18 July, 2024
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«Grazie al grande lavoro portato avanti in questi mesi dalla Giunta Solinas, ieri si è concluso positivamente la vicenda di Eurallumina. Grande soddisfazione per il raggiungimento di questo obiettivo atteso da tanto tempo. Dopo tanti anni finalmente i lavoratori del polo dell’alluminio hanno la certezza che l’azienda potrà riprendere la produzione. Per il territorio si apre una nuova fase di sviluppo industriale che guarda al futuro puntando alla crescita di un settore innovativo in grado di unire rispetto per l’ambiente e occupazione.»

Lo ha detto oggi il consigliere regionale Michele Ennas, eletto nelle liste della Lega nella circoscrizione di Carbonia Iglesias.

«Stiamo portando avanti battaglie importanti perché crediamo nel futuro industriale della Sardegna. Su questo tema altro passo avanti a favore del rilancio del polo industriale di Portovesme è stato fatto in Consiglio regionale con l’approvazione della IV variazione di bilancio dove è previsto un contributo straordinario di 900 mila euro a favore del Consorzio industriale provinciale di Carbonia Iglesias per lavori all’impianto di depurazione consortile. Per noi contano i fatti – conclude Michele Ennas -: continuiamo a lavorare senza sosta per dare risposte all’occupazione e attrarre nuovi investimenti nel territorio” conclude il consigliere regionale.»

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Un simpatico e divertente spettacolo di beneficenza destinato a tutte le persone che amano la commedia dialettale in lingua sarda. Domenica 8 dicembre, alle ore 18.00, il Teatro Centrale di piazza Roma ospiterà la performance “Riccardo a fatu is annus”.

L’evento è organizzato dal Lions Club di Carbonia con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale. Sul palco si esibirà la Compagnia Teatrale Cortoghiana con una commedia in lingua sarda impersonata dagli attori Mario Pintus, Marinella Piras, Giuseppina Esu, Alma Pinna, Gianni Pisano, Ornella Piras, Mariolina Sciola ed Alessandro Frau. Il service audio/luci sarà curato da Mauro Concu della Music Factory di Carbonia.

Il costo del biglietto di ingresso è di 10 euro. Si tratta di uno spettacolo per fini nobili: l’intero incasso della serata sarà devoluto all’Associazione “Le Rondini” per il Centro di Domotica “Domo Noa” e alla Casa di accoglienza per malati oncologici di Cagliari.

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Nel weekend i portacolori della scuderia saranno presenti ad Alghero per la seconda edizione del Challenge valida come ultima prova di Campionato Italiano della specialità.

La Porto Cervo Racing è pronta ad accendere i motori per l’ultima gara della stagione: il Challenge Riviera del Corallo. La seconda edizione della gara vedrà al via i portacolori Marco Canu e Mario Murgia. Marco Canu, al volante della sua Mitsubishi Lancer Evo IX, cercherà di concludere una stagione positiva grazie ai più che soddisfacenti risultati al Rally Terra Sarda e alla conoscalata di Tandalò conquistati in coppia con la navigatrice Carlotta Piras, e al sesto posto assoluto (1° di gruppo e di classe) ottenuto alla cronoscalata Iglesias-Sant’Angelo. L’esperto Mario Murgia proverà a sfruttare al meglio il potenziale della sua Mitsubishi Lancer Evo X sul tracciato ricavato nel piazzale della Pace di Alghero.

Intanto, la scuderia Porto Cervo Racing ha iscritto nel calendario ACI Sport 2020 il Rally Terra Sarda. La nona edizione della gara, che si disputerà il 3 e 4 ottobre, sarà valida come prova di Coppa Rally di Zona coefficiente 1,5.

«Anche nel 2020 organizzeremo solo un Rally – dice Mauro Atzei, presidente della Porto Cervo Racing – dobbiamo essere sempre attenti alle situazioni, pensare ai piloti, quindi preferiamo fare un Rally all’anno, ben fatto, com’è stata l’ottava edizione del Rally Terra Sarda che ha ricevuto i complimenti da parte di tutti. E’ stata un’edizione stupenda, dal punto di vista tecnico e di valorizzazione del territorio. Invito tutti nella sede della scuderia di Arzachena ed Ilbono, dei poli di riferimento molto importanti per chi vuole approcciarsi al mondo dei motori. La casa della Porto Cervo Racing è la casa di tutti gli sportivi.»

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Seconda delle tre giornate del festival TRANSISTOR – Nuove generazioni – Independent Beat, organizzato a Cagliari da Cada Die Teatro, con la direzione artistica di Mauro Mou. Domani, sabato 7 dicembre, alla Basilica di San Saturnino la serata si snoderà fra le 18.00 e le 20.00.

Dopo il laboratorio di introduzione all’allenamento del Taiko (in giapponese “tai” e “ko”, “grandi tamburi”), ci si immergerà di nuovo nell’antica cultura giapponese con il concerto – spettacolo, alle 18.30, MUNEDAIKO LIVE – L’ARTE DEL TAIKO. Protagonisti i fratelli Mugen, Naomitsu e Tokinari Yahiro, componenti il gruppo Munedaiko – riconosciuto ufficialmente come collaboratore culturale dall’ambasciata giapponese in Italia, che promuove da diversi anni l’arte del Taiko in Europa e in Asia – per un appuntamento che Cada Die realizza in collaborazione con l’associazione Malik – rassegna Skillellé. Pronti per il mondo e con il Centro Macrobiotico Sardo.

Non solo musica da ascoltare, ma gesto, equilibrio, ritmo, bellezza, spiritualità e sacralità nell’esibizione del gruppo nipponico, che non a caso è stato di recente invitato in Vaticano direttamente da Papa Francesco per tenere nel 2020 questo stesso concerto. E che con l’arte del Taiko è capace di far scaturire dalla millenaria pratica del tamburo giapponese la massima potenza ed espressione sonora. I grandi tamburi vengono ottenuti dal tronco di un unico albero e sono caratterizzati dalla presenza di una doppia pelle in grado di fornire particolari vibrazioni e risonanze, grazie anche alla robustezza che permette di reggere la percussione su entrambi i lati. I tamburi del taiko hanno acquisito nel tempo il valore di uno strumento sacro, utilizzato all’interno dei templi e destinato a generare, attraverso la profondità del suono, un accesso immediato alla sfera del divino. Ascoltare le vibrazioni del tamburo ha diversi effetti terapeutici e porta benefici sia alla condizione fisica che a quella psico-fisica, confermati dalle moderne ricerche scientifiche e dalle più antiche civiltà dell’uomo. Gli strumenti e gli interessi a cui si dedica il gruppo Munedaiko comprendono uno studio globale delle arti e vanno oltre la sola visione musicale.

E a favorire il dialogo con l’assoluto, in occasione dello spettacolo-concerto cagliaritano, saranno i movimenti della danza tradizionale e il suono di altri strumenti dell’antica cultura musicale giapponese, tra cui, in particolare, il flauto shakuhachi. Il pubblico potrà saggiare nella Basilica di San Saturnino la forza del Taiko nel richiamare idealmente le vibrazioni interiori, forza che lo ha reso nei secoli un protagonista delle feste popolari giapponesi, capace di risvegliare, in chi ascolta e osserva, il ritmo ancestrale che anima il respiro dell’individuo e dà forma al desiderio di armonia nei confronti del mondo naturale.

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Una pioggia di finanziamenti mai visti a memoria d’uomo sta per raggiungere la piccola comunità del Meilogu: oltre tre milioni e duecentomila euro per sette interventi che nei prossimi mesi interesseranno la riqualificazione urbana, l’ampliamento del museo e dell’offerta turistico ricettiva, la viabilità e i percorsi naturalistici, le aree verdi, la promozione di nuove attività economiche e forme di sviluppo sostenibile in un’efficace azione di contrasto allo spopolamento.

E il sindaco Roberto Marras esulta per il coronamento di un sogno che si avvera, dopo un’azione amministrativa puntigliosa iniziata anni fa con il coinvolgimento della popolazione nel pieno spirito di una progettazione partecipata. L’annuncio del finanziamento è arrivato curiosamente il giorno di San Martino, una casualità interpretata come segno di buon auspicio da una comunità devotissima al santo patrono.

«Siamo riusciti a portare a buon fine i nostri propositi e ora ci aspettiamo un vero restyling del paese, per una piena valorizzazione delle sue eccellenze che possa far decollare lo sviluppo dell’intera comunità. Finalmente abbiamo uno strumento per combattere lo spopolamento – ha affermato il primo cittadino -. Questo finanziamento, che considero un fiore all’occhiello della nostra azione amministrativa, è frutto di un lavoro svolto in sinergia con popolazione, e si è concretizzato grazie all’ottimo lavoro svolto dall’area tecnica comunale.»

Bessude si sviluppa quindi, anzi, “si apprezza”, come è stato battezzato il progetto finanziato all’assessorato regionale agli Enti locali attraverso il Programma per il Riordino urbano (PIRU), che vede nel ruolo di responsabile l’ingegnere Massimiliano Carboni, coadiuvato dal geometra Pietro Sotgiu e dall’architetto Paola Chessa.

Tra i primi obiettivi c’è l’ampliamento del museo medievale Mu.Me in collaborazione con il Dipartimento di Storia, Scienze dell’uomo e della formazione dell’Università di Sassari, in virtù del proficuo rapporto già instaurato con il direttore Marco Milanese. Il complesso museale sarà dislocato tra diversi edifici di pregio destinati a biblioteca, laboratori didattici, sede consultazione, e infine a una vera e propria casa-museo ricca di testimonianze etnografiche del paese. Sarà accolta oltremodo la richiesta della Curia arcivescovile per l’apertura di una sezione dell’Archivio storico diocesano della Forania di Sorres.

L’iniziativa porterà quindi alla creazione di nuove posizioni di lavoro. Nello specifico, alla promozione di startup e cooperative locali, e all’assunzione di un archivista, di un docente in didattica museale e di un collaboratore in archeologia per l’individuazione e la perimetrazione dei villaggi medievali abbandonati del territorio, nell’ottica di ampliare il lavoro di ricerca già predisposto dallo studioso Gianluigi Marras. Sono in progetto anche studi approfonditi sui documenti presenti in ciascuna parrocchia del Meilogu. Un’operazione di sviluppo culturale inestimabile per l’intera Unione dei Comuni.

Le attività di gestione del Mu.Me, diretto operativamente da Gavino Cabras, garantiranno inoltre la presenza di gruppi di studenti a fini didattici e di ricerca, con conseguente ampliamento delle strutture ricettive ai fini dell’accoglienza per circa venti nuovi posti letto. Si spera a tal proposito di ripetere al più presto il progetto che quest’anno ha coinvolto gli studenti dell’University of British Columbia di Vancouver, in Canada, a cura della docente di antropologia Sabrina Magliocco.

Sarà realizzata una pista ciclopedonale ad anello con caratteristiche di eco-sostenibilità che metterà in comunicazione il rione storico con l’area urbana più recente e i percorsi naturalistici, che saranno maggiormente valorizzati per favorire la scoperta di territorio e archeologia.

Attraverso gli interventi di riordino urbano si completerà il ripristino delle pavimentazioni storiche originarie, con la riscoperta de “s’impedradu” di piazze e sagrati. Altri punti importanti sono l’abbattimento delle barriere architettoniche urbane e la rifunzionalizzazione delle strutture dell’ex scuola e dell’ex comune e delle aree di loro pertinenza per creazione di nuovi servizi alla popolazione.

Sono stati programmati sistemi di illuminazione a basso impatto ambientale e persino le pensiline di servizio alla pista ciclopedonale avranno pannelli fotovoltaici e utilizzo di energie da fonti rinnovabili. Non è stata trascurata dal progetto la valorizzazione del paesaggio, attuata attraverso la piantumazione di specie autoctone per la costituzione di aree verdi, tra le quali uno spazio ulteriore amplierà l’area di pertinenza della chiesa di San Leonardo. Dulcis in fundo, a partire dal parco Antonio Tanca sarà installata una funivia diretta fin sulla cima del Pelao, che permetterà ai visitatori di godere appieno dei meravigliosi panorami del territorio.

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Stamattina, nel Municipio di piazza Roma, a Carbonia, i sindaci di Carbonia, Tratalias e Villaperuccio – Paola Massidda, Marco Antonio Piras ed Antonello Pirosu – hanno firmato una convenzione che prevede la gestione di un sistema integrato dei beni culturali e ambientali presenti nei propri territori comunali.

L’obiettivo è valorizzare l’intero patrimonio di risorse archeologiche e culturali di cui i tre Comuni sulcitani dispongono, garantendo lo sviluppo sostenibile delle comunità, creando nuove sinergie, posti di lavoro e offrendo nuove possibilità per l’imprenditoria locale.

Con la stipula di questa convenzione i comuni di Carbonia, Tratalias e Villaperuccio, facendo tesoro delle esperienze maturate, intendono rilanciare con rinnovato entusiasmo la stagione della valorizzazione delle importanti risorse culturali, tracciando insieme un percorso comune, integrando le forze, mettendo in rete i propri siti e creando un sistema unitario che sia capace di dare nuova linfa alle economie locali sotto il profilo culturale, museale e turistico. In quest’ottica, a breve verrà bandito un appalto unitario dei sistemi museali dei tre Comuni.

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«La Giunta Solinas ha chiuso la prima importante fase del percorso di riavvio dello stabilimento di Portovesme, ora bisogna offrire strumenti adeguati di sostegno ai lavoratori in attesa della ripresa produttiva.»

Lo ha detto l’assessore regionale del Lavoro, Alessandra Zedda, al termine di un incontro che si è tenuto questa mattina con i lavoratori di Eurallumina, i sindacati, i rappresentanti dell’azienda e di Confindustria.

«Oggi ci occupiamo della parte della vertenza che riguarda il lavoro, quella che deve definire l’abbinamento tra politiche attive e passive. Abbiamo dato una buona notizia, ovvero nel programma ‘TVB’ (tirocini, voucher, bonus) è già contenuto lo strumento che può affiancare le politiche passive. Siamo quindi pronti da subito a iniziare un percorso che ci vedrà già da giovedì 12 a Roma per la reintegrazione di tutti i lavoratori di Eurallumina», ha concluso l’assessore Alessandra Zedda.

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Chi ha vinto la “guerra dei menhir”? Forse nessuno tra i contendenti. Ma di sicuro, al momento a perdere sembra essere stato il fondamento del metodo scientifico. Almeno secondo quanto è emerso dalla relazione presentata da Aristeo e SAT durante terza edizione di “Divulgare la scienza”, che si è svolta nei giorni scorsi a Sassari nella Sala convegni della Fondazione di Sardegna.

La bomba mediatica esplosa nelle scorse settimane tra Sergio Frau e Maria Ausilia Fadda, accusata dal giornalista di aver riposizionato nel 1994 (in fila indiana) in maniera arbitraria i menhir sul sito di Biru ’e Concas, a Sorgono, è stata vagliata ai raggi x dall’archeologa Simonetta Castia di Aristeo e da Michele Forteleoni della Società Astronomica Turritana, attraverso un lavoro accurato svolto in sinergia.

È in realtà noto da tempo alle comunità di studiosi e appassionati che l’attuale posizionamento dei megaliti sia artefatto, come riportato anche in recenti pubblicazioni. Il problema è stato forse aggravato dal mancato chiarimento riguardo agli allineamenti, soprattutto dopo la massiccia pubblicizzazione del sito da parte dei media nazionali, in termini sensazionalistici.

Riguardo a Sergio Frau, promotore dell’”operazione Obelix” di NurNeon (che parrebbe patrocinata e sostenuta economicamente dalla Regione Sardegna, prima in graduatoria nel bando Culture Lab), ha senz’altro infastidito il disprezzo verso il mondo dell’archeologia sarda, fatto sì di accademici e addetti ai lavori, ma anche, indubbiamente, di tantissimi giovani laureati specializzati in un settore che richiede conoscenze specifiche, metodo e la padronanza della materia; un intero mondo che viene sistematicamente snobbato e sminuito quando si tratta di promuovere, senza contraddittorio, le proprie tesi, non suffragate da dati e prove scientifiche, se non generici richiami a foto d’epoca o a rilevamenti non georeferenziati, e comunque in possesso di pochi fortunati. Come e più ai tempi della affascinante teoria di Atlantide colpisce l’esigenza di circondarsi, in modo pure efficace, di esperti nazionali chiamati a legittimare ricostruzioni su materie loro oscure, come l’archeologia sarda, per il malcelato tentativo di ostentare l’incapacità dei sardi nell’analizzare e comunicare il proprio passato.

E se è vero che il fondamento della scienza è quello di riconoscere i propri errori per consentire alla conoscenza di progredire, la forte replica degli addetti ai lavori rischia di gettare ombre sul valore dell’archeoastronomia, disciplina ormai ampiamente riconosciuta nel panorama nazionale. Al netto delle stravaganze sensazionalistiche – è stato detto – da aborrire sempre e comunque, sia nell’ambito dell’archeologia (quando si parla di giganti in modo improprio, ad esempio) che delle sue discipline ausiliarie. Nella speranza che sulla scia di questa polemica non si creino altrettanto superficiali e poco opportune contrapposizioni tra mondi molto più affini di quanto alcuni continuino a pensare, dicono gli organizzatori.

Di un nuovo modello di cittadinanza scientifica ha parlato Alberto Cora, dell’Inaf di Torino, per il quale l’astronomia rappresenta un esempio storico notevole, a partire dalla nascita dei planetari. Da posizioni unidirezionali in cui lo scienziato era protagonista, si è passati a un coinvolgimento attivo del pubblico, con dei risvolti positivi anche per il cambiamento della società.

La visione del cielo ha restituito la consapevolezza dell’esistenza di pianeti simili alla Terra. Come ha spiegato Emilio Molinari, dell’Osservatorio astronomico di Cagliari Inaf, per individuare l’esistenza di questi corpi celesti sono utilizzati due metodi indiretti: la velocità radiale, dalla quale si ottiene la massa e il metodo del transito, che ci restituisce il volume. Occorre cocciutaggine e pazienza, ma negli ultimi anni sono stati scoperti 3073 pianeti.

Il pensiero dell’autore classico Lucrezio, incredibile anticipatore delle teorie atomiche è stato approfondito da Gian Nicola Cabizza (AIF), che ne ha mostrato l’influenza sulla cultura di Roma e sul pensiero di Tommaso Moro, Giordano Bruno e Shakespeare, e perfino sui risvolti artistici di Botticelli e Raffaello, nonostante il suo “De rerum natura” appena riscoperto, fosse stato subito messo al bando, avversato dalla chiesa in quanto seguace di Epicuro.

Con l’archivista Stefano Alberto Tedde si è andati oltre il “digital divide”, illustrando l’accesso alle tecnologie dell’informazione nell’esperienza di un gruppo di detenuti per il recupero dell’Archivio dell’ex colonia di Tramariglio. Un’esperienza positiva che ha permesso ai partecipanti di comprendere il vero valore dei documenti considerati fino ad allora poco più che scartoffie.

Simonetta Castia e Stefania Bagella hanno proposto, come ipotesi di lavoro, la creazione di un “Itinerario dei luoghi di Enrico Costa”, una sorta di museo diffuso per la città di Sassari, che sia preludio a un’esposizione museale vera e propria. In un perfetto abbinamento tra testi e immagini storiche, sono stati tratteggiati gli ipotetici luoghi della vita, della poetica e degli altri poliedrici aspetti culturali, alla riscoperta di Sassari, attraverso lo sguardo di questo straordinario intellettuale.

La divulgazione scientifica non poteva trascurare la tv. A parlarne è stata Simona Scioni, autrice delle trasmissioni “Focus di storia sarda” e “Dialoghi della memoria” sull’emittente regionale Sardegna Uno.

In un quadro di saturazione in cui l’iperconnessione ci spinge a interessarci solo di ciò che ci piace, tra le sfide principali elencate dalla giornalista vi sono l’utilizzo di un linguaggio in grado di sedurre, e in seconda istanza il recupero dell’intelligenza emotiva per suscitare curiosità.

Pier Andrea Serra dell’Università degli studi di Sassari ha introdotto alla visione di un nanomondo più piccolo dei batteri, fatto di nano-biosensori e nanotecnologie che sono già realtà. Dalle nanoparticelle che acchiappano il colesterolo ai nanorobot copiati dai virus, non si tratta più di fantascienza. Ma ci sono dei limiti. Non si può miniaturizzare all’infinito, almeno con la tecnologia attuale che utilizza raggi luminosi. Il limite estremo della miniaturizzazione sta nella lunghezza massima degli elettroni, oltre la quale le particelle diventano onde.

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Roberto Pili.

Rimuovere gli ostacoli, promuovere il benessere, eliminare le disparità, facilitare l’inclusione e affermare i diritti delle persone con disabilità. Questo il principale dettato della Giornata internazionale delle persone con disabilità istituita il 3 dicembre del 1981 dall’Assemblea generale dell’ONU.

Per l’occasione di questa importante ricorrenza l’Istituto Europeo per la Ricerca la Formazione e l’Orientamento Professionale di Eccellenza per disabili ed emarginati (IERFOP), in accordo con la Comunità Mondiale Della Longevità (CmdL), l’ANMIC, la società scientifica SIMFER e il contributo decisivo della Fondazione di Sardegna, ha presentato ieri nel corso di una conferenza presso l’Aula Magna Giovanna Salaris in via Platone 1 a Cagliari, l’istituzione dell’Osservatorio Regionale sulle Disabilità

«La grande esigenza di controllo dei dati, di elaborazioni statistiche sulle tipologie di disabilità, la necessità di condividere indicatori capaci di cogliere adeguatamente il fenomeno, di ovviare alla carente diffusione di dati di natura amministrativa, di informazioni su servizi e diritti – sottolinea il presidente IERFOP e CmdL Roberto Pili – ci ha fatto constatare quanto sia necessaria l’esistenza di un Osservatorio sulle disabilità. Il servizio sarà uno strumento attivo e dinamico capace di andare oltre l’aspetto sanitario e valutare il reale livello di partecipazione e di inclusione delle persone con deficit suggerendo grazie a un servizio di segretariato sociale, ausili ed esperienze di buone prassi, servizi offerti e procedure di erogazione disponibili».

In questo contesto l’Osservatorio avrà l’ambizioso obbiettivo di studiare la reale entità del fenomeno, mettere a confronto i dati disponibili elaborati da istituti che perseguono politiche e obbiettivi differenti come Inps, Inail, ASL e Università, ma soprattutto affrontare la sfida delle disabilità con una programmazione di interventi più efficaci in grado di superare la costosissima logica della continua emergenza.

«Si stima che al mondo si contino 1 miliardo di disabili, solo nel nostro Paese 4.360.000 – aggiunge il vicepresidente IERFOP Teodoro Rodin – ma i servizi a loro dedicati e le risorse messe a disposizione sono scarsi e distribuiti a macchia di leopardo. In questo scenario, le famiglie soffrono sentendosi spesso abbandonate e costrette a fare i conti con istanze inascoltate e costi sempre più elevati di riabilitazioni e cure.»

Una problematica di grandi proporzioni che fa aumentare la richiesta di aiuto e sussidio.

«E’ sempre più necessario che disabilità vecchie e nuovedice il direttore delle attività didattiche Bachisio Zolo – siano affrontate con metodologie di lavoro, strumenti e strategie adeguate. Tutte le Istituzioni hanno il dovere, a fronte di un’istanza sempre più crescente, di individuare quanto prima soluzioni concrete contro le disuguaglianze nella salute e dare maggiore sostegno alle famiglie delle persone più fragili.»

L’Osservatorio sarà strutturato in 3 aree di intervento: Area Territorio, Area Statistica e Area Percorsi. L’Area Territorio raccoglierà informazioni sui servizi attivati nel territorio per i disabili e le loro famiglie, verranno redatte delle “Guide ai Servizi” per informare e orientare le persone nei casi di necessità. L’Area Statistica strutturerà un sistema di raccolta dati nel territorio regionale, attualmente carente in materia. L’Area Percorsi offrirà uno sportello di ascolto psicologico e educativo pedagogico volto alla promozione della partecipazione, del funzionamento e dell’inclusione delle persone con disabilità, alle loro famiglie, alle reti amicali, con supporto personalizzato per le diverse fasi della vita. Il servizio fornirà consulenza, accoglienza e un contributo alla creazione di una rete dei servizi presenti nel territorio, con gli operatori dei servizi sociali, sanitari e del personale della scuola e ancora con le associazioni, gli enti e le istituzioni che operano nel campo della promozione dell’inclusione delle persone con disabilità.

Questo nuovo ente sarà composto da un team di giovani ricercatori e saranno affiancati da consulenti con esperienza nel campo della medicina, della riabilitazione, della psicologia e della pedagogia della disabilità. La sede principale sarà presso il centro direzionale IERFOP di Cagliari ma, saranno istituiti altri punti d’ascolto e di segretariato sociale nell’isola e in altre regioni come Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Lazio, Molise, Piemonte e Puglia, grazie alle numerose sedi IERFOP presenti sul territorio nazionale. Tra le finalità dell’Osservatorio sulle disabilità c’è anche quella fornire un chiaro quadro su una fascia di popolazione sempre più estesa, ma al contempo marginalizzata progressivamente in base alla complessità delle sue situazioni di vita.

«La promozione dell’autonomia, la resilienza e l’empowerment delle persone con disabilità in tutte le fasi della vita è l’obbiettivo storico di IERFOP e l’istituto – conclude Roberto Pili – intende essere sempre più al servizio di un processo culturale inclusivo che investe tutta la società. Siamo convinti che lo sportello d’ascolto rappresenterà un punto di riferimento per le famiglie e le persone con disabilità ma anche per le associazioni, professionisti ed enti grazie anche, alla sempre maggiore apertura e respiro internazionale di tutte le attività intraprese dall’istituto.»

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Durante il convegno di agrometeorologia XWC19 svoltosi questa mattina, il Politecnico di Torino ha presentato il suo nuovo record, la realizzazione di un collegamento Wi-Fi tra un sensore e un ricevitore distanti più di 700 km.

La sperimentazione ha avuto inizio nel 2017 ed è stata condotta dagli iXem Labs dell’Ateneo, da sempre impegnati nella ricerca per il superamento del divario digitale, con l’obiettivo di costruire un sistema autonomo e alternativo alla telefonia mobile per la raccolta di dati (l’internet delle Cose), applicabile in qualsiasi luogo, anche quello più remoto, indipendentemente dalla disponibilità di energia e dalle condizioni di copertura.

Perché il sistema sia sostenibile e replicabile sono necessarie due caratteristiche essenziali: consumi energetici ridottissimi e collegamenti a lunga distanza. Per disporre di un campo di prova reale, le nuove tecniche di trasmissione sono quindi state implementate su alcuni dei sensori di iXemWine, il progetto del Politecnico finalizzato alla condivisione dei dati agrometeorologici raccolti nelle vigne e utilizzati per migliorare l’efficacia dei trattamenti fitosanitari.

Per rendere l’esperimento reale, i sensori sono stati miniaturizzati, dotati di antenne molto piccole (inferiori a 2 cm) con l’energia fornita da due semplici batterie stilo, alcaline e non ricaricabili. Soprattutto, sono stati posizionati solo in contesti reali, nelle vigne, in mezzo ai filari. Fin dall’inizio, tutte le attività sono state autofinanziate e realizzate in economia: per ovviare alla mancata disponibilità di tralicci, le prime prove sono state effettuate appendendo i ricevitori a palloni meteostatici ancorati al suolo.

Nel 2017 questi dispositivi  hanno permesso di raccogliere dati fino a 50 km, distanza comunque superiore a quelle raggiunte dai sistemi telefonici tradizionali. Nel corso dei due anni successivi i sensori sono stati più volte riprogettati e perfezionati, fino alla realizzazione di un collegamento tra una stazione meteo installata il 3 giugno nelle vigne “U Tabarka” di Carloforte, in Sardegna, e un ricevitore insediato successivamente in Catalogna, sulle alture di Tarragona. I due siti sono stati efficacemente e ripetutamente collegati durante tutto il periodo di prova. La stazione, i cui dati sono consultabili liberamente sul sito https://www.ixem.wine , ha trasmesso dati ogni 10 minuti, anche a distanze superiori ai 700 km. Nonostante la distanza raggiunta, la stazione oggi, a sei mesi di distanza, mantiene più del 90% di carica residua delle batterie. Il record, quindi, è stato ottenuto con emissioni bassissime (paragonabili al telecomando di un’automobile), ma straordinaria sensibilità in ricezione.

Gli iXem Labs sono un’eccellenza dell’Ateneo Piemontese. Fondati nel 2004, nel 2007 hanno realizzato il record mondiale di trasmissione Wi-Fi, con un collegamento di 300 km tra il Monte Rosa e il Monte Cimone. Sette anni più tardi hanno contribuito alla fondazione di Senza Fili Senza Confini, il primo provider Internet italiano non a scopo di lucro, analizzato e riconosciuto come caso di studio dalle più importanti testate giornalistiche internazionali e hanno all’attivo decine di progetti con un unico denominatore comune: la lotta al divario digitale.

Il progetto iXemWine invece è partito a fine marzo 2019. In pochi mesi ha permesso l’installazione di 180 stazioni meteo in 6 Regioni Italiane, che sono state utilizzate da più di 650 operatori del settore. Grazie a sensori di dimensioni molto ridotte ma con grande autonomia energetica, in grado di trasmettere dati a grandissima distanza, gli studi effettuati nel corso della stagione appena terminata hanno dimostrato una significativa riduzione del numero di trattamenti chimici necessari: ciò ha aumentato la qualità del prodotto e diminuito l’esposizione ambientale, a dimostrazione che la sperimentazione tecnologica può essere sostenibile.

«La rivoluzione digitale in corso impatta tutti i settori produttivi, soprattutto con il prossimo avvento delle piattaforme per l’Internet delle Cose. Da tempo il nostro Ateneo è attivo in questo campo, e questo record testimonia l’efficacia e l’applicabilità della nostra attività di ricerca», ricorda il direttore di iXem Labs Daniele Trinchero, che prosegue: «Questo esperimento ha carattere dimostrativo, con una forte connotazione radioamatoriale. Abbiamo scelto le condizioni di propagazione più favorevoli per raggiungere distanze sempre maggiori, con grande attenzione alla sostenibilità. Il record del 2007 fu ottenuto utilizzando solo materiali riciclati e obsoleti, dimostrando una via alternativa alla digitalizzazione a banda larga.  Oggi sperimentiamo dispositivi compatti, di facile installazione, a bassissime emissioni, con fabbisogno energetico minimo, e quindi replicabili. Questa sarà l’Internet del futuro».

«Abbiamo accolto con entusiasmo l’iniziativa promossa dal Politecnico di Torino – afferma Salvatore Puggioni, sindaco di Carloforte –. Carloforte si sta affermando sul piano nazionale ed internazionale come meta privilegiata non solo per la bellezza del suo paesaggio ma anche per la posizione strategica che occupa. L’esperimento condotto dagli studiosi dimostra ancora una volta come le potenzialità di sviluppo dell’Isola passino anche attraverso l’adesione a progetti posti sulla frontiera della ricerca.»