17 July, 2024
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«Ripartire, tornare alla vita normale con estrema prudenza e con quella maturità e accortezza che i Sardi hanno saputo dimostrare nel periodo più difficile dell’emergenza, consentendo alla nostra Regione di contenere la diffusione del virus entro valori tra i più bassi in Italia, lo 0,07% della popolazione. Questa “Die de sa Sardigna” rappresenta per noi un momento di svolta nella gestione della crisi, il momento in cui devono ripartire i nostri settori produttivi e anche la normale vita dei cittadini.»
Così il presidente della Regione, Christian Solinas, che nel consueto punto stampa ha annunciato, per i prossimi giorni, una nuova ordinanza che consentirà di tornare gradualmente alla normalità in tempi più rapidi rispetto a quelli prospettati dal Governo nazionale.
«La Sardegnaha detto il presidente della Regione -, grazie ai dati confortanti può anticipare gradualmente il ritorno alle relazioni sociali, pur con la massima cautela e protezione, cosi’ come la ripresa delle attività produttive primarie, come l’edilizia, i cantieri pubblici delle grandi opere che da soli occupano 35 mila persone, la cantieristica nautica, l’accesso e manutenzione delle seconde case. Il ritorno non sarà indiscriminato, ma accuratamente protetto anche grazie ai protocolli che individueremo insieme ai rappresentanti degli imprenditori e delle categorie. Esiste, e la vogliamo perseguire, la possibilità di garantire distanziamenti e sicurezza per il contenimento di eventuali nuovi focolai.»
Anticipare, dunque, i tempi tracciati ieri dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte.
«Dal nuovo DPCM – ha detto il presidente Christian Solinasci attendevamo prospettive più ampie per la riapertura di varie attività e settori. In verità il testo, almeno nelle parti che sono state fino ad ora anticipate, mostra efficacia solo in riferimento alle zone del Paese dove esistono grandi attività industriali, quindi il Nord Italia, ma sembra trascurare le esigenze dei settori trainanti del meridione e delle isole, le piccole e piccolissime imprese e il turismo.»
«Occorre quindiha anticipato il presidente della Regione -, una nuova ordinanza che consenta di tornare gradualmente e prudentemente alla normalità. Ci sarà quindi un allentamento delle misure relative a parchi, giardini, aree verdi dove i cittadini potranno tornare a svolgere attività fisica o una semplice passeggiata, potranno riprendere a giocare i bambini, dove i diversamente abili potranno nuovamente trascorrere del tempo all’aria aperta dopo settimane cosi’ stringenti. Tutto ha chiarito il presidente della Regione -, sarà fatto con attenzione e con una costante verifica sull’andamento della curva di contagio. Abbiamo bisogno di rimettere in moto le piccole aziende, di alleviare la sofferenza di commercianti e artigiani, di quelle categorie come parrucchieri e centri estetici che si domandano quale sarà il loro futuro.»
«Una cura particolare sarà dedicata al turismoha detto il presidente Christian Solinas . Purtroppo, nell’immediato, non si può praticare un semplice ritorno al passato cosi’ come lo abbiamo conosciuto. L’uscita dall’emergenza non sarà così rapida, ma scommettiamo sulla nostra capacita’ di risollevarci e di gestire questa nuova situazione con responsabilità adottando misure che consentano di lavorare convivendo con il virus fino ad una soluzione farmacologica o vaccinale.»
Sulla ripresa delle attività del settore turistico, il presidente Christian Solinas ha confermato quanto anticipato nei giorni scorsi: permarrà ancora per qualche settimana il blocco degli arrivi per consentire di realizzare nei posti e aeroporti sardi quelle “porte di accesso” che ci garantiranno un protocollo sicuro.

«Il sistema da noi predisposto – ha chiarito il presidente della Regione –, e che chiederemo al Governo di ratificare, prevede che chi vuole arrivare in Sardegna presenti, insieme ai documenti di identità, un certificato emesso nei 7 giorni precedenti la partenza che attesti l’esito negativo di un tampone molecolare. Una volta sbarcati in Sardegna, i turisti saranno sottoposti ad un nuovo rapido esame e dovranno scaricare l’app che consentirà di tracciare spostamenti e contatti per rendere rapido un eventuale isolamento, evitando di chiudere strutture ricettive.»

«Partiremo con i voli di aviazione generaleha detto il presidente Christian Solinas –, e proseguiremo con questo sistema per tutto il mese di maggio nella prospettiva di allargare ulteriormente le maglie da giugno.»
Ulteriori delucidazioni sono state fornite dal Presidente sul pacchetto di provvedimenti economici per le imprese, che nei prossimi giorni la Giunta porterà all’esame del Consiglio regionale. Domani, ha anticipato, la Giunta approverà l’accordo con la Banca europea degli investimenti grazie al quale potremo restituire liquidità al sistema economico e produttivo, con l’adozione del rapporto pari passu con le banche, che ci consentirà di erogare 200 milioni alle imprese con un preammortamento di 24 mesi e un ammortamento di 15 anni a interessi zero fino 800mila euro, senza valutazione di merito bancario.
«A questo seguirà un nuovo disegno di legge della Giunta, che prevede altri interventi per le imprese, e che presenterò in settimana – ha concluso il presidente Christian Solinas -. Un ulteriore sforzo per consentire alla Sardegna di attuare un piano straordinario di infrastrutture materiali e immateriali per lo sviluppo e l’occupazione.»

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Due terzi dei giornalisti italiani sono lavoratori autonomi. Lavoravano da casa anche prima del virus e nella gran parte dei casi si guadagnavano da vivere sommando uffici stampa a collaborazioni più o meno occasionali. A volte dirigendo e scrivendo giornali online che a volte sono diventate l’unica voce dei loro territori. Oggi è a serio rischio la resistenza del giornalismo autonomo, e quindi di larga parte della nostra informazione. Anche in Sardegna.
Con la pandemia le occasioni di curare uffici stampa sono crollate, molte collaborazioni sono scomparse o smagrite e la raccolta pubblicitaria è in gran parte svanita, soprattutto per le piccole testate online.
Se questo è davvero il momento della solidarietà, spetta innanzitutto al sindacato dei giornalisti dare un segnale che vada oltre il lavoro quotidiano sulle singole vertenze e sui problemi del singolo collega. Un sindacato che non si concentra su chi affronta le difficoltà più aspre è destinato a perdere non solo qualche iscritto, ma il senso della propria esistenza.
Da oggi tagliamo le quote di iscrizione al sindacato per i giornalisti autonomi. Avremmo voluto azzerarle, ma non si può: circa la metà della quota versata da un iscritto va alla Federazione nazionale e noi possiamo decidere sulla parte che rimane all’Assostampa, cioè al livello regionale. A quella abbiamo deciso di rinunciare quasi integralmente, tenendo solo qualche spicciolo per non mandare i nostri conti a picco in modo irreversibile.
Finora le nostre quote erano parametrate su quelle Odg: un professionista pagava 110 euro e un pubblicista 80. Da oggi il professionista autonomo che si iscrive all’associazione paga 60 euro, il pubblicista 55.
Ovviamente ci sono giornalisti autonomi che hanno già pagato la quota per il 2020. Non è giusto che si trovino ad aver sborsato più di chi si iscriverà oggi. Quindi gli autonomi che hanno già pagato risulteranno iscritti e in regola con le quote anche per il 2021 (la questione non si pone per i giornalisti pensionati e per quelli contrattualizzati, che non versano direttamente le quote ma hanno una trattenuta calcolata in modo proporzionale al reddito).
Infine: se un collega si trovasse in difficoltà a versare la quota, per quanto ridotta, ce lo segnali e troveremo una soluzione. Rispettiamo chi sceglie di non aderire al sindacato, ma non tolleriamo che qualcuno si debba autoescludere dalla nostra comunità perché la quota è fuori dalla sua portata. Faremo tutto il possibile e magari anche due passi nell’impossibile perché nessuno resti fuori per necessità e debba scegliere se rimanere nel sindacato o pagare una bolletta.
Chiudiamo con un paio di impegni.
Primo: l’Assostampa garantisce già consulenza legale gratuita a chi valuta di affrontare una causa di lavoro, in modo che possa farsi preventivamente e senza spese un’idea concreta delle proprie possibilità di successo. Dalla prossima settimana il sindacato garantirà consulenza legale gratuita anche per le vicende penali legate all’esercizio della professione. In sostanza, chi non ha un’azienda editoriale alle spalle potrà capire senza spendere un euro le proprie possibilità di successo in un procedimento per diffamazione, per esempio, e qual è la strada migliore per chiuderlo. In caso di rinvio a giudizio, chi ha un reddito molto basso avrà gratis anche la tutela in sede processuale, e tutti gli altri la avranno a costi ridottissimi, nettamente inferiori agli standard forensi. È un servizio che ha solo due presupposti: l’iscrizione al sindacato e il non aver compiuto il fatto in malafede o per scopo diverso dal rendere informazione. È un’opportunità che abbiamo grazie alla disponibilità e alla passione civile dell’avvocato Giovanni Antonio Lampis, che ha maturato in prestigiosi studi di livello nazionale un’esperienza specifica in questo settore, e a forza di amare il giornalismo ha finito per voler bene anche ai giornalisti.
Secondo: prima del virus avevamo lanciato il microcredito per i giornalisti che hanno bisogno di un po’ di liquidità da investire nell’attività professionale. È un’idea che ha già dato risultati incoraggianti. Nelle scorse settimane però abbiamo messo a fuoco un progetto per potenziare il servizio, e anche molto. Abbiamo già pensato, studiato e predisposto tutto: appena avremo superato gli ultimi step tecnici saremo in grado di aiutare i colleghi più e meglio di prima.
Di altre cose importanti, a cominciare dai corsi professionalizzanti che avevamo programmato e che stiamo studiando come trasferire online, parleremo un’altra volta, ma comunque presto.
Per ora chiudiamo con due codici iban.
Il primo è IT57 B 01015 04801 000000013114 ed è il codice dell’Associazione della Stampa sarda. Serve a chi vuole versare la quota per rinnovare l’iscrizione (il taglio è già in vigore, quindi 60 euro per i prof e 55 per i pubblicisti. La causale è “Iscrizione”).
Il secondo è IT46 D 01015 04801 000070664570 ed è il codice del nostro Fondo di Solidarietà, creato per aiutare i colleghi che affrontano un’emergenza particolarmente grave. Chiunque ne abbia voglia e possibilità, può versare quel che crede indicando “Contributo” come causale.
Torneremo presto a parlare di vertenze e di formazione, di problemi e di speranze. Torneremo presto, soprattutto, a protestare contro chi vuole zittire noi e le nostre fonti e considera il giornalismo una seccatura. Mentre noi sappiamo che il giornalismo è libertà.
Se lo diremo tutti insieme, la nostra voce si sentirà di più.

Associazione della Stampa Sarda

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Sempre di più la situazione economica delle imprese sarde diventa durissima e, tra le categorie maggiormente svantaggiate dalla emergenza sanitaria, rientra proprio quella degli operatori su area pubblica che, troppo spesso non sono considerati da chi deve prendere le giuste decisioni.

«Gli operatori del commercio su area pubblica sono l’unica categoria per la quale non sono state comunicate date di riapertura, né certe né probabili. A quanto pare la nostra categoria non è degna di attenzione, nonostante sia formata da 200mila imprese e 400mila addetti e muovesse, prima del coronavirus, un fatturato di 10 miliardi di euro circa», tuona Marco Medda, presidente provinciale della Confesercenti dopo la pubblicazione del DPCM del 26 aprile.

«Le 7.000 imprese del settore in Sardegna sono in gravissima difficoltà: da una nostra stima ogni giorno di inattività fa sparire nell’isola circa 900.000 euro di fatturato. In una situazione come questa, abbiamo bisogno di certezze: dobbiamo sapere come e quando potremo ripartire, quali accortezze dovremo mettere in campo e con quali tempi. Non è tollerabile questa mancanza di chiarezza: le imprese, in particolare in questi casi, devono poter programmare l’attività. Ci pare inoltre assurdo che in tutta la Sardegna siano stati chiusi i mercati anche per la vendita degli alimentari mentre la normativa consentiva al settore alimentare di lavorare. Troppo spesso il nostro settore viene considerato come “figlio di un dio minore” rispetto al commercio in sede fissa, dimenticando che grazie ai mercati trovano lavoro oltre 11.000 persone, che riescono a smaltire la produzione locale. Abbiamo bisogno, sempre di più, anche di sostegni: quanto fatto finora non è stato sufficiente. Servono indennizzi a fondo perduto non solo per la mancata attività, ma anche per la riapertura. Non si può non tenere conto che ci sono dei costi aggiuntivi da sostenere, per di più in assenza di ricavi», conclude Marco Medda.

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La Garante per l’Infanzia e l’adolescenza Grazia Maria De Matteis ha sollecitato il governo regionale ad adottare misure specifiche a sostegno dei minori che, per diversi motivi, si trovano ancora più esposti agli effetti negativi, diretti ed indiretti, dell’emergenza sanitaria.
In una lettera inviata al Governatore Christian Solinas ed all’assessore della Sanità Mario Nieddu, in particolare, Grazia Maria De Matteis si è soffermata sulla difficile situazione dei minori ospiti e/o in arrivo presso le comunità di accoglienza del territorio regionale. «Si tratta di adolescenti ha ricordato -, che in alcuni casi sono figli di genitori risultati positivi e senza familiari di riferimento per un affido temporaneo. Per questi e per tutti i minori in comunità, vanno attivati percorsi specifici così come si raccomandano sia la distribuzione dei Dpi che la riorganizzazione degli spazi nelle strutture, ove si rendesse necessaria. E’ inoltre importante ha concluso -, che tutti gli interventi siano realizzati in un quadro di coordinamento efficace del sistema pubblico, regionale e non, che deve vedere coinvolti i sanitari di medicina generale, i pediatri di libera scelta ed i servizi sociali comunali.»
Altro argomento sollevato dalla Garante, è quello delle conseguenze profonde che l’epidemia Covid-19 ha avuto ed ha sul diritto allo studio degli adolescenti sardi e sui loro rapporti con il sistema educativo regionale. L’introduzione della “didattica a distanza” ha aperto senz’altro prospettive nuove ed interessanti ma in questa prima fase, secondo Grazia Maria De Matteis, presenta importanti criticità nella sua applicazione concreta su tutto il territorio regionale e “lascia indietro” proprio minori appartenenti a famiglie già socialmente ed economicamente fragili. Per questo la Garante, che ha scritto agli assessori della Pubblica istruzione, degli Affari generali ed all’Anci, auspica un intervento articolato della Regione e dei Comuni (per lo sviluppo delle reti wi-fi). I problemi fin qui emersi (sia dalle rilevazioni dell’Ufficio scolastico regionale che dell’associazione Save the Children) riguardano infatti la disponibilità di Pc e/o Tablet e di connessioni efficienti, la “copertura” di alcune realtà marginali e la difficoltà per molte famiglie ad accompagnare gli alunni nell’utilizzo dei nuovi strumenti.

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Martedì 28 aprile, il cimitero comunale di San Giovanni Suergiu sarà nuovamente aperto al pubblico.

Il cimitero rimarrà aperto tutti i giorni feriali, dal lunedì al venerdì, solo la mattina dalle ore 9.00 alle ore 13.00.

Al fine di evitare assembramenti è consentito l’accesso al cimitero di massimo 15 persone per volta. Ogni utente dovrà rispettare sempre le seguenti prescrizioni:
 la distanza di sicurezza di 1,5 metri sia dagli altri utenti e che dagli operatori cimiteriali;
 dovrà indossare la mascherina di protezione e i guanti;
 non sarà consentito l’accesso al cimitero a chi non rispetta le suddette prescrizioni.

Inoltre, al fine di consentire a tutti di poter avere accesso alla struttura, è consentita per ogni persona la permanenza all’interno per il solo tempo strettamente necessario che comunque non potrà superare i 30 minuti. Gli operatori addetti vigileranno affinché tali prescrizioni vengano rispettate.

Nel caso queste disposizioni non fossero rispettate e nel caso si dovessero verificare assembramenti, il cimitero verrebbe nuovamente chiuso alle visite.

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Sono solo 3, come 3 giorni fa, i nuovi casi positivi al Covid-19 riscontrati oggi in Sardegna, su 294 tamponi eseguiti e 262 casi testati. Il numero totale dei casi di positività al virus dall’inizio dell’emergenza è ora 1.283. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 21.395 tamponi, 19.424 i casi testati. I pazienti ricoverati in ospedale con sintomi sono 97, 19 quelli ricoverati in terapia intensiva, 660 sono le persone in isolamento domiciliare. 776 gli attualmente positivi. I pazienti dimessi/guariti sono a 398. Oggi non ci sono stati decessi, il cui numero totale resta così fermo a 109.

Sul territorio, dei 1.283 casi positivi complessivamente accertati, 232 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari (+1 rispetto all’ultimo aggiornamento), 92 nel Sud Sardegna (+1), 54 a Oristano, 76 a Nuoro, 829 (+1) a Sassari.

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La prima ad offrirsi come “cavia” per testare il vaccino anti-virus “Sars-2-CCov19” è stata Elisa Granato. Giovedì 23 aprile si è fatta inoculare un vaccino sperimentale presso l’Istituto Jenner di Oxford.

Sappiamo che ha 32 anni ed è nata in Germania da genitori italiani; la sua lingua madre è il tedesco; parla fluentemente l’inglese in quanto studia come Biologa presso l’Università di Oxford; capisce l’italiano. Lei ed un altro giovane sono stati scelti fra 500 volontari sani. Adesso è in osservazione. Mattina e sera viene redatto un diario clinico sul suo stato di salute. Oggi, 27 aprile, sta bene. Tutto il mondo è in gara per la formulazione del vaccino più efficace e più tollerato. Al momento sono pronti, per essere testati, 115 vaccini. Tutti hanno superato la Fase I: è il test sugli animali di laboratorio. La Fase II comporta il test sull’Uomo ed è finalizzata a capire se possono comparire danni imprevisti, di vario grado, alla salute, dal lieve malessere al decesso.

Se la Fase II verrà superata si passerà alla Fase III, con l’inoculazione ad alcune migliaia di esseri umani. Se anche la Fase III sarà superata, e si sarà ottenuta una produzione di anticorpi efficace, si procederà alla produzione industriale del vaccino.

Quindi si passerà alla distribuzione ed alla vaccinazione di 7 miliardi e mezzo di esseri umani. I tempi saranno lunghi.

Stiamo ripercorrendo i passi storici descritti nei testi di “Storia della Medicina”, da Edward Jenner (1700), Robert Koch e Luigi Pasteur (1800).

Esiste una difficoltà nel preparare questo vaccino: il virus è poco immunogeno, cioè fa produrre anticorpi poco efficaci e poco duraturi. A questo punto è entrata in gioco la “genialità italiana”. Si è vista nella scelta fatta in un laboratorio di Biologia Molecolare di Pomezia. Il Coronavirus assomiglia un po’ allo HIV che muta troppo rapidamente e riesce ad ingannare il sistema immunitario.

Le scienziate e gli scienziati di Pomezia hanno astutamente fabbricato un “Cavallo di Troia” virale. Hanno utilizzato un “adenovirus” del raffreddore della scimmia e gli hanno messo “in pancia” un frammento di proteina di Coronavirus. In tal modo il  sistema immunitario è indotto a produrre anticorpi sia contro il virus della scimmia sia contro la proteina della capsula proteica del Coronavirus, uccidendoli entrambi. Si cerca di sapere se il trucco funziona.

Ce lo svelerà Elisa Granato.

La cittadina di Pomezia è grande come Carbonia e Iglesias messe insieme: 62.000 abitanti. Vi ha sede l’Istituto di ricerca “Advent IRBM Science Park”.

L’Istituto è fondato sui programmi di 4 società:

  • IRBM: studia nuovi agenti farmaceutici chimici o biologici;
  • Advent: sviluppa vaccini adenovirali per uso clinico;
  • Promidis è un consorzio pubblico-privato formato da CNR (Centro Nazionale Ricerche), ISS (Istituto Superiore di Sanità);

L’IRBM nacque nel 1990 dalla casa Fermaceutica Angeletti SPA,  dalla Americana Merk-Sharp e dall’italiana Sigma Tau.

Nel 2009 l’Azienda si fuse con l’Americana Schering-Plough, la quale decise subito dopo di dismettere quel ramo d’azienda con cui si era appena fusa. Da allora l’Azienda è totalmente italiana e di proprietà di Piero Di Lorenzo.

Oggi la collaborazione tra l’“Institute” della Oxford University e la Advent IRBM di Pomezia ha messo a punto il vaccino ed è iniziata la sperimentazione di Fase II su volontari.

***

Un’altra donna, legata alla storia delle epidemie  e dei vaccini, è Lady Wortley Montague. Nacque nel diciassettesimo secolo, fu moglie di Edward Wortley Montague, ambasciatore inglese presso l’Impero Ottomano. Questa donna viene ricordata nei testi di storia della Medicina perché, durante la permanenza a Costantinopoli apprese la tecnica della “vaiolizzazione”.

In quei tempi a Londra il vaiolo era endemico ed esplodevano epidemie mortifere ogni 5 anni. Veniva colpito il 60 per cento della popolazione e il 20 per cento moriva. Morivano soprattutto bambini. Anche il virus vaioloso, come il Coronavirus, viene contagiato per via aerea attraverso l’aerosol prodotto dal fiato espirato dal portatore. Lady Wortley aveva notato che nel mondo islamico non si registravano epidemie così virulente di vaiolo. Lei attribuì il fenomeno all’abitudine dei musulmani di scarificare la cute dei bambini con pus estratto da pustole di malati in fase di guarigione. I bambini contraevano il vaiolo in forma leggera, poi diventavano immuni per sempre. Lady Wortley fece “vaiolizzare” i figli. Al rientro in Europa, essendo già nota tra gli intellettuali Illuministi per aver pubblicato opere letterarie, diede il via ad una campagna di informazione sulla “vaiolizzazione”. In questo fu sostenuta in Francia da Voltaire, e in Inghilterra dalla stessa famiglia reale. Tuttavia, il metodo non si diffuse sia perché alcuni soggetti “vaiolizzati” morivano, sia perché il metodo proveniva da un paese islamico.

***

Nel 1798 il medico Edward Jenner pubblicò le sue annotazioni sulla tecnica da lui messa a punto: la “vaccinazione”. Egli da bambino era stato vaiolizzato col metodo islamico.

Aveva notato che le donne mungitrici si ammalavano del “vaiolo delle vacche”. Era una forma leggera di vaiolo che si limitava alla comparsa di pustole sulla cute delle mani. Egli notò anche che queste donne, durante le epidemie di vaiolo, non si ammalavano.

Forte della esperienza trasmessa da Lady Wortley, e avendo immaginato che il “vaiolo delle vacche” fosse un “cugino benigno” di quello dell’uomo, avviò una sperimentazione. Prelevò pus dalle pustole delle mani delle mungitrici e lo scarificò sulla cute di un bambino il cui nome  passò alla storia: James Phipps. Dopo un paio di mesi espose il bambino al contagio tra malati gravi di vaiolo e questi rimase indenne.

Dopo questo primo approccio, scarificò anche la cute di suo figlio di 8 anni. Il risultato fu identico. Ripetè ancora l’esperimento su altri soggetti e dimostrò definitivamente che l’inoculazione di agenti del vaiolo delle vacche protegge contro il temibile vaiolo umano.

Il termine “vaccinazione” sostituì presto la dizione di “ inoculazione da vaiolo delle vacche” e fu usato per la prima volta da un amico di Jenner in un opuscolo che dette alle stampe nel 1800. Successivamente, Pasteur propose di utilizzare, in onore di Jenner, il termine di “vaccinazione”per le nuove e future tecniche similari.

Il primo ad attuare  la vaccinazione di massa antivaiolosa sulle sue truppe fu Napoleone Bonaparte dopo la triste conclusione della Campagna d’Egitto. La Guerra d’Egitto, iniziata da Napoleone nel 1798, era stata gravata da una epidemia di “peste bubbonica” e questa fu una delle cause del suo fallimento. Successivamente Napoleone fallì anche la Campagna di Russia più per una grave epidemia di “tifo esantematico”, che decimò e indebolì le sue truppe, che per l’inverno russo. La malattia veniva trasmessa dai pidocchi.

***

Nonostante gli evidenti effetti protettivi del “Vaccino”, il metodo  incontrò gravi difficoltà ad essere accettato dalla cultura del tempo. Si formò una forte corrente di opinione pubblica avversa alimentata anche da medici e uomini di chiesa. Questi erano gli antesignani degli “antivaccinatori odierni”. Essi sostenevano che la “vaccinazione” fosse opera di un complotto internazionale contro il popolo, allo scopo di “minotaurizzarlo” e renderlo succube a poteri occulti. La dietrologia antivaccinatoria ha radici lontane.

***

Una donna eccezionale che ha fatto la Storia della assistenza infermieristica ospedaliera in corso di epidemie fu Florence Nightigale. Era anche lei di nobile famiglia inglese con radicate convinzioni religiose. Il padre fu uno dei fondatori della “Epidemiologia”. Essa stessa era particolarmente versata nelle Scienze matematiche e nello studio della “Statistica”. Classificava la “prevalenza” delle malattie e la loro “incidenza”; la “mortalità” e la “ letalità”, con un “istogramma” di sua invenzione: “L’istogramma circolare“. Lei rappresentava le percentuali statistiche, in modo figurato, con una “torta tagliata a spicchi”, dove ogni spicchio corrisponde alla percentuale; l’intero cerchio corrisponde al 100 per cento.

Florence apprese le nozioni di Medicina frequentando un ospedale di diaconesse luterane in Prussia. Era l’ospedale per soldati più avanzato al mondo. Le donne avevano capito che i soldati non morivano a causa delle ferite ma, nella maggior parte dei casi, per malattie contratte negli ospedali da campo. Ne derivò la messa a punto di tecniche di Igiene ospedaliera.

Nell’anno 1854 era in corso la “Guerra di Crimea”  tra l’alleanza formata da Inglesi, francesi ed ottomani, contro i Russi. Partecipò tra le potenze europee anche il piccolo Regno di Sardegna inviando 17.000 soldati sardi. In Crimea era scoppiata una epidemia di colera e tifo esantematico, e faceva molte vittime. I malati venivano trasferiti per nave, attraverso il Mar Nero, a Scutari, un sobborgo di Costantinopoli.

Florence Nightingale, con un gruppo di infermiere addestrate da lei, si fece portare a Scutari da una nave da guerra inglese. Trovò che la mortalità tra i soldati ricoverati in quell’ospedale da campo era altissima. Sappiamo che in quell’occasione morirono 3.000 soldati sardi, quasi tutti per l’epidemia. Florence studiò il campo-ospedale; rilevò la percentuale di feriti e di contagiati; studiò i focolai di contagio e trasformò le informazioni in numeri e grafici statistici. Risultò che la “mappa” della maggiore “incidenza” indicava come responsabile un luogo dove non c’era un drenaggio fognario per le acque sporche. Inviò la relazione al vice-Primo ministro in patria e ottenne finanziamenti, mezzi ed ingegneri per costruire un corretto impianto fognario e di depurazione delle acque. In breve al mortalità calò del 50 per cento.

Rientrata in patria pubblicò i suoi studi di statistica sanitaria e divenne famosa nel mondo. Venne invitata a corte dalla regina Vittoria ma vi si recò solo dopo aver osservato un periodo di “quarantena” nel proprio domicilio, dove non permetteva neppure alle sorelle a alla madre di avvicinarsi. Tale era la consapevolezza dell’importanza dell’autoisolamento per chi proviene da una zona “rossa” epidemica.

Successivamente gli Americani, impegnati nella sanguinosa “Guerra di secessione”, la convocarono e le affidarono il compito di addestrare un esercito di infermiere da far scendere in campo. Fondò l’Ordine delle infermiere americane.

Non si sposò mai. Seguì la sua “mission” sino alla fine.

Era nata a Firenze il 12 maggio 1820. Morì a Londra nel 1910 e fu decisa la sua tumulazione nella Cattedrale di Westminster ma, per suo volere, la famiglia la fece seppellire nel cimitero di “Margareth of Antioch”.

Quest’anno è il bicentenario della sua nascita. Gli Ordini professionali del personale infermieristico di tutto il mondo l’hanno dedicato a lei.

A maggio cade l’anniversario di Florence Nightingale e nello stesso mese passeremo dalla Fase 1 alla Fase 2 dell’epidemia di Coronavirus. Oggi la sua capacità statistica nel classificare il fenomeno epidemico ed il suo rigore nelle scelte di “Igiene ospedaliera” sono  di grande aiuto.

***

Da febbraio 2020 ad oggi abbiamo visto molte donne-scienziato scendere in campo contro il virus. Abbiamo visto come i laboratori di ricerca dove si allevano virus e microbi siano gestiti quasi esclusivamente da donne. Secondo i giornali, sembra che il virologo più apprezzato sia la professoressa Ilaria Capua, che dirige un Istituto di Virologia a Miami.

Numerosissime sono le dottoresse rianimatrici ed infermiere impegnate in un corpo a corpo contro il virus.

Fuori dagli ospedali vediamo le donne sostenere le famiglie, i bambini, i nonni, ma anche alleviare ai giovani e agli adulti la prova dell’isolamento e della sospensione forzata dal lavoro.

Qui nel Sulcis, nei momenti più critici per la mancanza di “presidi” come le mascherine, vi è stato un movimento spontaneo di donne che hanno preso l’iniziativa di cucire le mascherine chirurgiche in quantità tale da soddisfare l’esigenza di Ospedali e delle famiglie.

Adesso inizia la fase più dura: si passa dalla fase di “fuga” alla fase di “attacco” al virus. L’ha iniziata, ad Oxford, un’altra donna: Elisa Granato.

Mario Marroccu

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Salvare le imprese sarde, adesso. E’ questo il grido d’allarme lanciato dai consiglieri del Partito democratico, in merito alla gravissima situazione in cui versa il “ceto dei coraggiosi”, settantamila imprese commerciali, alberghiere ed artigianali, ossatura del sistema produttivo e distributivo che rende il turismo sardo un business.

«Serve una cura urgente per salvare il sistema produttivo e migliaia di posti di lavoro in Sardegna. La Regione sta giocando pericolosamente sulla pelle delle imprese che vivono di artigianato, commercio e turismo. Settori che mai come ora, con l’emergenza legata al Coronavirus, necessitano di un aiuto immediato», dichiarano i consiglieri del Partito democratico. Le imprese sarde, in questo contesto di grande emergenza, stanno scommettendo sulla loro sopravvivenza, non incassano un euro perché la domanda è completamente ferma. Senza un sostegno totale da parte della Regione, il rischio concreto è che molte di esse non siano in grado di riaprire.

«Le aziende muoiono, non c’è più tempo per le chiacchiere proseguono i consiglieri regionali del Partito democratico -. La Lega sta tergiversando inutilmente senza dare un sostegno concreto ai nostri coraggiosi imprenditori, datori di lavoro, produttori di beni di servizi e di occupazione. E’ necessario che la maggioranza presenti all’ordine del giorno del Consiglio una legge sulle imprese. Gli imprenditori aspettano una risposta. Se non vi piace la nostra, si formuli un’alternativa. Però non si può stare fermi ad aspettare.»

In particolare, i consiglieri del Pd chiedono la discussione immediata della proposta di legge a prima firma dell’onorevole Cesare Moriconi sui contributi a fondo perduto alle micro e piccole imprese, con bonus immediati fino a 10mila euro coperti da 200 milioni di fondi europei. Le condizioni per attendere eventuali e ulteriori rinvii non ci sono più, altrimenti sarà la fine per tante aziende sarde.

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“Mascalzone Sabino” di Alessandro Sabino del Circolo del Mare Fertilia ha vinto il 1° Campionato Zonale di Virtual Regata. Mascalzone Sabino” ha preceduto “Botta Dritta” timonata da Camillo Di Fraia di La Maddalena dello YC Porto Rotondo. Terzo sul podio virtuale “4 Mori”, timonata da Enrico Strazzera dello YC Cagliari.

La premiazione virtuale ha coinvolto il presidente della Terza Zona Fiv Massimo Cortese, al quale va anche un ringraziamento speciale per avere promosso l’attività virtuale e preso parte alla diretta sia su YouTube sia su Radio Internazionale Costa Smeralda.

Pomeriggio adrenalinico quello vissuto nel mare virtuale dai 18 velisti che, nei giorni sorsi, si sono guadagnati la finale del 1° Campionato Zonale Virtuale Regata. La rete ha accolto le sette gare giocate  su campi di gioco diversi (da Cagliari a Porto Cervo) con imbarcazioni diverse (Optimist, Open Skif, Doppi, Laser, Hobie Cat, Windsurf, Altura e J24).

Questo primo appuntamento è stato trasmesso in diretta da Radio Internazionale, grazie alla puntata speciale del “Circolo dello Sport”  brillantemente condotta da Camillo Zucconi, già campione del mondo, ora allenatore e preparatore di nuove e giovani leve presso lo YCPR, che in questo è stato coadiuvato dai tecnici Marco Badessi, Piermauro Magnano e Daniele Murru, da Francesca, dal consigliere di Zona Marco Frulio e dal presidente Massimo Cortese.