18 July, 2024
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La Dinamo Banco di Sardegna e la Fondazione Dinamo hanno lanciato due giorni fa la campagna di raccolta fondi in favore degli ospedali di Sassari e della Sardegna: ad affiancare il club di via Roma in questa importante battaglia il main sponsor Banco di Sardegna, La Nuova Sardegna e quattro star isolane, eccellenze del mondo sportivo e dello spettacolo.

Con estrema soddisfazione la Fondazione comunica che, grazie all’ottima risposta dei cittadini, con donazioni arrivate anche dagli Stati Uniti, Inghilterra e altre parti del mondo, e alla generosità dei partner e degli sponsor che hanno aderito alla campagna, ad oggi la cifra raccolta – con i primi 50mila euro versati dalla Fondazione biancoblu – supera i 200mila euro. Questi fondi, che sono già stati messi a disposizione e sono in fase di utilizzo per le emergenze indicate dalla Prefettura, rappresentano un numero importante che riempie di orgoglio la Fondazione, nata nel 2011 e da allora sempre attenta alle necessità del territorio e in prima linea in aiuto di chi si trova in difficoltà. Ora più che mai il motto della Dinamo Ca semus prus de unu giogu si trasforma in realtà coinvolgendo, sotto la guida della società sassarese, una squadra composta da cittadini, tifosi, aziende, partner e appassionati a giocare un’importante partita: quella combattuta in tutto il mondo contro il Coronavirus.

Il risultato è già importante ma l’emergenza non si ferma e la Fondazione rilancia l’invito per partecipare alla raccolta fondi. Chiunque voglia fare un versamento potrà fare un bonifico alla Fondazione Dinamo tramite iban IT41J 01015 17200 0000 70314705 causale “Emergenza Covid-19 donazione” (BIC BPMOIT22XXX). In alternativa è possibile versare alla Fondazione Dinamo la cifra desiderata, attraverso l’e-commerce biancoblu www.dinamostore.it . Vista l’urgenza di fondi le donazioni verranno devolute in tempo reale secondo il fabbisogno indicato dalle Prefetture.

A partire da lunedì inoltre sarà disponibile un numero di telefono dedicato cui fare riferimento per i versamenti.

Ogni giorno saranno estratti due fortunati donatori che avranno, in esclusiva, la possibilità di fare una videochiamata social con uno tra i dodici giocatori della Dinamo Banco di Sardegna– o una delle star isolane che hanno aderito all’iniziativa Elisabetta CanalisGeppi Cucciari, Melissa Satta o Filippo Tortu. Ad avere l’opportunità di ricevere la chiamata saranno due donatori: uno estratto a sorte e il più generoso del giorno; si invita chi effettua le donazioni tramite bonifico ad inviare una mail con i propri dati (nome, cognome recapito telefonico o nick social media) all’indirizzo fondazione@dinamobasket.com per poter partecipare all’estrazione. Inoltre al termine della campagna fondi la società estrarrà altri 200 benefattori a cui saranno donati o un prodotto del merchandising biancoblu o un biglietto per assistere alle sfide interne della Dinamo Banco di Sardegna.

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No, così non va. Non è accettabile che si pretenda dalla componente infermieristica disponibilità, abnegazione, silenzio e poi si venga attaccati e tacciati di essere preoccupati rispetto a proposte lavorative quantomeno discutibili, e tra l’altro considerati irresponsabili (perché sostenere che il contagio non sia avvenuto nell’assistenza diretta significa considerare di fatto un professionista irresponsabile nella sua condotta).

È di poche ore fa la notizia di un reclutamento di figure mediche da parte della Protezione Civile, con un trattamento ben diverso da quello proposto alla parte infermieristica.

Non è certamente questo il momento di innescare o alimentare battaglie di nessun tipo, ma come professionisti ci sentiamo ancora una volta vilipesi da chi ha il dovere di riconoscere il sacrificio e la professionalità messa in campo al servizio dell’intera comunità. Il merito non lo si riconosce solo con una pacca sulla spalla e tantomeno lo pretendiamo con l’essere definiti “eroi”, tanto più oggi dove si prende atto della proposta fatta ad un’altra categoria sanitaria, paragonata alla cifra una tantum (100 euro) prevista per gli infermieri in servizio nel mese di marzo.

Forse è aumentato il rischio o il bisogno di una sola categoria? Forse è più elevato il rischio in una categoria piuttosto di un’altra? Ancora oggi in questa situazione dobbiamo accettare passivamente di essere discriminati in questo modo?

O forse chi ha la barra del timone per condurre la barca, in questo momento, dove tutti indistintamente siamo dentro, ha per un attimo dimenticato che esistiamo o, peggio ancora, non vuole consapevolmente rendersene conto?

Come infermieri abbiamo sempre sostenuto che nell’immediato l’unico pensiero fosse l’emergenza Covid-19 e ne siamo ancora convinti: ma non permettiamo che ci si tratti da servi silenziosi. A livello regionale si è più volte manifestata la disponibilità alla collaborazione nel coordinamento della attività delle professioni infermieristiche. Non è arrivata nessuna risposta.

Quello che sta avvenendo è sotto gli occhi di tutti: i pazienti che necessitano di assistenza sono sotto la responsabilità diretta dell’infermiere (e questo lo sostiene la norma), ma soprattutto a dimostrazione che la stessa professione va gestita e coordinata da infermieri che negli anni hanno sviluppato competenze e formazione per farlo.

Ripetiamo, in questa fase non ci si aspettava ringraziamenti ma quantomeno considerazione, e mai attacchi gratuiti su questa o quella preoccupazione. Poter pensare che un qualsiasi professionista possa mettersi a disposizione essendo considerato come l’ultimo dei sacrificabili denota poca conoscenza rispetto alle responsabilità e dei rischi a cui è esposto, ma soprattutto al suo percorso formativo che lo porta ad essere professionista della salute intellettuale e, rimarchiamo, responsabile dell’assistenza infermieristica.

Già, parliamo di rischi: gli infermieri si dice, sono preoccupati. Certo che sì, come tutti del resto, ma con una differenza: forse perché non sono messi nella condizione di prestare assistenza nella condizioni di sicurezza dovute e previste? Forse perché la poca informazione genera disinformazione e incertezza?

Chi non vive le situazioni odierne nelle varie realtà regionali non può avere la percezione dei pensieri di chi giornalmente deve comunque prendersi cura dei “suoi” pazienti, consapevole di non essere messo nelle condizioni di poterlo fare nel miglior modo possibile e in completa sicurezza.

Con nessun intento polemico ma sempre con atteggiamento collaborativo (lo dobbiamo ai cittadini e a noi stessi come professionisti), continuiamo a sostenere che si stanno cercando delle soluzioni con gli stessi strumenti con cui si son creati i problemi.

Per concludere, e anche questo lo dobbiamo come rappresentanti di Ordine ai nostri iscritti: garantiamo che passata la fase critica ci sarà molto da discutere sui modi con cui si è affrontata l’emergenza.

Ai colleghi un abbraccio virtuale, ai cittadini l’appello consueto ma mai cosi importante: aiutateci ad aiutarvi, state a casa.

Pierpaolo Pateri
Presidente Opi Cagliari

Piero Bulla
Presidente Opi Sassari

Raffaele Secci
Presidente Opi Oristano

Roberto Sogos
Presidente Opi Nuoro

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Presso la sede del Dipartimento della Protezione Civile proseguono i lavori del Comitato Operativo al fine di assicurare il coordinamento degli interventi delle componenti e delle strutture operative del Servizio Nazionale della protezione civile. Nell’ambito del monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del Coronavirus sul territorio nazionale, al momento 46.638 persone risultano positive al virus, 5.560 oggi. In Italia sono stati 59.138 i casi totali.

Nel dettaglio: i casi attualmente positivi sono 17.885 in Lombardia, 6.390 in Emilia-Romagna, 4.644 in Veneto, 4.127 in Piemonte, 2.231 nelle Marche, 2.144 in Toscana, 1.351 in Liguria, 1.272 nel Lazio, 866 in Campania, 738 in Friuli Venezia Giulia, 885 nella Provincia autonoma di Trento, 648 nella Provincia autonoma di Bolzano, 748 in Puglia, 596 in Sicilia, 539 in Abruzzo, 500 in Umbria, 354 in Valle d’Aosta, 327 in Sardegna, 260 in Calabria, 81 in Basilicata e 52 in Molise.

Sono 7.024 le persone guarite (952 oggi). I deceduti sono 5.476 (oggi 651), ma questo numero potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso.

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Sono 339 i casi di positività al virus Covid-19 accertati in Sardegna dall’inizio dell’emergenza. È quanto rilevato dall’Unità di crisi regionale nell’ultimo aggiornamento. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 2.402 test. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 83, di cui 16 in terapia intensiva, mentre 244 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende due pazienti guariti, più altri tre guariti clinicamente. Salgono a sette i decessi.
Sul territorio, dei 339 casi positivi complessivamente accertati, 52 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari (+5 rispetto all’ultimo aggiornamento di ieri sera) e 253 (+2) a Sassari. Invariati i numeri per il Sud Sardegna (8), Oristano (4) e Nuoro (22).

Oggi in Sardegna si è registrato il settimo decesso, un sacerdote 84enne di Nuoro.

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Da oggi è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute. Lo stabilisce l’ordinanza adottata congiuntamente dal ministro della Salute Roberto Speranza e dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che rimarrà efficace fino all’entrata in vigore di un nuovo decreto del presidente del Consiglio dei ministri, di cui all’articolo 3 del decreto legge numero 6/2020.

Allegato, il testo integrale.

«Solidarietà totale e incondizionata all’assessore Mario Nieddu e all’assessorato tutto che sta lavorando 24 ore su 24 per combattere contro un’epidemia imprevedibile e pesantissima che ha messo in ginocchio regioni e sistemi sanitari di primissimo livello come quello della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia-Romagna.»

Lo dichiara il deputato della Lega e segretario regionale, on. Guido De Martini. «Una battaglia – aggiunge Guido De Martini – portata avanti nonostante la difficoltà di reperire dispositivi di protezione individuale, ventilatori e quanto ancora necessario in un mercato mondiale dove la richiesta di tali beni.» 
«Una battaglia, infine, da portare avanti con un sistema sanitario lacerato da decenni di tagli sconsiderati a personale, chiusura di interi reparti e addirittura di ospedali con una drammatica riduzione finale dei posti letto disponibili soprattutto in rianimazione. Piena fiducia nell’operato dell’assessore Mario Nieddu – conclude Guido De Martini -. Nell’emergenza che stiamo vivendo e che sta stravolgendo le nostre vite, l’impegno della Lega resta massimo, per tutelare la salute dei cittadini e sostenere gli operatori sanitari in prima linea.»

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Il Coronavirus ha fatto un’altra vittima in Sardegna, la settima dall’inizio dell’emergenza. E’ un sacerdote di Nuoro, 84 anni, ricoverato da alcuni giorni nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Sassari. A darne notizia è stato mons. Antonello Mura, vescovo di Nuoro, con un articolo pubblicato nel sito internet della diocesi del capoluogo barcaricino.

 

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«La Maggioranza si sta nascondendo dietro l’emergenza del Coronavirus per smantellare la sanità e in particolare quella del Sulcis Iglesiente. La notizia che sta circolando circa il trasferimento del Punto nascita dal CTO di Iglesias al Brotzu è vergognosa. Per questo, esprimo piena solidarietà ai medici e infermieri che si vedrebbero trasferiti da un posto ad un altro e sostegno alle iniziative degli amministratori locali del territorio che si opporranno.»
E’ durissimo il giudizio di Luca Pizzuto, segretario regionale di Articolo UNO ed ex consigliere regionale della XV legislatura, sulla notizia circolata ieri circa il temporaneo trasferimento del Punto nascita del CTO di Iglesias all’ospedale “G. Brotzu” di Cagliari, nell’ambito degli interventi allo studio per contenere la diffusione del Coronavirus.
«Ci tengo a ricordare, inoltre, che togliere il punto nascita dal CTO implica togliere a quest’ultimo i requisiti per essere un DEA di I livello ovvero un ospedale in grado di gestire le emergenze-urgenze – aggiunge Luca Pizzuto -. Al momento, inoltre, non è chiaro se il documento sia passato in commissione, pare di no, o se sia un mero atto organizzativo dell’ATS. In passato si usava un altro metodo per prendere queste scelte, coinvolgendo gli operatori e valutando con loro quali erano le decisioni più opportune. Oggi, comunque, sono ben altre le priorità da affrontare, come ad esempio sostenere gli immani sforzi del personale medico e soddisfare le loro richieste. In Sardegna circa il 50% dei contagi (circa il 90% a Sassari) avviene all’interno delle strutture ospedaliere. Questo non certo per colpa del personale ma per incapacità di saper gestire la crisi.»
«Nelle altre parti di Italia dove i numeri sono ben maggiori la media del personale medico contagiata è dell’8%. La smetta a Regione di giocare sulla pelle dei cittadini e si metta a lavoro per le cose importanti e serie – conclude Luca Pizzuto -. Davanti ai nostri occhi si sta palesando un disastro senza precedenti e questo va fermato.»

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In ottemperanza alle disposizioni emanate dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri dell’11 marzo 2020 e alle disposizioni del “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” del 14 marzo scorso, la Global Maintenance Service srl (GMS), la società che opera nel settore delle manutenzioni all’interno dello stabilimento Sider Alloys, ha disposto, a partire dal 23 marzo 2020 l’avvio della procedura di Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria come previsto dal decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020 che avrà durata presumibilmente di 9 settimane.

La società ha comunicato a tutti i dipendenti che «si trova nelle condizioni di non poter occupare l’intero organico secondo i consueti standard operativi. Considerata la situazione epidemiologica in atto in tutto il territorio nazionale e internazionale, l’interruzione temporanea delle attività è un dovere atto a salvaguardare la salute dei lavoratori e quella dell’intera comunità. E per dette ragioni, le attività dello stabilimento verranno sospese e a tutela dei lavoratori».

«In questo momento delicato per l’intera Nazione – ha concluso la società GMS -, facciamo appello alla vostra professionalità e comprensione, nella speranza che questa difficile situazione possa risolversi nel più breve tempo possibile.»

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Il sindaco di Giba, Andrea Pisanu, ha inviato un messaggio ai cittadini, attraverso la pagina Facebook del suo Comune, sulla situazione di emergenza sanitaria e sugli ultimi provvedimenti adottati dall’ATS Sardegna.
«Al fine di fronteggiare l’emergenza connessa al diffondersi del Covid-19 (Coronavirus), l’Azienda per la Tutela della Salute della Sardegna (ATS) ha previsto l’istituzione di n. 33 posti letto di terapia intensiva presso il CTO di Iglesias – ha scritto Andrea Pisanu -. Questo provvedimento prevede però il TRASFERIMENTO del punto nascite dal CTO di Iglesias con il personale in servizio nella struttura all’Ospedale Brotzu di Cagliari. Tale scelta si palesa totalmente incomprensibile (per essere educati), in quanto ad Iglesias esiste l’Ospedale Santa Barbara che fino a poco tempo fa ospitava reparti ospedalieri. Il nuovo reparto di terapia intensiva potrebbe, pertanto, essere costituito presso il San Barbara con notevole risparmio di tempi e di costi. Inoltre, evitando la mobilità dei dipendenti verso Cagliari, si ridurrebbero anche le possibilità di contagio per personale medico ed infermieristico, già troppo esposto al virus.»
«I Sindaci del Sulcis Iglesiente uniti e compatti conclude Andrea Pisanu – con una nota inviata al prefetto di Cagliari, al presidente della Regione e all’assessore della Sanità e al direttore dell’ATS Sardegna, chiedono con forza una marcia indietro della Regione Sardegna ed auspicano un maggiore coinvolgimento nelle importantissime decisioni per il territorio e per la salute di tutti i cittadini.»