19 July, 2024
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Il DPCM del 26 aprile 2020 ha permesso a molte attività di riprendere il lavoro e la produzione. Il presidente della Regione Christian Solinas ha aggiunto, inoltre, ulteriori possibilità di riapertura. Tra i commercianti, in particolare tra i settori produttivi che, secondo la nuova ordinanza, hanno potuto riprendere a lavorare, c’è ancora molta incertezza per quanto riguarda il prossimo futuro, con gli aiuti e le agevolazioni dello Stato che stentano ad arrivare.
I due mesi di lockdown sono stati deleteri, per settori che già prima della chiusura erano in sofferenza, ma anche per quelli che, al contrario, riportavano dei buoni riscontri di mercato. Come ci racconta Bruno Pintus, ambulante del settore caseario di Carbonia, che da anni gestisce il proprio banco nei mercati ambulanti di diversi paesi e da sempre partecipa a fiere ed eventi gastronomici: «Proviamo a ripartire. È stata una perdita incredibile. Abbiamo perso tutte le sagre, compresa Sant’Efisio. Nel mio mestiere non è possibile poi recuperare». Le spese di produzione non si sono fermate, così come i pagamenti, che continuano ad arrivare. «Io compro il latte e mi faccio fare il formaggioprosegue Bruno Pintus -. Ho delle consegne che non ho potuto ancora ritirare». Nel frattempo sono arrivate le bollette e i contributi da pagare. «È come se stessi ricominciando tutto daccapo.»
Un leggero ottimismo si legge nelle parole di Maria Giovanna Locci, produttrice agricola di Tratalias, che, tra le altre, gestisce da anni, assieme alla madre, un banco di vendita al mercatino settimanale di Sant’Antioco, così come in altri paesi del Sulcis: «E’ un periodaccio. Noi produttori non sapevamo più come fare con la merce che continuava ad accumularsi. Ci siamo arrangiati con le consegne a domicilio tra i nostri concittadini, riuscendo ad utilizzare anche i canali social. Ma nonostante questo la merce era sempre in eccesso. Ogni grossista ha i suoi fornitori e non sempre accettano nuovi produttori». Con un occhio alle spese, per la produzione e il mantenimento delle colture, che non sono mai diminuite. «Questo di Sant’Antioco è il nostro primo mercatino, dopo la riapertura dovuta al lockdown continua Maria Giovanna Locci -. Gli altri Comuni non hanno ancora sbloccato.» Ma importante è anche un altro fattore, forse non secondario e che in questi due mesi di isolamento è venuto fortemente a mancare. Maria Giovanna ci tiene a sottolinearlo: «Mancava il rapporto coi clienti e anche svegliarci presto la mattina».
Un altro settore in forte sofferenza è quello florovivaistico. Nella serra di Marcello Canè e Sabrina Martis, di Sant’Antioco, ci accolgono i colori delle piante in fiore. Anche loro riaprono dopo due mesi di chiusura forzata. Tuttavia, il loro settore merceologico resta ancora escluso dalla vendita ambulante. «Da anni ho uno spazio assegnato al mercatino settimanaleracconta Marcelloma ancora non mi è permesso esporre.» Nel paese lagunare il cimitero ha riaperto i cancelli in anticipo, rispetto ai Comuni limitrofi, e alcuni ambulanti, titolari di un box, hanno potuto riaprire la loro attività di vendita. Per Marcello Canè questo non è stato possibile, come spiega lui stesso: «Avendo lo stallo al mercatino non posso averlo in cimitero e, viceversa, chi lo ha in cimitero non può vendere al mercatino». Insomma, questa riapertura arriva sì, ma solo in parte. Per Marcello e Sabrina è il momento di riaccendere la speranza e guardare di nuovo al futuro: «Non abbiamo più avuto introiti negli ultimi due mesi e non è che le cose  in precedenza andassero megliospiega Sabrina Martis -. La vendita di fiori nei supermercati aveva già drasticamente ridotto le nostre entrate. Quindi questa chiusura forzata ci ha ulteriormente danneggiati». Tuttavia, Marcello e Sabrina affrontano il nuovo momento con fiducia e coraggio, servendosi anche dell’aiuto dei social: «Riapriamo e ci siamo organizzati sia per la vendita direttamente in serra che per la consegna a domicilio».
Diverso è il discorso dei bar. Sono pochi quelli che tentano la riapertura. Ci sono da valutare i costi ed i consumi. «Siamo aperti in pochi – spiega Veronica Costeri, milanese d’origine ma da anni residente in Sardegna, titolare, insieme alla sua famiglia, di un bar nella strada principale di Sant’Antioco -. Questi mesi sono stati lunghi. Noi abbiamo deciso di riaprire perché le spese per il mantenimento delle macchine ci sono comunque. I frigoriferi sono sempre funzionanti e anche la macchina per il caffè è nuova e deve restare accesa lo stesso. Insomma, aperti o chiusi le spese sono uguali. Quindi, alla fine, abbiamo scelto di aprire e almeno far entrare qualche introito.» Tuttavia, il nuovo decreto vieta la fruizione al banco o all’interno del locale. L’accesso è consentito ad un solo avventore per volta. Il consumatore ordina ed esce con l’ordinazione in mano. La consumazione non è permessa nei pressi del locale. Spiega ancora Veronica Costeri: «L’asporto per noi non è una novità, l’abbiamo sempre fatto. Riusciamo a lavorare principalmente con la caffetteria: caffè, cappuccino e cornetto. Però, se qualcuno desidera qualche altro tipo di ordinazione, cerchiamo comunque di soddisfarlo». Per il momento non è ancora possibile riprendere a lavorare i dipendenti. «Avevamo diversi ragazzi che lavoravano con noi. Con la situazione attuale non è possibile riprenderli. Purtroppo, è un problema di cassa integrazione che non arriva.» «Prima della chiusura forzata racconta ancora Veronicasi lavorava molto bene.» Adesso si aspetta una nuova normalizzazione delle cose. «Però meglio che ci abbiano fatto riaprire a maggio che non dover aspettare ancora a giugno.»
Intanto, durante il mercatino settimanale di Sant’Antioco e, nonostante fossero presenti solo gli ambulanti di alimentari, l’affluenza di cittadini è stata notevole. Cospicua e costante è stata anche la presenza degli organi di controllo: Polizia Municipale, Protezione Civile, Barracelli e Associazione Nazionale Carabinieri, che hanno vigilato affinché le norme di sicurezza e il divieto di assembramento venissero rispettati.
Tanti i cittadini entusiasti di questa nuova apertura. Dalla settimana prossima si prevede un ulteriore ampliamento, con la concessione degli spazi anche agli ambulanti del settore abbigliamento.

Federica Selis

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«La posizione del Governo è inaccettabile ed offensiva: chiede e ottiene il via libera dell’Unione europea ad uno sforamento del bilancio di ben 80 miliardi di euro per sé, e lesina alle Regioni i fondi necessari per affrontare gli effetti dell’emergenza Covid-19 e le perdite di gettito fiscale.»

È l’osservazione fatta dall’assessore regionale del Bilancio, Giuseppe Fasolino, riferita alla decisione del Governo che ha destinato alle Regioni e alle Province autonome solo un miliardo di euro per fronteggiare l’emergenza.

«Si tratta di una cifra estremamente limitata che oltretutto dovrà essere distribuita in tutto il territorio nazionale con criteri che sono in violazione dei principi costituzionali richiamati anche recentemente dalla Consulta con la  sentenza 6/2019 sottolinea Giuseppe Fasolino -, la nostra Regione deve garantire, a differenza delle Regioni a Statuto ordinario, i servizi essenziali, e con risorse proprie anche la continuità aerea, il trasporto pubblico locale e la sanità:  servizi onerosi, ma essenziali per lo sviluppo della nostra Comunità. Invitiamo il Governo a rivedere immediatamente questa linea di azione con previsioni più eque e adeguate, anche a fronte del particolare momento che stiamo vivendo. Si tratta di riconsiderare prospettive e decisioni politiche illogiche motivate da assurdi calcoli ragionieristici che penalizzano le comunità sarda e in particolare i soggetti più fragili – conclude Giuseppe Fasolino -. Siamo pronti a dare battaglia sia in sede politica che giurisdizionale.»

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Il segretario nazionale FIM CISL Valerio D’Alò Alcoa interviene sulla vertenza Sider Alloys (ex Alcoa), dopo la convocazione del nuovo incontro, fissato per il 12 maggio, al Mise.

«Dopo anni di attese, è il momento di pretendere concretezzadice Valerio D’Alò -. Nell’ultimo incontro di marzo, come organizzazioni sindacali, contestavamo che ancora una volta si parlasse di buoni propositi e di un probabile accordo tra Enel e Sider Alloys ma senza nulla di concreto,per cui poter dare serenità a lavoratori e territorio, in quella che peraltro è una delle più lunghe vertenze sul tavolo del Mise in ordine temporale. Siamo consapevoli che la variabile tempo può solo agire negativamente – se ci saranno ulteriori proroghe – e che a rischio c’è sia la produzione di alluminio in Italia fornito da Alcoa, che può contare su macchinari in grado di dare garanzie agli investitori, nonché il pericolo che l’azienda si svuoti di competenze – aggiunge Valerio D’Alò -. Se Enel darà il suo contributo rendendosi parte attiva di questo progetto di rilancio, e togliendo così all’azienda l’ultimo alibi del prezzo dell’energia, toccherà alla Sider Alloys dimostrare la volontà di realizzarlo, non essendoci più condizioni ostativeconclude il segretario nazionale della FIM CISL -. Se ognuno farà la sua parte, potremmo finalmente dare speranza ai lavoratori ed alle loro famiglie.»

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«Abbiamo ricevuto la convocazione dell’incontro al MiSE per martedì 12 maggio a cui parteciperanno i rappresentanti di Invitalia e SiderAlloys per chiudere definitivamente la vertenza dell’ex Alcoa e riavviare il progetto di riavvio della produzione di alluminio.»

Lo dichiarano Guglielmo Gambardella, coordinatore nazionale Uilm per la siderurgia, e Renato Tocco, segretario territoriale Uilm Sulcis.

«E’ chiaro che con le dichiarazioni della sottosegretaria Alessandra Todde alla vigilia di questo previsto incontro che ha confermato la risoluzione della questione della fidejussione bancaria chiesta da Enel a SiderAlloys a garanzia del contratto per la fornitura di energia – sottolineano Guglielmo Gambardella Gambardella e Renato Toccoci attendiamo da parte della multinazionale svizzera una risposta positiva e definitiva sul completamento degli investimenti per il revamping dello smelter, per il riassorbimento di tutti gli ex lavoratori dell’ex Alcoa e la ripresa dell’indotto a supporto delle attività. Dalla Sider Alloys – aggiungono Guglielmo Gambardella e Renato Toccoci attendiamo un atto di responsabilità avendo assunto, da oltre due anni, l’impegno del rilancio industriale del sito di Portovesme da cui dipende il destino di centinaia di famiglie ed il futuro di un intero territorio. Oggi, non essendoci più impedimenti alla firma del contratto con Enel in un contestuale momento particolarmente favorevole condizione del prezzo dell’energia, SiderAlloys deve realizzare il progettoconcludono i due sindacalisti della UILM -. Uno scenario diverso risulterebbe incomprensibile ed inaccettabile.»

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La Sardegna ha iniziato con numeri incoraggianti la “Fase 2”, anche oggi 1 solo caso positivo al Covid-19 e nessun decesso (da 3 giorni il bilancio si ripete, con 1 solo caso positivo e nessun decesso). L’unico caso positivo, come ieri, è stato registrato nella Città Metropolitana di Cagliari. Se la giornata di ieri, 4 maggio 2020 verrà ricordata, nei libri di storia, come l’inizio della “Fase 2”, l’avvio del processo che dovrà portarci fuori dalla pandemia provocata dalla diffusione del Coronavirus, tra i dati più positivi di oggi c’è il quarto giorno consecutivo senza nuovi casi di contagio nella provincia di Sassari, quella più colpita sia dai casi positivi (848 sui 1.318 riscontrati in tutta la Sardegna, il 63,34%), sia dai decessi. Resta invariato il numero delle vittime (119).

Oggi sono stati eseguiti 815 tamponi (500 più di ieri), il numero totale è arrivato a 28.867, 705 i casi testati (il totale è ora di 25.631).
I pazienti ricoverati in ospedale con sintomi oggi sono 94 (ieri erano 91), quelli in terapia intensiva 9 (dato senza variazione rispetto a ieri); diminuisce sia il numero di persone in isolamento domiciliare, 539 (ieri erano 553), sia quello degli attualmente positivi, 642 (ieri erano 653); cresce, infine, il numero dei pazienti dimessi/guariti, 557 (ieri erano 545).

L’andamento positivo assunto dai numeri emerge ancora più chiaramente se si fa riferimento agli ultimi 8 giorni, nel corso dei quali, in Sardegna, sono stati riscontrati complessivamente 35 nuovi casi positivi al Covid-19: 19 nella provincia di Sassari, 11 nell’Area Metropolitana di Cagliari, 2 nella provincia del Sud Sardegna, 2 nella provincia di Nuoro e 1 nella provincia di Oristano.

 

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In Nuoro il vescovo Antonello Mura ha nominato il parroco di Oliena, don Giuseppe Mattana, vicario generale, sostituirà mons. Ciriaco Vedele. E don Antonello Tuvone, missionario fidei donum in Argentina dal 2017, già rettore del seminario diocesano, sarà vicario episcopale per la pastorale.

Il vicario generale è una figura obbligatoria in ogni diocesi, prevista dal Codice di diritto, che al can 475, comma 1 recita: «In ogni diocesi il vescovo diocesano deve costituire il vicario generale affinché, con la potestà ordinaria di cui è munito a norma dei canoni seguenti, presti il suo aiuto al Vescovo stesso nel governo di tutta la diocesi».

Anche la figura del vicario episcopale è prevista dal Codice di diritto canonico nel suo Libro II intitolato Il popolo di Dio. Il Can. 476 recita: «Ogni qualvolta lo richieda il buon governo della diocesi, possono essere costituiti dal Vescovo diocesano anche uno o più vicari episcopali; essi hanno la stessa potestà ordinaria che, per diritto universale, a norma dei canoni seguenti, spetta al Vicario generale, o per una parte determinata della diocesi, o per un genere determinato di affari, o in rapporto ai fedeli di un determinato rito o di un ceto determinato di persone». È, pertanto, una figura facoltativa.

Don Giuseppe Mattana rimarrà in Oliena fino al prossimo mese di settembre. Don Antonello Tuvone, in settembre, al rientro dall’Argentina, unirà all’incarico di vicario episcopale anche quello di parroco. Lo stesso mons. Antonello Mura, ma nell’altra sua diocesi, quella di Lanusei, ha nominato don Piergiorgio Pisu, parroco della cattedrale di Santa Maria Maddalena in Lanusei, proviene dalla parrocchia Stella Maris in Arbatax; ad Arbatax arriva don Filippo Corrias che lascia la parrocchia Sant’Elena in Gairo. I due sacerdoti faranno l’ingresso nelle loro nuove rispettive parrocchie nel prossimo mese di settembre.

Guido Cadoni

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Bruno Rombi è morto il 27 aprile scorso all’età di 89 anni, a Genova, dove viveva dal 1962; era nato nel 1931 a Calasetta, nell’isola di Sant’Antioco dell’arcipelago del Sulcis, “enclave” linguistica tabarchina (variante della “lingua” ligure).

È stato poeta, scrittore, giornalista, traduttore, pittore, legato alla Sardegna ed al suo paese natale (dove ritornava ogni estate), intellettuale sempre schierato a fianco dei Circoli degli emigrati sardi nell’Italia continentale.

Ho conosciuto Bruno Rombi a Pavia nel novembre 1986 proprio in qualità di delegato del Circolo “Sarda Tellus” di Genova al quarto Congresso della Lega Sarda.

Davanti ai rappresentanti di 25 Circoli di emigrati isolani (tante erano allora le associazioni sarde nell’Italia continentale che facevano parte della “Lega”) pronunciò un discorso di alto livello sottolineando comunque autoironicamente il fatto che non era interessato a cariche dirigenziali, ma che non intendeva rinunciare alla sua fama di “rombiscatole” (ho potuto rileggere il suo intervento perché in queste ultime settimane ho completato la trascrizione al computer di questi atti congressuali, che spero possano essere pubblicati in  un volume a stampa).

Bruno Rombi non aveva peli sulla lingua e non nascondeva verità scomode: mi regalò una copia del suo pamphlet di qualche anno prima “Perché i sardi sono così divisi: testo della conferenza tenuta a Genova presso la ‘Sarda Tellus’, associazione democratica lavoratori emigrati, domenica 17 ottobre 1982” (Genova, Lanterna, pp. 28, 1983).

Lascio ad altri il compito di ricordare Rombi per le sue opere letterarie (narrazioni, studi critici e soprattutto poesie, tradotte in francese, inglese – diffuse in questa versione anche in India -, spagnolo, polacco, maltese, rumeno, macedone, greco, sloveno, catalano, corso, portoghese, urdu, arabo ed albanese, oltre che in latino: l’elenco lo ha stilato Giovanni Mameli) e per la sua intensa attività di pittore.

In questo contributo voglio soffermarmi sugli apporti culturali con i quali questo uomo di grande sensibilità, anche se indubbiamente “spigoloso”, ha arricchito l’attività delle associazioni degli emigrati sardi, collocandosi sempre accanto ai  fratelli-corregionali de “su disterru” e facendo proprie le loro istanze e rivendicazioni anche materiali.

Seguendo i suoi scritti e gli articoli che lo riguardano apparsi dal 1976 al 2010 nelle pagine del mensile Il Messaggero Sardo” cartaceo, vediamo che compare alla ribalta innanzitutto come poeta e poi come appassionato degli studi sulla lingua sarda (lui, di “madre-lingua” tabarchina, era ultrasensibile alle questioni delle minoranze  linguistiche), sul matriarcato in Sardegna, su nomi e cognomi della Sardegna, su emigrazione e razzismo (questi articoli sono legati a conferenze sui vari temi organizzati dal “suo” Circolo, il “Sarda Tellus” di Genova).

Manlio Brigaglia recensisce il suo libro su “Sebastiano Satta. Vita e opere” (Genova, marzo 1983) mentre Giovanni Mameli passa in rassegna scrupolosa le successive opere di Rombi: “Un anno a Calasetta” (prima edizione Genova, 1988; poi Sassari, Carlo Delfino, 2006); le raccolte di poesie “Un amore” (1992) e “Il battello fantasma” (2001); il secondo romanzo di Rombi (il primo era stato “Una donna di carbone”, Condaghes 2004) intitolato “Un oscuro amore” (Condaghes, 2009).

Un bilancio della sua produzione poetica, dal 1965 (data della sua prima raccolta, pochi anni dopo il suo trasferimento a Genova) al 2012 è stata  edita nel volume “Il viaggio della vita” (editore Le Mani di Recco, 2012, 330 pagine).

Molte opere di poesia e di prosa (comprese le ultime narrazioni: il romanzo “Il labirinto del G8” ed il racconto “L’ultima vestizione”, rispettivamente Condaghes 2011 e 2018) sono state presentate nella “Sarda Tellus” ma anche in altre associazioni di sardi emigrati, dove è stato spesso chiamato ad illustrare i risultati dei suoi studi critici sui Grandi della letteratura sarda: tra gli altri, Sebastiano Satta, Grazia Deledda, Salvatore Cambosu, Salvatore Satta, Giuseppe Dessì, Francesco Masala, Antonio Puddu, Angelo Mundula.

Personalmente lo portai nei Circoli sardi di Pavia e di Saronno a parlare di Sebastiano Satta, in occasione della ripubblicazione (presso Condaghes) della sua monografia sul poeta-vate nuorese, uscita in prima edizione, come si è detto, nel 1983.

Nota finale. Ho letto la notizia comparsa su questo sito in cui è stato messo in evidenza il forte legame di Bruno con il paese natìo:

https://www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/2020/04/calasetta-ricorda-il-grande-concittadino-bruno-rombi-morto-a-genova-alleta-di-89-anni/

Personalmente vorrei aggiungere in questa occasione – richiamando un mio articolo in memoria apparso su questo sito – un breve cenno ad una personalità culturale sardo-genovese, amica di Bruno Rombi e, come lui, dei sardi emigrati: Lina Aresu:

https://www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/2018/07/ricordo-della-scrittrice-lina-aresu-nuoro-16-gennaio-1938-chiavari-ge-15-giugno-2018-di-paolo-puilina/

Le “vite parallele” di questi due scrittori sardo-genovesi e le loro numerose opere (più di 40 per ciascuno) meriteranno in futuro di essere commemorate in una giornata di studi da organizzarsi da parte della comunità dei sardi emigrati.

Qui mi limito a rammentare che nel marzo 2004 Rombi presentò, sempre alla “Sarda Tellus”, il romanzo storico di appendice “Ritedda di Barigau. Bozzetto ogliastrino” del maestro di Semestene (Sassari) Marcello Cossu, edito nel 1885 dalla Tipografia Sociale di Vacca-Mameli di Lanusei. Una bella amicizia tra loro due, che hanno condiviso con un chiavarese doc, il docente di materie letterarie Marcello Vaglio, e con il sottoscritto, sardo trapiantato in provincia di Pavia.

Paolo Pulina

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Prosegue la consegna dei “Buoni spesa” alle famiglie di Carbonia che versano in condizioni di difficoltà economica rese ancora più acute dall’emergenza Coronavirus.

Oggi 47 nuove famiglie riceveranno a domicilio i “Buoni spesa” distribuiti dalle associazioni che fanno capo al Centro Operativo Comunale di Protezione Civile.

Salgono così a 322 i nuclei familiari di Carbonia che hanno fino ad ora beneficiato della misura urgente di solidarietà alimentare a favore delle persone in ristrettezze economiche, introdotta all’ordinanza del Capo della Protezione Civile (O.c.d.p.c.) n. 658 del 29 marzo 2020 per far fronte all’emergenza Covid-19.

Gli Uffici dei Servizi sociali stanno provvedendo ad esaminare le ulteriori 130 richieste pervenute entro la scadenza del 21 aprile e, pertanto, non ancora presenti in questi elenchi.

Le graduatorie dei beneficiari dei “Buoni spesa” sono consultabili al seguente link:

https://www.comune.carbonia.su.it/servizi/servizi-sociali-e-politiche-giovanili/item/3212-misura-urgente-di-solidarieta-alimentare-cd-buoni-spesa-esito-richieste-seconda-scadenza-1-gruppo-domande-protocollate-dal-15-al-21-aprile

I “Buoni spesa” possono essere utilizzati negli esercizi commerciali che hanno aderito alla convenzione stipulata con la società fornitrice, la Edenred:

– Conad di via della Stazione;
– Conad di Piazza Ciusa;
– SuperPan di via Costituente;
– SuperPan di via Santa Caterina;
– Supermercato Nonna Isa di via Del Cimitero;
– Supermercato Nonna Isa di via Puglie;
– Discount Balia di via Fausti, Cortoghiana;
– Discount MD di via Sapri;
– Supermercato CRAI di piazza Nadia Gallico Spano.

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Raggiunge oggi il traguardo dei 158 anni l’attività di Poste Italiane al servizio degli italiani e dello sviluppo del Paese. Un anniversario che cade nella drammatica fase di emergenza sanitaria globale provocata dal contagio da Covid-19, nel corso della quale il ruolo e la missione di Poste Italiane hanno acquistato ancor più valore e significato.

In presenza di provvedimenti restrittivi necessari per contrastare l’epidemia, le donne e gli uomini che lavorano in Poste Italiane si sono adoperati per mettere in atto tutte le misure atte a tutelare la sicurezza e la salute personali e dei clienti, garantendo continuità ad un servizio essenziale per la vita del Paese. Sono state avviate formule innovative nel campo della organizzazione del lavoro e sono state predisposte soluzioni efficaci per fornire in sicurezza tutti i servizi essenziali per i cittadini, garantendo una attenzione speciale alle categorie sociali più fragili e bisognose.

A conferma dell’attenzione riservata da Poste Italiane alla Sardegna anche in questa fase di emergenza, nell’isola ad oggi sono operativi 430 uffici postali su 441 complessivi (144 nella Città Metropolitana di Cagliari e nella provincia del Sud Sardegna, 75 nella provincia di Oristano, 94 nella provincia di Nuoro e 117 nella provincia di Sassari ed in Gallura) in cui i dipendenti assicurano la continuità del servizio ai cittadini, ai quali è stata costantemente garantita anche la consegna della corrispondenza grazie al quotidiano impegno dei portalettere dei 70 Centri di Distribuzione presenti sul territorio regionale.

In coerenza con i suoi 158 anni di attività, oggi come ieri la storia di Poste Italiane e dei suoi 130mila lavoratori si è così intrecciata con quella dell’Italia. Con i suoi portalettere, gli uffici postali, con la raccolta del risparmio che ha permesso la realizzazione delle grandi opere che hanno modernizzato l’Italia, Poste Italiane è oggi un punto di riferimento per tutti i cittadini come lo fu nel secolo scorso, in qualità di artefice della missione unitaria che puntava a “fare gli italiani”.

Oggi Poste Italiane, quotata alla Borsa di Milano, rappresenta la più grande rete di distribuzione di servizi in Italia. Le sue attività comprendono il recapito di corrispondenza e pacchi, i servizi finanziari e assicurativi, i sistemi di pagamento e la telefonia mobile. Con una rete di oltre 12.800 uffici postali, circa 130mila dipendenti, 536 miliardi di euro di attività finanziarie totali e 35 milioni di clienti, il Gruppo è parte integrante del tessuto sociale e produttivo del Paese e rappresenta una realtà unica in Italia per dimensioni, riconoscibilità, capillarità e fiducia da parte della clientela.

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Sarà trasmesso nelle prossime ore al Consiglio regionale il disegno di legge della Giunta con le misure a sostegno dell’intero comparto produttivo isolano per contrastare l’emergenza economica causata dalla diffusione del virus Covid-19. I contenuti del provvedimento sono stati anticipati questa mattina dall’assessore del Bilancio Giuseppe Fasolino alla Commissione “Attività produttive” presieduta da Piero Maieli.

L’esponente dell’esecutivo ha confermato la dotazione finanziaria da 200 milioni di euro. Sarà a disposizione delle imprese sotto forma di prestiti agevolati con l’intero ammontare degli interessi a carico della Regione. Il fondo, frutto dell’accordo tra la Sardegna e la Banca Europea degli investimenti, permetterà alle aziende messe in ginocchio dalla diffusione del Coronavirus di ripartire e programmare il futuro.

«L’obiettivo principale è dare liquidità alle attività produttive per consentire loro di rialzarsi dopo questi mesi terribili ha detto Giuseppe Fasolino lo faremo garantendo l’accesso al credito a tutte le imprese, anche a quelle considerate a rischio. Ogni concessione sarà a tasso zero per i prestiti fino a 800mila euro. Chi chiederà di più (fino a un massimo di 5 milioni di euro) potrà comunque avere condizioni favorevoli. I prestiti avranno 24 mesi di preammortamento e il capitale potrà essere restituito in 15 anni. Tutto questo grazie a un fondo di 200 milioni di euro finanziato da Regione e BEI in parti eguali.»

L’assessore ha chiarito che nel provvedimento saranno inserite anche aziende in forte crisi e per le quali è più difficile ottenere un prestito dalle banche: «Non potranno accedere al fondo solo quelle imprese che al 31 dicembre scorso erano interessate da procedure concorsuali o che stavano per chiudereha detto Giuseppe Fasolino l’accesso al credito sarà invece garantito a tutte le imprese che si trovano in difficoltà ma che con un intervento possono avere la speranza di andare avanti».

Il provvedimento della Giunta non contiene invece stanziamenti a fondo perduto, misura chiesta a gran voce dalle opposizioni. Su questo punto, hanno insistito i consiglieri regionali Gianfranco Satta, Salvatore Corrias, Eugenio Lai, Francesco Agus, Gigi Piano e Maria Laura Orrù. Secondo Giuseppe Fasolino prevedere un contributo a fondo perduto per le 113mila imprese isolane peserebbe sul bilancio della Regione per circa un miliardo di euro: «Non abbiamo tutti questi soldi ha sottolineato Giuseppe Fasolino – per questo bisognerà fare delle scelte. La Giunta crede che l’accordo con la Bei sia in questo momento lo strumento migliore per venire incontro a tutti i settori produttivi. In ogni caso siamo pronti a discutere con le opposizioni altre azioni di sostegno». Secondo la minoranza, il contributo a fondo perduto potrebbe essere previsto solo per le microimprese e per le piccole attività artigianali e commerciali, con risorse limitate per il bilancio regionale. Contraria, invece, la consigliera del Gruppo Misto Maria Elena Fancello.

Un altro punto affrontato durante l’audizione, è il reperimento delle risorse da mettere a disposizione per famiglie e imprese: «Nessuno poteva prevedere questa emergenzaha rimarcato Giuseppe Fasolino ci siamo trovati a contrastare una situazione molto difficile. E’ necessario fare scelte ponderate. La Sardegna, come regione a statuto speciale, ha un bilancio fondato, per l’80%, sulle entrate erariali. Dalle nostre stime, vista la riduzione del gettito determinata dall’emergenza Covid-19, alle casse regionali mancheranno tra i 600 e i 700 milioni di euro. Un buco che mette a rischio anche i servizi essenziali garantiti dalla Regione. Per questo occorre rivedere il fondo messo a disposizione dal Governo alle Regioni che stanzia solo 1,5 miliardi di euro per l’emergenza Covid. A noi toccherebbero 150 milioni, cifra evidentemente insufficiente. Un’altra possibilità è chiedere un anticipo delle risorse europee del prossimo programma di sviluppo».

Interventi rapidi con ulteriori passaggi in Commissione sono stati sollecitati da tutti i gruppi della minoranza e anche dal consigliere dell’Udc Giorgio Oppi che ha invitato la Giunta a una trasmissione più puntuale della documentazione.

I membri della commissione hanno poi sollecitato un chiarimento sulle misure a favore delle famiglie che stanno mettendo in difficoltà numerosi sindaci: «Serve un chiarimento interpretativo hanno detto in coro gli esponenti della minoranza altrimenti si rischia di non dare risposte a chi oggi si trova in forte difficoltà».