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Il presidente del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, prof. Tarcisio Agus, ha scritto una nota all’assessore del Lavoro, Formazione professionale, Cooperazione e Sicurezza sociale della Regione Autonoma della Sardegna, on. Alessandra Zedda, sulla Programmazione degli interventi del progetto del Parco Geominerario.
Il testo integrale.
Gent.mi, come a tutti voi noto, da qualche tempo è in atto un processo che tendeva al recupero e infrastrutturazione del Parco Geominerario, avviato con un programma di lavori socialmente utili, poi con la nascita del Parco il progetto fu affidato a un soggetto privato, che avrebbe dovuto utilizzare le maestranze sulle bonifiche delle aree minerarie dismesse, ma per vicissitudini e scelte politiche, nulla si è fatto sulle bonifiche ed il soggetto privato, d’intesa con la regione Sardegna, ha rimodellato gli interventi dalle bonifiche al recupero infrastrutturale. Progetto poi rimasto sospeso perché l’utilizzo del personale, pur avendo avviato diversi interventi di recupero nelle aree del parco, questi sono rimasti incompiuti poiché molte maestranze sono state distolte e impegnate in ambiti comunali ed ambientali, vedi pulizia di strade urbane e realizzazione degli eco centri, sino al riordino di archivi comunali.
Un progetto che aveva una sua visione prospettica, creare infrastrutture per nuove opportunità di lavoro che avrebbero dovuto concorrere allo svuotamento del bacino dei lavoratori e creare le condizioni di sviluppo nelle aree del Parco Geominerario. Dopo l’uscita dal progetto del soggetto privato, la forza lavoro è stata assegnata, a seguito della L.R. n.34 del 22 dicembre 2016, a diversi soggetti pubblici e pseudo pubblici, che hanno risposto al bando, denominato “Parco Geominerario della Sardegna”, ma con prospettive che lo caratterizzano come progetto di mera assistenza, perché tutti impegnati nello sfalcio dell’erba. Opera certo meritoria, ma che non da nessuna prospettiva di sviluppo economico e sociale.
Ora mi chiedo, a due mesi dalla chiusura dell’attuale rapporto “gestionale”, il nuovo soggetto che vincerà l’appalto, continuerà in questa inutile prospettiva, oppure, in questo tempo residuo, sarà possibile predisporre un progetto di valorizzazione nelle aree minerarie, funzionali a un incremento occupazionale e di sviluppo del Parco Geominerario della Sardegna?
Nell’ipotesi invece della non assegnazione, presumo, si dovrà far ricorso a una ulteriore proroga del progetto assistenziale? Oppure, così come ebbi modo di proporre con nota del 22.07.2019, d’intesa con la Regione, i Comuni e le OO.SS, potrà essere predisposto un piano, con interventi mirati, tendenti a recuperare il patrimonio ex minerario, per implementare gli spazi museali e creare strutture di servizio presso i siti fruibili e di quelli suscettibili d’immediata fruizione, per una nuova prospettiva di sviluppo?
Sono domande che mi pongo in qualità di presidente del Parco Geominerario, che con le proprie risorse interverrà nelle aree di fruizione turistica, ma queste saranno limitate nel tempo e dureranno sino all’esaurimento dell’avanzo di amministrazione, in parte già impegnato in recuperi e in parte da assegnare entro l’anno. Dopo di che, il Parco potrà svolgere solo le sue funzioni di tutela e promozione e valorizzazione delle aree minerarie dismesse, a fronte di un patrimonio, peraltro sotto il controllo pubblico, che decade ogni giorno di più. Patrimonio inestimabile, che oggi anche alla luce degli eventi in atto, potrebbero diventare nuovi luoghi di vita e di lavoro. Interventi di recupero finalizzati anche ad arrestare il degrado, nelle more di una nuova rinascita, con le attuali maestranze si potrebbe fare molto, poiché fra i lavoratori sono presenti professionalità oggi “represse” perché tutti impegnati nel progetto di sfalcio o nella pulizia di sentieri del parco, ma che saranno inutili, se non strutturati e inseriti in un progetto socio economico di sviluppo che necessariamente coinvolga anche i soggetti privati.
Con le nostre risorse, oltre gli interventi strutturali di valorizzazione già programmati e quelli d’immediata definizione, in questi giorni è all’attenzione del Consiglio Direttivo l’approvazione del Progetto “Sardegna. Destinazione miniere”, nelle more dell’aggiornamento del Piano economico – sociale del Parco. Con il suddetto progetto intendiamo in primo luogo acquisire risorse umane, nelle more di un’adeguata pianta organica, per migliore l’efficienza e l’efficacia dell’azione dell’Ente.
Inoltre, in concorso con gli Enti locali e con la Regione Sardegna avviare azioni e progettazioni per una strategia di sviluppo sostenibile condivisa, candidandoci a utilizzare i fondi europei (programmazione 2020 -2022), nazionali e regionali. Infine, s’intende avviare una promozione dei territori, con l’istituzione dei Centri Visita, che si rapporteranno con i musei, gli ecomusei, i parchi archeologici e le aree minerarie del Parco, per una organica offerta turistica.
Il parco con le sue forze porrà in essere quanto possibile, ma un’infrastrutturazione diffusa ha necessità di risorse economiche continue. Nel caso specifico, come ho già avuto modo di dire, con nota del 22.07.2019, questa forza lavoro potrebbe dare un grosso contributo alle sue installazioni, perché negli anni qualcosa si è stata realizzata ma, è ancora insufficiente e non in rapporto alle attuali fruizioni. Nei siti attualmente aperti mancano i posti letto, gli spazi dedicati all’accoglienza e servizi, dalla ristorazione al commercio. Però non mancano strutture diverse, in alcuni casi sono già dei ruderi, altri hanno imboccato tale via, ma sono ancora recuperabili alla memoria storica e a nuove funzioni. Con spazi dedicati all’accoglienza, alla promozione del territorio e delle produzioni tipiche, ove il turista nell’attesa del suo turno di visita, possa conoscere gli altri territori del parco e fornir loro gli stimoli per le prossime visite. Ma anche spazi per la convivialità e la ristorazione, tutte strutture che possono essere poste nel mercato, anche a prezzo simbolico per svariati anni o cedute in proprietà a imprenditori per insediarvi le attività di servizi, nonché produttive e pertinenti ad uno sviluppo turistico integrato. Queste attività dovrebbero concorrere, com’era nelle attese, a svuotare il bacino dei lavoratori, sino al suo esaurimento.
L’alternativa sarà il mantenimento “assistenziale” per altri due anni e poi chissà.
Chiedo scusa per queste mie ulteriori osservazioni, ma sono convinto che le aree ex minerarie, oltre a mantenere la nostra memoria storica, se ben recuperate, possono concorrere per un turismo alternativo, esperienziale e culturale unico, nell’arco dell’intero anno.
Nel pormi a disposizione per ogni approfondimento, nell’attesa porgo cordiali saluti.
Il Presidente
Tarcisio Agus