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Spose bambine, mamme precoci, schiave domestiche, bambine mutilate, ragazze trafficate per fini sessuali, adolescenti costrette ad abbandonare la scuola e a subire, con continuità esasperante, violenza. Ogni anno migliaia di bambine e ragazze nel mondo subiscono soprusi e violenze. Ogni minuto ventitré bambine diventano baby spose. Quasi 34 milioni di bambine dai 5 ai 14 anni svolgono lavori domestici per più di ventuno ore alla settimana. Di fronte a questo drammatico scenario Terre des Hommes, l’organizzazione non governativa per la difesa dei diritti dei bambini in difficoltà nei Paesi in via di sviluppo, e non solo, ha deciso di intervenire nel 2012 con la campagna sociale #indifesa, per dire basta alla violenza e a ogni forma di discriminazione basata sulla disparità di genere. Un grande progetto che ha messo in campo tante iniziative e risorse per sensibilizzare il mondo e le istituzioni su questi problemi e rispondere con azioni concrete.
Lo ha raccontato giovedì a Villa Satta Stefano Carboni, Digital Manager e Webmaster della fondazione Terre des Hommes Italia onlus dove ha incontrato gli studenti IED della sede sarda, diretta da Monica Scanu. Una open lesson inserita nell’ambito dell’importante collaborazione fra l’Istituto Europeo di Design di Cagliari e la onlus italiana partita diverso tempo fa che prevede il coinvolgimento di due gruppi di giovani diplomandi del Corso di Media Design. Idee innovative dei futuri designer a supporto della promozione di questa campagna di sensibilizzazione, sotto la guida esperta del responsabile della comunicazione di Terre des Hommes Italia, lanciata dalla ong in occasione della prima giornata Mondiale delle Bambine proclamata dall’Onu otto anni fa.
Indifesa fotografa infatti la realtà delle bambine e delle ragazze in difficoltà, mettendo a fuoco le discriminazioni profonde ancora in atto nei loro confronti. Proteggere i piccoli da ogni forma di violenza e abuso, garantirgli il diritto alla salute, all’istruzione e alla vita sono i valori fondanti e le ragioni stesse dell’esistenza della onlus fondata nel 1960 a Losanna (Svizzera) dal francese Edmond Kaiser, oggi federazione internazionale costituita da undici Paesi che operano in tutto il mondo. La versione italiana è nata nel 1989, diventando successivamente nel 1994 una fondazione. È attualmente presente in ventidue Paesi, Italia compresa, con quasi centoquaranta progetti di aiuto umanitario d’emergenza e di cooperazione internazionale allo sviluppo, con programmi in settori quali salute di base e protezione materno-infantile, educazione di base, formazione professionale, protezione dei bambini migranti, bambini di strada ed in conflitto con la legge, promozione dei diritti umani, attività generatrici di reddito e sviluppo delle risorse naturali.
«Con la campagna “indifesa” ci battiamo per garantire a milioni di bambine e ragazze di tutto il mondo i loro diritti, la loro istruzione, salute, la protezione da violenza, discriminazioni e abusi, per aiutarle a sfuggire dalla povertà, dalla schiavitù e dallo sfruttamento, e per dar loro l’opportunità di potersi realizzare, di progettare un futuro migliore attraverso l’istruzione, a trovare in ognuno di loro il proprio talento», ha spiegato Stefano Carboni alla classe di studenti e al pubblico presente in Aula Francesco Morelli.
Tante le storie, e le toccanti testimonianze delle bambine vittime di questi soprusi che Terre des Hommes Italia ha preso in carico, in alcuni casi per fortuna finite bene. Come l’incredibile storia di Nandhini, la bambina indiana di soli 14 anni riuscita scampare a un matrimonio combinato dalla zia, grazie all’intervento della ong italiana. Un destino già scritto, che avrebbe posto fine alla sua adolescenza, ai suoi sogni, al suo futuro, ma che grazie al lavoro di sensibilizzazione messo in campo localmente dalla fondazione le ha permesso di reagire, andando contro la sua stessa famiglia, e di fuggire da quella prigione.
«I nostri centri in questi Paesi oltre ad avere uno o due referenti italiani si avvalgono anche della collaborazione di uno staff locale, che conosce la lingua, le usanze e le tradizioni del posto. Questo ci permette di farci conoscere e di avvicinarci ai minori, di creare con loro un rapporto di fiducia, che è fondamentale.»
La stessa fiducia che ha fatto decidere a Nandhini di denunciare al centro il suo matrimonio illegale (perché la legge indiana vieta l’unione coniugale con le spose bambine).
«Nandhini ha preso coraggio e ci ha chiamato per avvisarci che sarebbe andata in sposa per volere della sua famiglia, suo malgrado. Così il giorno del matrimonio la polizia ha fatto irruzione nella casa dove si stava svolgendo la cerimonia nuziale per liberarla, impedendo quindi che quel matrimonio illegale andasse in porto. Quest’anno ha deciso di venire in Italia per partecipare al nostro talk ‘Stand Up for Girls!’ e raccontare la sua storia a milioni di italiani.»
Storie drammatiche che “indifesa” cerca di raccontare quanto più possibile, perché sono davvero tante. Alcune finiscono bene, altre no. Ed è questo che si vuole evidenziare, aiutarle per permettere in qualche modo che si possano cambiare quei finali già scritti.
Nel corso dell’incontro Stefano Carboni ha inoltre illustrato agli studenti IED e ai presenti l’organizzazione della campagna di comunicazione “indifesa”, molto articolata e ben strutturata su diversi livelli: dal sostegno a distanza, all’opera di sensibilizzazione nelle scuole con il coinvolgimento dei ragazzi e delle ragazze, all’utilizzo dei media tradizionali, tv, stampa, fino alle piattaforme digitali quali sito web, social network, dirette Facebook, e poi convegni, mostre itineranti, short talks, conferenze, la partecipazione dei tanti vip come testimonial, fino alla rete network delle webradio scolastiche e universitarie. E ancora documentari, magliette, loghi, megafoni di carta, spot, animazioni. Una campagna caratterizzata dal colore arancione, da anni scelto da Terre des Hommes e dalle Nazioni Unite per dire NO alla violenza di genere. Una imponente operazione promozionale attiva tutta l’anno per tenere sempre alta l’attenzione sulle tante violazioni dei diritti delle bambine e delle ragazze nel mondo, chiamando istituzioni, organizzazioni della società civile e i singoli cittadini a fare la propria parte per assicurare un presente libero da violenza, stereotipi, abusi e discriminazioni.
Una collaborazione che coinvolge anche i giovani delle scuole per coinvolgere nuovi punti di vista, diversi, come quelli dei creativi IED Cagliari del corso di Media Design coordinato da Emanuele Tarducci, coinvolti da Terre des Hommes Italia nei due progetti di tesi per “indifesa”. Il primo, sviluppato da Irene Lai, Lorenzo Solina, Mattia Mura e Giulia Usai, vedrà la realizzazione di una serie di graphic novel che racconteranno alcune delle storie delle bambine salvate, con l’obiettivo di sensibilizzare e informare le fasce più giovani sui temi degli abusi, della libertà, dell’istruzione, dell’uguaglianza e della protezione di bambine e ragazze nel mondo; il secondo sarà incentrato sullo sviluppo della progettazione di una campagna social contro gli stereotipi di genere con uno speciale focus sul nostro paese, ideata da Francesca Cau e Noemi Barsanti. Un’idea quest’ultima, pensata per cercare di scardinare soprattutto nei più giovani quei pregiudizi che inesorabilmente tendono a rafforzare la percezione della disparità di genere nella nostra società e per sottolineare e ricordare i diritti fondamentali alla libertà, all’eguaglianza, alla vita.
“Indifesa” non solo a favore dei problemi che riguardano i Paesi in via di sviluppo “Ma anche temi quali violenza, bullismo, cyberbullismo e sexting che colpiscono i paesi occidentali come l’Italia”, ha spiegato il digital manager di Terre des Hommes Italia, fondazione che ha iniziato a operare nel territorio nazionale alla fine degli anni ’80 con i minori stranieri non accompagnati o con le rispettive famiglie, e poi in tutte le situazioni di violenza, discriminazione e abusi sui minori, anche italiani. «Dobbiamo purtroppo constatare, soprattutto attraverso i dati che la Polizia di Stato ci fornisce annualmente, un aumento in Italia dei reati sui minori, circa il 3% di minori sotto i diciotto anni. Un problema che non dobbiamo sottovalutare, in nessun modo». O come gli Stati Uniti, dove, strano a dirsi, ci sono tantissimi casi di matrimoni con spose bambine, ritenuti legali.
Una mission con una visione a lungo termine, che sin dal 1960 ha scelto di operare nel mondo in modo da poter creare le migliori condizioni possibili per ogni bambino o bambina in difficoltà, per salvarli da un destino ingiusto e per aiutarli a tirare fuori il proprio talento, e per fare in modo che possano essere supportati nel proprio cammino attraverso la creazione di buone opportunità per costruirsi un futuro migliore che difficilmente potrebbero realizzare da soli, nel proprio paese.
«Sono molto onorata di questa opportunità che Terre des Hommes ci ha dato, ovvero di poter mettere le competenze dei nostri studenti al servizio di temi veri, importanti e sensibili come la difesa dei diritti dei bambini e delle bambine. Una scuola di design, in questo caso nella sua declinazione nella comunicazione, può essere strategica nel supportare questa e altre fondazioni nel quotidiano compito di raccontare e di sensibilizzare pubblici sempre più ampi rispetto alle grandi sofferenze del nostro ambito geografico, di quello europeo e internazionale, e nel superamento delle grandi contraddizioni della nostra realtà», ha aggiunto in chiusura dell’incontro Monica Scanu, Direttrice IED Cagliari.