17 July, 2024
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A decorrere dal 3 giugno sono ripresi i collegamenti aerei in continuità territoriale da e verso Roma Fiumicino e Milano Malpensa. Dal 13 giugno riprenderanno i collegamenti con i restanti aeroporti del territorio nazionale e dal 25 giugno ci si sposterà lungo tutte le rotte internazionali, fatta salva la verifica della curva epidemiologica. La Sardegna ormai Covid-free da oltre dieci giorni si prepara a ricevere i primi turisti. Dopo la bocciatura, da parte del Governo, delle precedenti richieste effettuate dalla Regione, riguardo il passaporto sanitario e la certificazione obbligatoria che dichiarasse lo stato di salute del viaggiatore, dal 3 giugno, a chi raggiunge l’isola, è richiesta una semplice registrazione, da effettuare prima della partenza o, in alternativa, la compilazione di un modulo scaricabile online dal sito della Regione o dall’applicazione “Sardegna Sicura”. La ricevuta della registrazione è da mostrare contestualmente alla carta d’imbarco e a un documento d’identità. In mancanza, è richiedibile direttamente in aeroporto il modulo dell’autocertificazione da consegnare al presidio medico sanitario una volta sbarcati all’aeroporto. Nell’autocertificazione, al passeggero viene richiesto di rispondere ad un semplice questionario in cui barrare con un sì o con un no le caselle riguardanti eventuali sintomi influenzali pregressi o contatti avuti con persone affette, in modo conclamato, da Coronavirus. Ma solo se «se ne è a conoscenza».

Niente di più di una semplice autocertificazione, quindi, in cui si lascia al passeggero la possibilità di scegliere se poter essere o meno fatto oggetto, durante la permanenza sull’isola, di controlli sanitari random. Tutto a discrezione del singolo.

All’aeroporto di Elmas atterrano i primi voli dopo la riapertura. L’affluenza dei passeggeri è ancora molto scarsa. In meno di una cinquantina scendono dall’aereo delle 13:25 proveniente da Milano Malpensa. Cerchiamo qualche passeggero da cui avere informazioni sul grado di difficoltà superato per arrivare in Sardegna. Notiamo subito la reticenza dei turisti lombardi nel rispondere alle nostre domande. Riusciamo ad intercettare una coppia che si dichiara proveniente da Novara ma che presenta un inconfondibile accento straniero. «Fino al 2 pomeriggio abbiamo ascoltato il telegiornale per avere notizie. Abbiamo capito che bisognava compilare un’autocertificazione, l’abbiamo stampata e compilata ed abbiamo consegnato tutto. Per noi è la prima volta che veniamo in Sardegna.»

Un giovane, proveniente da Milano ma che all’arrivo viene accolto da due anziani, parla invece dei controlli a cui è stato sottoposto prima e dopo la partenza: «Ci hanno controllato la temperatura in aeroporto sia alla partenza che all’arrivo». Quindi, adesso, arrivare in Sardegna non è più complicato come si diceva all’inizio. «No, è molto più semplice rispetto a come l’avevano prospettato».

La maggioranza degli arrivi consta però di passeggeri di rientro alle proprie famiglie, che durante il lockdown erano rimasti bloccati nella penisola. Per molti di loro, i voli di questi giorni rappresentano la prima opportunità di rientrare nella loro terra. L’emozione che traspare dai loro racconti è palpabile. Come per il signor C., a cui chiediamo come è stato arrivare in Sardegna: «Semplice. Giusto una certificazione all’aeroporto di Malpensa, che ci hanno poi preso in aereo». Quindi, i timori paventati riguardo il libretto sanitario, o l’iter sanitario da seguire per arrivare, sono stati del tutto ridimensionati… «No no, non è servito a niente. Non mi hanno chiesto nulla».

Tullio, un giovane padre di 39 anni, ha scelto di tutelare se stesso e la sua famiglia sottoponendosi, qualche tempo prima della partenza, al test sierologico. «Sono sei settimane che sono fuori casa per lavoro. Come hanno riaperto ho preso il primo volo per rientrare. L’unica cosa che ci hanno chiesto, all’imbarco, è stato se avessimo compilato il modulo A. Io ho dei figli, quindi ho fatto, di mia volontà, il test sierologico per vedere se andava tutto bene. Ho fatto una cosa in più,  ma solo per mia scelta personale.» La paura dei Sardi è che il virus venga portato da fuori. Cosa ne pensa, però, un sardo costretto a vivere lontano dalla sua terra e dalla sua famiglia? «Io son fuori per lavoro – dice ancora Tullio -. Teoricamente son trasfertista e torno tutte le settimane. Stavolta si è trattato di un caso eccezionale, dovuto a questi problemi. Però penso che dobbiamo ripartire.»

Sulla stessa lunghezza d’onda, i Sardi residenti in Sardegna, che nonostante la paura che il virus possa arrivare insieme a chi viene da fuori, non se la prendono con i turisti, purché compiano, prima di partire, tutti gli atti di tutela e di autotutela della salute pubblica. La speranza è racchiusa in un’unica parola: responsabilità, da parte di chi si sposta dalla penisola verso la Sardegna. D’altronde, la Sardegna vuole ripartire e cerca di farlo riaprendo le porte al turismo.

La cautela deve essere comunque massima, come sa bene Maurizio, uno dei tassisti che ogni giorno attendono, nella lunga fila di auto bianche contrassegnate, fuori dalle porte dell’aeroporto di Elmas. Seduto nel suo taxi attende l’arrivo di un cliente. Gli chiediamo come viva questa situazione e se ci sia del timore nei confronti dei turisti. «Sì, è chiaroconfida Maurizio -. Ad oggi turismo ancora non se ne è visto. Anche i voli nazionali son molto ristretti, non son pieni. Il flusso delle persone che stanno scendendo dai voli è scarsissimo. Forse un cambiamento si vedrà alla fine del mese, quando verranno riaperti i voli internazionali. Sempre se si sbloccherà qualcosa. Questa è la nostra speranza.» Dal punto di vista sanitario vi sentite tranquilli? chiediamo ancora a Maurizio. «Utilizziamo tutte le disposizioni, le mascherine. Se i clienti non le hanno gliele diamo noi, perché c’è sempre qualcuno che dice di averla dimenticata o che non la ha. Proviamo così. Arieggiamo il veicolo tenendo i finestrini aperti. Questa è la situazione.»

Condivide lo stesso pensiero Gianluca, anche lui tassista. «Io personalmente mi sento abbastanza tranquillo. Cerco di rispettare le norme più comuni, quindi l’utilizzo della mascherina e dei guanti. Alcuni di noi hanno attrezzato le vetture con un pannello in plexiglass. Diciamo che ognuno prende le proprie precauzioni, soprattutto per rispetto del cliente. Magari un po’ meno per la propria salute, dato che siamo a contatto con chiunque. Non possiamo sapere se una persona sia infetta o meno.» Il taxi di Gianluca è un van da 8 posti. Gli chiediamo se la quantità di persone che può trasportare sia diminuita in modo consistente. «Le nuove regole ci impongono di portare un numero massimo di persone in base al numero di posti disponibili nel veicolo. Ma tutto sommato in base al numero di clienti che arriva giornalmente non pesa più di tanto. C’è poca gente. Col mio pullmino potrei portare al massimo quattro persone.»

La politica regionale sostiene il turismo nell’Isola e rassicura sulle ripartenze per questa stagione 2020. Per parlare delle prospettive in termini di arrivi e di salute pubblica abbiamo incontrato l’assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio, Giovanni Chessa.

«La stagione, come in tutto il mondo, non sarà come prima. I 3 milioni e mezzo di arrivi degli anni scorsi quest’anno non ci saranno. Ma noi contiamo di averne comunque circa 2 milioni. Le richieste stanno aumentando. Oggi siamo a circa il 12/13 per cento di prenotazioni. Si sta vincendo questa paura nel mondo. Le persone hanno voglia di viaggiare e devono riprendere fiducia. Quello che è successo in questi due mesi ha impaurito la gente. L’Italia ha pagato con 33mila decessi. Non son pochi. La Sardegna ne ha avuti 131. Pochi rispetto ad altre Regioni ma, comunque, tantissimi. Ora però c’è tanta voglia di estate, di sole, di mare e la Sardegna offre tutte queste cose. Oltre al mare noi offriamo anche l’interno ma, soprattutto, offriamo un’isola sicura. Garantiamo una vacanza sana per tutti i turisti. Lo dimostrano i dati. Vieni sano e parti più sano: questo è il nostro slogan. Noi garantiamo e vorremmo garantire la Sardegna sicura a tutti, quindi il suggerimento che dò è: fate prevenzione e mantenete alta la responsabilità. Per il bene di tutti.»

Solo un modulo da compilare ed il controllo della temperatura alla partenza e all’arrivo. Niente più passaporto sanitario. Si spera nel gradi di responsabilità del singolo di sottoporsi ai test preventivi. «Il suggerimento che mi permetto di dare – prosegue l’assessore del Turismo – è di sottoporsi al test, sia a garanzia della salute del visitatore sia perché la Sardegna possa mantenersi sana. Si tratta di una forma di prevenzione personale, prima di tutto. La pandemia è ancora dichiarata a livello globale, non bisogna dimenticarlo. Quindi è necessaria l’autotutela. Anche se qui in Sardegna si può arrivare liberamente, in modo semplice. Sul sito della Regione Sardegna si trova il documento da scaricare e presentare. Si tratta di un semplice modulo da compilare, che a giorni verrà pubblicato in otto lingue diverse, quindi alla portata di tutti. L’accessibilità nella nostra Isola è garantita. Ora serve garantire la parte sanitaria.»

Intanto, si potenziano le terapie intensive negli ospedali sardi, con i posti letto che salgono da 135 a 236. È delle ultime ore la notizia che la Sardegna metterà in campo 42 milioni di euro per potenziare la rete ospedaliera, in previsione di una nuova variazione della curva epidemiologica.

«Siamo pronti a gestire la possibilità di un nuovo aumento dei contagiconclude Gianni Chessa -. Se si dovessero riscontrare nuovi positivi a causa degli arrivi provenienti da fuori, gestiremmo tutto direttamente. E questa garanzia la offriamo anche ai vacanzieri. Abbiamo delle stanze separate, delle strutture in grado di far vivere al meglio la vacanza. Siamo pronti ad affrontare la possibilità che un visitatore possa essere inconsapevolmente portatore del virus e lo scopra quando è già in Sardegna. Siamo pronti a garantire una vacanza sicura.»

Federica Selis

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Nessun nuovo caso positivo al Covid-19 su 1.027 tamponi eseguiti e nessun decesso, nelle ultime 24 ore, in Sardegna.

Sono 1.362 i casi complessivamente accertati dall’inizio dell’emergenza. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 63.172 tamponi. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 11, di cui 1 in terapia intensiva, mentre 48 sono le persone in isolamento domiciliare, 59 gli attualmente positivi. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 1.130 pazienti guariti (+2 rispetto al dato precedente), più altri 42 guariti clinicamente. Nel bollettino odierno non si registrano nuove vittime, 131 in tutto.
Sul territorio, dei 1.362 casi positivi complessivamente accertati, 252 sono stati accertati nella Città Metropolitana di Cagliari, 99 nel Sud Sardegna, 60 a Oristano, 79 a Nuoro, 872 a Sassari.

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Anche la ASSL di Carbonia avrà la macchina per processare i tamponi, strumento necessario ed indispensabile per accertare i casi di positività al Covid-19, grazie a una donazione della Fondazione di Sardegna. L’intervento della Fondazione consentirà di dotare della preziosa apparecchiatura anche il Policlicnico “Duilio Casula” – Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari, e di completare così il programma avviato dalla Regione Autonoma della Sardegna nelle altre Aziende Sanitarie dell’Isola. L’esclusione della ASSL di Carbonia dall’elenco dei laboratori designati per il Covid-19 era stato evidenziato qualche giorno fa dalla ConsultAnzianIglesias, in una nota inviata all’assessore della Sanità della Regione Sardegna, alla commissione Sanità del Consiglio regionale, al direttore della ASSL 7, ai sindaci dei comuni di Iglesias e Carbonia, a CGIL-CISL-UIL Territoriali, della Funzione Pubblica e dei Pensionati e, infine, alle associazioni di volontariato.

La Fondazione di Sardegna aveva già deciso il sostegno delle Istituzioni e delle organizzazioni della società civile della Sardegna nel contrasto agli effetti dell’emergenza Covid-19, stanziando un fondo straordinario di 2,4 milioni di euro per i primi interventi di carattere sanitario e sociale necessari nella prima fase di emergenza. Tra questi, in accordo con la Regione Sardegna, sono stati acquistati 60 ventilatori polmonari da mettere a disposizione del Sistema sanitario regionale.

I test diagnostici in uso in Italia per l’accertamento della positività alla Covid-19, sono basati sulla metodica molecolare di reazione a catena della polimerasi (Pcr), messa a punto in base alla sequenza genetica del virus Sars-cov-2. Con il “tampone” viene impiegato un po’ di muco (infetto se il Sars-cov-2 è presente), prelevato dal naso o dalla faringe e viene eseguita la Pcr, per accertare la presenza del virus nell’orofaringe.

Giampaolo Cirronis

Nella fotografia, la sede della Fondazione di Sardegna, in via Salvatore Da Horta n. 2, a Cagliari.

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Dal 6 all’11 ottobre 2020 torna il Carbonia Film Festival, appuntamento con il cinema di qualità legato a due tematiche centrali nel dibattito contemporaneo oltre che profondamente radicate nel territorio che ospita il festival, ovvero migrazioni e lavoro. Da sempre il festival, oltre al focus sulle narrazioni tematiche, dà spazio a opere che si contraddistinguono per sperimentazione e ricerca linguistica con un’attenzione ai talenti più promettenti del cinema internazionale.
La manifestazione è organizzata dal Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria, Fabbrica del Cinema e Cineteca Sarda, insieme alla Regione Autonoma della Sardegna e al comune di Carbonia, con il sostegno di Fondazione Sardegna Film Commission e la direzione artistica di Francesco Giai Via.

Per conoscere i dettagli di questa edizione, abbiamo intervistato il direttore del Centro Servizi Culturali Carbonia Iglesias della Società Umanitaria, Paolo Serra.

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10223040088378568/

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Il sindaco di Iglesias, Mauro Usai, interviene sulla situazione di Casa Serena e della RSA Margherita di Savoia.

«A partire dal 2007, alla luce dell’importanza di una struttura come Casa Serena, strategica per il territorio del Sud Sardegna, e dei suoi elevati costi di gestione, l’Amministrazione regionale ha erogato ogni anno un contributo straordinario fondamentale per garantire l’esistenza della strutturascrive in una nota Mauro Usai -. L’Amministrazione comunale di Iglesias, una volta ottenuto lo scorso anno il contributo straordinario da parte della Regione, per il tramite dell’ANCI Sardegna, associazione di categoria di riferimento, nel mese di febbraio 2020, in sede di Conferenza Regione-Enti Locali, aveva avviato un’interlocuzione con la Regione Sardegna andata a buon fine, che prevedeva l’assegnazione di un contributo strutturale ottenuto con l’incremento del fondo per la salvaguardia degli equilibri di bilancio dei Comuni sardi, fondo esteso anche ai Comuni che, per la L.R. 4/1988, si sono fatti carico delle strutture socio-sanitarie presenti nel proprio territorio, come nel caso di Casa Serena.
La situazione di emergenza sanitaria Covid-19, tutt’ora in corso, ha causato lo slittamento dell’approvazione del bilancio da parte del Consiglio regionale, che si è limitato alla sola approvazione di misure tecniche, impedendo di trovare una soluzione per la questione relativa a Casa Serena.»
«Perché queste importanti premesse sottolinea Mauro Usai? Per affermare come il problema relativo all’esistenza e all’operatività di Casa Serena sia stato affrontato nelle sedi istituzionali, e siano state individuate delle soluzioni in grado di permettere la sopravvivenza di una struttura che garantisce assistenza fondamentale ad una delle categorie che più necessitano di una tutela, come gli anziani.»

Mauro Usai ricostruire la situazione relativa ai costi.

«A fronte di costi di gestione annui, che superano abbondantemente i 2 milioni e mezzo di euro, il comune di Iglesias, come ogni anno, ha potuto coprire solo una parte degli oneri.
Per avere un quadro completo della situazione, occorre precisare che nell’ultimo anno, nelle spese per Casa Serena sono stati compresi gli importi di:

– 1.116.000 euro, per il lavoro di 35 operatori socio-sanitari,
– 800.000 euro, per i servizio di pulizia e mesa, con rispettivamente 13 a testa,
– 120.000 euro per il servizio di lavanderia, con 9 operatori,
– 65.000 euro per 2 infermiere assunte con contratto interinale.

Con il 90% dei costi ascrivibili al personale, e a fronte di entrate che arrivano a malapena a 500.000 europrosegue il sindaco di Iglesiasè chiaro come sia fondamentale un contributo per salvaguardare le persone anziane ospitate nella struttura e per tutelare i livelli occupazionali.
Il principio che si era riusciti ad affermare in sede di Conferenza Regione-Enti Locali, relativamente al fatto che la struttura non possa essere a carico del solo Comune di Iglesias, in quanto strategica per tutto il territorio del Sud Sardegna, va ribadito con forza, ma alla luce di un’evoluzione dell’assistenza agli anziani, che va sempre più verso l’accompagnamento domestico e verso la nascita di altre strutture più piccole nel territorio, occorre ricercare altre soluzioni.
Sono state numerose le opzioni proposte negli anni dal comune di Iglesias per la salvaguardia di Casa Serena, ed a fronte degli importanti costi di gestione, una possibile alternativa può essere la piena operatività dell’altra residenza sanitaria presente nel Comune, la RSA Margherita di Savoia.

RSA Margherita di Savoia.

«I lavori nella struttura, a causa di problematiche ereditate dalle precedenti Amministrazioni, durano da oltre vent’anni, nei quali per lunghi periodi gli interventi di restauro e adeguamento sono rimasti fermi. Nella giornata di giovedì scorso spiega Mauro Usaisi è riusciti a procedere al collaudo della struttura, e questo permetterà nelle prossime settimane di appaltare i lavori di completamento dell’opera, per i quali, nel bilancio comunale sono state assegnate risorse per 150.000 euro.

Le interlocuzioni con la Regione Sardegna.

«Nelle interlocuzioni a livello istituzionale di questi giorni, nei quali si sta procedendo a mettere i campo tutte le iniziative possibile per salvare la struttura di Casa Serena e garantire un’assistenza adeguata per gli ospiti, unita alla tutela dei lavoratori – rimarca il Sindacoalla luce del fatto che l’emergenza Covid-19 non ha consentito ancora l’approvazione del bilancio regionale, per il tramite dei Consiglieri Regionali del territorio abbiamo chiesto alla Regione un contributo che rappresenta l’unica soluzione possibile fino al completamento della RSA Margherita di Savoia.
La richiesta di un contributo è sostenuta dall’ANCI Sardegna e dalle sigle sindacali, e scongiurerebbe la chiusura di Casa Serena, con il conseguente trasferimento degli ospiti nelle altre strutture sanitarie del territorio. Una possibilità rischiosa, soprattutto per le persone più anziane ed esposte ai maggiori pericoli, come è stato evidenziato dall’emergenza sanitaria in corso, che costerebbe alla Regione Sardegna più dell’erogazione del contributo straordinario indispensabile per Casa Serena.
L’intervento andrebbe a beneficio di un contesto socio economico fortemente provato dall’emergenza in atto, permetterebbe da un lato di non vedere soppressi i servizi fino ad ora resi alla categoria di popolazione più fragile, e dall’altro lato eviterebbe la perdita di posti di lavoro, che andrebbero ad aggiungersi agli effetti negativi sull’occupazione e in generale sulle condizioni economico-finanziarie generati nei diversi comparti produttivi conclude il sindaco di Iglesias -. La richiesta di un contributo ha le dovute coperture finanziarie, essendo garantita attraverso l’utilizzo del fondo impiegato gli anni scorsi per coprire gli squilibri generati nel bilancio comunale dai costi di gestione della struttura, ed è rimessa alla sola volontà politica di accogliere o meno la proposta.»

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La Giunta regionale ha approvato in via preliminare il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera in emergenza Covid-19, così come previsto dal decreto legge licenziato dal Governo lo scorso 19 maggio.

Indicato nel provvedimento, varato dall’esecutivo regionale su proposta dell’assessore della Sanità, Mario Nieddu, il potenziamento delle attività assistenziali attraverso l’incremento del numero di posti letto di terapia intensiva, che passano da 135 a 236 in totale nell’Isola, e sub-intensiva, ulteriori 115 attivabili con la riconversione, all’occorrenza, di posti letto individuati in altri reparti ospedalieri.

«L’obiettivospiega Mario Nieddu è rendere ancora più efficiente la nostra capacità di risposta all’emergenza, rendendo strutturali quelle soluzioni di assistenza ad alta intensità di cure che ovunque si sono rese necessarie durante le fasi più critiche della pandemia.»

Per l’incremento delle terapie intensive e subintensive, il piano individua diverse strutture su tutto il territorio e, in via prioritaria, i presidi ospedalieri dell’Isola già predisposti nell’emergenza alla gestione dei casi Covid-19 (Santissima Trinità di Cagliari, San Francesco di Nuoro e cliniche San Pietro dell’Aou di Sassari), integrandoli con gli ospedali San Martino di Oristano e Santa Barbara di Iglesias.

«In caso di emergenza – spiega l’assessore regionale della Sanità, in riferimento al caso specifico del Santa Barbara – la struttura consentirebbe la gestione dei pazienti affetti da Coronavirus mantenendo libero il vicino Cto e potrebbe, se necessario, fornire supporto al Santissima Trinità.»

E’ prevista anche l’attivazione di 6 posti di terapia intensiva pediatrica al Santissima Trinità: «Già operativi durante l’emergenzaprecisa l’assessore regionale della Sanità i percorsi nascita dedicati alle partorienti positive al coronavirus, con il supporto della terapia intensiva neonatale e delle equipe dell’Azienda ospedaliera Brotzu. L’attivazione dei posti letto in terapia intensiva pediatrica completano l’offerta assistenziale in un presidio che, in relazione all’andamento dell’epidemia, sarebbe dedicato esclusivamente alla gestione dei pazienti Covid.»

Il potenziamento riguarderà anche adeguamenti strutturali per la realizzazione di percorsi separati e, nei pronto soccorso, di aree di permanenza dedicate ai casi sospetti. Interventi per cui è prevista una dotazione finanziaria di circa 42 milioni di euro, che includono le risorse per l’acquisto delle attrezzature necessarie (come letti, ventilatori e monitor) e dei mezzi per i trasferimenti secondari dei pazienti (trasporti tra i presidi ospedalieri e le dimissioni protette).

Per il potenziamento delle terapie intensive e la gestione del trasporto dei pazienti è anche autorizzata, nell’anno in corso, la spesa di 5 milioni di euro (dal bilancio nazionale) per l’assunzione di medici, infermieri, oss ed autisti, a cui si aggiungono 7,2 milioni di euro (dal bilancio regionale) per il 2021.

«L’emergenza Covid-19 ha certificato la necessità e l’urgenza di investire nel nostro sistema sanitario, sia in termini di risorse, sia sul piano organizzativo. Un’impostazione a cui eravamo già orientati ben prima che il virus facesse la sua comparsa conclude l’assessore della Sanità -. L’andamento dei contagi sul nostro territorio conferma l’efficacia delle misure messe in campo dalla Regione per contrastare l’epidemia e il piano approvato punta a consolidare gli sforzi e l’esperienza maturati a oggi, per la tutela della salute dei cittadini.»

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«Siamo ottimisti per il futuro ma vogliamo potenziare il sistema sanitario regionale per far fronte a qualsiasi evenienza che dovesse determinarsi nei prossimi mesi. Il virus non è scomparso, dobbiamo quindi mantenere alta la guardia con un comportamento responsabile, confidando, tuttavia, nell’adeguata capacità di accoglienza e assistenza sanitaria dei nostri presidi.»

Il presidente della Regione, Christian Solinas, commenta l’approvazione del piano di riorganizzazione della rete ospedaliera della Sardegna che si affianca alla ripresa delle attività ordinarie negli ospedali.

«Con questo piano precisa il presidentela Regione investe ulteriori 42 milioni di euro per la sicurezza sanitaria dei sardi e dei turisti, modulando l’intervento su diversi scenari che potrebbero presentarsi nei prossimi mesi.»

Il piano prevede l’incremento del numero di posti letto di terapia intensiva, da 135 a 236, e sub-intensiva, ulteriori 115 attivabili con la riconversione di posti letto già esistenti. E’ confermata l’individuazione dei presidi ospedalieri predisposti nella fase acuta dell’emergenza Covid-19, il progetto di potenziamento individua gli altri presidi che affiancheranno le strutture dedicate nelle fasi di diagnosi, accoglienza e ricovero. Ulteriori 12 milioni di euro sono invece destinati all’assunzione di nuovo personale nel sistema sanitario regionale.

«Si tratta di un investimento importante che conferma la grande attenzione della Giunta alla qualità del servizio sanitario regionale, premiato da numeri confortanti che ci collocano tra le Regioni meno colpite dalla pandemia», conclude il presidente della Regione.

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«Il Santa Barbara di Iglesias è fra gli ospedali che vedranno un incremento dei posti letto previsti per fronteggiare l’emergenza Covid.»

A comunicarlo è il consigliere regionale della Lega, Michele Ennas. «L’inserimento del nostro ospedale nel piano regionale di riorganizzazione della rete ospedaliera è un importante segnale d’attenzione verso la nostra città ed il nostro territoriospiega Michele Ennas -. Il provvedimento, approvato in via preliminare dalla giunta su proposta dell’assessore Mario Nieddu, prevede l’incremento di posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva. Questo fa del Santa Barbara un ospedale strategico nella battaglia al Covid. Un grande risultato a cui stiamo  lavorando da tempo e, con l’ultima delibera, prosegue il progetto che avevamo pensato e che la giunta sta portando avanti.»

«Con coerenza aggiunge Michele Ennasstiamo dimostrando di perseguire l’obiettivo di valorizzare la nostra sanità e di guardare ai territori. Per il territorio, in particolare per Iglesias, è un risultato storico e un importante conquista perché il Santa Barbara diventerà punto di riferimento, insieme al Santissima Trinità di Cagliari, per tutto il Sud Sardegna. Ora il piano, che sarà attuato con l’impiego di fondi della Protezione Civile nazionale, sarà sottoposto al vaglio del ministero.»

«Abbiamo sempre detto che il nostro territorio non si sarebbe sottratto dal fare la sua parte in questa emergenza e dopo l’istituzione dell’USCA, mettiamo a segno un ulteriore traguardo verso la riqualificazione e valorizzazione dei nostri presidi. Dopo anni di tagli, depotenziamenti e svuotamenti di reparti, vediamo importanti investimenti ed è la chiara dimostrazione dell’attenzione allo sviluppo e l’incremento dei servizi sanitari erogabili nel territorio che vogliamo portare avanti – conclude Michele Ennas -. Sarò vigile e mi attiverò affinché la commissione sanità approvi il piano così come proposto dalla giunta regionale nel più breve tempo possibile.»

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Altri 3 casi positivi al Covid-19 sono stati riscontrati nelle ultime 24 ore in Sardegna su 1.351 tamponi eseguiti. Sono 1.362 dall’inizio dell’emergenza. Nell’ultimo aggiornamento dell’Unità di crisi regionale sono stati rilevati un caso positivo nella provincia di Oristano e due nella provincia Sassari. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 62.145 tamponi. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 11, di cui 1 in terapia intensiva, mentre 49 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 1.128 pazienti guariti (+19 rispetto al dato precedente), più altri 43 guariti clinicamente. Nel bollettino odierno non si registrano nuove vittime, 131 in tutto.

Sul territorio, dei 1.362 casi positivi complessivamente accertati, 252 sono stati accertati nella Città Metropolitana di Cagliari, 99 nel Sud Sardegna, 60 (+1 rispetto al precedente aggiornamento) a Oristano, 79 a Nuoro, 872 (+2) a Sassari.

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Sono stati installati nuovi cestini portarifiuti e fioriere al centro di Carbonia. Prevenire l’inciviltà, l’incuria e il degrado del centro cittadino, dotandolo di nuovi cestini portarifiuti e fioriere in grado di garantire un maggiore decoro urbano negli spazi di piazza Marmilla, via Manno e piazza Roma è l’obiettivo dell’Amministrazione comunale che mira a sensibilizzare maggiormente la popolazione – in particolare i giovani – ad una corretta igiene dei luoghi e delle aree pubbliche e ad un’opportuna differenziazione dei rifiuti, a distanza di pochi giorni dagli episodi di inciviltà messi in atto da alcune persone che, incuranti del rispetto degli spazi comuni, hanno consumato le proprie bevande di plastica e vetro, per poi lasciarle incautamente ai bordi dell’Anfiteatro di piazza Marmilla, senza provvedere al loro ritiro.

Ieri l’Amministrazione comunale ha installato:

  • 2 cestini per la raccolta differenziata in granito bianco, in piazza Marmilla, che diventeranno 3 all’inizio della prossima settimana;
  • 2 cestini per la raccolta differenziata in marmo bianco, di cui uno in Largo Montuori e il secondo in via Roma, lato passeggiata in prossimità di via Manno;
  • 1 cesto per rifiuti indifferenziati di pregio in granito bianco posizionato in piazza Roma, lato Campanile di San Ponziano;
  • 2 fioriere in piazza Roma, lato Campanile di San Ponziano.

Il cesto portarifiuti e le fioriere di piazza Roma, serviranno anche come barriere antintrusione in caso di svolgimento di eventi pubblici.