24 November, 2024
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Sei consiglieri di minoranza, Luigi Biggio, Simone Saiu, Alberto Cacciarru,Federico Garau, Francesca Tronci e Bruna Moi, hanno inviato una lettera aperta al sindaco di Iglesias, Mauro Usai e, per conoscenza, al presidente del Consiglio comunale, Daniele Reginali, sulle problematiche connesse all’emergenza Covid-19.

«Alla luce di quanto emerso nel Consiglio comunale dedicato all’emergenza Covid-19 svoltosi in data 8/05/2020, ma soprattutto con riferimento a quanto da Lei detto circa la preoccupazione e la titubanza nel poter permettere, dalla data di lunedì 11 maggio, la riapertura di numerose attività produttive cittadine (parrucchieri, estetisti, commercianti, etc.)scrivono i sei consiglieri di minoranza -, ci sentiamo di dover ricordare quanto in questi due mesi gli Iglesienti abbiano compiuto un grande sforzo, ma soprattutto con grande diligenza abbiano rispettato tutte le regole imposte per questo periodo di quarantena forzata. Numerose sono state le attività commerciali costrette a chiudere e numerosi sono quei settori che non hanno avuto la possibilità di svolgere anche solo in maniera parziale il loro lavoro.»

«Questa emergenza sanitaria sta provocando una crisi economica senza precedenti, tante, forse troppe sono le attività commerciali che non riusciranno a ripartire. La nostra è una città che non può permettersi anche un solo giorno di ulteriore chiusuraaggiungono i sei consiglieri di minoranza -. Non dimentichiamoci del fatto che Iglesias vive grazie alle numerose partite iva che quotidianamente mandano avanti l’economia cittadina ma, soprattutto, grazie ad esse si manda avanti una moltitudine di servizi che arricchiscono l’offerta cittadina in periodo turistico. È grazie a loro, infatti, se ogni anno abbiamo la possibilità di ospitare una piccola fetta di turismo isolano, lo stesso turismo che permette di far conoscere la nostra città in tutta la Regione e non solo.»

«Immaginiamo e capiamo le preoccupazioni, ma non dimentichiamoci che anche un solo giorno di chiusura in più può significare la chiusura definitiva di un’attività, con annessa perdita di diversi posti di lavorosottolineano ancora ancora i sei consiglieri di minoranza -. Una sconfitta che il nostro territorio, ma soprattutto la nostra Iglesias non può permettersi. Non dimentichiamo che l’algoritmo “RT”, i cui dati sono stati diffusi ieri, è rispettato. Iglesias, infatti, così come la stragrande maggioranza dei Comuni sardi è “Non classificabile” per la mancanza di contagi. Le linee guida sono già state predisposte e molti comuni del nostro territorio hanno deciso la riapertura. Non troviamo corretto che venga interpellato il Prefetto o rispettare passaggi non previsti, quando la stessa ordinanza regionale prevede la possibilità di revocare il provvedimento della riapertura nella malaugurata ipotesi in cui qualcosa non dovesse funzionare.»

«La responsabilità dei nostri concittadini, farà il resto. La stessa responsabilità che è stata da Voi rivendicata per la riapertura delle librerie. Oggi più più che mai, Iglesias ha bisogno di ripartireconcludono i sei consiglieri di minoranza del comune di Iglesias –. Rinnovando la nostra disponibilità, attendiamo un vostro segnale ed una vostra eventuale decisione.»

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In apertura dell’evento organizzato dal Parlamento europeo che celebra la Giornata dell’Europa, il presidente David Sassoli, insieme alle ONG che lavorano quotidianamente per salvare vite umane e proteggere le persone più vulnerabili in tutta Europa, ha sottolineato l’importanza che, oggi più che mai, riveste il messaggio di Schuman per gli europei: «Mai quanto in questo momento risuonano attuali le parole con cui Robert Schuman ha aperto la sua dichiarazione il 9 maggio di 70 anni fa. Solidarietà, uguaglianza, condizioni uguali per tutti, sono le parole che ripete nel suo intervento gettando le basi per la costruzione della futura Unione europea. L’unica cosa che potrà salvarci e permettere di risollevare le nostre economie e proteggere i nostri cittadini è la consapevolezza che dobbiamo camminare insieme, più spediti rispetto al passato. Ma senza una risposta comune nessuno potrà risollevarsi. Dovremo essere capaci di mobilitare una grande quantità di risorse in grado di far ripartire velocemente un’economia completamente bloccata. E dovremo farlo velocemente, perché i cittadini, le imprese non possono aspettare».  

Il Presidente ha parlato della necessità di avviare il processo di ricostruzione intorno al modello sociale europeo: «La crisi economica e finanziaria ha portato all’aumento della disoccupazione e la crescita delle disuguaglianze sia tra le nazioni che all’interno di esse. Dobbiamo ripartire dai giovani e dalle donne che rischiano di essere fortemente penalizzati e ai quali deve andare tutto il nostro sostegno concreto. Non vogliamo che la presenza delle donne nelle nostre società venga compromessa e ci faccia tornare indietro. Un grande sforzo dovrà essere fatto nel rafforzamento dello stato sociale. Non partiamo da zero. Pensate ai milioni di disoccupati negli Stati Uniti che da un giorno all’altro si sono trovati licenziati e senza l’assicurazione sanitaria abbandonati a loro stessi. Da noi la sanità pubblica è un aiuto fondamentale, insieme a molteplici meccanismi di sostegno utili a proteggere la vita dei nostri cittadini. Non partiamo da zero ma sentiamo adesso più di prima la necessità di rafforzare il nostro modello sociale come un bene primario prezioso da difendere per non lasciare indietro nessuno».

Il presidente del Parlamento europeo ha invitato i leader politici a ritrovare il coraggio dei padri fondatori: «È nelle difficoltà che va imbracciato il coraggio e vanno trovate le risorse per ripartire. E alla nostra generazione è adesso richiesto di trovare il coraggio che fu dei nostri fondatori, di gettare lo sguardo verso l’ignoto per rafforzare un progetto a cui molti nel mondo guardano come a un esempio di pace, solidarietà e prosperità».

È il diritto europeo, garanzia del rispetto della democrazia e dei nostri valori, nonché tutela dei diritti dei cittadini europei. É il diritto europeo il più grande investimento sulla nostra libertà. E la difesa del diritto europeo passa innanzitutto per il rispetto degli organi giurisdizionali, prima tra tutti la Corte di Giustizia, le cui decisioni sono vincolanti per tutti e che tutti devono impegnarsi ad osservare.

David Sassoli ha sottolineato, infine, il lodevole lavoro della società civile e dei singoli cittadini di fronte alla crisi«Se c’è una cosa che questa crisi sanitaria ha mostrato agli occhi dei cittadini è che l’Europa ha già dentro una grande risorsa. Parlo della società civile. Donne e uomini che si sono rimboccati le maniche mettendosi a disposizione per sostenere chi era in difficoltà. 70 anni fa siamo partiti dicendo “mai più la guerra”; 70 anni dopo dobbiamo dire “mai più morti per fame e mai più morti nel Mediterraneo. Le persone e la società civile sono il motore del progetto europeo. Solo ripartendo dal basso potremo riformare l´Unione mettendo al centro gli interessi dei cittadini europei. È nostro compito rilanciare il principio della democrazia partecipativa. Questi sono i valori da cui l’Europa deve ripartire. La democrazia non è passata di moda, ma deve aggiornarsi per continuare ad essere strumento per migliorare la vita delle persone. La nostra conferenza dovrà vivere di un dibattito intenso e dal basso, non nel chiuso di un circolo accademico o di un semplice dibattito istituzionale. Riformare la democrazia, questo è l’obiettivo da perseguire. E dobbiamo farlo mettendo in campo strumenti utili che prevedano meccanismi rapidi di decisione. Il diritto di veto, nel funzionamento del processo decisionale europeo, è uno strumento anacronistico e questa crisi, con la necessità di misure urgenti e tempestive, ne è una dimostrazione lampante».

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«La Regione completerà entro il 15 maggio l’istruttoria delle domande per la richiesta di cassa integrazione.»

È l’impegno preso dall’assessore regionale del Lavoro, Alessandra Zedda, nel corso di una conferenza stampa – tenuta in videoconferenza – alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle organizzazioni sindacali.

«Il ritardo dei pagamenti ha precisato l’assessore Alessandra Zeddanon è certo da attribuire agli Uffici dell’assessorato del Lavoro, bensì a un disallineamento fra i dati trasmessi dagli stessi al sistema Inps, che non aggiorna in tempo reale il report con la pubblicazione delle domande decretate ed approvate, generando confusione e diffondendo notizie inesatte tra aziende e contribuenti che sono ancora in attesa di un riscontro relativo al riconoscimento o meno della misura.»

«Ad oggi le pratiche determinate sono circa 6.000 su 13.000 – ha proseguito l’assessore regionale del Lavoroè sempre stata una nostra priorità dare risposte concrete a migliaia di cittadini sardi senza occupazione e ad altrettante imprese che hanno cessato la loro attività già da 2 mesi, rinunciando a una parte decisamente importante del proprio fatturato.»

«La nostra Regione sta portando avanti in modo tempestivo e con diverse misure le azioni per sostenere l’economia della nostra Isola, ma è necessario intervenire attraverso l’immediata erogazione della Cig da parte dell’Inps per evitare una ulteriore situazione di tensione che si aggiungerebbe a quella che già vivono le fasce più deboli della popolazione sarda», ha aggiunto Alessandra Zedda.

In questo scenario rientra l’accordo recentemente siglato con la Commissione regionale Abi Sardegna, che costituisce un Fondo regionale di garanzia per favorire l’anticipazione delle indennità a tutti i lavoratori in cassa integrazione. «Si tratta dell’attivazione di una nuova linea di garanzia del Fondo regionale con una dotazione finanziaria fino a 10 milioni di euro destinati alle garanzie per l’innovazione e l’inclusione sociale che consente l’utilizzo per la concessione di garanzie a banche e/o enti pubblici a favore di persone fisiche, laddove queste facciano richiesta per l’anticipazione di denaro al settore bancario e finanziario a fronte di indennità di cassa integrazione guadagni Covid-19 o altre forme di sostegno al reddito», ha concluso l’assessore Alessandra Zedda.

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Dal 4 maggio il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, ha firmato la nuova ordinanza che permette nuovamente sia la pesca sportiva che quella amatoriale. Per quanto riguarda la pesca professionale, invece, non c’è mai stata una fermata. Il settore, tuttavia, è stato notevolmente danneggiato dalla vicenda del Covid-19, sia per quanto riguarda la vera e propria attività di pesca sia in riferimento alla distribuzione ed alla commercializzazione del prodotto.
La forzata chiusura dei ristoranti ha rappresentato una delle maggiori ragioni di crisi del mercato, venendo a mancare uno dei motori principali della filiera. I costi di mantenimento e manutenzione delle barche e delle attrezzature, non hanno di certo aiutato. La riduzione del venduto è stata superiore al 40%.

«Il crollo del mercato è coinciso con un momento di ripresa della pesca, dopo il periodo invernalespiega Roberto Savarino, presidente Confcooperative FedAgriPesca Sardegna -, solo alcuni sono riusciti a salvarsi, a volte portando il pesce a casa o consegnandolo alla Caritas, come è avvenuto nel Nord Sardegna. Ma non è bastato.»

In particolare sofferenza, il settore dei mitili. Dice ancora Roberto Savarino: «I produttori di ostriche sono sul lastrico. Il consumo principale è nella ristorazione. Essendo bloccata quella, si è bloccato tutto. Nel frattempo le ostriche continuano a crescere e quando raggiungono certe taglie hanno un valore molto inferiore, non hanno più mercato.»

Le cozze, al contrario, sembrano aver subito meno danni. Il loro consumo non si è, infatti, quasi modificato, sebbene si sia rilevata, comunque una riduzione.
Mauro Pintus, armatore della barca da pesca Alessandro P., conferma le parole di Roberto Savarino: «Dopo due mesi si riprende. Anche se noi potevamo uscire a pesca, eravamo penalizzati perché qua non veniva nessuno, quindi diventava difficile vendere anche una cassetta di pesce. Abbiamo lavorato veramente poco, se non niente. In due mesi  avrò fatto tre o quattro uscite. Lavoravano un po’ i magazzini del pesce ma molto limitatamente. Appena un 10% di vendita. Speriamo di riuscire a riprendere presto».
La speranza è anche che arrivi qualche aiuto concreto da parte dello Stato.
«Stiamo chiedendo un aiuto sulla liquidità, anche in regime de minimisriprende Roberto Savarino -. Almeno che vengano risarcite una parte delle spese di gestione, in particolare il gasolio.»
Per quanto riguarda le agevolazioni già determinate aggiunge: «A livello nazionale, nel decreto Cura Italia, adesso convertito in legge, c’erano 100 milioni di euro (decreto legge del 17 marzo 2020, n° 18 “Cura Italia”, art.78 n.d.r.)  tra agricoltura e pesca, ancora da dividere. Per la pesca si parla di una cifra tra i 15 e i 20 milioni di euro, destinati al fermo di emergenza. Il problema è che facendo due conti sembra ne servano almeno 45».
Le cose sono cambiate anche per quanto riguarda il fermo d’emergenza, da sempre destinato solo alle barche a strascico ma da quest’anno aperto anche alla piccola pesca. Tuttavia, non sono ancora ben chiare le regole per l’accesso e la destinazione dei fondi e, soprattutto, mancano i soldi. Intanto, si aspettano ancora i pagamenti del fermo pesca del 2017. La speranza è che il nuovo decreto, che dovrebbe uscire a maggio, tenga in considerazione anche questo settore. Si aspetta un nuovo incontro tra le organizzazioni e l’Assessorato, il secondo dopo quello avuto qualche giorno fa, svoltosi in videoconferenza.
«Ci siamo ridati un appuntamento da definire come dataprosegue il presidente di Confcooperativemagari dopo la presentazione di un disegno di legge di cui ci ha parlato l’assessore. Però non ne vediamo traccia, non è ancora arrivato in maniera ufficiale in consiglio regionale, quindi non lo conosciamo, non sappiamo le misure che ci sono e che son previste anche per il settore pesca. Per cui siamo in attesa.»
Quali sono le richieste da parte vostra? «Passando dalla pesca marittima a quella lagunare – conclude Roberto Savarino chiediamo che si prenda atto di una normativa nazionale che sposta di 15 anni la conclusione delle concessioni demaniali ai fini di pesca e di acquacoltura».

Federica Selis

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Il sindaco di Villamassargia, Debora Porrà, ha firmato questa sera una nuova ordinanza per il contenimento e la gestione dell’emergenza da Covid-19.

Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19, sull’intero territorio comunale, l’ordinanza dispone le seguenti misure:

1. Fruizione di parchi e giardini. In esecuzione di quanto disposto dalla citata ordinanza regionale n. 20 del 2/05/2020 che consente l’acceso del pubblico ai parchi, alle ville e ai giardini pubblici, dalle ore 8.00 alle ore 20.00, è autorizzato l’accesso, esclusivamente nelle seguenti aree verdi pubbliche:

giardini di Via dello Sport ubicati presso la Piazza Terraseo;

giardini Luisa Orrù ubicati presso la Piazza Nenni;

Area Pineta in località “Le Aie”;

Area sgambamento cani in via degli Ulivi.

Si specifica che l’accesso a tali aree è condizionato all’utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie (mascherine) come da ordinanza del Presidente della Regione Sardegna n. 20/2020.

È vietata la fruizione dei giochi e degli attrezzi, collocati nelle suddette aree verdi.

Si specifica che è sempre consentito svolgere individualmente attività motoria all’aria aperta (a titolo esemplificativo campagne, percorsi naturalistici, Compendio minerario forestale di Orbai), limitatamente a passeggiate, corse a piedi e in bicicletta, mantenendo la distanza interpersonale di almeno due metri.

2. Cimitero comunale. Il cimitero comunale è aperto secondo i seguenti orari:

martedì, giovedì, dalle 8.00 alle 12.00

mercoledì, sabato dalle 16.30 alle 19.00

Sono prescritti: l’uso di idonei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, il divieto di assembramento e il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro.

3. Mercato settimanale. Prosegue la sospensione del mercato settimanale del mercoledì nella via Di Vittorio (commercio ambulante in sede fissa).

4. Tutte le attività commerciali aperte. Possono osservare un orario di lavoro flessibile, dal lunedì alla domenica, secondo le loro esigenze in modo da garantire la migliore organizzazione del lavoro.

5. Riapertura attività 11 e 18 maggio 2020.

A condizione che:

• l’ordinanza n. 20 del 2 maggio 2020 del presidente della Regione Sardegna non venga modificata, revocata o annullata e, pertanto, continui a mantenere la sua efficacia;

• il parametro dell’indice di trasmissibilità Rt sia comunicato giornalmente dall’assessorato regionale dell’Igiene e Sanità pubblica e che sia per il comune di Villamassargia uguale o inferiore a 0,5, ai sensi degli articoli 23 e 24 dell’ordinanza n. 20/2020 del presidente della Regione Sardegna che prevedono la possibilità di riapertura delle attività inerenti i servizi alla persona e degli esercizi commerciali di vendita di abbigliamento, calzature, gioiellerie e profumerie disponendo che: «Con decorrenza 11 maggio 2020-salvo diversa valutazione in dipendenza dell’andamento della curva di diffusione del virus – nei comuni della Sardegna con parametro dell’indice di trasmissibilità Rt uguale o inferiore a 0,5 – il sindaco con propria ordinanza potrà consentire la riapertura…ai fini dell’applicazione del presente articolo, l’assessorato regionale dell’Igiene e Sanità pubblica sul sito istituzionale della Regione, con cadenza giornaliera, a partire dal giorno 8 maggio 2020 il parametro dell’indice di trasmissibilità Rt rilevato per ciascun comune della Sardegna”.

Qualora il numero Rt dovesse risultare al di sopra del valore di 0,5, la presente ordinanza, nella parte di cui al presente punto, verrà immediatamente revocata, informandone la Regione ed il Dipartimento di Prevenzione dell’ATS territorialmente competente.

È pertanto consentita la riapertura delle seguenti attività inerenti i servizi alla persona:

a) dal 11 maggio 2020 i saloni di parrucchieri e dal 18 maggio 2020 gli altri servizi alla persona (a titolo di esempio estetisti e onicotecnici), nel rispetto delle seguenti condizioni:

1. l’acceso ai locali potrà avvenire solo previo appuntamento (telefonico o online) e direttamente per essere serviti, con esplicito divieto di sostarvi sia all’interno per qualsiasi altra ragione sia all’esterno in attesa di farvi ingresso;

2. le postazioni di lavoro all’interno delle strutture potranno essere utilizzate esclusivamente in modo da garantire sempre una distanza di almeno due metri tra persone;

3. dopo ogni singolo servizio, le postazioni, le superfici, le attrezzature e gli strumenti utilizzati dovranno essere accuratamente igienizzati con l’utilizzo di idonei prodotti sanitari (liquidi o spray reperibili sul mercato). Per la protezione dei clienti, dovranno essere utilizzati solo teli, camici o asciugamani monouso. Dovrà essere predisposto un apposito quaderno nel quale verranno annotati gli interventi di sanificazione;

4. i clienti per poter accedere alla struttura hanno l’obbligo di indossare adeguati dispositivi di protezione delle vie respiratorie (mascherine chirurgiche) e di guanti nuovi monouso o adeguatamente sanificati;

5. gli operatori hanno l’obbligo di indossare DPI appropriati in funzione dell’attività svolta. Per l’effetto, resta vietata l’esecuzione di trattamenti che prevedano un contatto diretto con la bocca, le narici o la zona oculare e perioculare dei clienti, quali – a mero titolo esemplificativo e non esaustivo, il taglio o la regolazione di baffi e/o barba, la depilazione del contorno labiale, l’iniezione di filler per il soft-lifting naso labiale, la sistemazione di ciglia e sopracciglia e simili;

6. dopo ogni chiusura dell’esercizio e comunque prima della successiva riapertura i locali devono essere adeguatamente sanificati con prodotti certificati. Sono fatti salvi eventuali protocolli o linee guida adottate in senso più restrittivo a livello nazionale con le rispettive associazioni di categoria;

7. ogni operatore potrà avere fino a 2 clienti esclusivamente se uno è in fase di attesa tecnica, in funzione delle dimensioni del locale, in modo che siano sempre garantite le distanze;

b) Esercizi commerciali di vendita di abbigliamento, calzature, gioiellerie, nel rispetto del distanziamento personale e del divieto di assembramento. In particolare:

1. l’accesso al negozio dovrà essere consentito ad un numero di clienti non superiore al numero di addetti alla vendita e comunque in modo tale da garantire costantemente la distanza di almeno due metri tra persone.

2. Gli operatori e i clienti all’interno delle strutture hanno l’obbligo di accedere con adeguati dispositivi di protezione delle vie respiratorie (mascherine chirurgiche) e preferibilmente di guanti (o sanificazione mani), ai sensi dell’art. 24 dell’ordinanza n.20 del 02.05.2020.

3. Gli ambienti andranno opportunamente arieggiati tra un turno e l’altro di accesso al negozio e infine sanificati prima della successiva riapertura.

4. I titolari degli esercizi sono responsabili della sanificazione dei prodotti che siano stati misurati o comunque siano venuti a contatto con altri clienti, preventivamente alla loro rimessa in vendita.

Per entrambe le categorie di attività su menzionate:

– dovranno essere utilizzati per la sanificazione giornaliera dei locali comuni (come spogliatoi e servizi igienici) e delle superfici: acqua e sapone e/o alcol etilico 75% e/o prodotti a base di cloro all’1% (candeggina);

– sarà cura dell’esercente limitare l’accesso alle attività delle persone provenienti da Comuni di provenienza abbiano un indice di trasmissibilità Rt superiore a 0,5;

– ogni attività dovrà individuare un percorso di entrata e uscita dal locale in modo che vengano evitate occasioni di contatto tra i clienti;

– i titolari dell’esercizio devono, altresì, mettere a disposizione dei clienti, prima e dopo l’accesso, idonee soluzioni idroalcoliche per l’igienizzazione delle mani.

Il contenuto della presente ordinanza ha validità a far data dall’11 maggio 2020 e fino al 24 maggio 2020.

Qualora si ravvisassero ripetuti e reiterati comportamenti che siano in contrasto con le misure previste nella presente ordinanza per il contenimento e diffusione del virus Covid-19 la sottoscritta si riserva la facoltà di revocare, in qualsiasi momento, l’ordinanza stessa ed eventualmente provvedere all’adozione di diverse e ulteriori misure più restrittive in armonia con le disposizioni governative.

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La Regione Sardegna ha diffuso il primo elenco di Comuni nei quali è stato accertato il tanto atteso indice Rt che attesta il livello di contagio da Covid-19. L’indice medio in Sardegna si attesta a o.48 ma è evidente che su questo incida molto la provincia di Sassari, dove anche oggi si sono registrati i 6 nuovi casi e si è arrivati a 860 casi sui 1.330 complessivi, per una percentuale del 64.66%. L’indice Rt in tutti i 17 Comuni della Città Metropolitana di Cagliari si attesta allo 0.45%, quindi è al di sotto della soglia dello 0.50, la minima per consentire la riapertura di diverse attività a partire da lunedì 11 maggio, ma la riapertura di tante attività non sarà automatica e le valutazioni sono diverse, Comune per Comune. A Sassari l’indice è il più alto, 0.96, ad Ossi il più basso, 0.11. A breve dovrebbero arrivare tutti i dati anche per i Comuni delle quattro province.

 

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«Siamo ancora in attesa di ricevere dalla Regione Sardegna il tanto atteso indice RT che confidiamo possa attestare un basso rischio di contagio da Covid-19 nella città di Carbonia. Vi comunico, quindi, che finalmente da lunedì 11 maggio potranno riaprire le attività di servizi alla persona (tra cui barbieri, parrucchieri, centri estetici, tatuatori) e i negozi di abbigliamento, calzature, profumerie e gioiellerie della nostra città.»

Lo scrive, in una nota, il sindaco di Carbonia, Paola Massidda.

«E’ una bella notiziaaggiunge Paola Massidda -: si intravvede la luce in fondo al tunnel per le nostre famiglie e per gli esercizi cittadini che negli ultimi due mesi hanno dovuto sospendere le proprie attività, patendo drasticamente l’emergenza sanitaria ed economico-sociale, ma che da lunedì potranno gradualmente ripartire, rispettando gli standard di sanità e sicurezza e adottando tutte le prescrizioni del caso. Domani – non appena verificato il parametro RT – mi recherò di prima mattina in ufficio per emanare l’ordinanza di RIAPERTURA.»

«Il virus non è ancora sconfittoconclude Paola Massidda -, occorre mantenere un forte senso di responsabilità, ma è un primo passo verso il ritorno alla normalità, la normalità di cui tutti noi abbiamo bisogno. Forza città di Carbonia!»

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Il presidente Daniela Marras ha convocato la prossima seduta del Consiglio comunale di Carbonia per venerdì 15 maggio, alle ore 18.15, con chiusura dei lavori alle ore 20.30.
La seduta, che si svolgerà come di consueto nella sala polifunzionale di piazza Roma, verterà sui seguenti punti all’ordine del giorno:
1. Comunicazioni del presidente del Consiglio comunale;
2. Comunicazioni del Sindaco;
3. Interrogazioni, interpellanze e mozioni.
I consiglieri potranno partecipare alla riunione in presenza o in videoconferenza.

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Con delibera n. 30 del 7/05/2020 la Giunta comunale di Sant’Anna Arresi ha approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica dei lavori di messa in sicurezza della torre campanaria, per un importo complessivo di 280.000 euro.
«Grazie ad un finanziamento regionale di 250mila euro e l’integrazione con 30mila euro di fondi comunali, diamo avvio alla messa in sicurezza della torre campanaria – commenta l’assessore dei Lavori pubblici, Claudio Mei -. Unitamente all’aspetto fondamentale della sicurezza, uno degli obiettivi del progetto è quello di renderla fruibile al pubblico che, in modi regolamentati, potrà godere di una vista panoramica a 360 gradi sulla piana di Porto Pino, da un punto di osservazione a 115 metri sul livello del mare.

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La vera riforma urgentissima del sistema sanitario sardo è quella che consente di passare dall’attuale sistema centrato sugli Ospedali ad un nuovo sistema centrato sul paziente. Lo sostengono i Riformatori sardi che hanno presentato oggi una proposta elaborata dal loro Centro Studi che indica come unica strada possibile quella della rivoluzione della filosofia dell’assistenza in Sardegna.

«La Sanità digitale – sottolineano i Riformatori sardinon è “la sanità del futuro”: è ormai la sanità del presente e non utilizzarne gli strumenti significa portare il Titanic della sanità sarda verso il disastro. Il fascicolo sanitario elettronico (FSE) con tutte le informazioni del paziente, la prenotazione ed il pagamento delle visite via web, la rete delle farmacie cliniche sono una realtà che, purtroppo, avanza faticosamente. Ma la vera frontiera per la Sardegna è quella della Telemedicina che consente di visitare il paziente da remoto (televisita), consente la consulenza congiunta di più medici (teleconsulto), consente la assistenza nel corso di procedure terapeutiche (telecooperazione) e soprattutto la rilevazione a distanza dei parametri biologici dei pazienti (telemonitoraggio). Non è il futuro, è il presente: già oggi, attraverso il nostro smart watch o altri semplici devices, è possibile rilevare a distanza la frequenza cardiaca e respiratoria, la pressione arteriosa, la saturazione di ossigeno, il peso corporeo. Ma è possibile anche inviare il proprio elettrocardiogramma allo specialista di fiducia, misurare la glicemia, valutare l’aderenza terapeutica, controllare con attività di coaching a distanza gli stili di vita, l’attività fisica, il consumo di calorie.»

«I devices in comunicazione tra loro attraverso l’internet delle cose (IOT) e il ricorso all’intelligenza artificiale (AI), come supporto all’attività sanitaria consentono un incredibile salto di qualità nell’assistenza aggiungono i Riformatori sardi -. Si tratta di una vera rivoluzione nella gestione del paziente cronico, che non deve più spostarsi alla ricerca dell’Ospedale più vicino, ma viene monitorato a casa propria da un sistema di “allarmi” sotto il controllo dello specialista che può persino inviare il 118 a domicilio, senza che sia chiamato dal paziente. E’ evidente che si tratta di una rivoluzione epocale, che gestendo il paziente “a casa” restituisce all’ospedale la sua vera funzione di presidio per acuti e elimina le code al Pronto Soccorso, che sarebbero oggi impossibili in tempi di Covid. Questa volta, la Sardegna non può aspettare la “rivoluzione della sanità digitale” delle altre regioni: è urgente invece essere all’avanguardia perché la telemedicina rappresenta l’unica, vera risposta alla nostra necessità di costruire un sistema che si adatti come un vestito di sartoria ai nostri reali bisogni sanitari.»

«La Sardegna ha uno dei territori più grandi d’Italia (oltre 24.000 chilometri quadrati), ha una densità di popolazione tra le più basse d’Italia (appena 67 abitanti per kmq), con una dispersione della popolazione che è ben fotografata dai nostri 120 comuni sotto i mille abitanti. Non abbiamo rete ferroviaria degna di tal nome e la nostra rete stradale è piena di criticitàrimarcano i Riformatori sardi -. La telemedicina diventa per noi una necessità urgente che può riscrivere in modo rivoluzionario la storia della nostra assistenza ai pazienti, migliorandone qualità e appropriatezza. Ma bisogna fare in fretta! Non c’è un istante da perdere! E’ per questo che i Riformatori sardi chiedono l’immediata istituzione di un’Agenzia per la Sanità digitale, che predisponga il Piano Sanitario digitale triennale per la Sardegna, dotato di adeguate risorse finanziarie e proponga all’approvazione della Giunta veri e propri Livelli Essenziali di Assistenza Digitale, con uno specifico Nomenclatore sanitario digitale che ne consenta la tariffazione.»

«Bisogna partire subito! Non dobbiamo sprecare tempo! La tragedia del Covid ci mette di fronte alle nostre responsabilità e ci indica le opportunità da cogliere immediatamente! L’epidemia, da cui non sappiamo quando e come usciremo, ha dimostrato il disastro degli ospedali quando esercitano un ruolo che non è il loro.  Oggi, in Sardegna, le misure di sicurezza anticovid rendono ancora difficilissimo persino l’ingresso all’interno degli Ospedali: senza la sanità digitale, i sardi si accorgeranno prestissimo, sulla propria pelle, di quanto sia limitato il loro attuale diritto di accesso alle prestazioni sanitarieconcludono i Riformatori sardi -. Con profonda convinzione, chiederemo subito a tutto il Consiglio regionale di unirsi a noi per l’approvazione immediata di questa legge che consideriamo davvero urgente per la Sardegna.»