Luca Santarossa (IDV): «E’ giunta l’ora di fare dello smart working una realtà quotidiana»
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Luca Santarossa Membro Esecutivo Nazionale dell’Italia dei Valori
Smart working
«In momenti come questi, dove ci viene chiesto di operare con lo smart working come soluzione per poter comunque lavorare da casa, è forse giunta l’occasione per farla diventare realtà quotidiana e un modo lavorativo concreto per cambiare le nostre abitudini e fare fattivamente operare le persone da casa, anche dopo l’emergenza.»
Lo sostiene Luca Santarossa, membro dell’Esecutivo Nazionale dell’Italia dei Valori.
«In questi giorni le aziende hanno moltiplicato gli accessi a server dall’esterno, scaricato programmi e attivato video chat per poter comunicare con dipendenti e fornitori, ieri queste soluzioni venivano adottate poco e solo per permettere di lavorare da casa a chi aveva problemi fisici, raramente veniva adottata per dipendenti normodotati o semplicemente usato per completare il lavoro da casa quando c’erano le condizioni e necessità – aggiunge Luca Santarossa -. Se pensiamo realmente e cogliamo l’occasione per sfruttare questo modo di operare dobbiamo fare dei passi avanti e trovare la quadra giusta. Le motivazioni sono molteplici, meno spese di trasferimento per gli operatori (alle volte incido il 30% dello stipendio), meno inquinamento nei trasporti, meno impatto sulle imprese perché ogni operatore occupa uno spazio in azienda, mense, ecc., se ci aggiungiamo più tempo per noi stessi e famiglia oltre al lavoro colmiamo un gap che tanto questa società ha bisogno.»
«E’ necessario però normare e legiferare, è questo il momento, in modo tale che questo sistema sia conveniente a tutti intervenendo (è un esempio non esaustivo) nel seguente modo:
1. Incentivare le aziende rendendo il contratto smart working conveniente rispetto al contratto attuale (sgravi fiscali);
2. Dare a carico delle aziende la fornitura della tecnologia PC, ma solo per uso aziendale e non privato dell’utente (trovare il modo per l’utilizzo non personale della tecnologia);
3. Dare modo al datore di lavoro di controllare l’operato e l’effettiva presenza e operosità dell’operatore sul posto di lavoro (il pc connesso non è sintomo di operosità);
4. Demandare all’operatore l’attivazione presso la propria abitazione di internet veloce e affidabile, perché lo utilizzerebbe per lavoro ma anche per scopi personali;
5. Trovare il modo perché il datore di lavoro non sia responsabile della sicurezza dell’operatore presso il posto di lavoro casalingo, perché una volta fornita l’attrezzatura idonea il datore di lavoro non ha possibilità di vigilare e intervenire sul modo operativo del lavoratore (io datore di lavoro non posso applicare il Testo Unico sulla Sicurezza a casa altrui);
6. Gestione della privacy dell’operatore e aziendale, anche qui l’azienda non può intervenire ed essere responsabile direttamente su comportamenti errati dell’operatore non monitorabili.»
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