18 July, 2024
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Da alcune settimane la nostra vita sembra essersi fermata. La crescente diffusione del Coronavirus ha portato, giustamente, all’imposizione da parte del Governo e delle Regioni di severe limitazioni ai nostri movimenti abituali, alla temporanea sospensione delle attività produttive non strettamente necessarie, cruciali, indispensabili a garantirci beni e servizi essenziali. Si tratta di sacrifici fino a ieri a noi sconosciuti, primo caso dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Sacrifici indubbiamente limitativi della nostra libertà individuale ma, in questa fase della nostra vita, inevitabili, da accettare e rispettare fino a quando l’emergenza non sarà, finalmente, alle nostre spalle.

Nelle ultime settimane, con poche eccezioni, la nostra vita s’è fermata e le nostre attenzioni, giustamente, sono tutte rivolte a contrastare questo nemico senza volto che ci minaccia e, soprattutto nelle regioni del Nord Italia, ha già fatto migliaia di vittime. Un nemico che ci sta portando a profonde riflessioni su come eravamo e, soprattutto, come saremo ad emergenza finita, quando non potrà tornare tutto come prima. Il Coronavirus o Covid-19, come siamo ormai abituati a chiamare questo nemico, ha fatto e, purtroppo, temiamo che farà ancora tante vittime, e cambierà profondamente tutti noi, in ogni angolo della Terra. Ma avremo tempo e modo di affrontare quel che sarà, ciò che conta, oggi, è contrastarne con tutti i nostri mezzi e la nostra forza di volontà, la pericolosissima e drammatica avanzata, facendo fronte comune e rispettando le disposizioni che ci sono state imposte, giorno dopo giorno, sempre più limitative della nostra libertà individuale.

Anche la Sardegna, purtroppo, sta facendo i conti con questo nemico invisibile e ogni giorno vengono aggiornati i numeri delle persone risultate positive al Covid-19. Ieri è cresciuto anche il numero delle vittime, ora 6 (oltre al pensionato morto a Samassi risultato positivo al Covid-19 ma stroncato da un arresto cardiocircolatorio). La Regione e l’ATS hanno diramato le direttive per affrontare l’emergenza (provocando anche forti reazioni da parte delle amministrazioni locali per alcune scelte indubbiamente assai discutibili, come quella del temporaneo spostamento del Punto Nascita del CTO di Iglesias al Brotzu di Cagliari). Ci sono aree dell’Isola già fortemente colpite, come la provincia di Sassari, dove è stato registrato il maggior numero di persone positive al Covid-19 e di vittime (5 su 6), altre, fra le quali la provincia del Sud Sardegna, dove finora sono stati fortunatamente registrati pochi casi di positività al Covid-19. Sarebbe sbagliato ed imperdonabile sottovalutare il pericolo, perché l’esperienza dimostra come il Coronavirus abbia trovato spazio proprio dove non ha ricevuto la necessaria opposizione, con conseguenze drammatiche. E’ indispensabile tenere alta, altissima, l’attenzione per il rispetto delle regole contenute nelle disposizioni di Governo e Regione e, soprattutto, la prima regola, quella più semplice ed efficace: RESTIAMO A CASA”. Se proprio non siano obbligati da inderogabili esigenze lavorative, sanitarie o di primaria necessità (fare scorte di viveri, possibilmente una persona per nucleo familiare e non più di una volta la settimana), se vogliamo uscire quanto prima dall’incubo in cui ci siamo venuti a trovare ad un certo punto della nostra vita, se vogliamo ritornare presto alla nostra vita normale, «DOBBIAMO STARE A CASA!»

N.B. Lo sport è una delle abitudini che manca maggiormente a tanti di noi, che potremo ritrovare presto e potrà regalarci ancora tanti momenti gioiosi, se saremo capaci di rispettare il sacrificio che ci impone oggi l’emergenza sanitaria: “RESTIAMO A CASA“.

Giampaolo Cirronis

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Buonasera a tutti, sin dall’inizio ho scelto la linea della trasparenza, la linea della condivisione, ho scelto di non minimizzare, non nascondere la realtà che ogni giorno è sotto i nostri occhi. Ho scelto di rendere tutti voi partecipi della sfida che siamo chiamati ad affrontare, è la crisi più difficile che il Paese sta vivendo dal secondo Dopoguerra. In questi giorni durissimi, siamo chiamati a misurarci con immagini, con notizie che ci feriscono, ci lasciano un segno che rimarrà sempre impresso nella nostra memoria, anche quando questo, ci auguriamo presto, sarà finito.

La morte di tanti concittadini è un dolore che ogni giorno si rinnova, questi decessi per noi, per i valori con cui siamo cresciuti, per i valori che ancora oggi noi condividiamo, non sono semplici numeri, quelle che piangiamo sono persone, sono storie di famiglie che perdono gli affetti più cari.

Le misure sin qui adottate, l’ho già detto, richiedono tempo prima che possano spiegare i loro effetti, dobbiamo continuare a rispettare tutte le regole con pazienza, con responsabilità, con fiducia. Sono misure severe, ne sono consapevole, rimanere a casa, rinunciare a radicate abitudini, non è affatto facile ma non abbiamo alternative, in questo momento dobbiamo resistere perché solo in questo modo riusciremo a tutelare noi stessi e a tutelare le persone che amiamo.

Il nostro sacrificio di rimanere a casa è per altro minimo, se paragonato al sacrificio che stanno compiendo altri concittadini, negli ospedali, nei luoghi cruciali per la vita del Paese c’è chi rinuncia, chi rischia molto di più. Penso in particolare innanzitutto ai medici, agli infermieri ma penso anche alle Forze dell’ordine, alle Forze armate, agli uomini e alle donne della Protezione Civile, ai commessi dei supermercati, ai farmacisti, agli autotrasportatori, ai lavoratori dei servizi pubblici, anche ai servizi dell’informazione, donne e uomini che non stanno andando semplicemente a lavorare, ma compiono ogni giorno un atto di grande responsabilità verso l’intera nazione. Compiono un atto di amore verso l’Italia intera.

Oggi abbiamo deciso di compiere un altro passo: la decisione assunta dal Governo è quella di chiudere, nell’intero territorio nazionale, ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria, cruciale, indispensabile a garantirci beni e servizi essenziali.

Abbiamo lavorato tutto il pomeriggio con i sindacati, con le associazioni di categoria, per stilare una lista dettagliata in cui sono indicate le filiere produttive delle attività dei servizi di pubblica utilità, quelli che sono più necessari per il funzionamento dello Stato in questa fase di emergenza.Continueranno a rimanere aperti tutti i supermercati, tutti i negozi di generi alimentari e di prima necessità. Quindi, fate attenzione, non abbiamo previsto nessuna restrizione sui giorni di apertura dei supermercati. Invito tutti a mantenere la massima calma, non c’è ragione di fare una corsa agli acquisti, non c’è ragione di creare code che in questo momento non si giustificano affatto. Continueranno a rimanere aperte anche farmacie, parafarmacie, continueranno a venire assicurati i servizi bancari, postali, assicurativi, finanziari. Assicureremo tutti i servizi pubblici essenziali, ad esempio i trasporti. Assicureremo ovviamente anche tutte le attività connesse, accessorie, funzionali a quelle consentite, a quelle essenziali. Assicureremo ovviamente anche tutte le attività connesse, accessorie, funzionali a quelle consentite, a quelle essenziali.

Al di fuori delle attività ritenute essenziali, consentiremo solo lo svolgimento di lavoro modalità smart working e consentiremo solo le attività produttive ritenute comunque rilevanti per la produzione nazionale.
Rallentiamo il motore produttivo del Paese, ma non lo fermiamo.

È una decisione non facile, ma è una decisione che ci consente, ci predispone ad affrontare la fase più acuta del contagio.
È una decisione che si rende necessaria, oggi in particolare, per poter contenere quanto più possibile la diffusione dell’epidemia.

L’emergenza sanitaria – ma lo avevamo previsto – sta tramutando in piena emergenza economica, ma a voi tutti dico: “Lo Stato c’è. Lo Stato è qui”. Il Governo interverrà con misure straordinarie che ci consentiranno di rialzare la testa e ripartire quanto prima.

Mai come ora la nostra comunità deve stringersi forte, come una catena a protezione del bene più importante: la vita. Se dovesse cedere anche solo un anello, questa barriera di protezione verrebbe meno, esponendoci a pericoli più grandi, per tutti.

Quelle rinunce che oggi vi sembrano un passo indietro, domani ci consentiranno di prendere la rincorsa e ritornare presto nelle nostre fabbriche, nei nostri uffici, nelle nostre piazze, fra le braccia di parenti, di amici.

Stiamo rinunciando alle abitudini più care, lo facciamo perché amiamo l’Italia, ma non rinunciamo al coraggio e alla speranza nel futuro. Uniti ce la faremo.

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E’ terminata alle 20.00 di oggi, sabato 21 marzo, la possibilità di presentare la propria candidatura per entrare a far parte della task force di 300 medici che opereranno a supporto delle strutture sanitarie regionali, impegnate nell’emergenza Covid-19.

L’operazione “medici per la Protezione civile” era stata lanciata ieri dal ministro per gli Affari regionali e Autonomie, Francesco Boccia, durante la conferenza stampa nella sede del Dipartimento della Protezione civile.

Nelle 24 ore in cui è stato possibile compilare il form online dedicato, il Dipartimento ha raccolto oltre 7.900 candidature che saranno valutate nelle prossime ore.

«Ringraziamo tutti i medici – ha detto il ministro Francesco Boccia – che, su base volontaria, hanno aderito all’iniziativa.​»

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L’emergenza Coronavirus ha registrato oggi numeri numeri allarmanti, con un notevole incremento dei positivi e, soprattutto, dei decessi, 793. Questa sera, come era stato preannunciato in giornata, il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha annunciato questa sera nuove restrizioni, con la chiusura di tutte le attività produttive non strategiche.

«Al di fuori delle attività ritenute essenziali consentiremo solo lo svolgimento di lavoro in modalità smart working e consentiremo solo le attività produttive ritenute comunque rilevanti per la produzione nazionale – ha detto il Premier -. Ci rendiamo perfettamente conto che quelle messe in atto siano misure severe, ma non abbiamo alternative. In questo momento dobbiamo resistere, perché solo così riusciremo a tutelare noi stessi. E’ la crisi più difficile che il paese sta vivendo dal secondo dopoguerra. La morte di tanti concittadini è un dolore che ogni giorno si rinnova.»

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Su altri 63 esami ultimati a Cagliari, 2 sono i positivi. Salgono così a 332 i casi di positività riscontrati dall’inizio dell’emergenza Covid-19. Nell’Isola sono stati eseguiti 2.360 test. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 81, di cui 16 in terapia intensiva, mentre 240 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende due pazienti guariti, più altri tre guariti clinicamente. Salgono a 6 i decessi.
Sul territorio, dei 332 casi positivi complessivamente accertati, 47 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari (+2 rispetto all’ultimo aggiornamento) e 251 (+35) a Sassari. Invariati i numeri per il Sud Sardegna (8), Oristano (4) e Nuoro (22).

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L’emergenza Coronavirus non ferma il lavoro dei Consorzi di bonifica della Sardegna. Sono stati riorganizzati i turni del personale e degli uffici, aumentate le condizioni di sicurezza, garantiti i servizi essenziali e l’operatività 24 ore su 24. Tutto per lanciare un messaggio forte al mondo istituzionale e produttivo: garantire i servizi irrigui nelle campagne vuol dire sostenere un pezzo fondamentale dell’economia sarda, come spiega Gavino Zirattu, presidente di Anbi Sardegna, l’associazione che tutela e rappresenta i consorzi: «È un momento terribile per la nostra isola ma gli enti di bonifica sono rimasti a presidiare il territorio e l’interesse pubblico con grande senso di responsabilità. Il nostro personale si è messo a disposizione per garantire funzioni indispensabili come la sicurezza idrogeologica e la gestione delle risorse idriche a fini irrigui, nel rispetto delle disposizioni emanate dal Governo».

L’obiettivo è sostenere tutta la filiera agroalimentare: «Siamo consapevoli che ci sono tanti sardi che si trovano in situazioni critiche – prosegue Gavino Zirattu – ma abbiamo anche l’obbligo di leggere questa crisi in chiave di opportunità. Partendo da un punto fermo: le produzioni agroalimentari sarde devono essere sostenute e valorizzate come mai accaduto prima. Questo è il momento di fare uno sforzo per rilanciare la campagna sarda e i suoi prodotti. Chiediamo a tutti – ai nostri conterranei come alla piccola e grande distribuzione presente sul territorio regionale – di comprare e mangiare sardo. Nel riempire il carrello della spesa partiamo sempre dalle produzioni della nostra terra. Dall’agroalimentare può partire quella spinta che rilancia l’intero tessuto economico isolano. Questo è il motivo per cui ci sentiamo a servizio di tutti i sardi».

I consorzi di bonifica confermano anche il ruolo di sentinelle ambientali: «Promuoviamo i valori ecosistemici dell’irrigazione, che restituisce all’ambiente, in una logica di circolarità, una risorsa spesso qualitativamente migliore di come viene prelevata. I nostri agricoltori sono i primi guardiani dell’ambiente e stanno provando sulla loro pelle le conseguenze dell’emergenza climatica. Proprio per questo siamo in prima fila nell’elaborare strategie e soluzioni innovative e sostenibili per tutelare la nostra risorsa più preziosa».

Dal punto di vista tecnico, i consorzi di bonifica della Sardegna stanno garantendo l’operatività delle sedi periferiche, attivando le misure di sicurezza e privilegiando le comunicazioni on line. Stessa linea di condotta per il personale che opera nelle campagne, che rispetta negli interventi un rigido protocollo sanitario.

«In un momento in cui si invita giustamente la popolazione a stare a casa – conclude Gavino Zirattu – i nostri tecnici continuano a operare nella manutenzione delle condotte e nella gestione delle piccole e grandi emergenze. Come presidente di Anbi Sardegna e ancora di più come titolare di un’azienda, a nome di tutti gli agricoltori li ringrazio di cuore per l’impegno la disponibilità ed il coraggio.»

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Il comune di Carbonia ha pubblicato un bando di gara, mediante procedura aperta, per la conclusione di un accordo quadro finalizzato all’affidamento della gestione del “Centro per la Famiglia – Ambito Plus di Carbonia”.

Si tratta di un bando per l’affidamento di un servizio che contempla la stipula di un contratto nella forma dell’accordo-quadro. Il contratto stipulato dall’Amministrazione a favore dell’impresa aggiudicataria non comporterà l’impegno del Comune all’acquisto dell’intero ammontare, ma definirà l’importo massimo derivante dall’offerta economica presentata, nonché i termini e le condizioni di esecuzione del servizio per un periodo di quattro anni.

Le azioni e gli interventi programmati mirano a supportare i percorsi di inclusione sociale dei destinatari sia con riguardo alla dimensione familiare che individuale, con particolare attenzione ai nuclei con componenti di minore età, connotati da problematiche di natura complessa inerenti aspetti educativi, di cura genitoriale, di conflittualità intrafamiliare e/o da difficoltà legate al divorzio e alla separazione della coppia genitoriale.

Ulteriore finalità del “Centro per la Famiglia” è quella di migliorare la consapevolezza e il livello informativo del cittadino in ordine ai propri diritti, doveri, responsabilità e opportunità inerenti l’accesso al Reddito di Inclusione e al Reddito di Cittadinanza.

L’attività sarà svolta da personale in possesso di idonea qualifica e professionalmente specializzato nelle materie e tematiche oggetto del servizio (assistenti sociali, educatori professionali, pedagogisti).

Per maggiori informazioni sul bando di gara è possibile consultare il seguente link:

https://www.comune.carbonia.su.it/amministrazione-trasp/bandi-di-gara-e-contratti/atti-delle-amministrazioni-aggiudicatrici-e-degli-enti-aggiudicatori-distintamente-per-ogni-procedura/avvisi-e-bandi/item/3024-procedura-aperta-accordo-quadro-centro-per-la-famiglia?fbclid=IwAR1hcg7hrrNmeUWILga1gzvYI8XIl-NvAAL4L0BeH_E7LPycG_5c_kkhhuU

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Il presidente dell’OPI di Carbonia Iglesias Graziano Lebiu ha inviato una nota al governatore Christian Solinas, all’assessore regionale della Sanità e ai direttori di ASSL Carbonia, ATS Sardegna e SPS ASSL Carbonia, per chiedere chiarimenti sulle scelte dell’Unità di Crisi Assessorato Regionale Sanità: Piano strategico di attivazione progressiva di strutture di area critica in Regione Sardegna.

«Per il territorio della ASSL Carbonia rispetto al Piano in oggetto e allo scenario n. 2 caratterizzato da una diffusione epidemiologica superiore alla media nazionale e che potrebbe comportare un aumento di pazienti ricoverati con insufficienza respiratoria acuta (ARDS) che supera la capacità di presa in carico in condizioni ordinarie, a garanzia dei livelli essenziali di assistenza e per le procedure tendenti ad identificare gli ulteriori PL dedicati ai pazienti Covid + nel Sud Sardegna presso la ASSL Carbonia P.O. CTO sono previsti e saranno attivati: 25 PL COVID+ Degenza Ordinaria presso la U.O. Piastra Chirurgica, 4 PL presso la U.O. Blocco operatorio/Semi-intensiva, 4 PL in U.O. Terapia Intensiva, per un totale di 33 posti letto – scrive Graziano Lebiu -. Apprendiamo che il Punto Nascita del PO CTO ed il personale in servizio presso tale struttura sarà temporaneamente trasferito presso l’Ospedale Brotzu. Non è meglio specificato se è un provvedimento che interessi anche la Pediatria quale reparto a sé e il personale che ivi opera. Troviamo contraddittorio che tutte le azioni a contrasto della diffusione del CoViD 19 indichino la minore percorrenza possibile in termini di tempo e di distanze, e si obblighino utenti e famiglie a viaggi della speranza: non contrarre l’infezione.»

«A che punto si trova la predisposizione delle previsioni per i 33 PL al CTO Iglesias dedicati al CoViD 19, soprattutto per quanto attiene a tutti i percorsi sicurezza per gli operatori sanitari e non solo, alle dotazioni tecniche ed organiche, alla tempistica, tenuto conto che ad oggi 21 marzo 2020 e nell’imminenza della fase 2 niente di operativo è dato di rilevare come se la fase 2 non avesse un orizzonte – chiede Graziano Lebiu -. Sul trasferimento del Punto Nascita ASSL Carbonia dal CTO al Brotzu, in attesa di conoscerne le motivazione, contestiamo se sia stata da Voi presa in logica considerazione il suo trasferimento al PO Sirai di Carbonia, pronto per essere messo immediatamente a disposizione delle cittadine, con tutte quello che ne consegue in termini di utilità. Pochi accorgimenti di sanificazione e refresh tecnico renderebbero un servizio al Sulcis Iglesiente piuttosto che una penalizzazione ulteriore in termini di risposte assistenziali.»

«Rileviamo che scelte politiche e gestionali dall’impatto forte come quella in oggetto – conclude il presidente dell’OPI di Carbonia Iglesias -, siano apprese dalla stampa e non condivise, quanto meno per sensibilità istituzionale, con gli enti di diritto pubblico non economico e che sono fattivamente in prima fila nella cooperazione con tutte quante le SSL in indirizzo e con i cittadini.»

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Il ministero della Difesa ha indetto una procedura straordinaria, ai sensi dell’articolo 7 del decreto legge n° 18 del 17 marzo 2020, di arruolamento per chiamata diretta nell’Esercito Italiano, con una ferma eccezionale della durata di un anno, di 120 ufficiali medici, con il grado di tenente e di 200 sottufficiali infermieri, con il grado di maresciallo.

I cittadini italiani, aspiranti alla procedura, dovranno essere in possesso, alla data dell’entrata in vigore del decreto legge, dei seguenti requisiti:

non aver superato il 45° anno di età;

• essere in possesso del seguente titolo di studio: per i 120 posti da ufficiale medico, laurea magistrale in medicina e chirurgia e della relativa abilitazione all’esercizio della professione; per i 200 posti da sottufficiale infermiere, laurea in scienze infermieristiche e della relativa abilitazione professionale.

• non essere stato giudicato permanentemente non idoneo al servizio militare;

• non essere stato dimesso d’autorità da precedenti ferme nelle Forze Armate;

• non essere stato condannato per delitti non colposi, anche con sentenza in applicazione della pena su richiesta, a pena condizionalmente sospesa o con decreto penale di condanna, ovvero non essere in atto imputato in procedimenti penali per delitti non colposi.

Le domande di arruolamento dovranno essere presentate in maniera telematica, previo accreditamento, esclusivamente tramite il “Portale dei concorsi on line del Ministero della – 2 – Difesa”, raggiungibile all’indirizzo https://concorsi.difesa.it ovvero tramite l’home page del sito www.difesa.it, dal 18 marzo 2020 al 25 marzo 2020.

Nella domanda di arruolamento gli aspiranti, oltre al possesso dei requisiti di cui al precedente paragrafo 1, dovranno indicare le eventuali specializzazioni conseguite, le eventuali pregresse esperienze professionali in campo clinico.

Alla domanda dovrà, inoltre essere allegato, ai fini delle successive valutazioni per l’impiego, un curriculum vitae, redatto secondo il formato europeo, che descriva le esperienze di studio e professionali svolte.