28 November, 2024
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C’è una quarta vittima di un paziente positivo al Covid-19 in Sardegna, un 75enne di Samassi morto per arresto cardiocircolatorio. Lo ha confermato all’ANSA il sindaco del paese, Enrico Pusceddu, che due giorni fa aveva annunciato, sulla pagina Facebook del Comune, il caso di positività al Covid-19.

La moglie della vittima, anche lei risultata positiva al Corinavirus, si trova attualmente ricoverata all’ospedale Santissima Trinità di Cagliari.

Anche a Samassi è stato attivato il protocollo di gestione dell’emergenza, in attuazione dei decreti del Governo e delle ordinanze della Regione.

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Le associazioni e le cooperative sociali che svolgono il servizio di Emergenza di base per il 118 sono pronte a interrompere la loro attività se non verranno dotate di opportune e adeguate scorte di dispositivi di protezione individuale contro il Coronavirus e se gli operatori del 118 non verranno equiparati agli operatori sanitari, con l’esecuzione dei tamponi per tutti i volontari e con l’adozione di adeguati protocolli d’emergenza per la gestione dei soccorsi previsti nella attuale situazione. Lo hanno comunicato ieri, al presidente della Regione Christian Solinas, all’assessore della Sanità Mario Nieddu, ai direttori generali della Protezione Civile Antonio Pasquale Belloi, dell’Areus Giorgio Lenzotti e dell’Ats Sardegna Giorgio Steri, i rappresentanti di otto sigle che assicurano, con 198 mezzi e cinquemila tra volontari e soci di cooperative sociali, un servizio capillare in tutta l’isola. La lettera è stata inoltre inviata per conoscenza ai prefetti e ai responsabili delle Sale Operative del 118 di Cagliari e Sassari.

«Come abbiamo sempre dichiarato, è nostra intenzione non voler abbandonare la popolazione in questo grave momento di crisi e ci viene da piangere doverlo solo immaginare, ma reputiamo impossibile dover operare così», scrivono nella nota Federico Pintus (rappresentante delle associazioni “Libere” afferenti alla Centrale operativa di Sassari), Pier Paolo Emmolo (associazioni Libere della Centrale operativa di Cagliari), Lucia Coi dell’Anpas, Giovanni Mura delle Misericordie, Antonio Dettori dell’Avis, Angelica Fresi della Croce Rossa Italiana, Francesco (delle cooperative sociali afferenti Centrale operativa di Sassari) e Marco Usai (delle cooperative sociali della Centrale operativa di Cagliari).

«Vi chiediamo semplicemente di immaginare lo stato d’animo dei nostri operatori, che, per forza di cose, sono soggetti a soccorrere persone contagiate dal Covid-19, come crediate possano sentirsi, dovendolo fare senza le adeguate protezioni.»

Le associazioni dichiarano inoltre di essere restate «attonite nell’apprendere della presenza di maschere protettive nelle giacenze delle Aziende Sanitarie», una dichiarazione resa nel corso di una trasmissione televisiva dall’assessore alla Sanità Mario Nieddu. «Da giorni, i nostri operatori sono mandati a svolgere le attività di soccorso senza le dovute ed adeguate protezioni, o con dispositivi ottenuti grazie all’approvvigionamento a prezzi inimmaginabili, a cui si provvede in proprio. Forniture, comunque, divenute difficoltose o impossibili», continua la nota.

«Non abbiamo ricevuto alcun supporto dalle aziende sanitarie, solo ieri alcune associazioni hanno ricevuto una fornitura minimale e ridicola di mascherine, altre, addirittura, non ne hanno avuto per niente, tutto ciò con criteri di distribuzione incomprensibili. Capite che per chi ha anche la responsabilità, di questi uomini e queste donne, la situazione non è più procrastinabile.»

Per questo motivo le associazioni e le cooperative sociali hanno chiesto al presidente Solinas e all’assessore Nieddu «l’immediata considerazione del problema sicurezza degli operatori 118, predisponendo la fornitura di opportune e adeguate scorte di dispositivi di protezione individuale e il trattamento degli operatori 118, alla stessa stregua degli operatori sanitari, con l’esecuzione per tutti i volontari, dei tamponi e degli adeguati protocolli d’emergenza per la gestione dei soccorsi previsti nella attuale situazione» 

«Ci duole davvero dirlo ma senza le garanzie richieste il nostro supporto non potrà essere garantito», concludono le associazioni.


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La Direzione dell’ATS Sardegna ha diramato oggi le nuove direttive per contrastare e prevenire la diffusione del Covid-19 negli ospedali sardi. Di seguito, la nuova organizzazione prevista nel Sud Sardegna.

Presso il Presidio Ospedaliero SS Trinità di Cagliari saranno attivati ulteriori 8 posti letto nell’Unità Operativa Malattie Infettive, che si sommano ai 7 posti letto dello scenario 1, per un totale di 15 posti letto. Presso il medesimo Presidio Ospedaliero saranno inoltre attivati 10 posti letto nell’Unità Operativa Pneumologia e 7 posti letto presso l’Unità Operativa Terapia Intensiva.

Presso la ASSL Carbonia Presidio Ospedaliero CTO saranno attivati 25 posti letto Covid+ Degenza Ordinaria presso l’Unità Operativa Piastra Chirurgica, 4 posti letto presso l’Unità Operativa Blocco Operatorio/Semi-Intensiva, 4 posti letto in Unità Operativa Terapia Intensiva. Il Punto Nascita del Presidio Ospedaliero CTO ed il personale in servizio presso tale struttura sarà temporaneamente trasferito presso l’Ospedale Brotzu di Cagliari.

Nella ASSL Oristano presso il Presidio Ospedaliero San Martino di Oristano, 4 posti letto saranno attivati nella “nuova” Terapia Intensiva, 8 posti letti saranno attivati presso la “vecchia” Terapia Intensiva e ulteriori 12 posti letto presso la “vecchia” Pediatria.

Infine, 2 posti letto saranno attivati presso la Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico “Duilio Casula” dell’AOU di Cagliari.

Il numero dei posti letto presso il SUD SARDEGNA sarà incrementato di ulteriori 84 unità, da sommarsi a quelli previsti per lo scenario 1.

Nel Sud Sardegna, il supporto operativo ai pazienti Covid- sarà garantito dall’Azienda Ospedaliera “Brotzu” di Cagliari che metterà 3 postazioni di ECMO, incluso backup, con le relative equipe, a disposizione dei P.O. Covid+.

Ancora, presso il Pronto Soccorso (PS) del Presidio Ospedaliero San Michele Brotzu saranno predisposte 2 stanze, con telecamere CCYD per l’isolamento dei casi sospetti relativi a pazienti che, inappropriatamente, si presentano direttamente in PS.

Nel Sud Sardegna, il supporto operativo ai pazienti Covid- sarà assicurato da:

  • Presidio Ospedaliero Marino di Cagliari
  • Presidio Ospedaliero Sirai di Carbonia;
  • Presidio Ospedaliero Nostra Signora di Bonaria di San Gavino Monreale.

 

 

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Il Coronavirus ha fatto una nuova vittima in Sardegna, la terza, alla Casa di riposo “Casa Serena” di Sassari. Lo ha annunciato pochi minuti fa il sindaco, Nanni Campus, nel corso di una conferenza stampa. Il primo cittadino – che, peraltro, è un medico – ha lanciato un accorato appello alla popolazione a rispettare tutte le disposizioni per contrastare e prevenire la diffusione del Covid-19, perché contrariamente a quanto credano ancora in tanti che il virus sia presente solo negli ospedali e nelle case di riposo – ormai il virus è presente dappertutto ed il rischio contagio è molto elevato. Nanni Campus ha ripetuto più volte l’invito a RESTARE A CASA.

Sassari è la Provincia della Sardegna dove si è finora registrata la più alta concentrazione di persone positive al Covid-19, ben 216 (su 293 complesive), 82 nella sola giornata di ieri 20 marzo.

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La Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica lancia alla Giunta regionale ed a tutte le istituzioni un messaggio forte e chiaro con l’hashtag #RIVOGLIOILMIOOSPEDALE

«Chiediamo la riapertura immediata di tutti i reparti chiusi in questi anni: una situazione che non è più sostenibile.

Il recupero di questi servizi essenziali costituisce per tutti i sardi:

– La garanzia di poter fronteggiare in sicurezza l’attuale emergenza pandemica;

– Il giusto riconoscimento dell’ineludibile ruolo della sanità pubblica;

– La preservazione della dignità dei territori disagiati;

– La tenuta qualitativa dei servizi sanitari nelle grandi città;

– Il rispetto dei diritti dei pazienti, degli operatori e dei diritti sociali;

E’ giunto il momento che l’era dei tagli indiscriminati che hanno smantellato il Sistema sanitario regionale abbia fine!

È ora che la Giunta regionale mantenga le promesse elettorali sul ripristino della Sanità territoriale. Non c’è più tempo per le chiacchiere: vogliamo i fatti!

#RIVOGLIOILMIOOSPEDALE è la voce del popolo che non è più disposto ad attendere.

#RIVOGLIOILMIOOSPEDALE è la volontà di ripristinare le grandi eccellenze ospedaliere sarde, annichilite dagli accorpamenti, svilite dai tagli dei posti letto, private di risorse ed investimenti essenziali;

#RIVOGLIOILMIOOSPEDALE è il recupero dei livelli di intensità di cura e di complessità chirurgica che anche i piccoli ospedali potevano vantare fino a pochi anni fa;

#RIVOGLIOILMIOOSPEDALE è la garanzia che i nostri figli possano nascere in sicurezza nell’ospedale a loro più vicino, nei punti nascita chiusi scriteriatamente in questi anni, portando ad un ulteriore calo della natalità, all’assenza di percorsi pubblici per la salute globale delle donne, alla carenza di sicurezza per le partorienti ed il nascituro;

#RIVOGLIOILMIOOSPEDALE è la richiesta degli operatori sanitari lasciati soli in prima linea, a combattere senza armi la battaglia contro il Covid-19, in preda al caos ed all’assenza di direttive chiare, sotto il costante ricatto di “norme-bavaglio” che hanno distrutto la democrazia nei luoghi di lavoro e impedito l’emergere di una governance trasparente, partecipata ed efficiente;

#RIVOGLIOILMIOOSPEDALE è il grido della Sanità Pubblica, di Qualità e Gratuita, scardinata dai poteri forti e da governanti ossequiosi, che hanno sacrificato una delle più grandi conquiste sociali dell’essere umano sull’altare dei profitti per pochi e dei privilegi di casta;

Tutta la Sardegna – conclude la Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica -, in questo momento è unita con unica voce: #RIVOGLIOILMIOOSPEDALE.»

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Il vicepresidente nazionale dello Snami Domenico Salvago lancia un appello forte ai Medici di medicina Generale di tutta Italia: «Mettiamoci subito in quarantena dai nostri familiari! L’isolamento sociale che indichiamo ai nostri pazienti di attuare in maniera severa deve valere anche per noi come isolamento familiare – aggiunge Domenico Salvago – perché i dati dimostrano che il medico di medicina generale può essere contagiato anche perché scoperto delle dotazioni minime di protezione individuale, diventare a sua volta portatore senza sintomi e quindi “untore” verso terzi, può purtroppo ammalarsi morire come sta succedendo a tanti medici che hanno continuato a svolgere la loro missione.»

«In un comunicato di ieri, dal titolo “L’ASINTOMATICO PUO’ ESSERE CONTAGIOSO? ASSOLUTAMENTE SI’, SENZA SE E SENZA MA”di Angelo Testa, presidente nazionale dello Snamiabbiamo ribadito come la grande maggioranza delle persone infettate da Covid-19, tra il 50 e il 75%, è completamente asintomatica ma rappresenta una formidabile fonte di contagio. Questo vale anche per la nostra categoria, da qui la raccomandazione all’isolamento dai familiari – conclude Domenico Salvago –. Ci si trasferisca subito, in alternativa si utilizzino camere e servizi separati e si stia comunque in maniera ferma lontano dai familiari. Non possiamo pagare il prezzo estremo che si possano ammalare i nostri cari perché contagiati da Noi. Un piccolo sacrifico per ottenere il massimo dei risultati in un ribattezzato: LONTANO DAGLI OCCHI MA PIU’ VICINO AL CUORE!»

 

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Nell’ambito delle attività di monitoraggio del rispetto dei decreti della Presidenza del Consiglio dei ministri in materia di prevenzione e contenimento del contagio da Coronavirus, dal 12 marzo al 20 marzo la Polizia locale di Carbonia ha eseguito in totale 552 controlli, così suddivisi:

• 229 sullo spostamento di persone e mezzi nel territorio comunale;
• 323 sulle attività commerciali.

Gli accertamenti della Polizia locale hanno comportato 3 denunce totali (ex articolo 650 del Codice penale): 2 a carico di persone e 1 a carico del titolare di un’attività commerciale, segnatamente un bar.

A seguito della trasmissione dei risultati delle verifiche effettuate alla prefettura di Cagliari, il prefetto Bruno Corda si è complimentato personalmente con il sindaco Paola Massidda, encomiando l’operato del Comando della Polizia locale di Carbonia.

I controlli della Polizia locale, unitamente a quelli messi in campo dalle altre Forze dell’ordine, proseguono e si intensificano quotidianamente per garantire il rispetto delle prescrizioni governative.

È richiesto a tutti noi senso di responsabilità, civismo e collaborazione.

Si ricorda che gli spostamenti sono consentiti solo per comprovate esigenze lavorative, di salute e per fare la spesa. A questo proposito, si raccomanda di concentrare gli acquisti in modo da recarsi nei supermercati con la minore frequenza possibile.

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«Apprendo in questo momento le nuove direttive ATS che riguarderebbero un ipotetico trasferimento del PUNTO NASCITA dal CTO di Iglesias al presidio ospedaliero Brotzu… Questa decisione presa in totale solitudine da parte di alcuni dirigenti ATS non tiene in considerazione la situazione territoriale del Sulcis iglesiente, in quanto, il trasferimento esporrebbe le pazienti ad un rischio nettamente superiore rispetto all’espletamento del parto e delle relative cure ad esso connesse che si effettuerebbero nello stesso territorio di appartenenza con minore distanza e minori rischi. L’altro aspetto da considerare, consiste nel fatto che presso il P.O. SIRAI (non centro di riferimento Covid-19) è presente lo spazio adeguato per accogliere il punto nascita. Ulteriore aspetto da considerare consiste nel fatto che il personale medico, ostetrico ed infermieristico, sarebbe costretto a spostamenti continui di oltre 100 km… (andata e ritorno)… Per coprire i turni di servizio… Dobbiamo rilevare inoltre una criticità dovuta al fatto che alcuni operatori sanitari presentano limitazioni legate ad alcune patologie ed esigenze che rappresenterebbero per essi un ostacolo ulteriore nell’espletamento della loro attività professionale.»

Lo scrive, in una nota, Fabio Usai, consigliere regionale del Partito Sardo d’Azione.

«Oggi più che mai – aggiunge Fabio Usai – bisogna essere uniti per affrontare questa grave emergenza. Questo ipotetico trasferimento del punto nascita dal sul Sulcis Iglesiente al Cagliaritano mi vedrà con tutte le forze impegnato affinché il nostro territorio non debba subire l’ ennesima perdita anche temporanea di un servizio essenziale. Ribadisco con forza il nostro NO al trasferimento del punto nascita…il Sulcis Iglesiente ha bisogno di aumentare…Incrementare…I servizi…se vogliamo rappresentare il nostro territorio senza logiche di appartenenza politica, partitica, sindacale – conclude Fabio Usai -. Possiamo farlo… NO AL TRASFERIMENTO DEL PUNTO NASCITA.»

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Ieri abbiamo dato notizia dell’iniziativa del team di lavoro Salidu-Pinna-Marroccu per la produzione di mascherine utili a fronteggiare l’emergenza Coronavirus e a contenere il pericolo di contagio, in una fase molto difficile e particolarmente delicata proprio per la carenza dei dispositivi di difesa.

Il team di lavoro Salidu-Pinna-Marroccu fornisce oggi i dati sulle nuove mascherine chirurgiche che ha realizzato e provato.

Materiali:

• 2 strati (misure 20×21 cm) di cotone a trama fitta

• 1 strato di cotone cinzato idrorepellente delle stesse misure dei primi, che verrà posizionato come strato “esterno” della mascherina.

Piegare la mascherina seguendo il lato da 21 cm per ottenere una dimensione finita nel lato corto di 10 cm, questa è una misura standard adattabile a tutti i visi.

Le fettuccine nel lato con dimensioni maggiori misurano 1 metro, quindi si otterranno 40 cm di legacci a lato.

Mascherina chirurgica in triplo strato di cotone a trama fitta, fornita di 4 lacci, sterilizzabile e riusabile.

Nota bene: le mascherine in TNT, oltre ad essere introvabili, non sono sterilizzabili, e vanno smaltite, inoltre se ne dovrebbero usare da 4 a 6 al giorno. Queste mascherine, in quanto sterilizzabili a fine giornata (varecchina diluita al 10%, 1 bicchiere in 1 litro d’acqua) sono riutilizzabili il giorno dopo. Supposto che se nebutilizzino due al giorno, con due mascherine in cotone si è autosufficienti per due mesi.

Alleghiamo le fotografie del modello definitivo ed il filmato del processo di confezionamento.

Da un’idea di Mario Marroccu, Giorgio Salidu, Luisella Pinna. Realizzata da Luigi Marroccu, montaggio di Loretta Piras.

«Non abbiamo stoffa cerata né fettuccine per poterne fabbricare altre – spiega il medico chirurgo Mario Marroccu -. Ci stiamo adoperando per stabilire un contatto con una ditta di Como e con il laboratorio che può resinare la tela di cotone. Il laboratorio dovrebbe essere lo stesso che sta trattando con resina il cotone destinato alle mascherine approvate dalla Regione Piemonte e dalla Lombardia. Ne riparleremo presto.»
«Nel frattempo – raccomanda Mario Marroccu -: ponete grande attenzione ai contatti umani, anche i più fidati. Tenete lontani coloro che negano l’esistenza dell’epidemia e, non proteggendosi, sono pericolosi per il prossimo. State distanti da coloro che indossano maschere con valvole perché la valvola fa uscire il fiato non filtrato e potenzialmente pericoloso.»

«Il nostro è un impegno sociale, privo di interesse commerciale – ribadisce e conclude Mario Marroccu -. Noi suggeriremo il metodo. Chi crede lo può applicare autarchicamente.»

 

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«Pieno supporto alla posizione assunta dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in merito al presunto effetto di terapie a base di medicinali anti-ipertensivi appartenenti alla classe degli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE inibitori), o degli antagonisti del recettore per l’angiotensina II (sartani), sulla trasmissione e sull’evoluzione in termini di gravità della malattia da SARS-CoV-2 (Covid-19).»

Lo scrive, in una nota, il Comitato tecnico scientifico.

«Nello specifico – prosegue la nota – si ribadisce che, ad oggi, non esistono in merito evidenze scientifiche derivate da studi clinici o epidemiologici, ma solo ipotesi molecolari verificate con studi in vitro. Pertanto, in base alle conoscenze attuali, il CTS raccomanda di non modificare la terapia in atto con anti-ipertensivi (qualunque sia la classe terapeutica) nei pazienti ipertesi, in quanto esporre pazienti fragili a potenziali nuovi effetti collaterali o a un aumento di rischio di eventi avversi cardiovascolari non appare giustificato.»

«Per le stesse motivazioni, rispetto all’ipotesi di utilizzare farmaci ACE-inibitori e sartani anche in persone sane a fini profilattici, il CTS ritiene opportuno ricordare che questi farmaci vanno utilizzati esclusivamente per il trattamento delle patologie per le quali esiste un’autorizzazione all’immissione in commercio. Il CTS, infine, sottolinea che non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’impiego d’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19. Studi epidemiologici nel merito potranno fornire utili informazioni a meglio definire l’eventuale effetto, semmai esistente, sia d’ibuprofene, sia di altri farmaci anti-infiammatori non-steroidei, sulla severità dei quadri di Covud-19», conclude la nota stampa.