4 December, 2024
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A distanza di 24 ore dalla notizia della positività al Covid-19 di un lavoratore della sede di Comdata Elmas, permangono forti dubbi e preoccupazioni dei colleghi. La sede, dietro sollecitazione sindacale è stata chiusa per la giornata di oggi e sottoposta ad ulteriore sanificazione (dopo quella effettuata la scorsa settimana).

«Pare che il lavoratore/trice – si legge in una nota della segreteria Uilcom Sardegna – abbia prestato servizio in data 20 marzo per poi risultare assente, ma non si possono stabilire con certezza i contatti che lo stesso può aver avuto con i colleghi.»

«Come Uilcom continuiamo a pensare che il lavoro “agile” sia la soluzione più appropriata per ridurre o meglio eliminare l’affollamento nei posti di lavoro – spiega Marianna Stara, componente della segreteria regionale Uilcom Sardegna -. E’ necessario adoperarsi perché tutti i lavoratori possano il prima possibile lavorare da casa. Il numero delle persone attualmente in smart working è ancora troppo basso, in questo senso troppo poco è stato fatto. Per questo motivi, come più volte sollecitato dalle segreterie nazionali, riteniamo che tanto gli outsourcer quanto i committenti devono mettere in campo tutte le azioni possibili e mettere da parte le logiche di guadagno in favore della sicurezza dei lavoratori

Comdata occupa nel suo stabile oltre 600 lavoratori tra dipendenti diretti e dipendenti WindTre in distacco presso la sede. Negli ultimi 10 giorni il numero dei lavoratori si è ridotto di qualche centinaia di unità per cercare di diminuire la compresenza in turno grazie all’inizio del lavoro “agile”.

 

 

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Le regole sugli spostamenti per contenere la diffusione del Coronavirus non cambiano.

Si può uscire dalla propria abitazione esclusivamente nelle ipotesi già previste dai decreti del presidente del Consiglio dei ministri: per lavoro, per motivi di assoluta urgenza o di necessità e per motivi di salute.

La circolare del ministero dell’Interno del 31 marzo si è limitata a chiarire alcuni aspetti interpretativi sulla base di richieste pervenute al Viminale. In particolare, è stato specificato che  la possibilità di uscire con i figli minori è consentita a un solo genitore per camminare purché questo avvenga in prossimità della propria abitazione e in occasione spostamenti motivati da situazioni di necessità o di salute.

Per quanto riguarda l’attività motoria è stato chiarito che, fermo restando le  limitazioni indicate, è consentito camminare solo nei pressi della propria abitazione. La circolare ha ribadito che non è consentito in ogni caso svolgere attività ludica e ricreativa all’aperto e che continua ad essere vietato l’accesso ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici.

La medesima circolare ha ricordato, infine, che in ogni caso tutti gli spostamenti sono soggetti a un divieto generale di assembramento e quindi all’obbligo di rispettare la distanza minima di sicurezza. Le regole e i divieti sugli spostamenti delle persone fisiche, dunque, rimangono le stesse.

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Dal 14 marzo sono 15.372 i controlli realizzati dal Corpo forestale della Regione Sardegna per vigilare sul rispetto delle regole stabilite per l’emergenza epidemiologica da Covid-2019.
Nella giornata di ieri sono stati effettuati 1.068 controlli: 399 nell’area di Cagliari, 38 Iglesias, 110 Oristano, 279 Sassari, 91 Tempio, 95 Nuoro, 38 Lanusei. Sono state sanzionate 23 persone (9 a Cagliari, 7 a Sassari, 4 ad Iglesias, 3 a Nuoro), per un totale (dal 14 marzo) di 218.
Inoltre, nello scalo di Porto Torres, sono stati controllati 19 passeggeri in arrivo da Civitavecchia.

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«Avevamo preso un impegno con i cittadini del Sulcis Iglesiente per la produzione di 20.000 mascherine protettive in Spundbond PP della NVEolutia, Valencia, leader in Europa nella produzione di tessuti per materiali medico chirurgici di altissima qualità. Promessa mantenuta, a prova di interrogazione comunale. A presto, nelle vostre case. Chi fa sbaglia, chi non fa interroga.»

Lo ha scritto, in un post pubblicato su Facebook, Graziano Lebiu, presidente dell’OPI (Ordine delle Professioni Infermieristiche) di Carbonia Iglesias.

 

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«Il sistema industriale della nostra Isola deve trovare il modo di fare squadra mettendo in atto strumenti di compensazione dei vari interessi e innescando virtuosi meccanismi di collaborazione, grazie ai quali uscire tutti prima e meglio da questo difficile momento derivato dall’emergenza del Coronavirus.»

Lo ha detto l’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili, a margine dell’incontro che si è tenuto questa mattina in videoconferenza con i rappresentanti delle sigle sindacali di Cgil, Cisl e Uil, di Confindustria e di Confapi.

Dal tavolo, riunito ad una settimana di distanza dal primo dedicato all’approfondimento dello scenario industriale emergenziale determinato dal Coronavirus, sono emersi alcuni elementi di priorità per il sistema industriale sardo.

«La crisi in atto – ha sottolineato l’assessore Anita Pili – con le conseguenti difficoltà economiche e finanziarie, può scatenare una serie infinita di conflitti tra aziende, tale da paralizzare buona parte del nostro sistema produttivo. In questa fase invece è fondamentale che tutti gli attori del tavolo ‘Agenda Industria’ siano predisposti alla raccolta di idee e di concertazione in un’ottica di sviluppo economico e sociale. Oltre all’emergenza sanitaria, occorre unità e coordinamento centrale anche per quella economica.»

«La crisi causata dalla pandemia da Covid-19 – ha concluso l’assessore regionale dell’Industria – implicherà lo stanziamento di risorse economiche destinate a dei cluster industriali strategici preliminarmente individuati. Da questo punto di vista, saranno determinanti gli stimoli provenienti dal tessuto produttivo isolano e dal mondo imprenditoriale quali sentinelle di ascolto delle singole specificità e vocazioni del territorio.»

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Sono 745 i casi di positività al Covid-19 riscontrati in Sardegna dall’inizio dell’emergenza. I ricoverati con sintomi sono 119, i pazienti in terapia intensiva 27, gli ospedalizzati complessivamente 146, 529 i pazienti in isolamento domiciliare.

Le persone attualmente positive sono 675, 18 i nuovi attualmente positivi, 36 i dimessi (in attesa di conferma dall’Istituto Superiore di Sanità). I deceduti sono saliti a 34.I tamponi effettuati sono 5.501. 

Sul territorio, dei 745 casi positivi complessivamente accertati, 116 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari (+5 rispetto all’ultimo aggiornamento), 58 nel Sud Sardegna, 15 a Oristano (+5), 59 a Nuoro (+2), 497 (+11) a Sassari.

 

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L’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, ha partecipato stamane, in videoconferenza, all’incontro con i presidenti degli Ordini dei Medici della Sardegna e i presidenti delle Commissioni dell’albo degli Odontoiatri. Un’occasione per far il punto sul tema del monitoraggio sul personale sanitario e dei dispositivi di protezione individuale.

«Come le altre regioni precisa l’assessore della Sanità la Sardegna deve fare i conti con i problemi legati alla carenza nella fornitura di dpi e nell’approvvigionamento dei reagenti necessari per i tamponi. La Regione Sardegna sta mettendo in campo ogni strumento possibile per far fronte a queste difficoltà. L’obiettivo resta quello di estendere i test a chi lavora in corsia. La sicurezza dei medici e del personale sanitario in servizio nei nostri ospedali è prioritaria e riveste un’importanza strategica in questa emergenza.»

«È stato un incontro costruttivo, che ci ha consentito di fare il punto sull’emergenza e condividere proposte. Questa è una battaglia che si vince se si combatte uniti. La Regione ribadisce la massima apertura al confronto e la volontà di lavorare al fianco di tutti gli operatori sanitari impegnati in prima linea contro la diffusione del virus. Con i presidenti degli Ordini dei Medici e delle Commissioni dell’albo degli Odontoiatri abbiamo già fissato un nuovo vertice per la prossima settimana», conclude l’assessore regionale della Sanità.

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E’ l’Azienda Masoni Becciu di Villacidro a vincere ancora una volta premi e riconoscimenti come miglior olio d’Italia. Con l’Olio ISPIRITU SARDU ha ricevuto ieri Le Tre Foglie, e il Premio Speciale Migliore Biologico 2020, in Oli d’Italia 2020 del Gambero Rosso.

«Ennesimo riconoscimento e una enorme soddisfazione per noi – hanno detto Valentina Deidda e Nicola Solinas, agronomi della pluripremiata azienda olivicola Masoni Becciu – soprattutto, in questo difficile momento nel quale versano la Sardegna, l’Italia e tutto il mondo,  a causa della paralisi economica causata da questa pandemia. Siamo dunque portati a una doverosa riflessione, verso tutte le persone e le imprese che soffrono, e vogliamo dedicare questo nuovo prestigioso riconoscimento alla nostra terra: che sia un piccolo sorriso che porti un barlume di luce e speranza per farci ripartire tutti insieme. Siamo una terra che dimostra sempre e comunque di sapersi rialzare, e con coraggio.»

L’azienda dei record. Masoni Becciu non finisce di stupire, e porta ancora una volta sul gradino più alto di tutti, grazie all’olio Ispiritu Sardu, la bandiera della Sardegna. Oltre a ottenere dalla guida del Gambero Rosso le tre Foglie, ha ricevuto anche il premio speciale di miglior olio Biologico della prestigiosa guida degli oli d’Italia.

Oltre 130 premi in undici anni a livello nazionale e internazionale fanno dell’azienda di Villacidro una delle realtà più blasonate d’Italia. Già quest’anno al concorso Internazionale Sol D’Oro Vinitaly di Verona, si erano distinti con due oli, vincendo il premio come miglior olio extravergine, e con Ispiritu Sardu, miglior olio Biologico. A questi riconoscimenti si è aggiunto il premio speciale come miglior azienda Sol D’Oro Challenge 2020.

Le soddisfazioni proseguono per l’azienda,  che infatti – anche al concorso Slow Food – ha ottenuto il punteggio più alto in assoluto.

I titolari hanno concluso: «Tutti questi traguardi ci rendono particolarmente orgogliosi di promuovere e far conoscere la nostra isola in Italia e nel mondo, come terra di produzioni di eccellenza. Dopo questa brutta vicenda del Coronavirus, speriamo di tornare tutti a produrre e dimostrare la qualità del nostro agroalimentare».

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Il nostro stile di vita è già cambiato. In futuro si modificherà ancora e in modo stabile. Non sappiamo quanto durerà l’epidemia. Ad un certo punto la curva statistica raggiungerà un “plateau”, poi inizierà la discesa. Pian piano, si passerà da Epidemia ad Endemia, con focolai sparsi.
Quando arriverà il vaccino, e se sarà efficace nel tempo, si tornerà ad uno stile di vita simile, ma diverso da quello precedente. Ma quando arriverà il vaccino? Se tutto va bene fra 18, 24 mesi.
Questa è una visione ottimistica. Nel caso della Malaria il vaccino non è stato ancora trovato, nonostante lo si cerchi dalla fine del 1800. Il fatto che la Malaria sia endemica, in luoghi isolati dal Mondo Occidentale, la rende tollerabile e non se ne parla. Così pure non si parla più del virus Ebola, della Chikungunia, della Dengue, della Zika, della febbre del Nilo Occidentale e altre malattie contagiose.
L’epidemia da Coronavirus invece si è installata nella parte più ricca del Mondo, la nostra, e per ora è in rapida espansione. Il Mondo Occidentale adeguerà il suo stile di vita alla esigenza di
evitare il contagio.
Nel termine stesso “CONTAGIO” vi è descritto il meccanismo della diffusione del virus. Contagio deriva del latino “CUM TANGERE, “TOCCARE INSIEME”. Da cui deriva la parola “contatto”. Il “contatto interumano” è la via di trasmissione del virus. La sospensione del contatto tra persone è l’unico metodo efficace per arrestarne la diffusione. Il contatto può essere “fisico”. Questo avviene toccando con le mani le secrezioni provenienti dalle vie respiratorie di un soggetto infetto; poi con le mani tocchiamo il nostro volto, e nel volto ci sono  la bocca, il naso, gli occhi. Da queste tre vie il virus entra nel nostro sistema respiratorio. E’ praticamente inevitabile controllare l’istinto di toccarsi il viso, visto che in media lo tocchiamo 1000-1500 volte al dì. Da questa tendenza all’autopalpazione inconscia deriva l’ordine tassativo di lavarsi le mani con grande frequenza.
Esiste un altro tipo di contatto interumano: il contatto “verbale”. Esso è necessario per la comunicazione da vicino. L’essere umano è, tra le specie animali, quella più garrula, anche più di certi uccelli. Ha sviluppato la capacità di comunicare utilizzando la modulazione della voce.
La modulazione dei suoni è il meccanismo propulsivo che usa il virus per diffondersi. Esso avviene attraverso l’attivazione dell’apparato vocale che è costituito da: le corde vocali, il velopendulo, il palato, la lingua, le labbra e i denti. La produzione vocale avviene esercitando una compressione dell’alito espirato dalla trachea, che viene emesso facendo vibrare le corde vocali, atteggiando la
lingua e le labbra in modo da emettere suoni variabili. Questo comporta l’espulsione, con l’alito, di microgoccioline potenzialmente ricche di batteri e virus. Quando questi sono patogeni si trasmettono, all’indirizzo dell’ascoltatore che sta davanti a noi. Egli riceve il messaggio verbale accompagnato da migliaia di invisibili microgoccioline potenzialmente infette. Chi è davanti a colui che parla respira e, nella fase inspiratoria, aspira con l’aria quanto gli viene proiettato.

Lo scopo della mascherina chirurgica posta sul volto è quello di frenare il getto di microgoccioline di chi parla. Non impedisce al virus l’uscita ma attenua notevolmente la forza del getto di gocce verso l’ascoltatore. Se poi l’ascoltatore indosserà a sua volta la mascherina chirurgica, avrà indosso una barriera capace di attenuare ulteriormente lo spray di goccioline di saliva e aerosol dell’alito che gli verrà proiettato da chi parla. La maschera chirurgica ha lo scopo di attenuare la forza di proiezione del virus dalla bocca all’ambiente, e di ridurre fortemente la carica virale destinata all’ascoltatore. Nel caso in cui la mascherina dell’ascoltatore avesse lo strato esterno di tela verniciato di resina idrorepellente, le goccioline verrebbero ancor più respinte e attenuate. Naso e bocca sarebbero in tal caso ancor più riparate.
Gli occhi devono essere protetti a loro volta con una barriera trasparente, atta a sbarrare al virus, la strada delle congiuntive.
Le mani devono essere protette con guanti idrorepellenti.
La protezione del volto e delle mani deve essere adottata da tutti indistintamente. Il motivo sta nel fatto che tutti siamo potenzialmente portatori sani del virus, e pertanto contagiosi. Questi provvedimenti vanno presi nel rispetto del prossimo che deve essere tenuto indenne dalla nostra sospetta contagiosità.
Visto che la Pandemia non potrà cessare del tutto finché non si troverà il vaccino, è evidente che fino a quel momento il nostro stile di vita si adeguerà alla nuova esigenza della distanza sociale.
Il saluto con stretta di mano e gli abbracci e baci sono già sospesi. Cambieremo il modo di salutarci da vicino . Forse basterà un cenno del capo, o un semplice sorriso, o un parola di augurio.
La stretta di mano entrò nell’uso anticamente come segno di pace o per suggellare un contratto.
Tale usanza si radicò in Occidente durante la Guerra dei 100 Anni tra Inghilterra e Francia (1336- 1452). La mano tesa senza armi offriva allo sconosciuto la prova di non aggressività e la pace. Durante quella guerra, i viandanti procedevano sul lato sinistro della strada e controllavano il viandante dell’altro lato che veniva incontro, pronti a sfoderare l’arma per proteggersi da un attacco. Dopo 600 anni il costume di viaggiare a sinistra persiste ancora oggi in Inghilterra mentre è scomparso nell’Europa continentale. La guida a sinistra in Inghilterra è una eredità della Guerra dei 100 Anni.
Nei regni e ducati dell’Italia e dell’Europa Medioevale, al tempo delle epidemie, ero d’uso certificare il proprio stato di buona salute quando si entrava in un’altra città o si superava un confine. Il documento si chiamava “bollettino di sanità”. Anche le navi che attraccavano nei porti dovevano avere le “Fedi di Sanità”. In mancanza di queste non potevano avvicinarsi e se non si allontanavano venivano cannoneggiate. I confini e gli ingressi alle città erano presidiati dai “magistrati di sanità”, che erano gli equivalenti degli attuali “ufficiali sanitari”. Il dovere di lavarsi le mani e fare abluzioni 6 volte al dì, raccomandato dal Corano, è un comandamento religioso nato da esigenze sanitarie. Attraverso la penisola Arabica e la Persia passavano la “via della seta” e la “via delle spezie”. Queste vie mettevano in comunicazione la Cina e l’India con l’Occidente. Quando esplodevano epidemie asiatiche, i virus e i batteri attraversavano queste vie di commercio e prima di raggiungere l’Europa attraversavano il territorio islamico lasciando la loro traccia mortifera. Per reazione l’Islam produsse regole igieniche rigorosissime, rafforzate dall’imperativo religioso.
Secondo gli storici della Medicina Medioevale per questo motivo la “peste nera” che spopolò l’Europa nella epidemia del 1347-1348, non si diffuse tra i musulmani.
Anche l’usanza di celare il volto in teli avvolgenti di lino e cotone in quei Paesi aveva lo scopo sia di proteggersi dal sole e dalle polveri, che quello igienico di filtrare l’aria respirata. I costumi femminili  dell’Islam hanno una forte motivazione igienica – preventiva nei confronti delle malattie respiratorie da contagio.
Il divieto di mangiare carne di maiale, secondo gli storici della medicina, era in origine una prescrizione di tipo sanitario per contrastare la diffusione della “Cisticercosi”, che era (ed è ancora in certe aree della Sardegna) una piaga sanitaria gravissima provocata dal consumo di carne di maiale nei Paesi mediorientali.

PROBABILI CAMBIAMENTI DEI COSTUMI DOPO IL CORONAVIRUS
Da quanto detto si capisce che l’unico strumento di difesa dal virus è il “DISTANZIAMENTO TRA LE PERSONE”.
– Lo stare a casa ci distanzia dalle altre famiglie.
– La mascherina che copre naso e bocca crea un diaframma tra noi e l’altro.
– I guanti sono un impedimento al contatto diretto con gli oggetti toccati dagli altri.
– Gli occhiali distanziano le nostre congiuntive dallo spray di aerosol del fiato espirato dagli altri.
– il lavaggio reiterato delle mani allontana da esse le goccioline espirate dagli altri.
Vi è dell’altro:
– Anche tutto il capo è interessato dalla ricaduta di goccioline sospette.
– Così pure gli abiti e anche le scarpe.
PERTANTO
Il distanziamento dagli altri, in casi particolari, deve essere perfezionato con la copertura del capo e del corpo con una tuta integrale, gambali e sovrascarpe. Il volto, compresa la fronte e il collo saranno ancora meglio protetti indossando uno schermo totale in plexiglas trasparente.
Le mani saranno perennemente vestite con guanti usa e getta o sterilizzabili.
Il futuro della ripresa dei contatti umani verrà regolato da un ordine perentorio:
“GRADUALITA’”.
Significa che ci vorrà molto tempo per entrare nella “normalità” e che questa sarà di nuovo tipo. Pertanto per un lungo periodo il nostro modo di vivere subirà modificazioni. Alcune di queste resteranno per sempre.
Visto che sarà necessario riprendere il lavoro per creare ricchezza e contribuire alle casse dello Stato, dovremo accettare dei compromessi tra il rischio del contagio e la necessità di ridare vita all’economia produttiva.
Passeremo dall’“abolizione” del contatto col prossimo al “contatto controllato”. Il rischio sarà elevato e tutti ne saremo consapevoli. Tale consapevolezza aumenterà la nostra attenzione allo stato di salute dell’“altro” e saremo molto sospettosi. La mascherina chirurgica verrà indossata da tutti. Diventerà un capo d’abbigliamento. La moda ne produrrà di tutte le fogge: quelle per ragazzi e quelle per adulti; quelle più seriose e quelle più vezzosette; quelle esibizioniste e quelle più dimesse; quelle impreziosite da artisti e quelle poverelle. Forse assumerà diverse forme come: sciarpe impermeabilizzate; mantelle chiuse sotto la linea degli occhi, o passamontagna coprenti anche il capo.
L’unico luogo in cui saremo liberi dalla schermatura del viso sarà l’ambito familiare. Sarà l’unico luogo in cui avremo certezza dello stato di salute degli altri, sia per la conoscenza più intima dei nostri  congiunti, sia perché ci preoccuperemo di preservarli dai contagi.
La Famiglia diventerà una fortezza dell’isolamento dal virus. Si rafforzeranno i legami familiari e si ricostituiranno quei rituali millenari di convivenza ristretta nel proprio ambito privato. Si rivedrà la Famiglia riunita nella sua casa, sia per esigenze quotidiane come il desinare e programmare il futuro immediato, sia nelle riunioni delle cerchie parentali per nascite e morti. Un caso particolare saranno i matrimoni, condizione in cui due ambiti familiari diversi si fonderanno nel progetto di una progenie comune a cui verrà trasmessa la certezza di sostegno per la salvaguardia della salute.
La convivenza si baserà sulla fiducia che tutti i componenti si adopereranno per non portare mai il virus all’interno della comunità familiare.
Quando si augurerà il “Buongiorno” o si dirà “salve” si eserciterà il preciso controllo sulla salute dell’altro interrogandolo esplicitamente: «Come stai?».
Il lavoro verrà fortemente condizionato dall’incombenza del contagio.
L’artigiano abituato a lavorare in solitudine non modificherà il suo stile di vita.
Il lavoro intellettuale avverrà fondamentalmente sotto forma di “lavoro agile online”.
Il lavoro più complesso che comporta l’impiego di ruoli differenziati e interdipendenti imporrà la dotazione dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale).
Nelle scuole le lezioni saranno online, ma per certe materie la lezione sarà frontale. In tal caso saranno necessari i DPI. L’Insegnante sarà munito di maschera chirurgica come gli allievi.
Il lavoro clinico del Medico sul paziente imporrà l’uso di tute complete impermeabili al virus, copricapo, occhiali, maschere filtranti FFP2 e FFP3, visiere totali, guanti e
sovrascarpe. Nei casi più pericolosi il Medico indosserà schermature da astronauta.
Sterilizzerà o distruggerà i DPI. Il ritorno alla pratica religiosa, con l’esclusione di assembramenti, sarà incrementato dalla speranza e dalla necessità di conforto. Lo stesso vale per il ritorno all’arte come ricerca del “bello” condiviso a distanza.
La politica locale, nazionale e internazionale subirà cambiamenti; è difficile capire quali, ma certamente sarà espressione della ricerca di sicurezza e salute.
La “globalizzazione” dei prodotti commerciali resterà ma subirà cambiamenti. Si è visto lo stato di penuria di certi prodotti (vedi mascherine e alta tecnologia) dovuti alla passata politica industriale della delocalizzazione in altri paesi, e il rischio di chiusura delle frontiere e del traffico aereo e navale per ragioni sanitarie.
Il traffico navale e aereo delle merci sarà mantenuto, tuttavia il traffico delle persone subirà controlli serrati. Nelle frontiere fisiche fra stati, in quelle portuali e aeroportuali compariranno, rafforzate, delle figure di verifica sanitaria equivalenti ai “magistrati di Salute” del Basso Medio Evo.

I viaggi turistici in crociera subiranno una attenuazione seppure temporanea in attesa del vaccino.
L’uso di moneta digitale subirà un incremento visto che garantisce il distanziamento sociale. Anche i metalli di valore, le pietre preziose e le monete metalliche verranno scambiati ed accettati con facilità vista la possibilità di sterilizzazione. Nel Medio Evo i commercianti usavano, a fine giornata, immergere monete e pietre preziose in aceto per bonificarle.
Vedremo modifiche sostanziali nel Cinema e nella Letteratura. L’Epidemia, in tutte le sue implicazioni nel mondo dei sentimenti e degli interessi sociali diventerà il tema dominante.
Cambierà anche il sistema fiscale perché gli Stati dovranno reintegrare le perdite e finanziare il welfare per una sana convivenza civile. Ci sarà una laurea che avrà grande successo: Bioingegneria. I Bioingegneri saranno, oltre agli Epidemiologi, i controllori necessari dei DPI di ogni commercio umano. Con essi collaboreranno le parafarmacie che si convertiranno a distribuire, come novelli centri di abbigliamento, presidi sanitari totali.
Il burka sarà tollerato e la moda, nella sua rappresentazione del “bello”, lo renderà utile e gradevole.
Forse cambierà il modo di mangiare; aumenterà il consumo di pasti nel proprio domicilio.
Nei ristoranti verranno applicate norme igieniche ferree. I camerieri porteranno copricapo, maschere, e guanti usa e getta. Non vedremo più i cuochi maneggiare gli alimenti a mani nude, né cuoche che impastano la farina con mani guarnite di anelli e bracciali.
I guanti e le mascherine domineranno la scena. Impareremo a riconoscerci con pochi elementi di identificazione: gli occhi, la montatura degli occhiali, la mascherina e la voce.
Talvolta dovremo dichiarare il nostro nome.
Il lavoro della cura delle campagne, degli orti e dei piccoli allevamenti riprenderà vigore.
Riprenderanno vigore anche i piccoli negozietti di strada o di quartiere, dove il garante della salubrità del venduto sarà il gestore, che dovrà essere persona nota per affidabilità. La fonte di alimenti sarà rappresentato da prodotti locali garantiti. Ricompariranno i piccoli mattatoi comunali, la cui chiusura determinò la fine del piccolo allevamento familiare.
La cura dell’ambiente sarà un’esigenza più sentita. Prenderanno piede le “aree marine protette” ed i mari si ripopoleranno. Allora la pesca ridiventerà la regina del nostro territorio.

Mario Marroccu