19 July, 2024
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L’iniziativa assunta da 17 sindaci di altrettanti Comuni del Sulcis Iglesiente che hanno chiesto al ministero delle Infrastrutture dei Trasporti di essere convocati alla Conferenza dei Servizi e di potersi esprimere sul progetto Ponte/Circonvallazione di Sant’Antioco, in particolare dopo il parere negativo espresso dal comune di Sant’Antioco, è salutata con grande soddisfazione dai tre portavoce del Comitato Porto Solky, Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau che da alcuni anni si battono contro la realizzazione dello stesso progetto.

«Nell’aprile 2016 la politica si rassegnava alla costruzione di un inutile nuovo ponte a Sant’Antioco da 57,5 milioni di euro scrivono in una lunga nota i tre portavoce del Comitato Porto Solky -. Venivano sottratti i finanziamenti per la riqualificazione delle principali strade del Sulcis: ma un gruppo di cittadini non ci sta e dopo quattro anni di battaglie riesce a comporre un fronte unico di 17 Sindaci che hanno richiesto al Ministero la non realizzazione del nuovo ponte a favore del porto abbandonato di Sant’Antioco e della disastrata viabilità del Sulcis. Finalmente uno degli obiettivi primari del Piano Sulcis, ovvero lo sviluppo della nautica d’eccellenza, potrà concretizzarsi con la valorizzazione del golfo di Palmas tramite la riqualificazione del Porto di Sant’Antioco ed il miglioramento dell’intera viabilità del Sulcis. Tutto ciò potrà avvenire grazie alla rimodulazione dei 57,5 milioni di euro oggi destinati al nuovo ponte di Sant’Antioco. Il recupero di questa ingente somma e il conseguente investimento nel territorio in opere realmente funzionali allo sviluppo socio economico della provincia più povera d’Italia, renderà giustizia a chi, nel lontano 2012, aveva combattuto aspramente per vedere finanziato il Piano Sulcis.»

«Si potrebbe gridare al miracolo aggiungono Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau -: raramente in Italia i Sindaci di un intero territorio si stringono attorno alle istanze dei comitati cittadini ed associazioni ambientaliste. A breve il Provveditorato interregionale per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti potrà rigettare l’istanza dell’Anas relativa a tale opera grazie al granitico fronte unico composto da tutti i Sindaci del Sulcis. Tutto ciò è potuto avvenire a seguito dell’invito del comitato Porto Solky, esteso ai primi cittadini del territorio, ad assumere una netta presa di posizione in merito al contestato nuovo ponte. I Sindaci hanno quindi già formalmente condiviso le Osservazioni del comune di Sant’Antioco e di quelle elaborate dal Comitato stesso e sottoscritte dalle associazioni ambientaliste Grig (Gruppo di Intervento Giuridico), WWF Sardegna e Italia Nostra Sardegna. Ricordiamo che i Sindaci si erano già resi disponibili alla sottoscrizione delle osservazioni del Comitato durante le due riunioni avvenute nel marzo 2019 presso la sede dell’Unione dei Comuni del Sulcis.

Ricordiamo inoltre che, data la valenza strategica nazionale dell’opera, la mancata presa di posizione unanime del territorio avrebbe portato sicuramente all’espressione di un parere positivo per la realizzazione del ponte con il conseguente sperpero di 57,5 milioni di euro. Tutti quanti siamo fiduciosi che l’Anas prenda atto della volontà del territorio e che si renda disponibile nel contribuire alla realizzazione di interventi mirati alla messa in sicurezza della rete viaria del Sulcis, così come previsto nel piano strategico provinciale della viabilità, iniziando dalla circonvallazione per Calasetta, così come proposto all’unanimità dai comuni di Sant’Antioco, Calasetta, Carloforte, Carbonia, Domusnovas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Giba, Perdaxius, Masainas, Villaperuccio, Tratalias, Nuxis, Narcao, Santadi, Sant’Anna Arresi e Piscinas.»

«La vicenda del Nuovo Ponte di Sant’Antioco resterà nella storiasottolineano Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau -. Facciamo un riepilogo dei passaggi più salienti:

2008 – a seguito di semplici verifiche visive, l’attuale ponte viene considerato pericolante e proposto un intervento per la messa in sicurezza dal costo di 12 milioni di euro. Il Comune (con risorse esigue) fa installare nella struttura dei sensori e piccoli semafori che iniziano a terrorizzare la popolazione. Da allora si instaura una campagna di terrorismo psicologico che per anni ha convinto tutti sull’urgente necessità di realizzare un nuovo ponte o tunnel in sostituzione del “pericolante ponte” (così come veniva descritto dai media).

2012 – Senza il coinvolgimento della popolazione, si iniziava a progettare un nuovo collegamento terrestre tra l’istmo e l’isola madre. Sin da subito si escludeva la soluzione tunnel a favore di un nuovo ponte dal costo iniziale di “soli” 19 milioni di euro (a fronte dei 12 necessari per la manutenzione di quello “pericolante”).

2015 – Viene alla luce il Nuovo Ponte di Sant’Antioco che, dopo tre anni, ha assunto le dimensioni di un mastodontico viadotto composto da 25 piloni, lungo 2 km e alto 18 metri. Il costo per la sua realizzazione nel frattempo viene triplicato è raggiunge la pazzesca cifra di 57,5 milioni di euro. Per coprire tali costì vengonosottratti i finanziamenti inizialmente previsti dal Piano Sulcis per la viabilità primaria del territorio. I Sindaci, loro malgrado, a fronte del pericolo di crollo furono quasi obbligati ad accettare questo nuovo ponte, che oltre a sostituire quello attuale sempre più pericolante, fu definito “strategico” per lo sviluppo della nautica all’interno della laguna di Sant’Antioco e che avrebbe dovuto rappresentare il volano di sviluppo dell’intero Sulcis (senza tener conto che la laguna di Sant’Antioco è uno specchio d’acqua dai fondali bassissimi e sabbiosi, mentre il vero porto di Sant’Antioco è nel golfo di Palmas e quindi aperto alle rotte del Mediterraneo).

2016 – La popolazione di Sant’Antioco mal gradiva un’opera calata dall’alto e cercava di convincere la politica ad un cambio di rotta per far realizzare un tunnel al posto del nuovo ponte (ricordiamo che si era ancora convinti che il ponte fosse pericolante). Purtroppo, fu tutto vano perché già dal 2012 era già stata prepotentemente decisa la realizzazione di tale nuova opera. Nell’aprile 2016, l’allora Consiglio comunale di Sant’Antioco, deliberava per la realizzazione del nuovo ponte dando il via libera all’Anas per la messa a bando (si vuole precisare che si presero decisioni senza avere una minima idea di come sarebbe stato stravolto l’accesso alla città e dell’assurdo impatto paesaggistico dell’opera, che tra l’altro andrebbe ad occultare la vista dell’antico ponte romano). A seguito della delibera, attorno alla vicenda calò forte il senso di rassegnazione da parte di tutte le forze politiche sia regionali, che comunali.

Un gruppo di cittadini, cercando di dare voce al malcontento generale, iniziò un lavoro di ricerca sugli studi, atti e delibere che avevano portato a certe scelte.

Maggio 2017 – A Sant’Antioco si costituiva il Comitato cittadino Porto Solky, che consapevole che questa scelta, fondata su presupposti errati e considerazioni che risulteranno inattendibili, si opponeva a tale opera, che altro non è che uno sperpero di soldi per la realizzazione di un’infrastruttura inutile con l’obiettivo di una rimodulazione dei finanziamenti a favore della riqualificazione del porto di Sant’Antioco e della messa in sicurezza dell’intera viabilità, quale vero volano di sviluppo socio economico per l’intero territorio. Durante i numerosi incontri si iniziavano ad evidenziare tutte le anomalie e incongruenze rilevate in merito alle previste opere dal Piano Sulcis per lo sviluppo della nautica.

Non meno impegnativa era stata la lotta alle innumerevoli fake news che contribuivano a diffondere rassegnazione sulla vicenda (penali multimilionarie, pericolosità del ponte, lavori di imminente avvio…).

Nonostante tutto, grazie alla fiducia della popolazione e dei media che hanno sempre condiviso le denunce, le critiche e le proposte del Comitato Porto Solky, si è riusciti a “risvegliare le forze politiche locali, Regionali e Governative rendendo tutti consapevoli del fatto che vi erano diversi problemi relativi ai progetti del piano Sulcis che rischiavano di ottenere un risultato contrario alle richiesta  di rilancio della provincia più povera d’Italia.

Ad ottobre 2017 era stata presentata anche un’interrogazione parlamentare, tutt’ora in corso.

2017-2020 – in questo triennio il comitato con determinazione e caparbietà ha ricercato gli atti, gli indirizzi e gli studi, evidenziandone le criticità e le contraddizioni e divulgandole alla popolazione e alla politica raggiungendo gli obiettivi che ci si erano prefissati:

– elaborazione Osservazioni congiunte con associazioni ambientaliste;

richiesta esecuzione prove di carico sull’attuale ponte;

– presa di coscienza da parte della politica a tutti i livelli;

– coesione di intenti con i Sindaci del territorio;

– condivisione di un progetto di sviluppo della nautica tramite la valorizzazione del golfo di Palmas;– riqualificazione delle principali tratte viarie del Sulcis;

– riqualificazione del ponte attuale

«Ringraziamo l’intera popolazione per la costante e sentita partecipazione ai numerosi incontri pubblici svoltosi nel corso degli anni. Ringraziano tutti i giornalisti che puntualmente hanno dato loro spazio in quotidiani, radio e TV. Ringraziamo i Sindaci del territorio per la fiducia riposta. Infine, ringraziamo, soprattutto, tutti quei cittadini che a vario titolo hanno collaborato attivamente alle infinite sessioni del gruppo di lavoro del comitatoconcludono i tre portavoce del Comitato Porto Solky -. Un esempio di partecipazione informata che auspichiamo diventi una regola per la pianificazione e per la realizzazione delle opere infrastrutturali che il territorio rivendica. Il tutto per evitare di perdere tempo e denaro con scelte calate dall’alto e che, come in questo caso, non tengono conto delle reali esigenze e aspettative delle popolazioni interessate.»

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Gli esercizi commerciali e i servizi di cura alla persona, a Iglesias, riapriranno lunedì 18 maggio. 

«L’ordinanza del presidente della Regione Autonoma della Sardegna n. 20 del 2 maggio 2020, con riferimento agli articoli nn. 23 e 24, a partire dall’11 maggio delega ai Sindaci la possibilità di permettere l’apertura di attività di rivendita come negozi di abbigliamento, di calzature, gioiellerie e profumerie, e di servizi di cura alla persona come parrucchieri, estetisti e tatuatori, limitando le aperture alle suddette attività, ed escludendo la piena apertura al pubblico dei servizi di ristorazione, come bar e ristorantisi legge in una notaed il sindaco di Iglesias, dopo una attenta valutazione della situazione e dopo essersi confrontato con il Consiglio comunale, con il prefetto di Cagliari, con le parti sociali, e con l’associazione dei Comuni della Sardegna, ritiene opportuno non adottare il provvedimento di apertura e di rinviarlo, per le seguenti motivazioni:
– L’indice Rt di trasmissibilità dell’infezione, indicato dalla Regione Sardegna come parametro per l’apertura degli esercizi commerciali, risulta per il comune di Iglesias “non classificabile”, e quindi non superiore o inferiore rispetto al tetto dello 0,5 % indicato nella stessa ordinanza n. 20 del 2/05/2020;
– L’assenza di protocolli di apertura chiari per gli esercizi commerciali e di linee guida da parte dell’INAIL;
– L’esigenza di attendere una settimana per acquisire protocolli e linee guida più chiare, al fine di tutelare sotto il profilo penale, civile e patrimoniale gli esercenti, che rappresentano la categoria maggiormente soggetta a ricadute negative.»
«Sono perfettamente consapevole che la scelta di non permettere un’apertura anticipata degli esercizi commerciali e dei servizi di cura alla persona sia impopolare, ma è il momento di assumere decisioni per il bene della collettività e, soprattutto, per permettere una piena ripartenza con regole certe e con protocolli chiari spiega il sindaco di Iglesias, Mauro Usai -. Se così non fosse, rischieremmo di provocare un ulteriore danno agli esercenti, permettendo loro di aprire con il rischio di dover poi imporre una nuova chiusura di fronte ad ulteriori disposizioni, come avvenuto nel caso della Regione Calabria.»
«Alla data di oggi, sabato 9 maggio, nonostante l’ordinanza della RAS preveda espressamente la pubblicazione sul sito istituzionale della Regione, con cadenza giornaliera, a partire dal giorno 8 maggio 2020 del parametro dell’indice di trasmissibilità Rt rilevato per ciascun Comune della Sardegna, non sono stati ancora forniti dati che rafforzerebbero un eventuale provvedimento di riapertura delle attività commercialiaggiunge Mauro Usai -. Nel caso dovessero arrivare prima della data di lunedì 18 maggio protocolli chiari per una riapertura, provvederò immediatamente ad emanare un’ordinanza che permetta la ripartenza delle attività commerciali e dei servizi alla persona.
Nei prossimi giorni, dopo aver messo in campo esenzioni tributarie su TARI e TOSAP, e provvedimenti finalizzati allo snellimento delle pratiche burocratiche per le attività commerciali in difficoltà, proseguirò nel confronto con il Governo e con la Regione, per farmi portavoce dei lavoratori e delle lavoratrici del settore, che più stanno subendo l’emergenza in corso.»
«Come sindaco di Iglesias sarò in prima linea nella rivendicazione del diritto al lavoro, alla salute ed alla sicurezza per tutte le persone che chiedono a gran voce di ripartireconclude Mauro Usai -. Sono pronto ad affrontare con loro questa battaglia, al di là degli schieramenti politici.»

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Sì all’apertura degli esercizi commerciali di vendita di profumerie, gioiellerie, abbigliamento e calzature. No al riavvio anticipato delle attività inerenti servizi alla persona, saloni di parrucchieri ed estetisti. Questa sera il sindaco del comune di Sant’Antioco Ignazio Locci ha firmato l’ordinanza (n° 18 del 8/05/2020) con la quale si consente, a far data da lunedì 11 maggio, l’apertura di profumerie, abbigliamento, gioiellerie e calzature. Il provvedimento rientra nel solco dell’ordinanza n° 20 della Regione Sardegna che autorizza i Comuni con parametro dell’indice di trasmissibilità Rt (R con t) inferiore a 0,5 ad anticipare la riapertura di alcune attività comprese le barberie, i saloni di parrucchieri ed i centri estetici. Tuttavia, il comune di Sant’Antioco ha deciso, di comune accordo con gli operatori del settore dei servizi alla persona, di rimandare a nuova data il riavvio delle loro attività, seppur a malincuore.

«È una decisione maturata insieme agli addetti interessati – commenta il sindaco Ignazio Locci – in assenza di linee guida era impensabile mandare allo sbaraglio i nostri professionisti. Per ora non siamo in grado di garantire i livelli di sicurezza essenziali per le professioni che presuppongono un contatto diretto tra individui. Mancano regole certe e uguali per tutti. Abbiamo discusso e ragionato a lungo, arrivando a una decisione certamente sofferta ma allo stesso tempo ponderata. Tengo a ringraziarli per la comprensione, perché in questo momento di forte difficoltà la voglia di rimettersi al lavoro è tanta ed è difficile continuare a stare con le mani in manoconclude Ignazio Locci -. Sono certo che con la serietà dimostrata fino a oggi potremo presto ripartire.»

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A Bitti dati incoraggianti sulla lotta al Coronavirus arrivano dai risultati di laboratorio effettuati su 45 test sierologici a cui sono stati sottoposti 14 ospiti della Casa alloggio per anziani ‘Nostra Segnora de su Meraculu’, ed altri 31 cittadini tra personale sanitario, operatori della struttura e alcuni parenti diretti. Tali controlli hanno l’obiettivo di verificare se un soggetto è mai stato contagiato dal Coronavirus e quindi quanti anticorpi potrebbe aver sviluppato per contrastare la malattia.

Il quadro epidemiologico. «Questi ultimi risultati sono confortanti poiché in linea con i tamponi eseguiti dalla seconda decade di marzo a oggi. Il quadro generale che emerge da tali controlli dimostra un andamento costante e positivo sul piano dell’uscita dalla malattia. Tutti i soggetti interessati manifestano infatti segni di sieroconversione avanzata che evidenzia proprio una buona risposta sul piano clinico e immunitario. In altre parole, dal contesto di Bitti viene fuori uno scenario epidemiologico sostanzialmente in linea con il decorso rilevato in altri contesti nazionali». Lo ha detto il medico della Casa di riposo, il dottor Pietro Zara, che entrando nello specifico ha aggiunto: «Nelle verifiche sul covid19 alcune persone interessate dal focolaio di Bitti erano risultate negative, quindi guarite secondo i protocolli standard, nei successivi tamponi, sempre alcuni degli stessi soggetti, erano poi risultati positivi. Perché questa situazione? È ipotizzabile, anche secondo quando già specificato dall’Istituto superiore di sanità, che la positività del tampone nasofaringeo sia dovuta al perdurare di una presenza del virus, seppure inattivo. In sostanza: una rimanenza di particelle virali in fase di espulsione dal corpo dei soggetti interessati».

Il sindaco e il parroco. Di “notizia incoraggiante” ha parlato il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini, che ha tuttavia ricordato, così come ha fatto il parroco di Bitti, don Totoni Cossu, che «il lavoro da fare per mettere in sicurezza il contesto della Casa alloggio e l’intera comunità è ancora tanto». Il primo cittadino ha espresso “soddisfazione poiché i test sierologici hanno confermato come nessuno tra i soggetti risultati inizialmente negativi, come per esempio i familiari del personale della struttura, e stato poi contagiato. A dimostrazione del fatto che la tempestività con cui si è agito per mettere in sicurezza il focolaio ha impedito il diffondersi dell’epidemia fuori dalla Casa di riposo, nella comunità”.

Sia Ciccolini che don Totoni hanno quindi ringraziato tutti i portatori di interesse che a vario titolo stanno collaborando da mesi per assistere pazienti e personale sociosanitario. «Un ringraziamento particolare per questo andamento positivo – ha detto il parroco – lo dedico alla Madonna del Miracolo».

La prossima verifica è fissata tra due settimane, quando si rifaranno i nuovi tamponi sierologici, sempre in stretta e costante collaborazione con le strutture regionali dell’Ats e dell’ASSL di Nuoro.

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Ha dato esito negativo anche il terzo tampone, fatto questa mattina sulla paziente colpita da Ictus e ricoverata in Malattie infettive. L’anziana ultraottantenne era arrivata in pronto soccorso giovedì mattina e, dopo gli esami diagnostici, era stata prima trasportata in Stroke unit dove era stata sottoposta ad ecodoppler, a trattamento fibrinolitico endovena e a tampone naso faringeo.

Qui il tampone aveva dato esito positivo e la paziente quindi era stata trasferita in Malattie infettive. Già nella serata di ieri, però, il secondo tampone aveva dato esito negativo.

Questa mattina l’ulteriore conferma che allontana i dubbi su un possibile rischio di contagio.

Un dato che, inoltre, conferma la corretta adozione delle procedure prese dal Pronto soccorso dell’Aou di Sassari dove la donna, arrivata in gravi condizioni trasportata dal 118, era asintomatica per patologia respiratoria e febbre. Come confermato dal direttore del Pronto soccorso, Mario Oppes, non c’erano i sintomi che la facessero rientrare nei criteri del caso sospetto, così come previsto dalla “check list triage”.

Da segnalare, così come precisato anche dai direttori dei reparti interessati, la paziente al suo ingresso aveva la mascherina chirurgica e gli operatori indossavano i dispositivi di protezione individuale come da procedura.

Le condizioni della paziente restano gravi a causa della severa malattia acuta cerebrale da cui è stata colpita.

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Sono 4 i nuovi casi positivi al Covid-19 riscontrati oggi in Sardegna, su 1.111 tamponi eseguiti. Il numero totale sale così a 1.334 dall’inizio dell’emergenza. È quanto rilevato dall’Unità di crisi regionale nell’ultimo aggiornamento. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 33.330 tamponi. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 98, di cui 11 in terapia intensiva, mentre 452 sono le persone in isolamento domiciliare. Gli attualmente positivi oggi sono 550. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 558 pazienti guariti (+20 rispetto al dato precedente), più altri 107 guariti clinicamente. Resta invariato il numero delle vittime (119).
Sul territorio, dei 1.334 casi positivi complessivamente accertati, 243 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari, 94 nel Sud Sardegna, 56 (+1) a Oristano, 78 a Nuoro, 863 (+3) a Sassari.

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Il sindaco di Giba, Andrea Pisanu, ha firmato l’ordinanza n. 15 dell’8 maggio 2020, che dispone la riapertura di diverse attività a partire da lunedì 11 maggio. Con tale provvedimento, è consentita la riapertura delle attività inerenti servizi alla persona, saloni di parrucchieri ed estetisti e egli esercizi commerciali di vendita di profumerie, abbigliamento e calzature.

«Ci saranno ovviamente delle regole da rispettare meglio specificate nell’ordinanzaspiega il sindaco, Andrea Pisanu -. Quotidianamente terremo sotto controllo il parametro dell’indice di trasmissibilità Rt (R con t) che, inferiore a 0,5, consentirà di proseguire nel faticoso ritorno alla normalità. Anche a nome dell’Amministrazione comunale che mi onoro di rappresentareconclude Andrea Pisanu -, a coloro che in questi giorni hanno ripreso l’attività ed a coloro che si accingono a farlo, formulo i miei migliori auguri di buon lavoro. Arrendersi…mai!!!»

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L’Istituto Comprensivo “Eleonora D’Arborea” di Iglesias organizza la rievocazione online, in occasione del Centenario, dell’Eccidio dei minatori, avvenuto l’11 maggio 1920.
Il progetto vede gli studenti coinvolti nella ricostruzione delle vicende che sconvolsero la vita dei minatori di allora, attraverso la memoria storica degli anziani, coadiuvata da ricerche d’archivio. La vicenda coinvolse un gruppo di lavoratori delle miniere di Monteponi e San Giovanni che, dopo alcuni giorni di protesta dovuti al razionamento dei viveri e al loro alto prezzo, marciarono verso il Municipio di Iglesias per chiedere l’intervento dell’allora sindaco Angelo Corsi. Ma ad accoglierli trovarono i carabinieri, che cominciarono a sparare contro i dimostranti. L’eccidio contò sette minatori morti e ventisei feriti, tra i quali ci furono cinque carabinieri.
A causa del Covid-19, non sarà possibile celebrare il centenario in forma classica, come avvenuto per le rievocazioni degli anni precedenti. Tuttavia, la dirigente scolastica, dott.ssa Emanuela Pispisa, in collaborazione con docenti ed alunni, per non privare la popolazione di un evento ormai molto atteso dagli iglesienti, ha organizzato una rievocazione online.
Il primo appuntamento si terrà domenica 10 maggio, alle ore 19.00, sul canale youtube dell’istituto, con la piece teatrale “Preludio”, in cui i ragazzi mostreranno ciò che avvenne la sera prima della tragedia sia in una famiglia di minatori che nella dimora del dirigente della  miniera. Gli studenti, che reciteranno in italiano e in sardo, vestiranno gli abiti dell’epoca. 
Lunedì 11 maggio, dalle 9,30, sempre sul canale youtube dell’istituto, verrà invece riproposto lo scontro tra i minatori manifestanti e le forze dell’ordine. A far da colonna sonora, saranno la campana della cattedrale di Santa Chiara e la sirena della miniera di Monteponi.
A chiudere l’evento saranno gli studenti che, in collegamento ognuno dalla propria abitazione, con indosso gli abiti di scena, solleveranno il pane al grido di “S’ant mortu po custu!”.

Federica Selis

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«Più che proclami trionfalistici ed ordinanze inapplicabili servono tamponi e test in larga scala. Ad oggi la nostra Regione, sul numero dei tamponi effettuati, poco più di 30.000, vanta un primato molto negativo nell’intero territorio nazionale, siamo infatti in fondo alla classifica. I dati ufficiali sulla pandemia in Sardegna sono sicuramente incoraggianti, ma non siamo per niente tranquilli. Un numero di analisi irrisorio se si pensa alla capacità di contagio di questo terribile virus e al fatto che si sta andando verso un allentamento delle misure restrittive e verso la riapertura delle attività economiche e sociali.»

La denuncia arriva dal coordinamento regionale del Partito democratico.

«In questa fase è di vitale importanza l’attività di prevenzione sulle persone da effettuarsi attraverso tamponi e test diagnostici su una percentuale della popolazione sarda ragionevole, in modo da avere un tracciamento del Virus aggiunge il coordinamento regionale del Pd -. Il Presidente Solinas ha addirittura illuso tutti di voler anticipare le aperture in Sardegna rispetto alle direttive nazionali con una sua ordinanza confusa e difficilmente applicabile con la quale scarica ogni responsabilità sui Sindaci, garantendo loro la messa a disposizione di un indice di trasmissibilità del contagio Rt che la Regione non è poi stata clamorosamente in grado di fornire a ben 366 Comuni su 377.»

«È assolutamente sbagliato immaginare provvedimenti di alleggerimento delle restrizioni senza un adeguata conoscenza che si basi su numeri importanti di test effettuati. Ancora una volta rivolgiamo un appello al Presidente Solinas: in Sardegna servono più tamponi e più test diagnosticiconclude il coordinamento sardo del Pd -. Spetta alla regione, questo compito, deve svolgerlo al massimo perché è in ballo la salute dei sardi e il futuro dell’isola.»

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La pubblicazione degli indici di contagio Rt in soli 19 dei 377 Comuni sardi, fa discutere. Ieri sera nell’elenco diffuso dalla Regione, figura l’indice dei 17 Comuni della Città Metropolitana di Cagliari, 0.45 uguale per tutti, e quello di due Comuni della provincia di Sassari: il capoluogo Sassari, nel quale si registra l’indice più alto, 0.96; Ossi, il cui indice è molto basso, 0.11. L’indice medio calcolato per l’intera Sardegna è 0.48 ma quasi tutti i Sindaci stanno aspettando la comunicazione ufficiale Comune per Comune, prima di emettere le ordinanze di riapertura di tante attività commerciali e non.

Ricordiamo che la soglia sotto la quale deve attestarsi l’indice Rt per consentire la riapertura di diverse attività a partire da lunedì 11 maggio, è 0.50.