17 July, 2024
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Uno dei migliori talenti del calcio sulcitano degli anni ’70 è stato sicuramente Fulvio Cabiddu. Originario di Cortoghiana, iniziò a giocare al calcio nei NAGC del Cortoghiana, per passare successivamente alle giovanili del Cagliari. Durante il NAGC il giovanissimo Fulvio Cabiddu arrivò tra i primissimi posti a Coverciano nelle selezioni di categoria a livello nazionale. Conclusa l’esperienza con il Cagliari Primavera, passò all’Iglesias per disputare il campionato di Promozione 1971/1972.

Giocatore non molto dotato fisicamente, per il modo di giocare era considerato il classico centrocampista dai piedi buoni, utile sia nella fase di impostazione del gioco sia in quella di interdizione, nonché elemento tenace e determinato. Alla fine del campionato di serie D 1973/1974 Fulvio Cabiddu lasciò l’Iglesias per giocare con il Vittoria in Sicilia, sempre in serie D. Dopo avere contribuito a portare la squadra siciliana in serie C, rientrò in rossoblù alla vigilia del campionato 1978/1979, con l’Iglesias ancora in serie D. Ha giocato con i rossoblù 8 campionati, 2 in Promozione e 6 in serie D, per un totale di 202 presenze e 16 reti, intervallate da 4 stagioni trascorse a Vittoria. Lasciata la squadra rossoblù in Promozione alla fine del campionato 1982/1983, continuò a giocare ancora per qualche stagione con il Cortoghiana.

Abbandonata l’attività agonistica iniziò quella di allenatore, guidando tra l’altro lo stesso Cortoghiana, il Teulada, Tratalias, Rio Narcao, Carloforte e Villacidro.

Fulvio Cabiddu oggi vive a Cortoghiana, ha lavorato presso l’Azienda Regionale Trasporti (Arst), prima Fms, è in pensione dal 2018 ed è stato consigliere comunale a Carbonia.

Brano tratto dal libro “80 anni di calcio rossoblù Monteponi Iglesias 1925-2005“, di Franco Reina, Giampaolo Cirronis Editore.

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13, 36, 55: sono i numeri estratti dall’OPI, collegati alle donazioni ricevute per la produzione di 5.000 mascherine protettive pediatriche. I “fortunati” possessori dei 3 numeri, riceveranno rispettivamente 200, 100 e 50 mascherine. Con il ricavato è stato possibile proseguire il lavoro di confezionamento delle mascherine da parte delle sarte e la distribuzione da parte degli infermieri volontari.

Ricordiamo che la scorsa settimana l’Ordine Professioni Infermieristiche ha avviato la produzione delle mascherine protettive in tessuto cotone e polipropilene, questa volta per la distribuzione e nella disponibilità di cittadini di età pediatrica e scolare del Sulcis Iglesiente.

Come realizzato con l’ampio gradimento e successo della precedente iniziativa per la produzione e la distribuzione ai cittadini, istituzioni, associazioni, infermieri e operatori della sanità pubblica e privata, ospedaliera e territoriale di 20.000 mascherine protettive, nella lotta al CoViD 19, ancora una volta l’OPI ha scelto l’ambito della fattibilità, producendo nel nostro territorio quanto utile ai cittadini in età pediatrica e scolare, ad oggi costretta al proprio domicilio e quindi con movimenti abbastanza limitati e controllabili, ma che dal 4 maggio prossimo, con la fine progressiva del lock down, sarà libera di muoversi più agevolmente, bambini, scolari, ragazzi e studenti che non si può pensare di non proteggere dal virus e con attività di educazione sanitaria affinché non divengano essi stessi veicolo di contagio.

Agire anche per i ragazzi e i bambini significa provare a proteggere la loro salute, con senso di responsabilità e con un gesto di attenzione dall’alto profilo comunicativo, emotivo, di sanità pubblica: «Stiamo pensando anche a voi e alla vostra libertà di movimento nel rispetto del momento».

Le mascherine protettive in tessuto e spundbond-polipropilene sono confezionate da sarte artigiane volontarie del comune di Sant’Antioco e distribuite GRATUITAMENTE e direttamente dall’OPI Carbonia Iglesias ai pediatri di libera scelta, nei distretti scolastici, alle associazioni, nei luoghi di lavoro e delle risposte di cura e assistenza per utenti in età pediatrica.

 

 

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Pinuccio Dettori è stato un grande uomo di sport. Primatista italiano nel salto in alto dal 1941 al 1957 con metri 1,85, due volte nazionale, campione italiano 2ª e 3ª serie nel ’40, secondo agli assoluti nel ’41 e ’46, secondo agli Studenteschi del ’39 e vittorioso in gare nazionali a Roma, Torino, Napoli, Parma e Milano, si qualificò per le Olimpiadi a Firenze nel 1940, con la misura di 1,85, ma non poté rappresentare l’Italia nella rassegna iridata per lo scoppio della guerra.

Divenne allenatore federale di atletica e, sotto la sua guida, crebbero atleti di assoluto valore quali Franco Sar, Antonio Ambu, Giacomo Multineddu ed Angelo Defraia.

A Carbonia conobbe e sposò Angela Beccheroni, con la quale ebbe due figli: Manlio, scomparso a soli 25 anni in un tragico incidente automobilistico; e Lilia, docente liceale.

Maestro elementare, ha dedicato la sua vita alla formazione dei giovani, nella scuola e nello sport. A lui si deve la realizzazione del campo sportivo di Corso Albania, al quale poi Aldo Carboni diede i crismi dell’ufficialità.

Pinuccio Dettori nel 1996 partecipò all’inaugurazione del complesso sportivo di via Balilla che, dopo la sua scomparsa, gli è stato intitolato.

Pinuccio Dettori era nato a Sassari il 21.03.1920, è morto a Carbonia il 13.02.2004.

Brano tratto dal libro “Dalla Carbosarda alla Pol. Carbonia – Io c’ero”, di Elvio Verniani, Giampaolo Cirronis Editore

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Alessio Rondelli è nato a Carbonia il 19 ottobre 1975. Si è dedicato fin da giovanissimo ad una disciplina sportiva bella quanto impegnativa qual è il full contact, raggiungendo presto i vertici nazionali e poi quelli europei e mondiali.

Di seguito i risultati raggiunti.

1995: campione italiano dilettanti 3ª serie full contact Wako categoria 81 kg.

1996: campione italiano dilettanti 2ª serie full contact Wako categoria 81 kg.

1997/1999/2000/2001: campione italiano dilettanti 1ª serie full contact Wako categoria 81 kg.

Caorle 1999/Jugoslavia 2001: medaglia di bronzo ai campionati del mondo full contact Wako categoria 81 kg con la maglia azzurra.

Mosca 2000: medaglia di bronzo ai campionati europei full contact Wako categoria 81 kg con la maglia azzurra.

2001: vincitore del torneo internazionale di Casablanca (full contact Pro Italia-Marocco).

2001: campione italiano professionisti Wako – Pro full contact categoria 81,400 kg.

Dal 2004 al 2007 – 2 volte nel 2007: campione del mondo professionisti Wako – Pro full contact categoria 78,100 kg.

2003 e 2004: campione italiano universitario di boxe categoria 81 kg.

2008: campione internazionale WBF di boxe professionisti categoria mediomassimi.

2009: campione intercontinentale WBF di boxe professionisti categoria mediomassimi.

 

Brano tratto dal libro “Dalla Carbosarda alla Pol. Carbonia – Io c’ero”, di Elvio Verniani, Giampaolo Cirronis Editore

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Roberto Masili è nato a Genova il 13 dicembre del 1969. Ha iniziato la pratica del ju-jitsu all’età di 5 anni, sotto gli insegnamenti del maestro Giuliano Masili (suo padre), dando subito dimostrazione di attitudine e passione verso la disciplina sportiva.

Nel 1981 si è aggiudicato, al palazzetto dello sport di Genova, il primo campionato italiano di ju-jitsu. Negli anni successivi, fino al 1989, ha vinto 2 campionati sardi e, per due volte, nel 1986 e 1987, è stato finalista ai campionati italiani, nei quali ha conquistato altrettante medaglie d’argento.

Nel 1983 Roberto Masili si è laureato per la prima volta campione italiano di judo, sotto la guida del maestro Settimio Pelliccioni (ex campione europeo di judo, nel 1975).

Nel 1986 ha deciso di dedicarsi a tempo pieno al karate sportivo (disciplina che pratica insieme a judo e ju-jitsu dal 1982), riuscendo a raggiungere i traguardi più importanti della sua carriera. Dal 1986 al 1993, si è aggiudicato per 6 volte il titolo di campione sardo (specialità kumité) e dal 1986 al 1993, è stato per 4 volte campione italiano.

Nel 1991, all’età di 21 anni, si è laureato per la prima volta campione europeo, al palazzetto dello sport di Cagliari, battendo l’atleta olandese Andreas Miller e si è ripetuto nel 2000.

Nel 2001, in Romania, e nel 2006 in Olanda, ha conquistato il titolo mondiale I.K.F. Roberto Masili è stato titolare della Nazionale di karate dal 1990 al 1999, titolare del GS nazionale Vigili del fuoco dal 1994 al 1999 ed è stato premiato dal Comitato Atleti Azzurri d’Italia.

Brano tratto dal libro “Dalla Carbosarda alla Pol. Carbonia – Io c’ero”, di Elvio Verniani, Giampaolo Cirronis Editore

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In una stagione così drammatica che trova gli italiani impegnati a contrastare e prevenire il Coronavirus che ha già fatto tante vittime, anche la Sardegna non è rimasta esente e i decessi, purtroppo, sono una dura realtà che ha scosso profondamente la comunità sarda.
Questa nuova situazione, indubbiamente, ha modificato il nostro modo di vivere e, soprattutto, sono pesantissime le conseguenze che il virus ha prodotto.
L’assetto socio-economico ha ricevuto un grosso scossone non solo a livello nazionale ma anche planetario.
La politica sarda è arrivata in soccorso delle famiglie e delle imprese, attivandosi e mettendo in atto iniziative indirizzate a sostegno della popolazione e a supporto del tessuto economico.
Il mondo industriale ha subito uno stop drammatico ed abbiamo chiesto all’assessore dell’Industria, Anita Pili, quali iniziative sono state messe in cantiere per superare l’emergenza.
«L’assessorato dell’Industria – spiega Anita Pili sta lavorando, attraverso il tavolo di agenda industria, per individuare gli assi strategici del sistema industriale ed improntare il piano regionale per la loro valorizzazione, saranno centrali il lavoro ed il valore sociale dell’impresa. Riteniamo che solo attraverso il loro potenziamento sarà possibile dare nuovo respiro al nostro sistema produttivo.»
«Insieme ai player industriali regionali, stiamo invece lavorando sull’individuazione e condivisione delle best practice in ambiente di lavoro industriale al tempo del Coronavirusaggiunge Anita Pili -. Sarà necessario, infatti, non soltanto individuare modalità di lavoro “sicuro” per tutte quelle attività che dovranno riprendere il loro lavoro, ma anche e, soprattutto, per prevenire eventuali nuovi stop produttivi legati ad improvvisi focolai.»
«Stiamo collaborando con i sindacati, le associazioni ed i player industrialiconclude l’assessore regionale dell’Industria – non solo per governare l’emergenza ma, soprattutto, per anticipare la gestione della ripartenza, perché dobbiamo farci trovare pronti ed essere capaci di trasformare tutto ciò che sembrava una minaccia, in nuove opportunità per la nostra Sardegna.»
Armando Cusa

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In Sardegna risalgono i casi positivi al Covid-19, da 3 a 14, su 462 tamponi eseguiti e 430 casi testati. Ben 11 dei 14 nuovi casi positivi sono stati riscontrati nella provincia di Sassari che resta quella largamente più colpita, con 822 casi complessivi su. 1,271 totali, il 64,67%. Gli altri 3 casi sono stati riscontrati 2 nella provincia di Nuoro (totale 76) e 1 nella Città Metropolitana di Cagliari (totale 230). Nessun nuovo caso positivo nella provincia del Sud Sardegna (totale 91) e in quella di Oristano (totale 52).

I pazienti ricoverati con sintomi oggi sono 96, uno più di ieri, quelli ricoverati in terapia intensiva 18, uno meno di ieri (il numero è in leggero ma costante calo). E’ sceso di 10 unità sia il numero delle persone in isolamento domiciliare, oggi 680, sia quello degli attualmente positivi, oggi 794. E’ in crescita il numero dei pazienti dimessi/guariti, 374 (ieri erano 351). Oggi si è registrato un nuovo decesso che porta il numero complessivo a 103.

Nonostante l’incremento odierno, il numero complessivo dei casi positivi al Covid-19 resta contenuto, 35 negli ultimi quattro giorni, e la Sardegna continua le operazioni di avvicinamento alla Fase 2.

 

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«Negli ultimi mesi la Regione ha adottato azioni importanti per ridurre il ‘digital divide’, cercando di salvaguardare le Amministrazioni Comunali da ogni pregiudizio economico derivante dai ritardi nell’esecuzione dei lavori.»

Lo comunica l’assessore regionale degli Affari generali, Valeria Satta, ricordando che attualmente sono 75 i cantieri in lavorazione, 220 quelli collaudati e 152 i servizi di banda ultra larga attivati.

«In questo periodo abbiamo lavorato intensamente in questa direzione ed alcuni risultati lo testimoniano aggiunge l’assessore Valeria Satta -. La Regione Sardegna è stata candidata come polo strategico nazionale per i data center pubblici, ha avuto il riconoscimento degli interventi sulla sicurezza con il primo Cert-PA regionale, oltre al recente progetto ‘Kentos’ che porta la connettività a 100 (Gbps) in oltre 800 uffici, compresi i Comuni della Sardegna. Vogliamo continuare il percorso intrapreso che ha consentito di attivare l’infrastruttura in 152 Comuni, rispetto ai soli 24 che risultavano nello scorso mese di luglio.»

«Siamo pronti ad adottare ogni iniziativa per non perdere, a causa degli eccessivi ritardi del passato, i fondi della programmazione Fesr e Feasr. Già a dicembre 2018, siamo stati penalizzati per oltre 8 milioni di euroconclude l’assessore regionale degli Affari generali –. Lo scorso 23 aprile abbiamo sollecitato l’immediato avvio dei lavori e l’applicazione anche in Sardegna della delibera del 7 aprile dell’Agcom in materia di adozione di misure sui servizi a banda larga e ultra larga.»

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«La Regione ha il dovere di adottare tutte le misure necessarie ad affrontare l’emergenza con l’unico scopo di tutelare la salute dei sardi. Questo è ciò che abbiamo fatto sin dall’inizio per preparare il nostro sistema sanitario ad un’epidemia dagli sviluppi imprevedibili, che avrebbe potuto avere un impatto ben peggiore di quello che registriamo oggi.»

Lo ha detto, questa sera, l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu.

«L’inserimento delle strutture convenzionate Mater Olbia e Policlinico Sassarese nella rete dei Covid hospital, a sostegno e supporto degli ospedali pubblici, è stato deciso in quest’otticaaggiunge l’assessore regionale della Sanitàe la loro attivazione è avvenuta in un momento in cui l’epidemia a livello nazionale era in forte crescita e l’andamento dei contagi non poteva essere previsto. Chi contesta questa impostazione dimostra non solo di non conoscere i protocolli di gestione dell’emergenza a livello nazionale, ma anche i termini delle convenzioni e i numeri, alimentando, in malafede, una polemica strumentale, con l’unico scopo di generare dissenso e destabilizzare attraverso la disinformazione.»

«Nell’emergenzaspiega ancora Mario Nieddu la Regione non ha stanziato un euro in più rispetto ai tetti di spesa già previsti per l’acquisto di prestazioni dalle strutture private per l’attività ordinaria. Le indennità di servizio stabilite per i Covid hospital non riguardano solo i posti letto, ma il fatto che le intere strutture siano state messe a disposizione del servizio pubblico, come per altro avvenuto in diverse Regioni, e i costi rientrano comunque nei budget già approvati.»

«I piani per contrastare l’epidemia sono serviti ad anticipare e prevenire eventuali crisi e noi abbiamo agito nei tempi giustiprecisa l’assessore della Sanità -. I due ospedali convenzionati si trovano fuori dalla rete dell’emergenza-urgenza, indicarli come centri Covid ci ha consentito di non dover stravolgere il sistema dei pronto soccorso e del 118 e di poter continuare a garantire l’assistenza nelle strutture pubbliche per tutte le patologie, che, è bene ricordare, il Covid-19 non ha cancellato dal nostro territorio.»

«Anche sui numeri occorre fare chiarezza, al 23 di aprile i pazienti Covid ricoverati al Mater Olbia erano nove, otto in terapia subintensiva e uno in terapia intensiva, mentre al Policlinico Sassarese gli stessi erano trentaquattro, di cui ventidue in degenza ordinaria, otto in subintensiva e quattro in intensiva. Un totale di quarantatré ricoveri, cifre ben diverse da quanto sostenuto da chi ha affermato che fossero appena nove in totale. Chi oggi lamenta che queste strutture siano rimaste sottoutilizzate rispetto agli scenari più gravi, ipotizzati nel piano dell’emergenza, forse si augurava una Sardegna messa in ginocchio dal virus come accaduto altrove? Abbiamo messo in campo ogni strumento a nostra disposizione per impedire la circolazione del Covid-19 ed i numeri oggi ci stanno dando ragione. Lunedì 27 il Mater Olbia uscirà dalla rete degli ospedali Covid, ma sarà pronto a rientrarci nel caso lo scenario dovesse mutareconclude l’assessore regionale della Sanità -. Le polemiche non ci faranno mai abbassare la guardia.»

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«Tutte le imprese edili con contratto nel sistema della PA devono adottare le misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19 nei cantieri edili a tutela della salute dei lavoratori, senza costi aggiuntivi. La Regione prepara la fase 2 ribadendo la necessità di aggiornare il Piano Operativo di Sicurezza (POS) e il Piano di sicurezza e coordinamento (PSC) ed individuando la copertura dei maggiori costi da sostenere per specifici DPI e altre attività di contenimento dei rischi nelle somme a disposizione nel quadro economico dell’opera, alleggerendo quindi le aziende del costo. »

Lo comunica il presidente della Regione Christian Solinas. «Ripartiamo in sicurezza, la salute dei cittadini e dei lavoratori è il bene primario», sottolinea il presidente della Regione.

Le misure anti contagio ricordate nella direttiva inviata dall’assessorato dei Lavori pubblici a tutti i Comuni e le Province alla Città metropolitana di Cagliari ed agli Enti appaltanti del sistema Pubblica Amministrazione, dovranno essere adottate sia alla ripresa delle attività nei cantieri oggi sospesi, sia nei cantieri i cui contratti risultano in fase di stipula. Gli Enti attuatori di interventi di competenza regionale saranno quindi tenuti ad adottare tutti i protocolli volti a impedire la diffusione e il contagio da Covid-9 tra i lavoratori, specie per quelle attività che si svolgono al chiuso. Il tutto senza oneri aggiuntivi a carico delle aziende dato che il maggiore costo dovrà essere individuato nel quadro economico dell’opera.

Nello specifico, i coordinatori per l’esecuzione dei lavori dovranno integrare i Piani di sicurezza e coordinamento (Psc) determinando i maggiori oneri per specifici DPI o altre attività di contenimento dei rischi. Le stazioni appaltanti dovranno dal canto loro vigilare affinché le imprese appaltatrici e subappaltatrici redigano i necessari aggiornamenti dei Piani operativi di sicurezza (Pos) per la tutela dei propri lavoratori.

«L’emergenza che stiamo vivendo ha rimesso al centro la sicurezza nei luoghi di lavoro e la tutela della salute dei lavoratorispiega l’assessore dei Lavori pubblici Roberto Frongia -. Insieme ai sindacati ed alle associazioni di categoria abbiamo ragionato sul modo più efficace per far ripartire i cantieri, partendo dal presupposto che oggi abbiamo il dovere di prestare la massima attenzione a tutte quelle attività che espongono i lavoratori a rischi elevati, in primis a quelle che si svolgono nei cantieri edili. È per questo che la direttiva, oltre a indicare la necessità per committenti e stazioni appaltanti di aggiornare i Piani di sicurezza e coordinamento, vuole essere un richiamo alla responsabilità di tutti, imprenditori e lavoratori, sul rispetto delle indicazioni anti contagio favorendone l’applicazione a costo zero per l’azienda.»