23 November, 2024
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Si è tenuta il 1 maggio scorso la riunione online tra CIOFS Scuola, CNOS Scuola, FIDAE, FISM, FOE ed il Referente scuole cattoliche della diocesi di Cagliari, per condividere le esperienze di questi due mesi e, soprattutto, per definire una tabella di marcia comune, affinché arrivino richieste unitarie nelle sedi istituzionali.

Le istituzioni educative e scolastiche paritarie della Sardegna denunciano il rischio chiusura che potrebbe arrivare anche ad una percentuale del 40% e chiedono nell’immediato un intervento della Regione, affinché il sistema educativo e scolastico pubblico del territorio, già in forte difficoltà, non riceva questo ulteriore colpo. A questo proposito, durante la riunione, è stato definito un primo documento per chiedere un contributo straordinario alla Regione Sardegna necessario per scongiurare la chiusura del 40% delle Istituzioni Educative e Scolastiche Pubbliche Paritarie. Allo stesso tempo è stato condiviso l’obiettivo di proporre, all’assessore Andrea Biancareddu, un piano di aiuti per le famiglie in difficoltà che frequentano le strutture educative e le scuole e che non riescono a pagare più le rette. Già da tempo anche i vescovi della Sardegna, in particolare con l’intervento del presidente della Conferenza Episcopale Sarda, mons. Antonello Mura, avevano posto all’attenzione del Governo Rregionale tali istanze.

Le istituzioni educative e scolastiche paritarie della Sardegna intendono proseguire questo percorso comune e chiedono che venga preso in considerazione il danno sociale e l’impoverimento culturale che deriverebbero dalla chiusura di tanti istituti, oltre alla scomparsa dell’effettivo esercizio della libertà educativa per le famiglie.

All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, i rappresentanti delle Federazioni o Associazioni sopra citati, nelle persone di don Michelangelo Dessì (CNOS Scuola e Diocesi di Cagliari), suor Silvia Argiolas (FIDAE e CIOFS Scuola), dott. Giovanni Idili (FISM), dott.ssa Marinella Salaris (FOE).

 

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Dal 14 marzo sono 41.859 i controlli realizzati dal Corpo forestale della Regione Sardegna per vigilare sul rispetto delle regole stabilite per l’emergenza epidemiologica da Covid-2019.

Nella giornata di ieri sono stati effettuati 353 controlli: 102 nell’area di Cagliari, 18 Iglesias, 20 Oristano, 111 Sassari, 45 Tempio, 47 Nuoro, 10 Lanusei. E’ stata sanzionata 1 persona a Sassari, per un totale (dal 14 marzo) di 796.

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Una novità interessante per il mondo del lavoro. Il Gruppo Enel è alla ricerca di diplomati da inserire su tutto il territorio nazionale. Sul proprio sito difatti l’azienda ha aggiornato un annuncio di lavoro che aveva pubblicato un po’ di tempo fa. Oltre al possesso del diploma sono richiesti anche forte motivazione, dinamicità, proattività, creatività ed innovazione, capacità di analisi e sintesi, orientamento al risultato, buone capacità organizzative e orientamento al problem solving, buone capacità relazionali e attitudine a lavorare in gruppo, voglia di crescere sia professionalmente che personalmente e che siano disposti a lavorare per migliorare il mondo attraverso la crescente richiesta di energia pulita.

Enel è anche alla ricerca di tante altre figure tra le quali: Addetti alla Gestione del Rischio, i quali dovranno supportare attività commerciali e gestire strategie di copertura, sviluppare modelli di mercato a supporto delle decisioni in ambito trading; Addetti alla Valutazione Finanziaria, i quali dovranno occuparsi della valutazione finanziaria degli investimenti, analizzare gli investimenti forniti dalle varie aree del gruppo o dai fornitori esterni, preparare la documentazione necessaria per il comitato investimenti; Specialisti della Piattaforma di Apprendimento, che dovranno supportare lo sviluppo delle iniziative digitali, garantire la qualità delle informazioni, gestire in autonomia specifici progetti, etc.

Per verificare tutte le posizioni aperte e candidarsi basta…

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://suntini.it/diariolavoro_enel_5_20.html .

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Si narra che i lemmings, piccoli roditori della Norvegia, periodicamente si gettino volontariamente nel Mare Artico per suicidarsi in massa. E’ una metafora narrativa che si adatta bene a ciò che abbiamo visto il 4 e 5 maggio 2020 con l’avvio della Fase due dell’epidemia. Forse i lemming siamo noi.

Così come è necessario, si stanno riaprendo le attività del commercio umano. Tuttavia, il pericolo di contagio non è cessato, anzi, è molto più elevato che il 20 febbraio 2020 quando si scoprì il primo caso ed iniziò la tragedia.

Ora i portatori di Coronavirus sono molto più numerosi e si trovano ovunque.

Contrariamente all’esibizione macroscopica di rilassamento generale, la “Fase 2” è più pericolosa della “Fase 1”.

E’ evidente che si debbano assolutamente riaprire tutte le attività produttive con urgenza e con ogni mezzo, ma è parimenti evidente che vanno aperte in tutta sicurezza, pena il baratro economico e sanitario.

Per le uniche protezioni che abbiamo, sono le “norme di sicurezza”, cioè: il DISTANZIAMENTO, le MASCHERINE, i GUANTI ed il DIVIETO DI ASSEMBRAMENTO IN LUOGO CHIUSO.

Questi 4 atti, apparentemente facili, sono di una gravità tale da compromettere la convivenza civile, da cambiare radicalmente la vita di tutti e da essere neutralizzabili da varie forme di disobbedienza civile.

Non è pensabile credere che si debba sminuire per sempre la vita sociale e vederla sprofondare nell’inevitabile degrado dei servizi (scuole, sanità, giustizia).

E’ necessario ribadire che questa è un’EMERGENZA SANITARIA con implicazioni gravi sull’economia, e che per salvarci è imprescindibile dominare, prima, l’emergenza sanitaria.

Occupiamoci della sofferenza di chiunque abbia bisogno di Sanità e dei suoi operatori.

Prendiamo tre luoghi simbolo della Sanità: la Medicina di Base, le Farmacie, gli Ospedali.

GLI AMBULATORI DEI MEDICI DI BASE: è noto che il 45 per cento dei medici morti nella strage quotidiana da Coronavirus erano Medici di Base; vittime sacrificatesi volontariamente per l’alto senso etico della professione. Un sacrificio che non venne chiesto neppure al Buon Samaritano evangelico. Detto questo non si può pretendere che la strage continui capillarmente negli ambulatori. Per essi esiste il divieto, nei vari DPCM di febbraio ed aprile, di assembramento in luogo chiusi e l’obbligo di distanziamento di 1 metro (voglio vedere come si visiterà un paziente). Per evitare l’assembramento in ambulatorio è necessario obbligare le persone a stare in fila in strada e, una volta fatto il “triage”, far entrare i pazienti uno per volta, anche per la semplice ripetizione di una ricetta.

Per quanto tempo può essere tollerato? Per esempio, come si farà in Inverno? Potranno i pazienti aspettare per ore al freddo, alla pioggia, al vento senza riparo e senza sedia? Sappiamo che è possibile rifiutare, per decreto, la visita a chiunque abbia una temperatura di 37,5, che può essere dovuta all’inizio di una banale influenza, o per un ascesso dentario, o per una tonsillite. E se fosse una febbricola da tumore o da artrite dolorosa, o da nefrite? Nel contempo si deve pensare all’ansia continua del medico, e del personale dello studio, all’idea che in quella Umanità sofferente vi sia il portatore che gli regalerà il virus.

PRENDIAMO IL CASO DELLE FARMACIE DEL TERRITORIO: qui si riproduce la situazione degli ambulatori medici. E’ possibile pensare alle mega-file di pazienti al vento e sotto la pioggia, e al freddo con le gambe indolenzite? Dimenticavo: esiste il “divieto di sosta”; pertanto non è permesso mettere panchine in strada per i poveretti, perché subito si adagerebbero anche altri pazienti in attesa, creando un assembramento vietato, e arriverebbero i vigilantes a far sgomberare. Certo, ci può essere la consegna a domicilio per tutti, ma è realmente attuabile?

PRENDIAMO IL CASO DEGLI OSPEDALI: qui si ripete lo stesso schema. Non si può sostare in assembramento nelle sale d’aspetto del Pronto Soccorso. Bisogna fare file alternative.

Così pure non è possibile entrare nella sala d’aspetto dell’ingresso principale, sempre per evitare l’assembramento in luogo chiuso e bisogna fare anche qui il “triage” preventivo, presentando documenti di identificazione, e dichiarando la propria integrità dal virus. Ma ciò richiede tempo e, nel frattempo, si creano file all’esterno. Per contenere le file viene disposta una barriera di GUARDIE GIURATE, con tanto di pistola al fianco, che strutturano, con una certa ruvidezza dovuta al mestiere, le file dei richiedenti i servizio sanitario, talvolta con voce normale, talvolta con voce alterata come negli Istituti di sorveglianza. In quel palcoscenico surreale può capitarti di vedere quadri di umanità derelitta che ricordano la descrizione dell’Inferno Dantesco e “CARONTE” nell’atto di ordinare le file dei nuovi arrivati che “batte col legno qualunque si adagia”.

L’ingresso ospedaliero è stravolto: da “front-office” d’accoglienza, a causa della politica difensiva si è trasformato in un sistema di “respingimento”, con tanto di guardie dall’atteggiamento un po’ torvo ed intimidente. Ma va bene, accadde anche ai tempi della “Peste” del Manzoni. I quei tempi intorno alle fortezze del potere vigilava gente armata, come quella incontrata da don Abbondio.

Il deterioramento del valore umano è assicurato. Nelle file dei richiedenti salute è facile essere trasformati in schiere consenzienti, perché senza alternativa, a trattamenti sgradevoli.

Nello stravolgimento dell’immagine civile dell’ingresso ospedaliero potrebbe benissimo starci, in alto, la scritta ARBEIT MACHT FREI.

Questo è il punto: lo “Stato d’Assedio”. Fino a quando lo tollereremo? Accettiamo di deperire progressivamente fino a indebolire la struttura sociale e economica?

Purtroppo, oltre alle disposizioni per l’entrata in “Fase 2”, non vediamo altri progetti.

Eppure non siamo nei secoli della Peste Nera. Siamo nel terzo millennio. Abbiamo nuove armi. Non ci sono solo l’”isolamento”, la “quarantena”, il “distanziamento” e il “divieto di assembramento”, inventati dai Visconti di Milano e dai Dogi di Venezia,

Oggi, la via Maestra di attacco al virus ce l’insegna il professor Andrea Crisanti, il domatore del virus di Vò Euganeo e del Veneto. Egli indica come via la “ricerca minuziosa e capillare dei portatori del virus col metodo del tampone”.

Il tampone preleva lo RNA virale dalle vie aeree, lo esamina con un estrattore di DNA, e poi fornisce il risultato con nome, cognome e indirizzo del portatore contagioso.

A questo punto lo “sfortunato” diviene “fortunato” perché verrà curato. Ma curato come? Forse con l’isolamento volontario fiduciario in seno alla sua famiglia? In tal modo tutta la famiglia verrà contagiata e si creerà una specie di “Pio Albergo Trivulzio” familiare. La soluzione a questi casi venne già adottata con successo nel SISTEMA SANITARIO DEL SULCIS IGLESIENTE. Allora, fino agli anni ’70, si individuavano i pazienti tubercolotici in fase attiva e si ricoveravano al Binaghi. Invece i familiari, portatori sani, venivano ospitati nel Preventorio anti TBC del FRATELLI CROBU, e lì venivano curati. Così la tubercolosi venne debellata dal nostro territorio.

Da queste premesse, sembra evidente che per raggiungere l’obiettivo di eradicazione di questo incubo attuale, si debbano compiere 4 atti:

PRIMO: istituire il COVID HOSPITAL al SANTA BARBARA di Iglesias per gli acuti.

SECONDO: riattivare il CROBU come Preventorio anti COVID.

TERZO: dotare subito il SULCIS IGLESIENTE di un laboratorio di Biologia Molecolare per l’estrazione dello RNA dai tamponi.

Quarto: avviare uno SCREENING di tutta la popolazione ed affidarne la gestione ai Medici di Base.

Tempi?

  1. Acquisto dell’ESTRATTORE di DNA, tamponi, reagenti.
  2. Nuovo organigramma del laboratorio di biologia molecolare.
  3. TAMPONI DI MASSA. Ottenere una sezione esatta del contagio al tempo zero.
  4. Ripetizione dell’esame al quattordicesimo giorno e al trentesimo.

A questo punto si sarebbe la ragionevole certezza di avere identificato ed isolato tutti i portatori contagiati.

L’OBIETTIVO CERCATO? Liberare, in un mese, tutta la popolazione del Sulcis Iglesiente dal virus. Senza la paura ed il sospetto potremo scientificamente riprendere i rapporti umani e rinascere.

La premessa a questo progetto è: un’opinione pubblica compatta nel sostenere una politica autonoma per la gestione diretta del SISTEMA SANITARIO DEL SULCIS IGLESIENTE.

Mario Marroccu

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L’assessore regionale della Programmazione, Giuseppe Fasolino, controreplica ai parlamentari del M5S sulle risorse destinate dal Governo alla Regione.

«Stupiscono contenuti e tono delle affermazioni dei parlamentari sardi dei Cinquestelle: denotano una mancanza di attenzione riguardo un problema che coinvolge tutte le Regioni con dei rilievi inconsistenti – attacca l’assessore regionale della Programmazione, Giuseppe Fasolino, in riferimento alla decisione del Governo di compensare le minori entrate nei bilanci delle Regioni a causa dell’emergenza in corso -. Comprendiamo la necessità di difendere politicamente di fronte all’opinione pubblica, scelte incomprensibili che mal si conciliano con le necessità delle amministrazioni regionali, ma – in particolare in questa delicata situazione – sarebbe stata apprezzabile una presa di posizione più onesta e leale nei confronti dei bisogni delle Regioni, che sono gravi ed evidenti.»

«In una situazione che permette una manovra statale in deficit per 80 miliardi di euro, non si possono lasciare le Regioni senza una soluzione di fronte al problema di chiudere i propri bilanci che certamente saranno penalizzati dalle minori entrate – aggiunge l’assessore Giuseppe Fasolino -. In assenza una adeguata compensazione, la Sardegna più di altre Regioni si troverà di fronte alla scelta di ridurre la spesa corrente, compresi i servizi essenziali. A fronte di questa situazione, in nome di un clima di solidarietà, abbiamo chiesto allo Stato di contribuire in modo reale al raggiungimento degli equilibri. Nulla centrano le risorse destinate alle famiglie e alle imprese oggetto dei provvedimenti del Governo. L’emergenza Covid-19sottolinea Giuseppe Fasolinodeterminerà certamente minori gettiti sulle entrate non solo per lo Stato, ma anche per le Regioni e questa situazione metterà conseguentemente a rischio la salvaguardia degli equilibri dei bilanci. Dai parlamentari sardi – in particolare da quelli che fiancheggiano il Governo – mi sarei aspettato un atteggiamento di salvaguardia e protezione nei confronti degli interessi dei sardi, piuttosto che una confusa replica per dovere “d’ufficio”, conclude l’assessore Giuseppe Fasolino, che rivolge un «appello a tutte le forze politiche, senza distinzione, per portare avanti una azione comune nell’interesse della Sardegna.»

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Sei consiglieri di minoranza propongono, con una mozione, le dirette streaming delle sedute del Consiglio comunale di Iglesias.

«In seguito alla chiusura dell’aula consiliare di Piazza Municipio, le sedute della massima assemblea cittadina sono risultate essere sprovviste di video, non permettendo dunque ai cittadini la partecipazione da remoto che fino al momento della sua funzione è sempre stato utilizzato con una grande frequenzaspiegano i consiglieri Federico Garau, Francesca Tronci, Bruna Moi, Luigi Biggio, Simone Saiu ed Alberto Cacciarru -. Da un anno circa non vi è traccia di nessun Consiglio comunale in diretta streaming, ragion per cui i consiglieri di minoranza hanno ritenuto opportuno dover richiedere l’ausilio della pagina Facebook ufficiale del comune di Iglesias affinché si possa trasmettere in totale trasparenza lo svolgimento delle sedute. L’atto verrà discusso nella seduta prevista per la data dell’8 maggio 2020, in un velato clima di incertezza da parte della maggioranza consiliare.»

«La diretta streaming del Consiglio comunale è uno strumento di assoluta e fondamentale importanza, permette infatti di poter rendere più partecipata possibile la massima assemblea cittadinaaggiungono i sei consiglieri di minoranza -. Da un anno a questa parte ormai non vi è traccia di sedute consiliare condivise, il che è un grande danno per la nostra comunità, la quale non è messa in condizioni di poter seguire con costanza i lavori comunali. Riteniamo che con la tecnologia odierna sia possibile la messa in atto ed a costo zero di uno strumento che possa ritornare a rendere pubblico il Consiglio.»

«La diretta video è uno strumento di coinvolgimento, che dovrebbe essere di grande aiuto in quello che oggi è l’obiettivo della politica, ovvero avvicinare nuovamente i cittadini in maniera attivaconcludono Federico Garau, Francesca Tronci, Bruna Moi, Luigi Biggio, Simone Saiu ed Alberto Cacciarru –. Ci auspichiamo che l’amministrazione possa rendersi disponibile alla condivisione della nostra idea e che già dal prossimo consiglio si possa avere nuovamente dopo tanto tempo una diretta video da condividere con l’intera città.»

 

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I consiglieri regionali del Partito democratico rilanciano la proposta sul contributo a fondo perduto per le imprese. In una nota diffusa questa sera, inviano un messaggio forte e chiaro al presidente Christian Solinas ed alla sua Giunta. 

«La Giuntasostengono i consiglieri democraticianziché svegliarsi solo per fare proclami e annunci, o accuse, approvi immediatamente la nostra proposta sul contributo a fondo perduto per le imprese. Su questo tema i consiglieri democratici non scendono a compromessi, e sono pronti, seppure a malincuore, ad interrompere la collaborazione autonomista sino ad ora praticata con leale e limpido senso di responsabilità, che ha consentito al presidente Christian Solinas e alla Maggioranza di approvare con tempestività tutti i provvedimenti connessi all’emergenza e soprattutto la legge di stabilità e il bilancio 2020. Il presidente Christian Solinas imbocchi una volta per tutte le strade della politica e abbandoni questa insopportabile propaganda salviniana che rischia di far pagare ai sardi un prezzo più alto di quello lasciato dagli effetti dell’emergenza da Covid. Il presidente Christian Solinas non rompa questo clima di unità che con grande fatica abbiamo contribuito tutti a costruire.»
«È dall’inizio di questa emergenza che proponiamo, purtroppo inutilmente, un confronto leale alla Giunta, alla sua maggioranza e a tutto il Consiglio, offrendo la disponibilità ad approfondire, insieme, tante ipotesi di interventi, urgenti, attesi dai nostri cittadini, anche di tipo legislativo, per fronteggiare un dramma sociale ed economico di dimensioni bibliche. Dalla Giunta, purtroppo, molta confusione e numerosi ritardiaggiungono i consiglieri regionali del centrosinistra -. Da parte del presidente Christian Solinas, invece, solo comode videoconferenze dal salotto di casa, sempre per fare annunci o distribuire colpe e responsabilità altrove. Ricordiamo che è lui che ricopre la massima responsabilità del governo regionale ed è soprattutto a lui che spetta produrre soluzioni, non fare l’elenco dei buoni e dei cattivi.»
«Allora, se proprio si deve occupare dei rapporti con lo Stato, lo faccia seriamente e solleciti, con urgenza, la costituzione di quel tavolo tecnico-politico dell’accordo Stato-Regione che si sarebbe dovuto insediare già entro il 6 gennaio scorso, perché stanno proprio lì una parte delle soluzioni cercate.
I 412 milioni stanziati a stralcio e stralcio di ogni pretesa, che per la nostra Regione ha significato la rinuncia ad oltre 700 milioni di somme pregresse certificate da sentenze di Corte costituzionale e TAR, per non parlare degli altri 500 milioni per trasferimenti per le funzioni di area vasta mai arrivati, devono essere trasferiti entro il 2020 nelle casse della Regione. In alternativa quest’anno, in attuazione di quell’accordo su cui ha tristemente trionfato la Giunta regionale, arriveranno solo 7 milioni di euro. Abbiamo denunciato da subito concludono i consiglieri regionali del Partito democraticola chiusura dell’accordo al ribasso su cui, purtroppo, ha trionfato Solinas, ma abbiamo anche proposto soluzioni per una sua opportuna e possibile rimodulazione. Oggi più che mai abbiamo bisogno che vengano revisionati i termini di quell’intesa sottovalutata da questa Giunta regionale, e chiediamo che venga immediatamente approvata la nostra proposta sul fondo perduto a favore di piccole imprese, professionisti e autonomi, al fine di contenere gli effetti di una emergenza economica che altrimenti lascerà solo macerie. Da lì possono arrivare le risorse che occorrono alla Sardegna e ai sardi per una vigorosa ripartenza.»

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Nei primi tre giorni della “Fase 2” la diffusione del Coronavirus in Sardegna non ha subito scostamenti e anche oggi, per il 4° giorno consecutivo, è stato riscontrato 1 solo caso positivo e nessun decesso, ma solo tra 10-12 giorni si potrà verificare se la riapertura di molte attività e l’incremento della circolazione delle persone, avranno avuto o meno conseguenze. L’attenzione resta alta e sono continue le raccomandazioni per il rigido rispetto delle disposizioni con l’utilizzo delle mascherine e dei guanti per contenere quanto più possibile il rischio di un incremento del numero dei contagi.

La Sardegna oggi è la regione italiana con il minor numero di casi positivi insieme alla provincia autonoma di Bolzano, con l’unico caso riscontrato nella provincia di Sassari, dopo quattro giorni di assenza totale di casi, con il numero totale ora salito a 849 sui 1.319 totali (il 64,37%). Nessun caso nella Città Metropolitana di Cagliari (totale 243) e nelle province di Nuoro (78), Oristano (55) e Sud Sardegna (94).

In Sardegna è cresciuto ancora sia il numero dei tamponi eseguiti, 1.099 (ieri erano stati 815), con il totale arrivato a 29.966, sia quello dei casi testati oggi, 967 (ieri erano stati 705).

E’ diminuito il numero dei pazienti ricoverati con sintomi, 91 (ieri erano 94), mentre è cresciuto quello dei pazienti ricoverati in terapia intensiva, 11 (ieri erano 9). Continuano a scendere il numero delle persone in isolamento domiciliare, 521 (ieri erano 539), e il numero degli attualmente positivi, 623 (ieri erano 642). I dimessi/guariti sono 577 (ieri erano 557).

Se in Sardegna il bilancio continua ad essere positivo e fa sperare in una fine dell’emergenza vicina, altrettanto non si può dire per il bilancio nazionale, che oggi – a fronte di ben 8.014 dimessi/guariti in più e di ben 7.939 attualmente positivi in meno – ha fatto registrare un nuovo aumento dei decessi, ben 369, ed un incremento dei casi totali, 1.444, superiore a ieri quando erano stati 1.075 i casi totali in più. Questi incrementi, comunque, pare siano stati determinati anche da un conteggio di casi riscontrati precedentemente e non ancora registrati.

 

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Anche oggi, per il 4° giorno consecutivo, 1 solo nuovo caso positivo al Covid-19 (su 1.099 tamponi eseguiti) e nessun decesso, in Sardegna.
Il numero totale di casi positivi sale così a 1.319 dall’inizio dell’emergenza. L’unico incremento è stato registrato nella provincia di Sassari. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 29.966 tamponi. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 102, di cui 91 con sintomi e 11 in terapia intensiva, mentre 521 sono le persone in isolamento domiciliare. Il totale degli attualmente positivi è sceso a 623 ed il numero dei pazienti dimessi/guariti è salito a 577. Resta invariato il numero delle vittime (119).
Sul territorio, dei 1.319 casi positivi complessivamente accertati, 243 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari, 94 nel Sud Sardegna, 55 a Oristano, 78 a Nuoro, 849 a Sassari (+1 rispetto all’ultimo aggiornamento).