18 July, 2024
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La Giunta regionale ha dato il via libera alla realizzazione della nuova discarica di Genna Luas della Portovesme srl, su proposta dell’assessore della Difesa dell’ambiente Donatella Spano. L’Esecutivo, infatti, ha espresso un giudizio positivo sulla compatibilità dell’intervento condizionato alle prescrizioni previste a garanzia della salute umana e della tutela ambientale.

«L’iter dell’istruttoria si è chiusa nei tempi stabiliti nel cronoprogramma e di questo ringrazio i funzionari e i dirigenti dell’assessorato per il lavoro intenso e puntuale, operato nel rispetto di autonomia che la struttura tecnica deve avere – spiega l’assessore Donatella Spano -. Attraverso la cabina di regia regionale, istituita per le interlocuzioni con i sindacati e la Società, abbiamo seguito la tempistica entro i termini stabiliti e questo è un aspetto fondamentale per la continuità dell’attività produttiva e la salvaguardia dell’occupazione. Tutti gli interventi di recupero sulla discarica – conclude l’assessore dell’Ambiente – verranno attuati secondo quanto prevede il documento di monitoraggio e controllo ambientale previsto per Genna Luas.»

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I carabinieri del nucleo radiomobile della compagnia di Cagliari ieri sera hanno arrestato in fragranza un pregiudicato extracomunitario del Gambia classe 1999 per i reati di detenzione di sostanza stupefacente finalizzata allo spaccio, porto di armi abusivo, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale. L’attività si è svolta nel tardo pomeriggio quando i militari, transitando nei pressi di piazza del Carmine, hanno notato strani atteggiamenti tra due extracomunitari che poco dopo sono stati visti allontanarsi in direzione di via Isola Tavolara, sulle cui scalinate i due si sono appartati in modo assolutamente sospetto. Osservati a distanza, i due soggetti, infatti, sin sono suddivisi una consistente quantità di stupefacente e i carabinieri li hanno colti alla sprovvista. Subito uno dei due giovani stranieri si è dato alla fuga in direzione di viale Trieste, l’altro ha iniziato una violenta colluttazione con un militare, nel corso della quale lo ha minacciato ripetutamente con un coltello a serramanico di 15 cm; a seguito della colluttazione, il richiedente asilo è stato immobilizzato dai drammi di hashish suddivisa in dosi, due telefoni cellulari probabili provento di furto e oltre 100 € in contanti ottenuti dallo spaccio dello stupefacente. Nonostante il rifiuto del controllo, il giovane gambiano è stato detenuto all’interno delle camere di sicurezza del comando provinciale carabinieri, in attesa della celebrazione del rito direttissimo.

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E’ scomparso improvvisamente ieri, stroncato da un arresto cardiaco, Carlo Baldini, coach della storica promozione dell’Olimpia in A2 nella stagione 1989/90. 72 anni, dopo aver terminato la sua esperienza nella pallavolo, prima da eccellente giocatore, poi da ottimo coach, Carlo Baldini, originario di Piacenza, si era dedicato alla ristorazione e dopo aver gestito il ristorante “Bue d’Oro” di Rivergaro, piccolo comune in provincia di Piacenza, da diversi anni era alla guida dell’osteria “Pane e Salame”, a Gragnano.

Carlo Baldini, diplomato all’Isef insegnante di educazione fisica, ha giocato negli anni ’60 e ’70 in varie formazioni di serie A e B. Indossò anche la maglia azzurra della nazionale cadetta di volley. Giunse in Sardegna nel 1988, all’età di 41 anni, chiamato dal presidente Nino Locci e dal diesse dell’Olimpia Tore Solinas, per guidare l’ambiziosa squadra isolana in B1. Era reduce da un’esperienza con l’Olio Zeta Cremona, maturata 4 anni prima, nel campionato di serie B, allorché prese la squadra a stagione iniziata e la portò a sfiorare l’accesso ai play-off per la promozione in A2. A Sant’Antioco si inserì benissimo nell’ambiente, innamorandosi presto del mare e della cucina, e trascinò la squadra verso brillanti successi. Alla vigilia della seconda stagione, 1989/1990, la società allestì un roster competitivo con l’obiettivo della prima, storica promozione di una squadra sarda in A2, e centrò l’obiettivo, nell’indimenticabile sfida con Ferrara, il 28 aprile 1990, in un Palazzetto stracolmo di tifosi e di entusiasmo. I protagonisti di quell’impresa, con il loro coach Carlo Baldini, furono il capitano Giuseppe Lai, Quinto Valdes, Luca Boy, Luca Meletti, Vincenzo Esposito, Giampiero Lai, Franco Sabbatino, Graziano Longu, Giuseppe Puddu, Claudio Aiello e Mimmo Polito.

Confermato alla guida della squadra nel primo campionato di A2, centrò l’obiettivo salvezza. L’anno successivo le cose andarono meno bene e nel corso della stagione venne esonerato, sostituito dal coach brasiliano Radames Lattari. sotto la cui guida la squadra iniziò un ciclo che l’avrebbe portata ad una ancora più storica promozione in A1, con il fenomenale fuoriclasse spagnolo Rafael Pascual, Giuseppe Lai, Manuel ed Esteban De Palma, Krzystof Stelmach, Giorgio Baldi, Valdemaro Gustinelli, Vincenzo Esposito, Mimmo Polito.

Carlo Baldini è rimasto molto legato alla Sardegna e, una volta terminata l’esperienza a Sant’Antioco, ha scelto di restare nell’Isola, per guidare la San Domenico Oristano, in B2, rifiutando offerte da squadre di A2 e B1.

Personalmente ho sempre avuto un ottimo rapporto con Carlo Baldini, di stima reciproca, tra giornalista e tecnico, e nell’estate 2017 l’ho reincontrato, a distanza di tanti anni, su Facebook. Gli ho inviato alcune foto e articoli di giornale della storica promozione della “sua” Olimpia in A2, regalandogli momenti di grande gioia e commozione.

Ieri il suo cuore si è spento all’improvviso, ma Sant’Antioco e l’intera Sardegna pallavolistica lo ricorderanno per sempre.

Giampaolo Cirronis

 

È vero che una volta prese qualche manganellata dalla polizia?

«È una storia che risale a vent’anni fa. Dopo una partita diedi un passaggio a un tifoso del Parma. Al casello c’era un posto di blocco della polizia. Appena vide le luci blu, lui si dileguò. A confronto con loro rimasi solo io. Oggi, ovviamente, non commetterei più quelle leggerezze, ma riconosco ancora quel ragazzo capace di slanci di solidarietà nei confronti di un amico. Anche di un amico che sbaglia».

A pochi giorni dal quarantunesimo compleanno, Gigi Buffon si racconta in esclusiva a Vanity Fair, che gli dedica la copertina del numero in edicola da mercoledì 9 gennaio, aprendo le porte della sua casa di Parigi – dove gioca come portiere per il Paris Saint-Germain – e spalancando quelle sul suo passato. A partire dalla militanza giovanile tra gli ultrà («Commando Ultrà Indian Tips, il nome del gruppo di tifosi che seguivano la Carrarese, ancora ce l’ho stampato sui miei guanti») e dalla frequentazione della curva («Incontravo gente di cui si parla tanto senza saperne nulla. Ragazzi normali. Sognatori. Idealisti. Alcune persone interessanti e qualche deficiente»), esperienze che gli danno un punto di vista non del tutto politicamente corretto sulla recente polemica scatenata dai cori razzisti e dagli scontri sanguinosi a San Siro: «Se affonda un barcone a Lampedusa e muoiono 300 persone ci commuoviamo e pensiamo anche ad adottare i bambini rimasti orfani, ma se non affonda ci lamentiamo dell’ingresso di 300 immigrati e ci chiediamo cosa vengano a fare. È difficile provare a contestualizzare quanto successo a Milano. L’odio è un vento osceno, da qualunque parte spiri. Non solo in uno stadio. Perché ho il forte sospetto che il calcio, in tutto questo, reciti soltanto da pretesto».

«Da ragazzo», racconta Buffon a Vanity Fair, «covavo una sensazione di onnipotenza e invincibilità. Mi sentivo indistruttibile, pensavo di poter eccedere, di fare quel che volevo… Mi tengo ben stretta la sana follia dei miei vent’anni… Ho fatto le mie cazzate, ne ho assaporato il gusto e in un certo senso sono contento di non essermene dimenticata neanche una». Per esempio, la volta in cui, proprio negli anni del Parma, rispose male al suo allenatore Nevio Scala: «Si girò verso di me e mi guardò come nessun altro ha mai più fatto. Era furibondo e aveva tutte le ragioni». Un errore di gioventù, uno grosso, ha saputo evitarlo: «Non drogarsi, non doparsi, non cercare altro fuori da te sono principi che i miei genitori mi hanno passato presto. A 17 anni, quando in discoteca mi mettono una pasticca sulle labbra, io so come e perché dire di no». Giusto forse «un tiro di canna fatto da ragazzo», e il ricordo della «nuvola di fumo che avvolge i tifosi della Casertana, una nebbia provocata non dai fumogeni, ma da 200 canne fumate tutte insieme: è come se la vedessi ora».

Nell’intervista a Vanity Fair, Buffon ricorda la depressione che lo colpì più di quindici anni fa: «Per qualche mese, ogni cosa perse di senso. Mi pareva che agli altri non interessassi io, ma solo il campione che incarnavo. Che tutti chiedessero di Buffon e nessuno di Gigi. Fu un momento complicatissimo. Avevo 25 anni, cavalcavo l’onda del successo e della notorietà. Un giorno, a pochi minuti da una partita di campionato mi avvicinai a Ivano Bordon, l’allenatore dei portieri, e gli dissi: “Ivano, fai scaldare Chimenti, di giocare io non me la sento”. Avevo avuto un attacco di panico. Non ero in grado di sostenere la gara». Ne uscì, racconta, parlandone con gli altri: «Se non avessi condiviso quell’esperienza, quella nebbia e quella confusione con altre persone, forse non ne sarei uscito. Ebbi la lucidità di capire che quel momento rappresentava uno spartiacque tra l’arrendersi e fare i conti con le debolezze che abbiamo tutti. Non ho mai avuto paura di mostrarle né di piangere, una cosa che mi capita e di cui non mi vergogno affatto».

Tornando sull’eliminazione dell’Italia dal recente Mondiale, a sorpresa difende l’ex Ct Giampiero Ventura: «Che noi calciatori lo abbiamo osteggiato è una balla colossale. Ventura ha avuto la nostra massima disponibilità e lo abbiamo difeso in ogni occasione. A un certo punto, è vero, si è sentito solo. Ma forse un sostegno diverso avrebbe dovuto averlo da chi di dovere. Evidentemente molte cose non hanno funzionato come avrebbero dovuto. Come insegnante di calcio, a me Ventura è piaciuto tantissimo». A proposito di calcio, Buffon dice a Vanity Fair che spera di giocare almeno ancora un altro anno: «L’idea, se il Psg sarà d’accordo, è quella». Si descrive come «uno strano figuro di 40 anni che va in campo, pensa di averne venti e ha più sogni e ambizioni di quanti ne avesse da ragazzo». E tra dieci anni? «Spero di essere in piedi. Se ripenso al ragazzino che ero e ai sogni che avevo, non commuovermi è impossibile».

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Nel giorno del suo quarantesimo compleanno, Daniele Conti è stato premiato per l’attaccamento dimostrato alla squadra e alla città. Affiancato dal sindaco Massimo Zedda, è stato il presidente del Consiglio comunale, Guido Portoghese, prima di consegnare il riconoscimento che l’Amministrazione ha deciso di attribuire all’ex giocatore rossoblù, a tracciare il profilo di Daniele Conti, ripercorrendo le tappe più importanti della sua carriera.
«I ricordi sono tanti e a parte la delusione che puoi aver provato per la retrocessione, mi vengono in mente solo episodi positivi come quel gol indimenticabile al Napoli, l’abbraccio con tuo figlio dopo la rete al Torino e tanti flash che ci hai fatto vivere nei tuoi sedici anni con la maglia del Cagliari.»
Proprio questo attaccamento alla maglia e il fatto che sia il giocatore con il maggior numero di presenze assolute nella squadra del capoluogo, ha spinto l’Assemblea cittadina a consegnare un riconoscimento a Daniele Conti. E per rendere la giornata più speciale, il presidente Portoghese ha optato per una data speciale per l’attuale responsabile tecnico rossoblù: quella del suo quarantesimo compleanno.
«Sono molto emozionato perché per me Cagliari e il Cagliari hanno rappresentato tutto. Quando sono arrivato non avrei mai immaginato ad una carriera così lunga ma ci è voluto poco per ambientarmi e trovarmi perfettamente a mio agio.»
A ringraziare Daniele Conti per quanto fatto per il Cagliari e nel dare lustro al capoluogo, è stato anche Massimo Zedda. «Ti ringrazio per l’amore che hai per la nostra città. Per i tifosi sei come gli eroi dello storico scudetto conquistato dal Cagliari».

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Il Cagliari è una delle società più attive sul mercato di gennaio, sia in entrata sia in uscita. La prima operazione portata a termine è stata quella relativa al tesseramento del trequartista 32enne del Chievo Valter Birsa (ex Milan), arrivato a titolo definitivo. Ha firmato un contratto fino al 30 giugno 2021. Nello scacchiere rossoblu è destinato ad occupare il posto lasciato vacante dall’ex compagno di squadra Lucas Castro, vittima di un grave infortunio dopo un ottimo avvio di stagione, che dovrebbe tornare disponibile in avvio del prossimo campionato.

Oggi la società ha ufficializzato la cessione a titolo definitivo del centrocampista Daniele Dessena al Brescia, dove è stato fortemente voluto dal presidente Massimo Cellino. Daniele Dessena, 31 anni, lascia Cagliari dopo 9 stagioni, una lunga esperienza iniziata nella stagione e proseguita fino ad oggi con una breve interruzione, per complessive 206 presenze e 12 goal.

Sempre oggi è stata definita la seconda operazione in entrata, che verrà ufficializzata nei prossimi giorni, per il difensore Federico Peluso, 34 anni, in arrivo dal Sassuolo ma con un passato prestigioso che lo ha visto vestire anche la maglia della Juventus.

Il Cagliari è sulla bocca di tutti, in tutta Europa, per l’interesse dei più grandi Club continentali su Nicolò Barella. Tutti vogliono il 21enne talento rossoblu, il Cagliari lo valuta dai 50 milioni in sù ma l’asta che si è creata potrebbe far lievitare ulteriormente questa cifra, per la felicità della società rossoblu e dello stesso calciatore che, evidentemente, più crescerà il costo del cartellino, più il suo procuratore potrà spuntare per il contratto pluriennale che il suo assistito andrà a firmare…

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L’avvio di un tavolo operativo istituzionale che, attraverso il coordinamento della Regione, veda protagonisti tutti gli attori interessati dall’appalto bandito dal Cat Sardegna per il portierato e vigilanza. È la richiesta che la direzione aziendale dell’Aou di Sassari ha presentato ieri con lettera al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore della Sanità Luigi Arru. Questa mattina, intanto, il direttore generale dell’Aou Antonio D’Urso ha fatto visita ai lavoratori ex Secur che, da un mese per protesta, hanno attivato un presidio permanente in piazza d’Italia.

Nella lettera indirizzata al presidente e all’assessore regionale, il direttore generale Antonio D’Urso ha ripercorso in breve la situazione dei lavoratori che «non sono stati assorbiti dall’Ati aggiudicatrice del Servizio di vigilanza e portierato, dopo la procedura di gara indetta e gestita dal Cat Sardegna».

«Sulla vicenda – ha ricordato il manager nella missiva -, in occasione del Consiglio comunale aperto del 20 dicembre scorso, ho espresso il mio rammarico per la situazione venutasi a creare per le ricadute sui livelli occupazionali». Il direttore generale, infatti, aveva scritto una lettera alla presidente dell’assemblea civica e al primo cittadino di Sassari con la quale aveva fatto sapere che l’Azienda era vicina ai lavoratori e si rammaricava per la situazione che da giugno interessa quasi 40 lavoratori e le loro famiglie.

L’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari già in più occasioni, anche durante incontri con i sindacati e la rappresentanza di alcuni di questi lavoratori, aveva espresso la propria posizione e nella missiva indirizzata ieri alla Regione ha ribadito «la disponibilità a esperire, nei limiti della normativa nazionale e regionale, ogni utile tentativo per la composizione delle criticità».

Concetti che questa mattina il direttore generale ha espresso anche ai lavoratori, oltre a portare loro la solidarietà dell’azienda di viale San Pietro.

«Per questi motivi – ha detto Antonio D’Urso ai lavoratori – ho proposto al presidente Francesco Pigliaru e all’assessore Luigi Arru l’avvio di un tavolo operativo istituzionale, con il coordinamento della Regione Sardegna, e la partecipazione di tutti gli stakeholder, compresa l’Ati aggiudicatrice.»

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Sono visitabili fino al 20 gennaio le tre mostre organizzate dal Museo Archeologico Villa Sulcis nei siti culturali del Sistema Museale di Carbonia, per festeggiare il suo 30° compleanno.

Trent’anni di un museo sono un bel traguardo e la città di Carbonia ha deciso di festeggiarlo con una suggestiva mostra fotografica che ne percorre la sua evoluzione dall’apertura nel 1988 ad oggi. Continua fino al 20 gennaio Museo 30, l’evento che celebra i 30 anni del Museo Archeologico Villa Sulcis.

Museo 30 si compone di tre esposizioni dislocate nei siti culturali del Sistema Museale di Carbonia, ripercorrendo la storia del museo, quella di Monte Sirai e del parco urbano di Cannas di Sotto. Le mostre, organizzate dal comune di Carbonia, il SiMuC e la Società Sistema Museo, sono ad ingresso gratuito.

Ottima l’affluenza dei visitatori, soprattutto durante le festività: sia cittadini di Carbonia e dei comuni limitrofi, che già conoscevano il museo e sono tornati appositamente per la mostra, ma anche turisti venuti a Carbonia per la visita dei siti museali e che hanno apprezzato la presenza di questa mostra.

Il percorso nelle tre esposizioni è un viaggio nella storia. Al Museo Archeologico, attraverso immagini fotografiche, si presenta un excursus della nascita del Museo: dalla fondazione della città di Carbonia, quando l’edificio che oggi ospita il museo era la villa del direttore della miniera, passando per la nascita del primo museo nel 1988 (ospitato in una sala della villa), fino alla seconda inaugurazione nel 2008, a seguito dell’ampliamento dell’edificio, che ha previsto un nuovo allestimento, completamente rinnovato e di forte impronta didattica. Si pone, inoltre, l’accento sulle attività del Museo, che oggi è il cuore di tutto il Sistema Museale: gli scavi al Nuraghe Sirai, il ciclo di conferenze “Carbonia Studia”, la catalogazione, le attività didattiche.

Spostandosi a Monte Sirai, la mostra conduce il visitatore attraverso i cambiamenti dell’area archeologica: dalla sua scoperta, nel 1963, con le preziosissime fonti fotografiche di Vittorio Pispisa, allora Ispettore onorario della Soprintendenza, all’istituzione del Parco Archeologico nel 2001, fino ad oggi, con le attività di promozione e valorizzazione (eventi, visite teatralizzate, laboratori con le scuole).

Al parco urbano di Cannas di Sotto il filo conduttore continua: si parte dalle suggestive immagini degli anni ’50, in bianco e nero, quando l’area archeologica era abitata da alcune famiglie e le tombe venivano utilizzate come ricovero per gli animali, come cantina e, in alcuni casi, discarica. Si prosegue con gli anni dell’abbandono e del degrado per poi arrivare al recupero e alla valorizzazione, attraverso la nascita del parco urbano, parte integrante del Sistema Museale della città. Oggi il parco ospita eventi, mostre, manifestazioni culturali e attività didattiche.

Gli orari di apertura dell’esposizione sono: Museo Archeologico Villa Sulcis dal martedì alla domenica ore 10.00-13.00/14.00-16.00; Parco Archeologico di Monte Sirai dal martedì alla domenica ore 9,30-16,30; Parco Urbano di Cannas Di Sotto tutti i giorni ore 8.00-16.00.

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L’Amministrazione comunale di Carbonia ha recentemente acquisito un nuovo strumento di rilevazione della velocità.

L’obiettivo è dissuadere gli automobilisti dall’eccesso di velocità. Ciò significa prevenire gli incidenti e garantire nel contempo una maggiore serenità per gli abitanti delle zone in cui verrà posizionato l’occhio elettronico.

«Il nuovo apparecchio, modello Autovelox 106 della Sodi Scientifica, è tecnologicamente avanzato, superiore allo strumento di rilevazione della velocità precedentemente in uso ed ormai obsoleto. Il modello è predisposto per la lettura bidirezionale delle targhe, un upgrade di cui ci doteremo in futuro», ha affermato l’assessore della Viabilità Gian Luca Lai.

«L’acquisto di questo nuovo strumento, unitamente all’attivazione, dal mese di agosto 2018, dell’autovelox mobile in una zona ad alta intensità di traffico come la Strada Statale 126 in prossimità del bivio per Sirai, confermano l’attenzione del comune di Carbonia sul fronte della prevenzione degli incidenti e sulla salvaguardia della sicurezza stradale», ha spiegato il sindaco Paola Massidda.

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«Mettere insieme diritti umani di chi sta all’altra parte del mondo e esigenze di lavoro dell’Isola.»

È stata la consigliera Rita Polo ad aprire l’incontro di stamattina al Municipio sulla «questione bombe prodotte in Sardegna ed esportate verso l’Arabia Saudita», promosso da Comitato Riconversione Rwm, con la collaborazione di Arci, Tavola sarda per la pace, Italia nostra e Confederazione sindacale sarda.

In una Sala del retablo gremita, presenti giornalisti e attivisti, l’incontro è servito per presentare l’ordine del giorno “Stop bombe per la guerra in Yemen e promozione per una riconversione e sviluppo dell’economia e un lavoro dignitoso” (link più sotto), approvato ieri (mercoledì 9 gennaio 2019) a maggioranza dal Consiglio comunale.

«Il documento – ha rimarcato la presidente della Commissione Politiche sociali e Salute – sancisce una volta di più l’assoluta contrarietà dell’Assemblea civica alla fabbricazione, in tutto il territorio italiano, di armi e materiale bellico destinato a Paesi in conflitto, impegnando sindaco e giunta a promuovere una serie di azioni e progetti per contribuire alla realizzazione di concrete e effettive politiche di disarmo e di pace.»