La Turchia e la corsa al petrolio libico
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È notizia di pochi giorni fa che la Turchia abbia stipulato un accordo con Fayez Al-Serraj, uno dei “padroni” della Libia, per lo sfruttamento delle risorse petrolifere in un’area strategica per più nazioni del Mediterraneo orientale. Anche l’Italia è direttamente interessata, oltre ai decennali legami storici con la Libia, si deve infatti tenere conto dei diritti che l’Eni ha acquisito nel corso degli anni sul territorio libico. Lo stesso territorio che dalla caduta di Gheddafi è in balia di milizie e schieramenti che non trovano un accordo e che tutt’ora, malgrado conferenze di pace ed incontri non trova pace.
Il patto bilaterale siglato tra Tripoli e Ankara concede alla Turchia la possibilità di estrazione di gas e petrolio è strettamente legato anche all’appoggio che i turchi stanno dando ad Al-Serraj dal punto di vista militare. Continua, infatti, l’invio di armi e personale specializzato che i libici utilizzano per cercare di prendere il sopravvento sulla fazione guidata dal generale Haftar.
In tutto ciò gioca un ruolo centrale proprio il petrolio. L’Italia da parte sua ha fatto le proprie rimostranze attraverso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha dichiarato che «quegli accordi non sono legittimi: due Stati come la Turchia ed il Governo libico che decidono quali siano i limiti delle acque territoriali è un fatto inaccettabile». Del tutto inaccettabile del resto anche solo pensare che in un immediato futuro potremo trovarci nella situazione di dover comprare il petrolio libico direttamente dal presidente turco.
La Sardegna che non è interessata direttamente come Regione a questa diatriba, almeno dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico, rimane comunque centrale rispetto al discorso del petrolio che dovrebbe arrivare dall’Algeria. Un tema molto sentito nell’Isola, visto che la zona di sfruttamento algerina si trova a ridosso delle coste sarde e voci non confermate parlano di un interessamento turco su questa zona.
Tornando alla questione libica, nonostante le proteste di diversi paesi l’operazione turco-libica continua e a livello internazionale ha creato già notevoli disagi, ma ciò non pare abbia impensierito Ankara che continua nella sua linea di condotta. La condotta turca del resto rientra appieno nella strategia politica che tende a far diventare la Turchia un paese centrale nelle questioni politiche mediterranee e medio orientali.
Emanuela Locci
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