22 November, 2024
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Chi è arrivato in Sardegna nei giorni scorsi dalla zona rossa, prima dell’approvazione dell’ordinanza del governatore, si sottoponga volontariamente alla quarantena

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L’ordinanza emessa ieri dal presidente della Regione Christian Solinas che impone la quarantena a tutti gli individui che hanno fatto ingresso in Sardegna da oggi, provenienti dalla Regione Lombardia e dalle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Padova, Treviso, Venezia, rappresenta un provvedimento importante per contenere la diffusione del Coronavirus in Sardegna, ma resta grande la preoccupazione per gli arrivi nell’Isola di tante persone, residenti nell’Isola e non, che hanno scelto di lasciare le zone rosse nei giorni scorsi, talvolta senza essere sottoposti a particolari controlli.

Circolano insistenti le notizie, soprattutto sui social, di arrivi nell’Isola incontrollati dalla zona rossa avvenuti prima dell’emanazione dell’ordinanza del governatore Christian Solinas. E’ chiaro che spesso le informazioni che circolano attraverso i social non vengono sottoposte ad alcuna verifica, ma sarebbe sbagliato ed assai pericoloso ritenere che siano tutte prive di fondamento.

In questa fase tanto delicata, nella quale le nostre azioni rischiano di condizionare pesantemente oltre che la nostra vita anche quella di tante altre persone con le quali veniamo a contatto, è doveroso un elevato senso di responsabilità, superiore a quello cui siamo abituati. Per questa ragione, quanti negli ultimi giorni sono arrivati in Sardegna dalla zona rossa senza essere sottoposti a controlli e magari, non accusando alcun sintomo, ritengono di non avere e di non poter creare problemi agli altri, farebbero bene a rispettare il dovere di sottoporsi volontariamente al periodo di quarantena. E’ un dovere civico al quale nessuno dovrebbe sottrarsi, perché la situazione, non bisogna mai stancarsi di ripeterlo e tenerlo bene a mente, è assai delicata e qualora dovesse complicarsi ulteriormente, metterebbe in serie difficoltà il sistema sanitario pubblico, non adeguatamente attrezzato per affrontare un’emergenza di queste proporzioni.

 

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