28 November, 2024
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È morto oggi, all’ospedale di Senigallia (Ancona), per un improvviso attacco cardiaco, all’età di 74 anni, Gianni Mura, giornalista e scrittore. Nato il 9 ottobre a Milano, uomo di grande cultura, dal 1976 era storica firma di Repubblica. Gianni Mura lascia un grande vuoto nel mondo del giornalismo e tra i tanti lettori che negli anni ne hanno apprezzato la grande preparazione ed uno stile inconfondibile. I suoi interessi erano diversi. Scriveva di calcio e di ciclismo ma anche di enologia e di cultura. Nel 2007 scrisse il suo primo romanzo, “Giallo su giallo”, con il quale vinse il Premio Grinzane. In 227 pagine mise tutto il suo mondo: il buon cibo ed il buon vino, gli eccessi, la moglie, le rubriche, qualche giochetto di parole e 2 righe su Paolo Conte…

In Sardegna era di casa (il padre era originario di Ghilarza). Amava la Sardegna e…i suoi vini. Due anni fa partecipò, a Carloforte, all’“Isola dei libri”, la rassegna dedicata alla letteratura e ai suoi autori, organizzata dall’associazione culturale Saphyrina.

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Il comune di Iglesias chiede che l’ospedale Santa Barbara sia adibito a struttura di emergenza per il Coronavirus.
«Alla luce della decisione della Regione Sardegna, che identifica come centro emergenze Covid  il CTO di Iglesias, con supporto del Sirai di Carbonia e conseguente trasferimento del Punto Nascita all’Azienda Ospedaliera Brotzu, dopo aver sentito Sindaco, Giunta, ed acquisito il parere della maggioranza dei capigruppo consiliari del comune di Iglesias, si richiede con fermezza una modifica del documento che individui il Presidio Ospedaliero Santa Barbara come struttura idonea per affrontare questo tipo di emergenza – spiega il presidente del Consiglio comunale Daniele Reginali -. I motivi di tale decisione sono:
1 – Tutela operatori sanitari
2 – Evitare promiscuità tra reparti
3 – Rischio di compromettere le funzioni del CTO di Iglesias e del Sirai di Carbonia, a causa della continua mobilità di operatori tra i due ospedali.»

 

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Omissione di idonee misure di contenimento del contagio, del monitoraggio degli operatori sanitari positivi (tamponi), e insufficienza dei dispositivi di protezione. Si legge questo, in estrema sintesi, nella lettera di diffida che il NurSind, sindacato delle professioni infermieristiche, scrive e indirizza alla Regione, alle Aziende ospedaliere, e per conoscenza anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed al ministro della Salute Roberto Speranza.

«Il Coordinamento Regionale NurSind Sardegna – ha detto il rappresentante Fabrizio Anedda – tramite le singole segreterie provinciali dell’isola, ha ricevuto innumerevoli segnalazioni da parte del personale sanitario sull’omissione di idonee misure per il contenimento del contagio, presso le strutture sanitarie regionali e provinciali, e in particolare sull’omissione del monitoraggio dei sanitari positivi, oltre l’ormai accertata insufficienza o assenza di DPI. In tutta la Sardegna si registra l’assoluta insufficienza dei dispositivi di cui i professionisti devono essere assolutamente e necessariamente dotati per prevenire il contagio da Coronavirus: visiere facciali, scafandri, sovracamici impermeabili, mascherine FFP2-FFP3, occhiali a ventosa, guanti lunghi, calzari lunghi, mascherine chirurgiche e disinfettanti idonei al lavaggio e disinfezione mani.
In sintesi direi che si omette così di assicurare le tutele contemplate dal D.lgs 81/2008, riguardante la sicurezza sui luoghi di lavoro

Le mascherine, la violazione delle norme. Nella lettera un paragrafo è interamente dedicato alle (ormai famose) mascherine, simbolo della protezione di base, e si sottolinea che «le singole Aziende non possono limitarsi alla distribuzione delle “mascherine filtra batteri” il cui utilizzo non è atto a proteggere dal rischio di contagio il personale sanitario che si trova in contatto con pazienti, che potrebbero eventualmente essere affetti da Covid-19, virus almeno 100 volte più piccolo di un normale batterio. Non a caso lo stesso ministero della Salute – con circolare 5443/2020 – prescrive l’uso di mascherine del tipo FFP2 e FFP3″. Ecco perché il sindacato rileva la violazione delle norme e la rilevanza penale delle condotte omissive dei responsabili e dirigenti delle singole Aziende che potrebbero integrare gli estremi dei reati di cui all’art. 452 c.p., per colposa diffusione dell’epidemia e degli artt. 582 per tentate lesioni e 589 per omicidio colposo)».

Appello al presidente della Regione ed all’assessore della Sanità. Il sindacato chiede che la Regione intervenga senza indugio nell’organizzazione e apertura di Laboratori idonei a effettuare test diagnostici in numero sufficiente alle necessità del personale sanitario dell’intera Regione, e a controllare e vigilare che in tutte le Aziende sanitarie regionali vi sia il rispetto della normativa di emergenza. «Nella lettera che abbiamo inviato – ha proseguito Fabrizio Anedda – chiediamo il rispetto puntuale della normativa di riferimento specie in questo contesto emergenziale, ma soprattutto che vengano adottate adeguate misure di contenimento del contagio. E’ necessario che vengano richieste con urgenza e senza ulteriori ritardi i test diagnostici Covid-19 per tutto il personale che ha comunicato contatti stretti con casi confermati: questa è l’unica misura oggi efficace per il reale contenimento del contagio e a tutela della salute dei lavoratori, dei pazienti e di tutti. Banalmente stiamo chiedendo a gran voce che venga garantito il nostro diritto alla tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro. A questo punto – ha concluso Fabrizio Anedda – siamo pronti a chiedere tutti i danni che ci saranno causati dall’essere esposti, in queste condizioni, a una epidemia così violenta e in una emergenza sanitaria che non può essere affrontata senza neppure gli strumenti di base. Si tratta infatti di danni alla persona e traumi psicologici provocati in conseguenza dell’esercizio della professione in condizioni di lavoro e ambientali non conformi alle norme vigenti.»

Nella foto un operatore in tenda pre-triage nel Pronto Soccorso dell’ospedale San Giuseppe di Isili

 

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Sono 330 i casi di positività al virus Covid-19 accertati in Sardegna dall’inizio dell’emergenza. È quanto rilevato dall’Unità di crisi regionale nell’ultimo aggiornamento. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 2.297 test. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 81, di cui 16 in terapia intensiva, mentre 240 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende due pazienti guariti, più altri tre guariti clinicamente. Salgono a sei i decessi (5 a Sassari, 4 all’ospedale Santissima Annunziata, 1 nella casa di riposo Casa Serena; 1 a Cagliari), oltre all’anziano deceduto a Samassi, per arresto cardiocircolatorio ma risultato positivo al Covid-19.
Sul territorio, dei 330 casi positivi complessivamente accertati, 45 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari (+2 rispetto all’ultimo aggiornamento) e 251 (+35) a Sassari. Invariati i numeri per il Sud Sardegna (8), Oristano (4) e Nuoro (22).

Sassari continua ad avere la maggiore incidenza, dei 37 nuovi casi di positività riscontrati oggi, ben 35 sono concentrati nella provincia di Sassari.

A breve è previsto un nuovo aggiornamento.

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Il presidente della Regione Christian Solinas ha presieduto due riunioni urgenti del Centro Operativo Regionale della Protezione Civile, la struttura che coordina tutte le attività che concorrono alla realizzazione ed alla attuazione del piano per affrontare l’emergenza CoViD-19 in Sardegna, per affrontare la questione della dichiarata assenza dei dispositivi di protezione individuale nelle strutture ospedaliere ed in particolare a Sassari e Nuoro, dove il diffondersi dei contagi tra il personale medico è stato collegato a tale presunta mancanza.

Alla presenza dei responsabili delle diverse aziende sanitarie, degli assessorati coinvolti e del Prefetto di Cagliari, in qualità di coordinatore degli UTG della Regione, è emerso un dato di segno chiaramente inverso, in quanto al 18 marzo è stata certificata la giacenza presso le Aziende di oltre 36.000 mascherine. In particolare, è stato smentito dall’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari che il personale abbia mai operato in assenza di Dpi e questo è testimoniato anche da una presenza nei depositi della stessa AOU alla data del 18 marzo di ben 19.000 mascherine.

Situazione giacenze al 18.03.2020

La tutela e la protezione del nostro personale medico e sanitario è per noi una priorità inderogabile, ha affermato il Presidente Solinas, ed è mia ferma intenzione mettere in campo tutte le azioni necessarie in questo senso. Stiamo vivendo una grande emergenza mondiale. L’approvvigionamento di dispositivi e presidi è difficoltoso in tutto il Paese ma questo non deve diventare un terreno di polemica e di scontro ma semmai un motivo per richiamare tutti all’unità e serrare le fila. Ho dato disposizione di distribuire immediatamente anche le mascherine che in questi giorni abbiamo reperito con la Protezione Civile e proprio ieri sono stati consegnati altri 73.790 dispositivi.

La Regione sta facendo la propria parte, sempre in prima linea per tutelare la salute dei cittadini e fronteggiando spesso le difficoltà di un sistema sanitario che ha subito per troppi anni il logorio di tagli indiscriminati e scelte improvvide che non sono certo imputabili a queste settimane. Lavoriamo, senza fare polemiche, non è il momento.

Ho dato da tempo mandato agli uffici, ha proseguito il Presidente, di procedere al reperimento sul mercato di tutti i presidi sanitari necessari fino a concorrenza del fabbisogno dichiarato dalle strutture sanitarie. Dirigenti e funzionari sono impegnati senza sosta per dare risposte a queste esigenze. Fra mille difficoltà, non ultima la chiusura generalizzata delle frontiere in tutto il mondo. Nel frattempo, dobbiamo accontentarci anche delle mascherine “monovelo” inviateci dal Governo attraverso il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile: sono 44.800 pezzi, che abbiamo già distribuito e che tante polemiche hanno alimentato in altre Regioni e tra molti operatori. Anche qui, però, è inaccettabile che qualcuno strumentalizzi questo fatto attribuendo responsabilità inesistenti all’amministrazione regionale.

Accolgo per intero l’appello alla collaborazione del segretario del PD sardo Emanuele Cani e ringrazio per la responsabilità che stanno dimostrando i suoi consiglieri regionali, diversamente da alcuni membri dell’opposizione – fortunatamente pochi – che continuano nelle strumentalizzazioni e nella ricerca esasperata di sensazionalismi e scandali inesistenti. Noi vogliamo fare fronte comune per gestire una grave emergenza che non ha colore politico, ma se non ci sono posti a sufficienza nei reparti di terapia intensiva, se gli ospedali sono in condizioni inadeguate, se non c’è tutto il personale che ci vorrebbe non possiamo accettare il tentativo di dimenticare da dove nasca tutto questo o, peggio, di imputarlo al governo di questi mesi.

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L’on. Carla Cuccu (M5S), già presentatrice di 5 interrogazioni e 1 interpellanza al governatore Christian Solinas ed all’assessore Mario Nieddu, senza riscontro alcuno, oggi chiede la nomina di un commissario straordinario con pieni poteri per uscire subito dall’emergenza sanitaria determinata dalla diffusione del Covid-19.

«Fin dal 26 febbraio – spiega Carla Cuccu – chiedevo l’acquisto di tamponi, test, D.P.I.; lo svolgimento delle procedure concorsuali per l’assunzione di personale non dirigenziale; il ripristino dell’ex struttura di terapia intensiva del presidio ospedaliero Santa Barbara di Iglesias; l’attivazione della funzione semi intensiva generale e l’istituzione della rianimazione nel presidio di Alghero-Ozieri col potenziamento della rianimazione di Sassari; il ripristino del reparto di rianimazione dell’ospedale Binaghi di Cagliari; di fornire alloggi al personale sanitario per limitare anche ai loro familiari la possibilità di contagio.»

«Le segnalazioni che tutti i giorni ricevo dai cittadini crescono in maniera esponenziale – aggiunge Carla Cuccu -. Oltre alle note già apparse sulla stampa, si aggiunge che nel polo petrolchimico di Sarroch gravitano migliaia di operai potenziali vettori di Covid-19 senza controlli; alcuni farmacisti non installano barriere separatorie di protezione al banco; le scellerate direttive dell’A.T.S. sul trasferimento del punto nascite dal C.T.O. di Iglesias (privo di emergenze Covid-19) al Brotzu (con positivi al Coronavirus); la direzione generale sanitaria che pretende dagli operatori sanitari che nel caso in cui vengano in contatto con un presunto paziente Covid-19 debbano terminare il turno e tornare a casa senza attendere l’esito del tampone ed il turno che sostituisce deve fare altrettanto col pericolo di contagiare anche i propri familiari, rischiando, così, che a breve potrebbe non esserci più  un operatore sano; i tanti sardi che non riescono a rientrare nell’isola.»

«Insomma, lo scenario kafkiano ci presenta un bollettino di guerra che ogni giorno si colora di tinte sempre più fosche, nonostante l’incalzare della primavera annunci il tempo della rinascita. C’è troppa confusione, paura, i cittadini sentono, ora più  che mai, la necessità di vedere una classe politica forte, unita, combattiva che si prenda cura di loro. C’è necessità impellente di sicurezze, di un’unica cabina di regia – attacca Carla Cuccu – ecco perché è necessario che si nomini immediatamente un COMMISSARIO STRAORDINARIO CON PIENI POTERI. Bisogna fare l’impossibile per far arrivare immediatamente le dotazioni necessarie di tamponi, reagenti e di tutti i presidi per la sicurezza di coloro che operano nelle strutture sanitarie e per l’intera popolazione. Stiamo rischiando di trovarci senza medici, infermieri, O.S.S., perché a causa della mancanza di tamponi e di presidi per la sicurezza è impossibile limitarne e controllarne il contagio. Chi ha ruoli operativi deve provvedere immediatamente e pretendere per la Sardegna tutto ciò che occorre per combattere questa emergenza. Non si può più perdere nemmeno un secondo. Si deve agire ed ottenere – conclude Carla Cuccu -. Dobbiamo rinvigorire quella speranza che sta vacillando per mancanza di programmazione tempestiva e mirata con risultati efficienti.»

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Oggi, 21 marzo 2020, è una data importante, perché è oggi che vengono ricordate tutte le vittime di mafia.
Una data importante che serve ancora una volta a scuotere le coscienze di tutti, per far sì che i delitti perpetrati dalla mafia non vadano nel dimenticatoio ma restino sempre impresse nella memoria.
Se dovessimo citare tutte le persone che sono state uccise dalla mafia, l’elenco sarebbe lunghissimo e tutti meriterebbero di essere citate e che si racconti la loro storia, come sono vissuti e, soprattutto, tenere presente il loro sacrificio e che, immolatisi per la difesa della Patria e delle Istituzioni, sono per noi un esempio di legalità.
Oggi voglio ricordare Peppino Impastato, ucciso nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978.
La data ci fa pensare, anche una strana casualità, all’uccisione di Aldo Moro, perpetrato dalle Brigate Rosse, il cui corpo venne fatto ritrovare in via Caetani, a Roma, il 9 maggio 1978.
Sì, forse una coincidenza, strade e storie che si intersecano per motivi diversi ma che hanno in comune sempre la Libertà, le Istituzioni, il vivere civile, valori che non possono essere messi in secondo piano, sempre freschi, trasparenti.
Oggi, a distanza di tanti anni, tutti lo ricordano e non a caso viene considerato alla stregua dei martiri. Peppino Impastato sapeva bene cosa fosse la mafia, certamente non quella delle coppole o delle lupare, bensì la mafia come potere, sistema, connubio e, soprattutto, prevaricazione dei diritti dei lavoratori e dei diritti dei cittadini. In questo caso, la memoria va all’eccidio di Portella della Ginestra, dove in quell’occasione gli agricoltori manifestavano il loro dissenso per un diritto che veniva loro disconosciuto.
Sapere cos’è la mafia è veramente il primo passo per contrastarla. Ecco questa era la mafia contro cui si batteva Peppino Impastato.
Molti si sono posti la domanda perché la sua voce sia rimasta inascoltata e solo oggi, a distanza di tanti anni, emerge forte il rammarico per aver perso l’occasione di ergere al suo fianco il dissenso di una comunità sorda e distante da un vivere becero ed inconcludente, invece di creare un argine di solidarietà, spargendo al suo fianco un nuovo profumo di libertà e democrazia.
Questo è quello che certamente avrebbe voluto Peppino Impastato, un grandissimo desiderio che alla fine si sarebbe arrivati a spezzare quel filo sinuoso e sottile nei confronti della mafia. Ma, a tutt’oggi, la strada della legalità è ancora lunga da percorrere e la lotta contro la mafia è irta di difficoltà ma, possiamo starne certi, si arriverà alla disintegrazione della stessa e questo potrà avvenire solo con il dissenso totale e la fermezza, il tutto coniugato con Democrazia, Libertà e Difesa delle Istituzioni.
Un pensiero va rivolto a tutte quelle persone che sono morte per valori così nobili e bellissimi: Legalità, Trasparenza e Democrazia.
A loro vada sempre e a perenne ricordo il nostro ringraziamento.
Armando Cusa

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Un’Agenzia formativa accreditata della Regione Piemonte ha predisposto un vademecum sull’utilizzo delle mascherine, contenente utili informazioni sull’utilizzo delle mascherine, a beneficio di tutto il personale, anche al di fuori dell’attività lavorativa.

Vademecum utilizzo mascherine: come sfruttare al meglio le mascherine sul nostro territorio. Vista la difficolta a reperirle, in attesa che le forniture siano disponibili per tutti, si consiglia di utilizzarle e sceglierle secondo queste priorità:

 

– FFP3 (con valvola di esalazione)

OSPEDALI Reparti Terapia Intensiva, (perché sono a contatto con pazienti certamente contagiati).

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– FFP2 (con valvola di esalazione)

SOCCORRITORI (perché sono a contatto con persone e/o pazienti potenzialmente contagiati).

***

– FFP2 (SENZA valvola)

FORZE DELL’ORDINE solo in caso di emergenza ed ausilio a Soccorritori (perché devono essere protetti ma non rischiare di contagiarsi tra di loro).

***

FFP2 (SENZA valvola)

MEDICI di famiglia e GUARDIE MEDICHE. In alternativa con valvola (ma ricordiamo che la valvola è di aiuto a chi è costretto ad utilizzarla a LUNGO TEMPO in presenza di PAZIENTE POTENZIALMENTE MALATO); i medici potranno abbinare la mascherina chirurgica sopra alla MASCHERINA FFP2 con valvola per limitare la diffusione della loro esalazione dalla valvola.

***

MASCHERINE CHIRURGICHE o FATTE IN CASA,

devono usarle: tutta la POPOLAZIONE CIRCOLANTE, tutte le PERSONE CHE LAVORANO o SONO COSTRETTE A LAVORARE, le stesse FORZE dell’ORDINE, gli uffici aperti al pubblico, gli addetti alla vendita di alimentari ed, in ogni caso, tutte le persone o lavoratori in circolazione (si ricorda alla POPOLAZIONE che è MEGLIO RESTARE CASA).

Per gli addetti all’ospedale, infermieri e/o gli stessi medici, quando non in reparto si potrebbe consigliare di usare le chirurgiche (oppure se disponibili le FFP2 o FFP3 ma senza valvola o con aggiunta della MASCHERINA chirurgica davanti alla VALVOLA) per limitare al massimo la DIFFUSIONE del contagio.

ATTENZIONE: CHI NON DEVE utilizzare le FFP2 ed FFP3 con valvola

E’ importante sapere che: dalla VALVOLA della Mascherina fuoriescono le esalazioni (che equivale a DIFFONDERE il possibile contagio, è come non averle) quindi:

– Assolutamente sconsigliate per la popolazione, ci contamineremmo uno con l’altro.

Sono sconsigliate anche per le Forze dell’Ordine che sono costrette ad un contatto ravvicinato tra colleghi, si contaminerebbero l’uno con l’altro. -Sono sconsigliate anche per tutti i reparti di alimentari o banchi del fresco.

Sconsigliate a Uffici aperti al pubblico, si contaminerebbero uno con l’altro tra colleghi.

CHI DEVE avere le FFP2 ed FFP3 CON valvola:

Ospedali Reparti TERAPIA INTENSIVA ed INFETTOLOGIA

I SOCCORRITORI 118, CROCE VERDE, CROCE ROSSA, o assimilati.

(Queste categorie si presume che avranno contatti con persone o pazienti CERTAMENTE CONTAGIATI) devono fare sforzi e/o devono tenerle per lungo tempo.

CHI DEVE avere le FFP2 ed FFP3 SENZA valvola:

– Le FORZE DELL’ORDINE da usare solo ed esclusivamente per interventi di emergenza o interventi in assistenza ai soccorritori, in abbinamento ad OCCHIALI E GUANTI MONOUSO.

IN SINTESI:

– La CITTADINANZA NON deve usare le MASCHERINE CON VALVOLA perché possono diffondere il contagio.

– Gli ADDETTI alla vendita NON devono usare le MASCHERINE CON VALVOLA perché possono diffondere il contagio.

– QUESTE PERSONE devono usare mascherine SENZA VALVOLA o CHIRURGICHE o fatte in casa con tessuti pesanti che assorbano l’esalazione ed umidità trattenendola e non rilasciandola.

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«La situazione di emergenza e straordinarietà sanitaria dovuta al Covid-19 richiede con urgenza una risposta altrettanto forte.
Tutte le persone stanno compiendo in queste settimane grandi sacrifici che non possiamo disperdere.
Serve un commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 in Sardegna. Servono applicazioni e misure che liberino l’azione dalla troppa burocrazia.»

A dirlo è Fabio Usai, consigliere regionale del Partito Sardo d’Azione.

«La situazione di emergenza richiede una forte determinazione nel prendere ed attuare decisioni in maniera rapida ed efficiente – aggiunge Fabio Usai –. Non possiamo permetterci di fronteggiare questa emergenza sanitaria attraverso canoni procedurali stabiliti in condizioni di normalità.
Avere un commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 che si occupi solo e soltanto di:

  • REPERIRE QUANTO PRIMA E NELLA QUANTITÀ NECESSARIA I DISPOSITIVI DPI PER TUTTO L’ORGANICO CHE OPERA NEL CONTESTO SANITARIO;
  • VERE NELLA DISPONIBILITÀ DELLE AZIENDE QUANTI PIÙ TAMPONI, REAGENTI E MACCHINARI PER LO SCREENING;
  • VERIFICARE LA POSSIBILITÀ DI AVERE NELLA CONDIZIONE DI STRAORDINARIETÀ LOCALI PUBBLICI O STRUTTURE RICETTIVE PER METTERE IN SICUREZZA IL PERSONALE SANITARIO IN IPOTESI DI CONTAGIO COVID19 (e non lasciare all interno dei reparti il personale, causando non poche difficoltà agli operatori e bloccando i servizi. Come, purtroppo, è già accaduto nei presidi di Nuoro e di Sassari)
  • Procedere in misura costante e attraverso modalità consone alla situazione, a COMUNICARE alla pubblica opinione Sarda, ai sindaci, agli amministratori e ai dirigenti sanitari l’andamento della SITUAZIONE, come del resto avviene e sta avvenendo in molte altre regioni d’ITALIA.»

«Un commissario straordinario che abbia comprovata capacità ed esperienza, il cui nome deve essere il più possibile condiviso da tutte le forze politiche, sociali, sindacali e di rappresentanza. Serve un commissario straordinario. Questa richiesta – conclude Fabio Usai – è frutto di numerosissime interlocuzioni avute in queste lunghe e difficili giornate con medici, infermieri, oss, rappresentanti sindacali di base, Sindaci, rappresentanti della sicurezza nei presidi ospedalieri e cittadini.»

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I Sindaci dei Comuni del Sulcis Iglesiente, in relazione all’emergenza Covid-19, hanno inviato una lettera.appello al prefetto di Cagliari Bruno Corda, al presidente della Regione Christian Solinas, all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu e al direttore dell’ATS Sardegna Giorgio Carlo Steri, con la richiesta di un Piano strategico di attivazione progressiva di strutture di area critica in Regione Sardegna.
«Con la presente, i sottoscritti Sindaci del territorio del Sulcis Iglesiente, chiedono l’immediata modifica dell’atto in oggetto, nel quale, al fine di fronteggiare l’emergenza Covid-19, è prevista l’istituzione presso l’ATS-ASSL Carbonia di n. 33 posti letto di terapia intensiva e pneumologia, con il P.O. CTO di Iglesias come struttura ospedaliera di riferimento – si legge nella lettera-appello -. L’atto prosegue con il trasferimento del punto nascite dal P.O. CTO di Iglesias e del personale in servizio nella struttura, presso l’Ospedale Brotzu di Cagliari. Chiediamo che venga immediatamente individuato il P.O. Santa Barbara di Iglesias come presidio per la gestione di pazienti critici e non, poiché il reparto di terapia intensiva della struttura era operativo fino a poco tempo fa, e, come già proposto sin dall’inizio dal Sindaco e dall’assessore delle Politiche sociali del comune di Iglesias, questa sarebbe la scelta più adeguata per fronteggiare questo particolare momento di emergenza.»
«E’ stato comprovato da diversi esempi in tutta Italia e nella Regione Sardegna, come la gestione di pazienti Covid-19 sia incompatibile con la presenza di altri reparti operativi nei presidi ospedalieri, rendendo molto più elevati i rischi di contaminazioni e contagi – aggiungono i Sindaci dei Comuni del Sulcis Iglesiente -. Situazione ancora più evidente con riferimento al P.O. Sirai di Carbonia ed al punto nascita presente nel P.O. CTO di Iglesias, strutture nelle quali la mobilità degli operatori sanitari tra i due presidi sarebbe un possibile veicolo d’infezione.»
«In conclusione, troviamo inconcepibile la concentrazione di pazienti Covid-19 in un presidio ospedaliero operativo, quando è presente nel territorio una struttura adeguata alla gestione come il P.O. Santa Barbara di Iglesias.»