La sezione di Sant’Antioco di Italia Nostra propone un’unica area marina protetta per l’Arcipelago del Sulcis
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Con una lettera inviata al ministero dell’Ambiente e all’Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), la sezione di Sant’Antioco dell’Associazione Italia Nostra ha chiesto che già nella prima fase di studio finalizzata alla istituzione dell’Area Marina Protetta nel sud della Sardegna siano compresi i tre comuni, le due isole maggiori e le isole minori che formano l’arcipelago del Sulcis.
«La crisi sanitaria ed economica che sta attraversando l’intero pianeta ci convince sempre più che la ripresa non possa più prevedere la riattivazione degli stabilimenti nocivi ed inquinanti, ma che l’intero sistema economico e produttivo debba finalmente orientarsi verso una vera riconversione ecologica di cui il pianeta ha urgente bisogno e le aree di tutela rappresentano un primo, importante passo in questa direzione – si legge in una nota della sezione di Sant’Antioco di Italia Nostra -. L’arcipelago del Sulcis è formato da un unico ecosistema marino con le stesse caratteristiche e criticità, con le medesime emergenze ambientali che, pertanto, devono essere tutelate nella medesima misura. Lo stesso Piano Paesaggistico Regionale individua il sistema insulare di Sant’Antioco e San Pietro come un unico spazio marino costiero che rappresenta l’elemento di identità e relazione del complesso sistema di risorse storiche, insediative ed ambientali. Notevoli sono infatti gli elementi di natura ambientale e paesaggistica che accomunano le due isole: la presenza di zone umide e di diverse aree attrezzate per la produzione del sale, numerosi siti inseriti nella rete Natura 2000 e le Important Bird Area, la variabilità della costa e le caratteristiche geologiche e morfologiche delle zone costiere, gli endemismi presenti, le essenze botaniche e la stessa fauna, le colture praticate nelle due isole maggiori, etc…»
«Per questo motivo le aree di tutela non possono limitarsi a seguire i confini amministrativi dei comuni, ma devono includere territori omogenei che, pur con le proprie peculiarità, contribuiscono ad arricchire e diversificare l’ambiente e l’economia delle aree interessate alla AMP – aggiunge la nota -. Anche le criticità ambientali, purtroppo, accomunano le due isole: la compromissione ambientale derivante dalle attività del Polo Industriale di Portovesme e dal poligono militare di Teulada che costituiscono una permanenza del territorio costiero e che hanno determinato spesso usi conflittuali delle risorse in rapporto alla naturale evoluzione degli ecosistemi, l’eccessivo carico antropico sulle spiagge seppur in brevi periodi dell’anno, il lento e progressivo degrado dovuto all’eccessivo e non sostenibile prelievo di pescato che impoverisce sempre più il mare. Alcune di queste criticità potrebbero, anche se parzialmente, essere ridotte attraverso una intelligente politica di gestione ambientale a condizione che essa sia unica per l’intero arcipelago. Diversamente si rischierebbe di salvaguardare e tutelare solo una parte di territorio, scaricando sul resto dell’arcipelago il carico antropico e degli operatori del mare, creando nel complesso più i danni ambientali che benefici.»
«Per tutti questi motivi riteniamo fondamentale che gli studi e le attività propedeutiche all’istituzione dell’AMP debbano coinvolgere il territorio delle due isole, le amministrazioni locali dei tre comuni e l’intera popolazione – conclude la sezione di Sant’Antioco di Italia Nostra -. Oggi più che mai il nostro mare e gli stessi pescatori che vi operano, i cittadini e gli operatori turistici, necessitano di immediati interventi di salvaguardia e tutela utili anche a rilanciare i numerosi settori economici ad essi connessi.»
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