Riformatori sardi: «La Fase 2 del Covid-19 non può ripartire senza nuove norme sugli appalti»
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«Le norme sugli appalti rappresentano in Italia il maggiore freno all’utilizzo delle ingenti risorse pubbliche per gli investimenti infrastrutturali: è diventato ormai un problema sistemico, da affrontare in modo radicale, perché colpisce mortalmente la nostra competitività. Su questo tema presenteremo una mozione in Consiglio regionale.»
Cosi i consiglieri regionali dei Riformatori sardi Aldo Salaris, Michele Cossa, Alfonso Marras e Giovanni Antonio Satta, che definiscono «intollerabile rispetto alla fase che stiamo vivendo» il tempo medio per la realizzazione di un’opera pubblica, che varia dai quasi tre anni per le opere di valore più esiguo (sino ai 100mila euro) agli oltre 14 anni per le opere più importanti.
Da qui la necessità di mettere mano alle norme sugli appalti, intervenendo lungo una direttrice che poggia su due pilastri: la necessità di allineare la legislazione italiana a quella comunitaria e degli altri Paesi membri (soprattutto Francia e Germania) dove il sistema è ben più rapido; la necessità di spostare i controlli alla fase successiva all’assegnazione dell’appalto (prevedendo pene certe e tempestive per chi imbroglia), con una tempistica precisa per l’affidamento dei lavori, anche abbattendo i tempi burocratici per il passaggio da una fase all’altra, dove si annidano i tempi più lunghi della procedura. Il tutto, garantendo la massima trasparenza negli affidamenti.
«Nel 2016 – spiega Michele Cossa – è entrato in vigore il nuovo codice degli appalti: norme fatte per arginare la corruzione finiscono per non intaccare in modo significativo il fenomeno, che in compenso hanno allungato i tempi di realizzazione delle opere pubbliche di un buon 50%. Caricando tra l’altro di responsabilità sproporzionate i responsabili delle gare d’appalto, che svolgono il loro lavoro in una condizione di ansia e perenne incertezza. Il risultato – aggiunge il consigliere regionale dei Riformatori sardi – è una lentezza intollerabile in un paese che vuole modernizzare le proprie infrastrutture e utilizzare gli investimenti per far ripartire la propria economia dopo il crollo del PIL previsto a causa della pandemia.»
I tempi lunghi a cui le opere sono sottoposte comportano secondo Michele Cossa non solo un danno in se stesso, derivante dal ritardo nella disponibilità delle opere di cui la comunità ha bisogno, ma determinano anche un impatto pesantissimo sull’economia: «Nessuna politica Keynesiana (come si dice oggi con una certa approssimazione) può produrre risultati con una normativa del genere», concludono i Riformatori sardi.
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