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Anche il Tar ha dato ragione alla Sardegna ed ha condannato il Governo a pagare oltre 100 milioni di euro. Questa volta parliamo dei Redditi da capitale maturati fuori regione, una delle partite trattate durante la chiusura delle Norme di Attuazione della Vertenza Entrate. Nel 2016, quando le Norme sono state chiuse e cristallizzate in una legge nazionale, fu stabilito che la Sardegna avesse diritto a incassare i 7/10 anche sui redditi da capitale maturati in altre regioni: per fare un esempio pratico, se un sardo residente in Sardegna acquista dei Bot nazionali o ha un conto in una banca con sede fuori, la Regione ha comunque diritto a incassare i 7/10 dell’importo delle tasse pagate sugli interessi maturati. Dal 2017 lo Stato ha assolto regolarmente a questo pagamento, ma restava totalmente scoperto il periodo dal 2010 al 2016, perché appunto le norme di attuazione sono retroattive e in vigore dal 2010. La Giunta, a quel punto, ha fatto ricorso al Tar e questa mattina è stata depositata la sentenza: i giudici scrivono che il Governo deve versare tutta la somma di arretrati. Oltre 100 milioni, appunto, perché la cifra varia ogni anno e quindi adesso andrà quantificata con precisione.
«Un altro risultato importante, che ormai nella fase finale della legislatura dà ancora una volta ragione alla Sardegna – lo definisce il presidente uscente Francesco Pigliaru -, ma soprattutto è una questione di semplice buonsenso. Quel buonsenso che è stato costantemente ignorato dagli organi governativi. Ma alla fine il buonsenso non può che emergere e così sta puntualmente avvenendo, con grande soddisfazione da parte nostra.»
«Siamo davvero molto soddisfatti: parliamo ormai di cifre molto corpose, ricordo che se il Governo dovesse saldare il debito domattina dovrebbe staccarci un assegno di circa 720 milioni di euro considerando le due annualità di accantonamenti da 285 milioni ciascuna, i 33 milioni delle Province, i 21 delle tasse automobilistiche e ora questi altri 100 – dice l’assessore del Bilancio Raffaele Paci -. Ma non è solo una questione di cifre, è anche una questione di principio, e di vedere riconosciute le nostre ragioni: sia la Corte dei Conti che il Tar hanno di fatto certificato che la Sardegna aveva ragione, che questa Giunta ha lavorato bene, rivendicato con tutti i governi che si sono succeduti le risorse che le spettavano, impostato correttamente le Norme di Attuazione, battendosi sempre per difendere i diritti della Sardegna e dei sardi. E oggi, a mandato di fatto scaduto – conclude Raffaele Paci -, sono davvero orgoglioso di quest’altro risultato che premia tutti i nostri sforzi, il nostro lavoro serio, costante, portato avanti avendo ben chiaro l’obiettivo.»
La storia della Vertenza Entrate è iniziata nel 2006 con l’accordo Soru-Prodi che, recepito quell’anno nella legge 296, modificava l’articolo 8 dello Statuto, riconoscendo alla Regione nuove e maggiori entrate tributarie. Ma il percorso non era concluso: erano rimaste infatti in sospeso, anche per tutta la precedente legislatura, alcune voci sulle quali non si riusciva a trovare un metodo condiviso di quantificazione e cioè Ires maturata, giochi, riserve matematiche, redditi di capitale. Con la legge sulle norme di attuazione, approvate grazie al lavoro di questa Giunta, queste voci sono state invece pienamente e per sempre riconosciute: circa 130 milioni di euro all’anno e 900 milioni di arretrati. Restava in sospeso la questione arretrati, ovvero tutte le cifre dal 2010 al 2017, quando le norme sono entrate in vigore: la Regione ha fatto ricorso e dei sentenze su due le hanno dato ragione.