I cittadini della UE chiedono più competenze per l’UE, per affrontare crisi come il Covid-19
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In un nuovo sondaggio commissionato dal Parlamento europeo, la maggioranza (58%) degli intervistati dichiara di aver incontrato difficoltà finanziarie dall’inizio della crisi da Covid-19.
Secondo il sondaggio condotto alla fine di aprile 2020, l’UE dovrebbe avere maggiori competenze per affrontare crisi come la pandemia del Coronavirus. Quasi sette intervistati su dieci (69%) vogliono un ruolo più forte dell’UE nella lotta contro questa crisi. Parallelamente, quasi sei intervistati su dieci si dicono insoddisfatti della solidarietà dimostrata tra gli Stati membri dell’UE durante la pandemia. Mentre il 74% degli intervistati ha sentito parlare di misure o azioni avviate dall’UE per rispondere alla pandemia, solo il 42% di loro è soddisfatto, al momento, di queste misure.
Covid-19: l’UE dovrebbe migliorare gli strumenti comuni per affrontare crisi di questo tipo
Per circa due terzi degli intervistati (69%), l’UE dovrebbe avere maggiori competenze per affrontare crisi come la pandemia del Coronavirus. Meno di un quarto degli intervistati (22%) non è d’accordo con questa affermazione. I paesi che più concordano con questa affermazione sono il Portogallo e l’Irlanda, mentre Cechia e Svezia quelli che esprimono maggior d’accordo.
Nella risposta alla pandemia, i cittadini europei avrebbero voluto che l’UE si concentrasse principalmente sul garantire forniture mediche sufficienti per tutti gli Stati membri dell’UE, sull’assegnazione di fondi per la ricerca per lo sviluppo di un vaccino, sul sostegno finanziario diretto agli Stati membri e sul miglioramento della cooperazione scientifica tra i paesi.
Rilanciare la solidarietà europea in tempi di crisi
Questa forte richiesta di maggiori competenze e di una risposta UE più coordinata va di pari passo con l’insoddisfazione espressa dalla maggioranza degli intervistati per quanto riguarda la solidarietà tra gli Stati membri dell’UE nella lotta contro la pandemia del Coronavirus: il 57% è insoddisfatto dell’attuale stato di solidarietà, tra questi il 22% “non è affatto” soddisfatto. Solo un terzo degli intervistati (34%) è soddisfatto, soprattutto in Irlanda, Danimarca, Paesi Bassi e Portogallo. Gli intervistati di Italia, Spagna e Grecia sono tra i più insoddisfatti, seguiti dai cittadini di Austria, Belgio e Svezia.
Le misure adottate dall’UE sono conosciute ma non sufficienti
Tre intervistati su quattro, in tutti i Paesi in cui è stato condotto il sondaggio, dicono di aver sentito, visto o letto delle misure di risposta dell’UE alla pandemia del Coronavirus, e un terzo degli intervistati (33%) conosce queste misure. Allo stesso tempo, circa la metà (52%) di coloro che conoscono l’azione dell’UE in questa crisi si dichiarano insoddisfatti delle misure adottate finora. Solo il 42% è soddisfatto, soprattutto, in Irlanda, Paesi Bassi, Danimarca e Finlandia. Il grado di insoddisfazione è più alto in Italia, Spagna e Grecia, e piuttosto elevato in Austria e Bulgaria.
Difficoltà finanziarie per sei cittadini su dieci
Una netta maggioranza degli intervistati (58%) ha dichiarato nel sondaggio di aver incontrato difficoltà finanziarie dall’inizio della pandemia di Coronavirus. Tra i problemi riscontrati figurano perdita di reddito (30%), disoccupazione totale o parziale (23%), utilizzo di risparmi personali prima del previsto (21%), difficoltà a pagare l’affitto, le bollette o i prestiti bancari (14%), nonché difficoltà ad avere pasti adeguati e di buona qualità (9%). Un intervistato su dieci ha dichiarato di dover chiedere aiuto finanziario a famiglia o amici, mentre il 3% degli intervistati ha dovuto affrontare un fallimento.
Nel complesso, gli intervistati di Ungheria, Bulgaria, Grecia, Italia e Spagna sono quelli che hanno avuto i maggiori problemi finanziari, mentre quelli in Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia e Austria sono i meno propensi a segnalare problemi. In questi ultimi paesi, infatti, più della metà degli intervistati non ha avuto problemi finanziari: il 66% in Danimarca, il 57% nei Paesi Bassi, il 54% in Finlandia e il 53% in Svezia.
Nota sulla metodologia
Il sondaggio è stato condotto online da Kantar tra il 23 aprile e il 1° maggio 2020, con 21.804 intervistati in 21 Stati membri dell’UE (paesi non coperti dal sondaggio: Lituania, Estonia, Lettonia, Cipro, Malta e Lussemburgo). Il sondaggio è stato limitato agli intervistati di età compresa tra i 16 e i 64 anni (16-54 in Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Grecia, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia). La rappresentatività a livello nazionale è garantita da quote su genere, età e regione. I risultati medi totali sono ponderati in base alle dimensioni della popolazione di ciascun paese intervistato.
I risultati completi dell’indagine, comprese le tabelle dei dati nazionali e sociodemografici, saranno pubblicati dal Parlamento europeo all’inizio di giugno.
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