rock. Poi, l’incidente motociclistico ed il conseguente ritiro dalle scene, fino al ritorno alle apparizioni in pubblico con una serie di concerti noti come il ‘Never Ending Tour’, iniziato nel 1988 e che lo ha portato ad esibirsi in oltre 2.000 concerti.

Una calendario di 11 proiezioni per ripercorrere le biografie delle più importanti icone della musica, attraversando diversi generi musicali. Dal rock al soul, dal rap al latino-americano. Da Sid Vicious a Ray Charles, passando anche per Bob Dylan e Joan Jett. Grandi autori ed interpreti portati sul grande schermo con il volto di star internazionali come Gary Oldman, Joaquin Phoenix, Jamie Foxx, Heat Ledger, Cate Blanchett, Chadwick Boseman.

La Grande Musica è un evento sostenuto dall’ERSU di Cagliari, Università degli studi di Cagliari e dalla Regione Sardegna L.R. 15/2006 “Norme sullo sviluppo del cinema in Sardegna” – Bandi – annualità 2019.

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«I provvedimenti approvati testimoniano la massima attenzione della Giunta Solinas per le persone in condizioni di disabilità grave e gravissima e per le loro famiglie. Nell’ultimo anno, in Sardegna, sono state oltre quarantamila le persone inserite in piani personalizzati di sostegno (legge 162/98). Oltre la metà in un’età superiore ai sessantacinque anni. Con queste riprogrammazioni non solo confermiamo l’impegno nei confronti di chi già usufruisce dei piani personalizzati, ma aggiungiamo risorse che ci consentono di potenziare l’assistenza socio sanitaria.»

Lo dichiara l’assessore regionale dell’Igiene, della Sanità e dell’Assistenza sociale, Mario Nieddu. Con due diverse delibere, la Giunta ha infatti approvato un incremento delle risorse di oltre 1,3 milioni di euro (quote assegnate dal Fondo nazionale per le politiche sociali per il 2018 e rimaste inutilizzate) a favore delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie, a sostegno delle spese per l’assistenza domiciliare, e ha fissato i criteri per i piani assistenziali per la disabilità grave per il 2020.

«I piani personalizzati – precisa l’assessore regionale della Sanità – finanziano interventi di assistenza personale o domiciliare, l’accesso ai servizi educativi, l’accoglienza nei centri diurni, il soggiorno nelle strutture autorizzate e le attività sportive e di socializzazione. Nella nuova programmazione confermiamo tutti i piani esistenti e avvieremo i nuovi piani a partire da maggio 2020. Puntiamo a un sistema di welfare regionale – conclude Mario Nieddu – che sia efficiente e che risponda realmente alle necessità e al fabbisogno dei disabili e delle famiglie sarde.»

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Già da alcuni giorni ha preso il via il fitto calendario di appuntamenti promosso dal comune di Bitti in occasione delle festività natalizie e del nuovo anno. Domani, domenica 22 dicembre, il primo appuntamento della giornata sarà, alle 11.30, in piazza Asproni e poi lungo il Corso Vittorio Veneto con la Funky Jazz Orchestra di Berchidda in concerto che ravviverà il clima prenatalizio del centro barbaricino per grandi e piccini. Proprio a questi ultimi è dedicato l’evento, alle ore 19.00, nel salone parrocchiale, a cura dell’associazione Akimus, con la visita di Babbo Natale e la consegna dei doni ai bambini.

Chiuderà la giornata il concerto gratuito dei Tazenda, in programma alle ore 20.30 nel Cinema Ariston, con la partecipazione straordinaria del noto comico oristanese Benito Urgu.

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Con 1.212 voti, il Cammino Minerario di Santa Barbara si è aggiudicato il primo posto nella Top 10 dei Cammini d’Italia.

Questo è il responso del sondaggio online chiuso alle ore 24 di ieri 20 dicembre, promosso dalla community Cammini d’Italia che ha suscitato una grande mobilitazione della rete con oltre 5.000 voti assegnati a 98 cammini italiani.

Per il Cammino Minerario di Santa Barbara si tratta di un prestigioso risultato che, a soli tre anni dalla costituzione della Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara che ha dato avvio alla sua operatività, premia l’impegno di tutti i Sindaci del territorio che hanno creduto nel progetto e della Regione Sarda che lo ha sostenuto.

Ma, sopratutto, è un risultato che va ascritto all’impegno di un gruppo di lavoro coeso, motivato e professionale, e ai giudizi positivi finora espressi dai tanti pellegrini/escursionisti italiani e stranieri che finora lo hanno percorso.

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Sessantacinque anni dal primo viaggio in Sardegna di Pablo Volta, grande fotoreporter italo-argentino che scelse l’isola come dimora in cui stabilirsi sino alla scomparsa.

Per ricordare la sua figura di artista e la sua straordinaria personalità sabato 28 dicembre, alle 18.00, nel Teatro Massimo di Cagliari (sala M 3) l’associazione culturale Tina Modotti organizza una serata dal titolo Pablo Volta e la Sardegna. Fotografare un mito”.

Attraverso una pluralità di voci e testimonianze di amici e amiche e di suoi collaboratori, l’iniziativa intende rendere omaggio al fotografo che dopo avere realizzato nell’isola, a partire dagli anni Cinquanta, alcuni importanti reportage, decise di trasferirsi a San Sperate (era legato da una forte amicizia con Pinuccio Sciola) dove ha risieduto sino alla morte, avvenuta nel 2011.

Il primo viaggio in Sardegna, compiuto nel dicembre 1954, sarà ripercorso anche alla luce di una nuova e originale ricerca dello studioso Carlo Di Bella, ospite della serata, che analizzerà da un punto di vista storico- culturale alcuni aspetti della fotografia in Sardegna fra gli anni Cinquanta e Sessanta, e i diversi contributi dei fotografi alla rappresentazione collettiva dell’isola negli anni del Piano di Rinascita.

Quel suo primo viaggio in Sardegna Pablo Volta lo decise subito dopo la lettura della Inchiesta su Orgosolo dell’antropologo pugliese Franco Cagnetta, apparsa nei mesi precedenti sulla rivista Nuovi Argomenti (diretta da Alberto Moravia e Alberto Carocci) e subito ritirata per “vilipendio delle forze armate”. Il fotografo aveva in progetto di accompagnare con un reportage fotografico di Orgosolo una successiva pubblicazione illustrata dell’inchiesta.

In occasione dell’evento sarà esposto un pannello fotografico riguardante il reportage realizzato da Volta a Desulo nel 1956, gentilmente prestato dall’Istituto Superiore Regionale Etnografico (cui il fotografo cedette la sua produzione inerente la Sardegna) che nel 2007 ha realizzato la grande esposizione La Sardegna come l’Odissea”, comprendente oltre cento immagini realizzate nell’isola tra il 1954-1957. Saranno esposti, inoltre, alcuni ritratti di Pablo Volta realizzati dai fotografi Max Solinas, Rosi Giua, Anna Marceddu, e dagli amici e amiche Augusto Medda, Michela Mereu, Vittore Nieddu.

Oltre a Carlo di Bella, interverranno alla seratra Alessandra Piras, ideatrice dei progetti culturali dell’associazione Tina Modotti e amica di Pablo Volta, con cui a San Sperate ha collaborato alla realizzazione delle attività del circolo del cinema, ma anche a numerose altre attività culturali come il Campidano Film Festival con la mostra Flash Back, dedicata ai grandi autori e autrici del cinema.

Sono previsti anche interventi dello storico e scrittore Luciano Marrocu, del regista Giovanni Colombu, autore del documentario Ritratto di Pablo Volta che sarà proiettato durante la serata, degli amici di San Sperate Amalia Schirru, Giulio Landis e Nino Landis (quest’ultimo con Pablo Volta ha collaborato a numerose iniziative teatrali con la compagnia Fueddu e Gestu), della critica d’arte Alessandra Menesini e dell’artista Gianni Atzeni.

Saranno presenti inoltre, Massimo Sanna e Carlo Birocchi che nel 2006, in occasione degli ottant’anni di Pablo Volta, hanno organizzato e curato, in collaborazione con l’associazione Tina Modotti, il Marina Cafè noir, Sandro Sulis e Stefania Bellucci (della Galleria Arcivernice), una serie di eventi e una importante mostra fotografica per la Galleria Arcivernice e il Caffè Savoia, a Cagliari. Sono previsti anche interventi degli amici Immacolata Serri e Sandra Senis.

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«La nuova proposta di legge per l’istituzione del Centro regionale della famiglia riconosce, sostiene e valorizza la famiglia in tutte le sue componenti e problematiche generazionali con l’attuazione di politiche specifiche che mettono la famiglia al centro della politica regionale, quale risorsa preziosa per la comunità.» Questo è il presupposto e l’obiettivo della nuova proposta di legge firmata dalla consigliera pentastellata Carla Cuccu ed elaborata con la collega Elena Fancello del gruppo misto.
«L’esigenza – spiega la consigliera Carla Cuccu – è di creare, nel capoluogo di provincia, una cabina di regia cui ricondurre tutte le attività presenti sul territorio dalla rete di servizi, pubblici e privati, che erogano servizi e prestazioni in favore della famiglia. Vogliamo che le persone siano sostenute ed accompagnate passo dopo passo, riportando al centro anche il ruolo degli anziani, irrinunciabili risorse per la comunità.»
Il Centro regionale della famiglia svolge attività di raccolta ed elaborazione dati: non solo inerenti a infanti ed adolescenti, ma anche a vittime di violenza di genere, papà separati e/o divorziati, affidamenti familiari ed adozioni, anziani, persone con disabilità e affette da problemi di natura psichica. I dati, che dovranno pervenire semestralmente al CRF dai servizi territoriali, consentiranno di intervenire nell’emergenza con risposte concrete, permettendo quindi di mettere in campo azioni preventive e promozionali.

«Se non si mette la famiglia al centro dell’agenda politica regionale – conclude Carla Cuccu – tutte le migliori programmazioni nei diversi ambiti sono destinate a fallire.»

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La libreria Lilith, a 35 anni dalla sua nascita, lascia i locali della via Satta e si trasferisce, nel mese di marzo del 2020, in via Barbagia n° 11, a fianco alla Casa del popolo.

Nata negli anni ’80,Libreria delle Donne, quando il Movimento si trasferiva dalle piazze ai luoghi di riflessione e di elaborazione culturale nelle Università, nei Centri di studio e di documentazione, come tutte le librerie delle donne sorte in quegli anni, aveva lo scopo di conoscere e far conoscere il pensiero delle donne, oltre che di diffondere la lettura, come strumento fondamentale per perseguire lo scopo primario. Queste sono le finalità che ha perseguito nella sua esistenza e che continuerà a perseguire nel futuro con l’indispensabile partecipazione di esperienze differenti e comuni, riconosciute e valorizzate, che ne fanno un punto di riferimento per la città, e insieme con il rinnovo, anche generazionale, che il tempo trascorso ed i cambiamenti richiedono per continuare il processo di mediazione culturale, sempre attento alla lotta contro gli stereotipi ed i conflitti fra i generi, all’interno dell’infinita produzione editoriale, in cui le donne sono ormai presenti sia come creatrici che come operatrici nelle case editrici, ed il pubblico, sia femminile che maschile.

Siamo convinte che questo cambiamento di locazione possa dare un nuovo slancio sia per la presenza di spazi diversi, anche all’aperto, appunto, sia per una frequentazione più varia della libreria situata nel quartiere più giovane e più popolato della città, dove l’ immersione nel mondo dei libri, può essere più necessaria che altrove, soprattutto se guidata da chi garantisce una vasta esperienza rivolta più alla qualità ed ai risultati che alla quantità, come è l’esperienza della nostra libreria che da decenni collabora con le scuole di ogni ordine e grado e promuove incontri e dibattiti pubblici.

Il caso e insieme la scelta incoraggiano la vicinanza di questi due soggetti che operano nella cultura e nel sociale, la libreria Lilith e la Casa del popolo. Siamo convinte che ne deriverà valore per il lavoro di ciascuno, nel rispetto della reciproca autonomia.

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Le carte parlano e rivelano molto dei loro autori e del contesto in cui hanno operato, anche a distanza di oltre un secolo. È esemplare il caso del Fondo Enrico Costa, presentato nei giorni scorsi a Sassari durante la giornata di studi organizzata dal Circolo Culturale Aristeo d’intesa con la Biblioteca universitaria, nei cui locali ha avuto luogo l’iniziativa.

«Quello del Costa è uno dei pochi fondi d’autore presenti in Sardegna, certamente uno dei più significativi ha spiegato Simonetta Castia, presidente di Aristeo -, comprende un ricco ed eterogeneo complesso di documenti, oggetti e immagini, come da tradizione: note e appunti biografici, epistolari, album fotografici, opere giovanili mai pubblicate in vita, abbozzi letterari, materiale a stampa e tanti altri elementi che mostrano, in maniera viva e sorprendente, lo spirito multiforme di un grande intellettuale sassarese negli anni della Belle Epoque, una fonte insostituibile per la ricostruzione del suo profilo biografico e del contesto in cui operò.»

A conclusione delle attività messe in campo per i 110 anni dalla morte dello scrittore, giovedì sera si è assistito a un viaggio emozionante, che ha restituito attraverso scritti e immagini, i particolari della vita familiare e professionale di “Enrichetto” e della sua amata città.

«Un Leonardo sassarese», lo ha definito Angela Mameli, vicepresidente della Fondazione di Sardegna, che nell’intervento di apertura ne ha indicato l’aspetto poliedrico, pedagogico (nell’orientare Sassari verso il recupero dei valori di impegno civile e ricchezza culturale del tempo), mentre la direttrice della Biblioteca, Viviana Tarasconi ha introdotto la presentazione del “Fondo” acquisito tra il 2012 e 2013 dalla stessa biblioteca, con l’auspicio di ulteriori accrescimenti.

A illustrare in maniera dettagliata il complesso documentario è stata Simonetta Castia, che ha ricordato come il fondo abbia potuto sopravvivere grazie all’interessamento dei figli Maria e Guido, e ne ha evidenziato la dimensione ancora virtuale nella sua totalità, perché suddiviso tra le collezioni presenti nelle diverse istituzioni e quelle private.

In biblioteca sono conservate la maggior parte delle testimonianze, dalle lettere, agli autografi alle rare fotografie. I tre ritratti più rappresentativi ne mostrano le sembianze da quindicenne, trentenne e, infine, in età avanzata. Una figura, quest’ultima, che ha ispirato la sagoma per il monumento dedicatogli in Piazza Fiume proprio un anno fa.

Simonetta Castia ha illustrato la collana “Scritt’Inediti”, appena arricchitasi di due nuovi volumetti (“Memorie” e la riproduzione anastatica di “Storia di un gatto”), e che proseguirà nel 2020 con diverse altre produzioni, dai racconti-guida ai diari di viaggio all’album dei giudici turritani.

Sugli aspetti della dimensione familiare e sui frammenti di vita si è concentrato l’intervento di Stefania Bagella, che ha rievocato l’identificazione della casa natale in corso Vittorio Emanuele 142 (oggi 112) presa in affitto dal padre Domenico (qui Enrico nacque nel 1841), alla dimora di sua proprietà, la casa in cui visse sino alla morte, che dopo le accurate ricerche del 2009, è stata individuata in una palazzina di via Cavour. La passione per la musica accomunava lo scrittore con tutta la famiglia (il nonno Giovanni Battista era un suonatore di clarino e contrabbasso): passione che sarebbe stata suggellata dal sodalizio con il cugino Luigi Canepa. E ancora il fresco e straordinario corredo di foto, specie quelle di vita familiare, come quella in cui la moglie e i figli posano per gli scatti fatti nel retrostante cortile dell’ultima dimora, tipico degli edifici del periodo umbertino. È dalla dimensione pubblico-privata dell’album “Le ore d’ozio” che emerge, invece, la rete di relazioni intessute in quegli anni.

Ciò che colpisce dell’attività di archivista è invece la presenza delle sue tracce un po’ ovunque all’interno della sezione antica dell’archivio storico comunale, composta da un ammontare di circa cento faldoni, che prima di essere trasferiti a Palazzo Ducale erano custoditi nella soffitta di Palazzo di Città. Come ha spiegato Carla Merella, nuova responsabile dell’Archivio storico comunale di Sassari, si ha l’impressione che nessun documento sia sfuggito all’attenzione del diligente archivista, che commentava i documenti con i segni, inconfondibili, della matita blu e rossa. Tra i documenti contrassegnati spiccano il Libro delle ordinazioni (del 14 agosto 1541, prima attestazione sulla discesa dei candelieri) e il Codice latino degli Statuti sassaresi, che riporta la famosa nota autografa sull’errore di Pasquale Tola. Quindi gli inediti appunti sulla storia monumentale del camposanto di Sassari, descritti con una incredibile minuziosità. A dare un ulteriore tocco di originalità è l’accostamento di una scrittura molto piacevole, quasi una sorta di racconto familiare, a una schedatura tanto razionale ed esaustiva delle carte ritrovate e del loro stato di conservazione.

Un archivio d’autore impareggiabile che, come ha sottolineato la paleografa Valeria Schirru, finisce per diventare uno scrigno delle memorie e una palestra letteraria e che, come è stato evidenziato dalla stessa studiosa, è meritevole di uno studio attento e multidisciplinare.