[bing_translator]
Il libro dal titolo “Dall’Enel alla Carbosulcis – Cinquant’anni di lotte operaie, politiche e sindacali per un progetto minerario tradito o inattuabile”, dell’autore quarantenne di Carbonia Carlo Panio, edito da Carlo Delfino Editore, ha ottenuto un significativo riconoscimento nell’ambito della XIV Edizione, anno 2019, del Concorso Letterario indetto dall’Associazione Culturale “Salotto Letterario” di Osilo, Sezione Saggistica.
Per il suo lavoro, a Carlo Panio è stato attribuito il Premio Speciale Antonio Gramsci.
Il libro di Carlo Panio ha suscitato considerazioni e giudizi assai lusinghieri ai fini della conoscenza e divulgazione delle materie che tratta, tanto che la stessa presidente della Giuria, Giovanna Elies, ha commentato “un libro assai interessante e necessario” al fine della conoscenza di importanti aspetti della vicenda del carbone del Sulcis, soprattutto con riferimento alla gestione mineraria della Carbosulcis SpA.
Infatti, Panio, nel suo lavoro, partendo da una sintesi della storia del bacino carbonifero sardo dalla sua scoperta fino a metà anni ’60 del novecento, tratta le vicende degli ultimi cinquant’anni ad incominciare dal tempo in cui l’ENEL (Ente Nazionale Elettricità), subentrato nella gestione mineraria alla Società Mineraria Carbonifera Sarda (S.M.C.S.), farà di tutto per abbandonare le miniere ritenute oramai non più convenienti per l’estrazione del carbone per produrre energia elettrica.
A tal punto, si parlava di imminente totale smantellamento dell’industria estrattiva del carbone. Ma negli anni 1971/1972 si apre una nuova prospettiva per le miniere dell’ENEL, ormai in fuga.
Infatti, l’embargo petrolifero dichiarato in quegli anni da alcuni paesi arabi verso l’Occidente ed il conseguente incremento per l’Italia delle tariffe di importazione del greggio per scopi energetici da altri paesi, con imponenti gravami per la bilancia dei pagamenti nazionale, aveva fatto ritenere che si dovesse tornare ad estrarre il carbone sardo per produrre energia elettrica, da impiegare principalmente presso la Super Centrale elettrica di Portovesme.
Così, per il rilancio delle miniere, dopo intense lotte operaie, sindacali e politiche, partite da Carbonia e che avevano interessato l’intera Sardegna, fu appositamente costituita la Carbosulcis SpA e furono varati diversi progetti di ripresa produttiva delle miniere di Seruci e Nuraxi Figus, allora ancora “aperte” benché da qualche tempo non producessero più carbone.
Intervennero molteplici gestioni pubbliche dei cantieri minerari da parte degli enti statali e regionali quali EGAM, ENI, EMSA e, alla fine, con l’impegno diretto della Regione Sarda, e la predisposizione di diversi progetti di rilancio produttivo, dall’impiego tradizionale in combustione del carbone alla sua gassificazione, si è giunti fino a tutto il 2018 senza mai poter vedere realizzato, nemmeno in parte, neppure uno dei tanti enfatizzati progetti di rilancio.
Ma nel frattempo imponenti risorse pubbliche statali e regionali – da molti autorevoli giudizi valutate in miliardi di euro – sono state spese per macchinari, mezzi e attività inutili ed improduttive e senza mai conseguire un solo risultato positivo, se non quello – se tale si può definire – dell’occupazione fino a mille lavoratori ai quali è stato garantito uno stipendio, spesso senza lavorare, o, a tanti di loro, l’indennità di cassa integrazione per oltre un decennio.
Insomma, un progetto, quello della Carbosulcis SpA, in un primo tempo tradito e successivamente rivelatosi inattuabile perché non più competitivo ma pur sempre inutilmente finanziato.
Ora la Carbosulcis SpA, interamente regionalizzata, ridotta a poche unità, persegue altre vie nel supporto ad attività nel campo della ricerca scientifica. Speriamo bene!