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Carla Cuccu, consigliere regionale del M5S e segretaria della commissione sanità, è la prima firmataria della proposta di legge “Disposizioni per il contrasto dei disturbi dell’alimentazione”, redatta insieme alla collega Elena Fancello, il cui iter per l’esame ed approvazione è iniziato ieri in commissione.
«I disturbi dell’alimentazione (anoressia e bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata, disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati) determinano gravi compromissioni fisiche, oltre che sociali e relazionali, con esiti a volte drammatici per i pazienti e le loro famiglie, costituendo la seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali, tra i giovani.»
La proposta di legge nasce dalla carenza in Sardegna di strutture sanitarie dedicate con approccio integrato e multidisciplinare e dalla necessità di fornire un adeguato strumento alle famiglie che, finora, hanno dovuto gestire, in totale solitudine ed abbandono delle istituzioni, queste problematiche assurte ad epidemia sociale. Disturbi che colpiscono, sempre più, il mondo adolescenziale e femminile ed in aumento anche in quello maschile.
«Il trattamento dei disturbi alimentari richiede strutture e personale specializzato, un approccio interdisciplinare a tutti i livelli di assistenza (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, ambulatorio specializzato, semi residenza, day hospital, ricovero in reparto ospedaliero dedicato, residenza) – aggiunge Carla Cuccu -. Deve garantirsi l’integrazione tra l’aspetto clinico-nutrizionale e quello psicologico, prevedendo un lavoro di equipe formata da psichiatri, psicologi, internisti, nutrizionisti, endocrinologi, dietisti, fisioterapisti, educatori, tecnici della riabilitazione psichiatrica ed infermieri. Preliminare ed essenziale e’ il ruolo dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta per intercettare i casi di DA, fare diagnosi precoce ed inviare ai servizi specializzati per attuare un approccio interdisciplinare.»
La proposta di legge, prevede l’istituzione di una rete di servizi socio-sanitari della quale fanno parte i presidi sanitari identificati presso le aree socio-sanitarie locali (ASSL) tra i quali otto ambulatori multidisciplinari integrati allocati presso la ASSL di Sassari, Olbia, Nuoro, Lanusei, Oristano, Sanluri, Iglesias, Cagliari e due residenze e semi residenze una nell’area nord e l’altra nell’area sud della Sardegna. E’ necessario investire nella prevenzione con azioni di informazione, di educazione sanitaria ed alimentare coinvolgendo le famiglie, le scuole di ogni ordine e grado, il mondo dello sport. Dovrà esserci un osservatorio per il rilevamento dei dati di progressione o regressione di questa epidemia socio-sanitaria, una formazione continua ed aggiornamento professionale del personale interessato l’aiuto ed il sostegno alla famiglia coinvolta.
«L’urgenza di creare una rete di collaborazione tra servizi, istituzioni ed associazioni di familiari – conclude Carla Cuccu -, deve incentivare l’assemblea legislativa sarda a licenziare quanto prima questo testo normativo che concretamente risponde alle emergenze territoriali non più procrastinabili proprio perché non hanno colore politico.»