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Bilancio positivo per il sistema delle imprese isolano: nel 2019 + 1.359 unità. Altrettanto non può dirsi per l’artigianato che registra un’ulteriore flessione delle imprese attive: le nuove iscrizioni all’albo delle imprese artigiane sono state 2.076 a fronte di 2.504 cessazioni: un saldo negativo di 428 imprese.
«La flessione regionale – dichiarano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale CNA – è dovuta per lo più al crollo verticale del tessuto artigiano della provincia di Oristano che negli ultimi anni oltre a combattere con gli effetti della crisi, ha dovuto affrontare il blocco “dell’attività dell’Albo delle imprese artigiane”, paralisi che di fatto ha inibito alle imprese locali la possibilità di iscriversi al medesimo.
Blocco da imputare alla Regione Sardegna che non rende operativa la convenzione con la locale Camera di Commercio, di fatto cagionando un gravissimo danno economico agli artigiani Oristanesi.»
Il report del Centro studi della Cna Sardegna analizza i dati sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel 2019 (dati Movimprese, rilevati sui Registri delle imprese delle Camere di commercio italiane da Unioncamere-InfoCamere).
Con il 2019 gli anni consecutivi di calo dell’artigianato in Sardegna arrivano, dunque, ad undici. Dal 2008, si sono perse nella nostra isola 8588 attività artigiane con una flessione del -20%: una vera e propria catastrofe che non ha eguali nel panorama regionale italiano.
La situazione in Sardegna
Come è noto il sistema dell’artigianato regionale era cresciuto con continuità in termini demografici fino al 2008, quando nell’isola erano censite ben 43mila imprese artigiane (contro le circa 34mila di oggi), pari al 28,5% del totale (una quota non distante da quella delle regioni storiche dei distretti industriali, come Marche, Toscana o Emilia Romagna, dove oggi è circa il 30%).
«Nel 2019 il numero di imprese artigiane attive si è ridotto del -1,2% e, guardando al dato settoriale, sono pochi i segnali positivi – proseguono Pierpaolo Piras e Francesco Porcu -: grazie alle buone performance del turismo regionale, da un triennio si è stabilizzata la situazione nel settore alberghiero e della ristorazione, mentre il settore dei servizi alle imprese e gli altri servizi si mostra come l’unico col segno positivo. Dopo una fase di stabilizzazione, viceversa, torna il segno meno anche nel numero di imprese artigiane attive in ambito agroalimentare, mentre continuano a soffrire legno e carpenteria metallica, al pari del settore trasportistico. E’, infine, ancora molto critica la situazione nell’edilizia: alla fine del 2019 le imprese artigiane di costruzioni sono 12.734, contro le 12.856 dell’anno prima e le 13.004 di fine 2017. Tutto ciò – continuano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu – rende ancor di più inspiegabile – a distanza di oltre un anno – la ragione per la quale il “pacchetto di misure” a sostegno del comparto discusso con la Commissione speciale istituita dal Consiglio regionale per affrontare la crisi dell’Artigianato e del Commercio e approvato nel dicembre 2018 nonostante i tanti proclami sia finito nel dimenticatoio e risulti ad oggi inapplicato.»
La situazione provinciale
Al livello territoriale i segnali negativi, seppur generali, non sono omogenei; Sassari e Nuoro registrano un 2019 di sostanziale stabilità (seppur tendente alla flessione); a Cagliari il numero di imprese artigiane è calato dello 0,9%; questo significa che il dato negativo regionale è in buona parte spiegato da quanto successo in un solo territorio: Oristano. Il tessuto artigiano della provincia occidentale dell’Isola negli ultimi anni è stato letteralmente falcidiato dalla crisi: nel 2019 si contano 156 imprese in meno e ben 656 mancano all’appello rispetto a fine 2014, il che significa una riduzione di oltre un quinto (-20,2%) delle attività artigiane, passate da 3.243 a 2.587 nel giro di soli cinque anni.