18 July, 2024
Home2020Aprile (Page 18)

[bing_translator]

Il sindaco di Iglesias, Mauro Usai, replica ai tre capogruppo di minoranza Federico Garau (M5S), Luigi Biggio Forza Italia) ed Alberto Cacciarru (Iglesias in Comune), che qualche ora fa hanno rivolto un appello all’Amministrazione comunale, perché sospenda il pagamento dei canoni degli immobili di proprietà del Comune per andare incontro ai cittadini in difficoltà per l’emergenza economica determinata dall’emergenza sanitaria.

«Sarò chiaro da subito con i miei colleghi della minoranza: l’emergenza Covid riguarda principalmente i nostri concittadini che prima delle restrizioni del governo, lavoravano serenamente e potevano permettersi di non chiedere nulla al Comune scrive in una nota Mauro Usai – Ne conosco tanti che pagano affitti o rate di mutui ben superiori a quelli che il Comune chiede per le case comunali.»

«È a loro che dobbiamo pensare: come? Prima di tutto evitando di sospendere gli affitti delle case comunali a coloro che non hanno mutato la propria situazione economicaaggiunge Mauro Usai -. Perché? Perché quel mancato gettito nelle casse comunali dovrebbe essere coperto con tagli o peggio con nuove tasse. A carico di chi? Di coloro che quando finirà l’emergenza dovranno riprendere a lavorare con mille difficoltà.»

«Ecco, mi piacerebbe che si dicesse con la stessa facilità con cui si chiede di sospendere gli affitti delle case comunali, da dove si prendono i soldi. E poi con una disparità tra le case comunali e le case di Area (che sono ben più numerose)conclude il sindaco di Iglesias -. Mi dispiace, ma questa volta dovremo pensare, senza retorica o slogan, alle persone che fino a questo momento non avevano diritto né alla casa comunale, né alla pensione e tanto meno al reddito di cittadinanza.»

[bing_translator]

Nessun caso positivo al Covid-19 in 4 province sarde, 8 casi a Cagliari, 7 i decessi nelle ultime 24 ore. E’ il bilancio di una giornata sicuramente positiva per il sensibile calo dei casi di contagio al Coronavirus ma al tempo stesso triste, perché sono morte altre 7 persone ed il numero complessivo dei decessi in Sardegna sale a 93.

Nessun caso positivo nella provincia di Sassari, come non accadeva dall’inizio dell’emergenza che ha registrato una crescita notevole di casi nel capoluogo e in molti dei centri della stessa Provincia (complessivamente 798). Nessun caso positivo nella provincia di Nuoro, per il secondo giorno consecutivo (totale 74), e ad Oristano, dove ieri erano stati riscontrati ben 10 casi (totale 52). Nessun caso positivo anche oggi nei 107 Comuni della provincia del Sud Sardegna (totale 86) che hanno raggiunto la settimana piena priva di casi positivi, segnale evidente di un sensibile passo avanti verso il ritorno alla normalità, anche se ancora non completamente rassicurante e non tale da indurre ad un assai prematuro e pericoloso allentamento delle misure di contrasto e prevenzione.

Nelle ultime 24 ore in Sardegna sono stati eseguiti 558 tamponi, 89 più di ieri. E’ diminuito il numero dei pazienti ricoverati con sintomi, 112 (ieri erano 115); è stabile il numero dei pazienti in terapia intensiva, 21; in calo anche il numero delle persone in isolamento domiciliare, 704 (ieri erano 718); sono 837 le persone attualmente positive (ieri erano 854) e, infine, 306 i pazienti dimessi/guariti (ieri erano 288).

 

[bing_translator]

Sono 8 i nuovi casi positivi al Covid-19 riscontrati oggi in Sardegna, tutti nella Città Metropolitana di Cagliari. 558 i tamponi eseguiti.

Il totale sale a 1.236. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 15.886 test. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 133, di cui 21 in terapia intensiva, mentre 704 sono le persone in isolamento domiciliare. Le persone attualmente positive sono 837. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 257 pazienti guariti (+15 rispetto al dato precedente), più altri 49 guariti clinicamente. Salgono a 93 i decessi (7 nelle ultime 24 ore).
Sul territorio, dei 1.236 casi positivi complessivamente accertati, 226 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari (+8 rispetto all’ultimo aggiornamento). Invariato il dato delle altre province: 86 nel Sud Sardegna, 52 a Oristano, 74 a Nuoro, 798 a Sassari.

[bing_translator]

Il patto siglato tra Regione e Stato nel mese di novembre necessita di un’urgente rinegoziazione per evitare che la Sardegna sia costretta a rinunciare a 76 milioni di euro a causa delle clausole contenute nell’accordo. Allo stesso modo la rimodulazione dei fondi FSC, eventualità allo studio del Governo statale, potrebbe ridurre i finanziamenti previsti in futuro per l’Isola a vantaggio delle regioni del nord Italia. Questi i temi principali al centro di una mozione presentata oggi dal gruppo dei Progressisti in Consiglio regionale.

«L’abbiamo detto a più riprese, prima che iniziasse l’emergenza – dichiara il capogruppo Francesco Agus – le clausole contenute nell’accordo avrebbero consegnato allo Stato la possibilità di ritoccare al rialzo e in maniera unilaterale la quota di accantonamenti dovuti dalla Sardegna. All’inizio dell’emergenza abbiamo chiesto quindi che la Giunta intavolasse una discussione per arrivare a nuovo accordo o quantomeno al rinvio delle clausole, ma non sappiamo se effettivamente sia stato fatto questo tentativo

Le clausole citate nella mozione (in allegato) e contenute nel punto 4 dell’accordo danno la possibilità allo Stato di aumentare la quota di accantonamenti dovuti dalla Regione di 38,3 milioni «per far fronte ad eventuali eccezionali esigenza di finanza pubblica» e di ulteriori 38,3 milioni per finanziare «manovre volte al rispetto delle norme europee in materia di riequilibrio del bilancio pubblico».

«E’ facile immaginareaggiunge Francesco Agusche senza un intervento correttivo entrambe le clausole sarebbero applicabili nell’annualità in corso come semplice conseguenza dell’emergenza Covid-19.»

Parallelamente la mozione propone di utilizzare, in accordo con lo Stato, l’intero ammontare degli accantonamenti dovuti per l’annualità 2020 allo Stato, 383 milioni di euro, per le misure necessarie al contenimento dell’emergenza dal punto di vista sanitario ed economico e suggerisce alla Giunta di seguire la strada già tracciata dalle provincie Autonome di Trento e di Bolzano che hanno già avanzato richieste in questo senso.

Allo stesso modo, secondo i consiglieri Progressisti, è da rispedire al mittente ogni proposta di rimodulazione dei fondi FSC per favorire le Regioni del Nord Italia oggi alle prese con una gravissima emergenza sanitaria ma dotate di un’economia molto più strutturata e solida di quella delle regioni del Sud e delle isole.

«Sarebbe assurdoconcludono i consiglieri Progressistiutilizzare le risorse stanziate a suo tempo per colmare il gap infrastrutturale tra territori diversi del nostro Paese per fronteggiare un problema diverso. In futuro si attendono pesantissime ripercussioni soprattuto sull’economia delle Regioni già in deficit di sviluppo, che verrebbero quindi private di uno dei pochi strumenti a loro disposizione per colmare il divario con le altre aree del Paese».

[bing_translator]

Gli assessorati dei Lavori pubblici e delle Politiche sociali del comune di Iglesias, comunicano che, dalla giornata di martedì 21 aprile, i cittadini che volessero far portare i fiori sulle tombe dei propri cari, presso i cimiteri comunali di Iglesias e della frazione di Nebida, potranno rivolgersi ai fiorai di fiducia, che provvederanno alla consegna.
I fiorai, che volessero rendersi disponibili alla vendita e alla successiva consegna dei fiori in cimitero, potranno rivolgersi ai seguenti numeri telefonici per accordarsi sulle modalità di consegna:
– Cimitero comunale: 0781 40817
– Comune di Iglesias – Ufficio Tecnico: 328 5304089

[bing_translator]

La segreteria della Funzione pubblica CGIL e la segreteria generale dello SPI CGIL insorgono contro l’accorpamento dell’Urologia del Sirai alla Chirurgia per liberare spazi per la creazione dell’Area protesta Covid.

I segretari Giovanni Zedde e Carla Piana, hanno inviato una nota durissima all’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, al commissario straordinario dell’ATS Sardegna Giorgio Steri ed al direttore della ASSL di Carbonia Ferdinando Angelantoni, nella quale scrivono di aver esaminato il provvedimento adottato venerdì scorso dal direttore medico di Presidio ospedaliero, con il quale ha imposto nell’ospedale Sirai lo spostamento del reparto di Urologia all’interno di quello di Chirurgia, al fine di liberare spazi nei quali trattare eventuali casi sospetti Covid-19.

«Tale operazionescrivono Giovanni Zedde e Carla Piana -, ha comportato per entrambe le Unità operative una riduzione di posti letto per un totale di 14 unità (10 per la Chirurgia e 4 per l’Urologia). Non riteniamo ragionevole sgombrare un intero reparto per fare posto ad eventuali pazienti che devono essere ricoverati in attesa dell’esito del tampone, e che in caso di positività, dovranno essere trasferiti nelle strutture ospedaliere individuate per la cura di tale patologia. E’ tanto meno ragionevole quando questa operazione viene fatta in presenza di interi reparti vuoti come l’ex Ostetricia/Ginecologia ed il Nido.»

«Ci domandiamoaggiungono il segretario della Funzione pubblica CGIL e la segretaria generale dello SPI CGILcome si possano impartire delle disposizioni che comportano la concentrazione di pazienti e l’insieme dei dipendenti, medici, infermieri e Oss, contravvenendo alle indicazioni emanate dal ministero della Salute per il contrasto alla diffusione del virus. A tale fine, si ricorda che la norma di differire i ricoveri ospedalieri non urgenti ha anche la finalità di evitare condizioni di sovraffollamento nei reparti, le quali in questo modo vengono eluse. Quanto disposto non potrà che avere conseguenze negative per il funzionamento dei due Servizi che svolgono un’attività d’urgenza e di cura di patologie oncologiche, queste ultime preponderanti nel caso dell’Urologia, e individuate come prestazioni non differibili. E’ opportuno avere presente che le altre malattie non sono sparite e, purtroppo, non si muore solo di Covid-19.»

«Non intendiamo assistere inerti al taglio di ulteriori posti letto che sono già insufficienti e che ci vedono al di sotto dello standard nazionalesottolineano Giovanni Zedde e Carla Piana -. Considerata la diminuzione di posti letto della Chirurgia del Sirai, ci chiediamo dove la Direzione medica intenda trasferire gli eventuali pazienti della Chirurgia di Iglesias che non possono essere dimessi il venerdì, giorno di chiusura del reparto per via dell’organizzazione week surgery, forse nelle strutture pubbliche o private del Cagliaritano? Sollecitiamo ed attendiamo una risposta verosimile.»

«Troviamo assolutamente disdicevole il tentativo di portare a compimento l’accorpamento dei suddetti reparti utilizzando come pretesto le necessità derivanti dalla pandemia di Coronavirus, dando così seguito ad un progetto ereditato dalle Amministrazioni precedenti – concludono il segretario della Funzione Pubblica CGIL Giovanni Zedde e la segretaria generale dello SPI CGIL Carla Piana e chiediamo un deciso intervento dell’assessore regionale della Sanità, del commissario straordinario dell’ATS Sardegna e del direttore della ASSL di Carbonia, al fine di riportare la situazione allo stato precedente, restituendo la piena operatività delle Unità Operative interessate, in caso contrario, sarebbe palese la volontà di proseguire con la politica dei tagli e del ridimensionamento della Sanità pubblica nel nostro martoriato territorio e, pertanto, chiederemo una forte presa di posizione sia delle Istituzioni che della cittadinanza.»

[bing_translator]

«Care concittadine e cari concittadini…»

Inizia così una lettera aperta inviata dal sindaco Pier Andrea Deias ai cittadini di Nuxis, molto preoccupati per la diffusione di notizie che riportano un caso di positività al Coronavirus tra i residenti del Comune, fino a due giorni fa non reso noto dalle massime autorità sanitarie.

«Colgo con piacere l’occasione per salutarvi con affetto. In questi tempi in cui la nostra esistenza è condizionata dall’emergenza epidemiologica da Covid-19 e non possiamo incontrarci per via delle disposizioni di legge che limitano la nostra libertà e, soprattutto, del nostro senso civico che ci induce a porre in essere comportamenti responsabili e rispettosi della nostra e dell’altrui condizione di salute, volevo assicurarvi che l’Amministrazione e, ci tengo a dirlo, l’intero apparato comunale, sta lavorando, forse in silenzio ma sicuramente con grande impegno, per affrontare tutti gli aspetti di nostra competenza, correlati all’emergenza sanitaria in corso e alle sue ripercussioni in ambito sociale ed economico sulla nostra comunitàscrive Pier Andrea Deias ai suoi concittadini -. Al contempo voglio ringraziarvi e complimentarmi, per il grande impegno, il senso di responsabilità e la forza con cui state affrontando una situazione non certo semplice e, soprattutto, imprevista ed imprevedibile ma di ciò non avevo dubbi, l’abbiamo dimostrato in altre occasioni… quando siamo sotto pressione diamo il meglio (è una caratteristica di noi Nuxiaius). Sono orgoglioso di questo e mi piacerebbe lo fossimo tutti.»

«Ora vorrei precisare qualcosa per quanto riguarda la notizia trapelata domenica 19 aprile, rispetto alla quale il leader di Unidos Mauro Pili, pubblicando su facebook i dati relativi al riparto Comune per Comune dei casi positivi al Covid-19, riportava un elenco nel quale veniva indicato un caso di positività nel Comuneaggiunge Pier Andrea Deias -. Questo ha creato parecchio, giustificato allarme tra i cittadini della nostra comunità e, in tanti, mi hanno cercato per chiedermi, molto gentilmente, spiegazioni. Come riferito a tutte le persone con le quali ho avuto il piacere di interloquire, il caso, che non risulta oggetto di comunicazioni ufficiali da parte delle Autorità competenti, è nello specifico riferito ad una persona di Nuxis che sta nella Penisola e ha contratto il virus ma, di fatto, non è in paese e non ha avuto nessun contatto con persone di Nuxis. Tra l’altro credo sia, ormai, guarita e questo mi rende felice.»

«Nell’ottica del principio generale riguardo il diritto dei cittadini ad essere informati, che condivido in pieno, ritengo comunque che non sarebbe stato utile, corretto e tanto meno responsabile rendere pubblico un fatto personale trasformandolo in una notizia, che non avrebbe giovato a nessuno. Lo faccio oggi, a seguito dei fatti suddetti, per amor di chiarezza e rassicurare tutti su come stanno le cose ma, soprattutto, per garantirvi che l’Amministrazione comunale non nasconde niente, anche perché non ha niente da nascondere ma tiene molto alla tutela dei propri cittadini e ha agito di conseguenza, come sempre farà, nel rispetto delle persone della loro privacy e della loro dignità che non ritengo secondarie rispetto ad un malinteso diritto all’informazioneconclude il sindaco di Nuxis -. Vi ringrazio per aver dedicato un po’ del vostro tempo a leggere questa mia, un caro saluto e un abbraccio.»

[bing_translator]

“Io resto a casa…e tengo lontano il virus” è il titolo del concorso organizzato dalla casa editrice dreamBOOK Sardegna e dalla Scuola Paritaria Primaria Maria Lai, con il patrocinio del comune di Carbonia, al fine di raccogliere le testimonianze dei bambini della scuola primaria della Sardegna sull’esperienza che stanno vivendo a causa della pandemia legata al Coronavirus.

Si tratta di un modo efficace per vivere con i bambini le paure, i problemi, le difficoltà di una convivenza forzata all’interno della propria casa, lontani dai loro amici e dalle loro abitudini. Un modo per dare loro voce e spazio in modo giocoso.

La partecipazione al concorso è gratuita e consiste nell’invio di un racconto, o di una filastrocca, o di un disegno relativo all’esperienza vissuta.

Per tutti i dettagli è possibile consultare i seguenti siti:

www.scuolaparitariaprimaria.it
www.dreambookedizioni.it
www.comune.carbonia.su.it

La partecipazione è gratuita.
Per maggiori informazioni è possibile inviare una email all’indirizzo segreteria@scuolaparitariaprimariamarialai.it, oppure lasciare un messaggio privato nella pagina Facebook della Scuola Paritaria Primaria Maria Lai.

[bing_translator]

Il Comitato Porto Solky ritorna sul progetto del nuovo ponte di Sant’Antioco, con una nota, nella quale sottolinea che «preso atto che neppure lo stato di emergenza decretato a seguito della pandemia è riuscito a sospendere i termini della procedura di approvazione del progetto, ritiene che i Sindaci del territorio, considerato l’aggravamento della crisi socio-economica del Sulcis a seguito della situazione in corso, non possano permettere un inutile dispendio di soldi pubblici».

«Considerata la valenza “strategica” a livello nazionale dell’opera, l’assenza di una netta opposizione da parte dei Sindaci del territorio comporterà di fatto il rilascio del nulla osta alla realizzazione dell’opera con il conseguente sperpero di 57,5 milioni di euro – aggiungono i tre portavoce del Comitato, Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau –. Ricordiamo che i finanziamenti sono totalmente rimodulabili per la realizzazione di infrastrutture realmente funzionali allo sviluppo del territorio così come previsto dalle linee di indirizzo del Piano Sulcis; ad esempio per la messa in sicurezza della viabilità primaria del Sulcis, ovvero dell’intero tratto bivio Sirai-Nuxis-Calasetta.»

«Il Comitato Porto Solky ritiene opportuno che i Sindaci delle Amministrazioni comunali del territorio assumano una netta presa di posizione in merito al contestato Nuovo Ponte, inviando in tempo utile affinché si possa essere convocati per la 1° Conferenza di Servizi decisoria in modalità Sincrona già fissata per mercoledì 11 maggio così come ha già fatto lo stesso comitatoconcludono i tre portavoce -. Preso atto dell’estrema urgenza dovuta dalla ristrettezza dei tempi, il Comitato Porto Solky, con una PEC, ha messo a disposizione dei Sindaci del Sulcis il documento già presentato nelle riunioni del marzo 2019 contenente le Osservazioni elaborate dal Comitato stesso e sottoscritte dal Grig (Gruppo di Intervento Giuridico), WWF Sardegna e Italia Nostra Sardegna, finalizzate ad opporsi alla realizzazione del Nuovo Ponte e per il quale i Sindaci si erano resi disponibili ad un suo utilizzo per costituirsi parte attiva nella Conferenza dei Servizi.»

[bing_translator]

L’Italia sta pagando un tributo altissimo alla pandemia Covid 19. Uno dei motivi è che il paese ha una popolazione avanti con gli anni, che in gran percentuale convive con patologie varie. Il 42.2% dei decessi si è avuta nella fascia di età tra 80 e 89 anni, mentre 32.4% erano tra 70 e 79, 8.4% tra 60 e 69, 2.8% tra 50 e 59 e il 14.1% sopra i 90 anni. Come indicato dall’Istituto Superiore di Sanità il 52% dei deceduti in questa pandemia aveva 3 patologie associate, il 25% 2 patologie associate, il 21% 1 patologia.

Il miracolo della longevità italiana, un mix tra costituzione genetica/ambiente e stili di vita/sanità/welfare, ora è in modo particolare sotto pressione. Ma c’ un’altra faccia della medaglia: pensionati e anziani protagonisti attivi sul campo con un alto senso civico mostrato durante l’emergenza pandemia.

«Nel corso di questa drammatica situazione per il Covid-19 dichiara Roberto Pili, presidente della Comunità Mondiale della Longevità -, un considerevole numero anziani ha risposto alla chiamata alle armi contro il coronavirus. “Medici in pensione”, “Infermieri in pensione”, “Scienziati in pensione”, “Ricercatori in pensione” si sono resi disponibili alle richieste di collaborazione, altri hanno offerto la loro disponibilità di impegno sociale nel volontariato e persino riorganizzando la produzione di dispositivi di protezione individuale, maschere e camici, e anche a fronte di un rischio di contagio per sé e per le loro famiglie, come testimoniano i medici anziani morti sul campo. Una nutrita schiera di almeno 4 milioni di anziani, in quiescenza lavorativa per motivi anagrafici, hanno energie e competenze per rientrare in gioco dal punto di vista produttivo e dare una mano al paese. A questi si aggiungono il milione di anziani dediti al volontariato, rinforzandone la straordinaria rete sociale che il mondo ci invidia.»

La pandemia sta quindi brutalmente mettendo in evidenza come il pianeta anziani, nel nostro paese ce ne sono 15 milioni, sia in realtà un giano bifronte. Da una parte un gran numero di persone in età avanzata e in buone condizioni di salute che soffre l’allontanamento dal lavoro e ambirebbe a poter mettere a disposizione l’enorme patrimonio di energie e competenze, cosa che è stata dimostrata in questi giorni. Dall’altro anziani fragili, malati e disabili ma, verso cui il paese ha un debito di riconoscenza sia economico ma soprattutto morale.

«I nostri vecchi riprende Roberto Pilisono coloro che hanno vissuto il drammatico periodo della fine della Seconda Guerra Mondiale, è stato grazie ai loro sacrifici che si è potuto realizzare il “Boom Economico Italiano” in grado di proiettare l’Italia tra le più ricche democrazie. Gli ultraottantenni e ultranovantenni, rappresentano un riferimento importante e le loro convinzioni ideali, la capacità di sacrificio, ancor più il loro ruolo sociale, economico e culturale sono formidabili antidoti all’impoverimento sociale e antropologico che questa epidemia sta infliggendo al paese.»

Alla luce di tutto ciò, Roberto Pili raccogliendo le analisi del centro studi coordinato tra la Comunità Mondiale della Longevità-IERFOP-Medicina Sociale in collaborazione con Donatella Rita Petretto Docente del Dipartimento di Pedagogia, Psicologia e Filosofia all’Università di Cagliari, suggeriscono in accordo con quanto espresso da altri ricercatori con articoli pubblicati su Lancet, alcuni spunti di riflessione su semplici e poco onerose buone prassi che traggono origine dall’attuale esperienza italiana e che potrebbero contribuire alla imminente apertura della Fase 2 in grado di permettere l’uscita dall’emergenza.

Molti anziani si occupano dei nipoti quando i genitori si recano a lavoro, sono pertanto necessari interventi specifici per proteggere questi nonni dalla pandemia. Vi è un elevato rischio di contagio per gli ospiti che vivono nelle residenze per anziani, nelle RSA e in strutture simili. Queste devono essere protette dal contagio e sostenute in tutte le fasi. Durante la pandemia è necessario condividere informazioni ed indicazioni in maniera veloce ed efficace, gli anziani potrebbero incontrare difficoltà nell’accesso all’informazione, se questo è incentrato sui nuovi media e ancora nell’accesso ai servizi sanitari anche per patologie pregresse e diverse da quelle legate al Covid-19 (es. disturbi psichici, cardiaci e cardiovascolari, neurodegenerativi ed altre patologie età-correlate) e in misura ancora maggiore nella fase più acuta della pandemia.

L’isolamento sociale e il confinamento a casa per evitare il contagio, inoltre può accentuare i problemi psichici degli anziani e avere un effetto negativo sul loro stato mentale. È quindi necessario un supporto psicologico durante le diverse fasi della pandemia, utile per trovare forme di adattamento e strategie di coping. I vecchi che vivono da soli possono incontrare difficoltà a fare la spesa, ritirare i farmaci ed altri prodotti essenziali per la sussistenza durante la quarantena. Una rete sociale formale ed informale è necessaria, sia nelle piccole città sia nei grandi centri. Il ruolo dei comuni e degli operatori sociali è centrale in questo ambito.

Ancora, particolare attenzione dovrebbe essere rivolta agli anziani con disabilità. Per alcuni di loro l’utilizzo di maschere di protezione, guanti ed il distanziamento sociale possono essere motivo di disagio in quanto riduce le possibilità comunicative e di mobilità. Per questi motivi, l’inclusione delle persone con disabilità è un tema centrale da considerare in tutte le fasi della pandemia, con un focus particolare sull’accessibilità all’informazione ed al diritto alla comunicazione e alla partecipazione. Rispetto alle successive fasi di riduzione del “lockdown” è necessario un approccio centrato sulle persone ed Age-friendly.

Ultimo aspetto, capitalizzare l’esperienza in corso ed il ruolo giocato dai cosiddetti “pensionati” nella gestione dell’emergenza. Un quesito emerge in considerazione all’importante ruolo che gli anziani stanno giocando: quale potrebbe essere il loro impegno nel prossimo futuro? Anche da questo punto di vista, c’è la grande opportunità di apprendere dalle difficoltà per consentire un invecchiamento attivo e ragionare su una società “agefriendly anche attraverso strumenti normativi specifici e dedicati che vadano a favore di una promozione del benessere per tutte le età.