26 November, 2024
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L’accertamento dei due casi positivi a San Gavino Monreale, ieri ha evidenziato ancora una volta la necessità di tenere ancora alta l’attenzione e, soprattutto, la cura delle azioni di contrasto e prevenzione dalla diffusione del Covid-19. Anche la giornata di ieri, comunque, in Sardegna ha registrato elementi positivi, considerato il più alto numero di tamponi eseguiti, 1.238, e il completo svuotamento dei reparti di terapia intensiva. I pazienti ricoverati in ospedale con sintomi sono scesi a 11, 56 le persone in isolamento domiciliare (ben 39 in meno rispetto alle precedenti 24 ore), 67 gli attualmente positivi (41 in meno). I pazienti dimessi/guariti sono ora 1.161 (43 in più nelle ultime 24 ore). Resta invariato il numero dei decessi dall’inizio dell’emergenza, 131.

 

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La Storia dell’Uomo subisce sempre cambiamenti a causa dei grandi eventi:
La Prima Guerra Mondiale fece sparire i grandi Imperi: quello Turco, l’Austroungarico, e quello Russo.
La Seconda Guerra Mondiale fece sparire il Nazifascismo e fece nascere il blocco Comunista opposto a quello Atlantico.
Il crollo del Muro di Berlino fece cadere la divisione del mondo in due blocchi: quello Russo e quello Atlantico.
Il crollo delle Torri Gemelle intaccò la primazia Americana nel mondo e introdusse nella Storia i fermenti dell’Islam moderno.
La Pandemia di Covid-19 cambierà nuovamente tutto. Cambierà i rapporti politici e economici internazionali; cambierà il ruolo dell’Europa tra il blocco Russo, quello Cinese e quello Americano; l’Italia dovrà superare una crisi economica da causa sanitaria, e vedrà cambiare la qualità della vita, il lavoro, il commercio, le abitudini familiari, la cultura, la vita religiosa, l’istruzione e la Sanità.
Con l’ingresso nella “Fase 2” il virus è ancora presente fra di noi tuttavia non viene percepito come pericolo potenziale. Le differenze di valutazione sulla pericolosità attuale del virus creano sconcerto. Si va dal “negazionismo” della sua esistenza all’allarme. Per interpretare le diverse opinioni e, per capire la verità, bisogna esaminare le fonti che sono diversissime. Vi sono:
I Medici Clinici: essi valutano l’andamento dell’epidemia secondo lo stato di salute dei loro assistiti.
I Microbiologi: questi valutano seguendo le regole della Microbiologia.
Gli Epidemiologi: questi sono dei Fisici-Matematici che interpretano le curve di frequenza dei fenomeni.
Gli “Influencer”: essi diffondono opinioni secondo interessi di parti sociali.
I Politici: che vogliono conservare il consenso elettorale.
Gli Economisti: che verificano le implicazioni economiche scatenate dall’epidemia.
I Virologi: che studiano in laboratorio il virus e cercano di capire 3 cose.
a) Quale sia il serbatoio vivente dove si nascondono;
b) Quando si ripresenteranno nella seconda ondata;
c) Se il virus è mutato.

Per capire le differenze di opinione di queste diverse 7 fonti, si può rispondere con una frase scritta da David Quammen, 8 anni fa, nel libro “Spillover”: «La fine di un’epidemia produce grande felicità nei Governanti, mentre è considerata una grave iattura dai virologi che non possono più scoprire il “ serbatoio biologico” del virus».

Da questa dichiarazione, si capiscono i differenti obiettivi e l’inevitabile differenza di valutazione. Per meglio esprimere quanto sta succedendo col Coronavirus, può essere utile vedere cosa sta
avvenendo per un altro virus: il virus Ebola.
L’Ebola è un RNA-virus come il Coronavirus, ma è più cattivo. Appartiene alla categoria di rischio 4, mentre il Coronavirus è a rischio 3. E’ mortale nell’80 per cento degli infetti. Compare nelle foreste africane, ed è certo che il serbatoio è un animale. Non è stato ancora scoperto quale sia il suo “serbatoio biologico”. Si sa che uccide scimmie, gorilla e uomini, ma non si sa dove viva per poterlo eradicare. Ciò che lascia interdetti, è che compare improvvisamente e quasi contemporaneamente in luoghi lontanissimi fra di loro. Poi, così come è comparso, scompare. Non esiste una cura specifica. L’unica difesa efficace è: il distanziamento sociale, le mascherine e i guanti.

Si sono avute epidemie gravissime nelle Repubblica democratica del Congo, nelle Filippine e anche in una colonia di macachi in cattività in America. Sono stati scoperti 5 ceppi di questo virus. Esiste un vaccino solo per il ceppo n. 5 detto “Zaire Ebola”. Tutt’oggi i virologi non sanno quale sia l’animale in cui si nasconde e dentro il quale può viaggiare per il mondo. L’unica “fortuna” è che, essendo molto letale, la vittima colpita viene rapidamente uccisa. In tal modo, l’epidemia si autodelimita perché il paziente muore prima che possa contagiare altri. Ciò è, tuttavia, una iattura, perché i virologi non fanno in tempo a studiarlo.
In questo momento i virologi italiani sono particolarmente preoccupati perché non sono stati ancora individuati i “serbatoi biologici umani” che conservano dentro di sé il Coronavirus fino alla prossima epidemia. Sul futuro nessuno scienziato serio azzarda previsioni. Quindi si può supporre tutto: che il virus scompaia per sempre oppure che ritorni una fiammata pandemica a sia peggiore della prima.
Dato questa premessa possiamo solo dire: «Non so nulla…Però mi preparo per una eventuale nuova ondata».
Con la fine del lockdown, è iniziata laFase 2″ e l’unico presidio che abbiamo è ancora rappresentato dalle mascherine e dal distanziamento sociale. Però stiamo vedendo che la gente tende a ignorare
le prescrizioni e tornare allo stile di vita precedente alla pandemia. Questo è un problema. Ognuno di noi può risolvere il problema nazionale prendendosi cura della propria Sanità locale. Ma esistono delle difficoltà oggettive: per esempio tutt’oggi nessuno di noi, neppure gli stessi Medici di Base e gli Ospedalieri non sanno a chi rivolgersi per eseguire l’esame sierologico o il tampone rinofaringeo in regime ordinario. Questi due esami sono fondamentali per scoprire il portatore sano, chi ha avuto la Covid-19 senza saperlo e coloro che sono suscettibili di contagio. Senza questi dati elementari non ha senso l’app “Immuni”.
Questo dà la misura della totale impreparazione del nostro territorio per la diagnosi di laboratorio per Covid-19.
La cosa grave è che la nostra inadeguatezza sanitaria è molto più profonda. Riguarda ormai anche le malattie comuni che mettono in pericolo la vita. L’attenzione catturata dal Covid ci sta impedendo di vedere le gravi deficienze sanitarie da cui siamo afflitti, per cui non possiamo efficacemente contrastare neppure tutte le altre patologie.
Giovedì 4 giugno 2020, con stupore abbiamo letto alla pagina 8 dell’Unione Sarda che l’assessore regionale della Sanità ha dichiarato: «Pronti i protocolli per la ripresa delle attività ordinarie». Poi ancora il cronista scrive: «Lievitano le liste d’attesa. Cittadini disperati. I Sindacati minacciano lo sciopero. Fondi stanziati per l’abbattimento delle liste d’attesa = 21,5 milioni».
Contemporaneamente, tutti i Servizi ospedalieri sono stati preavvisati per la ripresa delle attività ambulatoriali ordinarie, sia sotto forma di visite specialistiche, sia sotto forma di esami di laboratorio, di cardiologia, e radiologia. Naturalmente dovrebbero riprendere con regolarità gli interventi chirurgici ordinari.
Queste notizie dovrebbero provocare sollievo. In realtà fanno sprofondare nello stupore. Ciò che viene annunciato è semplicemente impossibile da realizzarsi sia a Carbonia sia ad Iglesias. E la colpa non è del Covid-19.
Già da anni si è proceduto alla demolizione sistematica dell’apparato ospedaliero del Sulcis Iglesiente. E’ falsa l’idea che Iglesias abbia 3 ospedali. In realtà il Crobu è chiuso da anni. Il Santa Barbara è praticamente chiuso. Persiste un ambulatorio di Oculistica. Il CTO ha perso diverse specialità. E’ finita l’epoca della Chirurgia Pediatrica e del reparto di Oculistica. E’ praticamente “evaporato” il reparto di Ostetricia e quello di Pediatria. La Chirurgia Generale ha perso i suoi chirurghi anziani e oggi funziona come Weeck Surgery. Cioè chiude i battenti il venerdì sera e riapre il lunedì. Così pure chiude la Nefrologia e Dialisi nei fine settimana e nei festivi. La Radiologia e l’Endoscopia Digestiva sono ridotte ad attività minimali rispetto al passato. Il personale globale è ridotto.
A Carbonia, nel periodo pre-covid e durante il Covid, l’Ospedale è stato, senza mezzi termini, “saccheggiato”. Chiusa l’Ostetricia e Ginecologia, chiusa la Pediatria, chiusa l’Anatomia Patologica.
Gravissima la menomazione dell’organico di Medici in Radiologia. Fino a poco tempo fa, tra Iglesias e Carbonia, le radiologie avevano 22 Medici specialisti. Oggi ne hanno solo 12 fra i due Ospedali, con enormi problemi di turnazione. I pochissimi Medici residuati sono oberati di lavoro d’urgenza. Eseguono in media 3.500 esami a testa all’anno, mentre negli ospedali normali (cioè quelli normodotati di Cagliari e Sassari) arrivano a 2.000 esami a testa all’anno. A Carbonia si eseguono 30 TAC al giorno. Ad Iglesias 30 la settimana (calo dovuto alle attività diminuite nei reparti ridotti in personale, posti letto e sedute operatorie). Si assicurano le urgenze giorno e notte senza requie.
E’ difficilissimo assicurare l’essenziale in uno stato di urgenza perenne. E’ semplicemente impensabile ritenere di far credere alla popolazione che potrà prenotare e ottenere TAC e Risonanze Magnetiche ambulatoriali in tempi brevi. L’unico sbocco possibile sarà sempre la ricchissima e dotatissima Cagliari. A tanto disagio della popolazione, corrisponde un profondo disagio degli specialisti. Ne consegue il desiderio di lasciare questi ospedali diseredati per altri lidi.
Gli Anestesisti Rianimatori sono stati gravemente ridotti di numero tanto da non poter assicurare le sedute operatorie routinarie che erano usuali fino a 5 anni fa. Oggi si può operare in regime di estrema urgenza. Le Chirurgie, a dispetto delle infinite liste d’attesa, non possono convocare i pazienti, perché non possono operare come sarebbe necessario, a causa dell’esiguità del numero di Anestesisti. Naturalmente ciò comporta la “mobilità passiva” dei pazienti verso altri ospedali, incrementando fortemente le spese.
L’Ortopedia è stata “saccheggiata” anche pochi giorni fa. Sono stati portati via i due chirurghi più anziani. Rimangono il Primario incaricato e alcuni giovani Medici. Se nostra madre cadesse accidentalmente a casa e si fratturasse il femore, avrebbe necessità di un intervento d’urgenza, non differibile oltre le 24 ore. E’ noto, infatti, che i protocolli impongono l’intervento immediato per prevenire l’alta mortalità da broncopolmonite ipostatica o l’embolia polmonare da trombosi venosa profonda. Ebbene, non si può operare e salvare la vita a questi pazienti secondo i canoni prescritti dalle regole a causa della mancanza di Ortopedici e Anestesisti. L’attesa per l’intervento sarebbe di 7-10 giorni.
Altro che Covid 19!
La vera pandemia che strangola i nostri Ospedali è molto peggio del virus. Uccide, anche questa, come il Covid, ma con una dinamica che assomiglia di più a quella che ha soffocato il povero George Floyd a Minneapolis.
La situazione dell’Emodinamica di Carbonia è un affronto a tutta la popolazione che grida giustizia. Non è minimamente pensabile che uno qualsiasi di noi possa avere un infarto al cuore fra le ore 8.00 e le 16.00, dal lunedì al venerdì, ma non possa averlo un minuto dopo quell’ora perché alle 16.00 il Servizio di Emodinamica chiude e resta chiuso dalle 16.00 del venerdì alle 8.00 del lunedì successivo. Cosa fa allora l’infartuato? Rimonta in macchina e, se ci arriva ancora vivo, va al Brotzu. Una volta lì, fa di nuovo la fila in codice rosso per essere visitato, ricoverato e portato in Cardiologia. Qui, se è ancora vivo, viene preparato per l’angioplastica. Naturalmente, così si perdono ore preziose per la sopravvivenza. E’ evidente che la vita del nostro infartuato non ha un valore tale da convincere i Responsabili ad assumere il personale mancante in Emodinamica a Carbonia e a tenere il servizio sempre attivo, 24 ore su 24.
Il punto è proprio questo: quanto valgono le vite della vecchietta fratturata al femore e quella dell’infartuato? Valgono molto poco. I nostri rappresentanti politici dovrebbero porsi il problema.
E’ molto difficile crederci, però è necessario credere almeno al Presidente Sergio Mattarella: speriamo, per la ripresa del post Covid, nell’“unità morale della Nazione”. Oppure, cerchiamo intensamente di credere alle parole del Governatore della Banca D’Italia Ignazio Visco che pochi giorni fa ci ha esortato a redigere un “nuovo contratto sociale”. Finché non ci proveranno che anche noi siamo coinvolti come parte contraente nel “nuovo contratto sociale” dobbiamo pensare che sia solo retorica.

Mario Marroccu

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I due nuovi casi positivi al Covid-19, in Sardegna, ieri sono stati riscontrati a San Gavino Monreale. Ne ha dato comunicazione l’Amministrazione comunale in un breve comunicato pubblicato nel sito internet istituzionale.

«Oggi, purtroppo, si evidenziano due nuovi casi di positività da Covid-19si legge nel comunicato -. In queste ore si sta procedendo alla ricostruzione dei contatti delle persone positive.
In attesa di definire il quadro della reale situazione si esortano tutti i cittadini alla necessaria attenzione, con la consapevolezza che la battaglia contro il virus è ancora in corso.
Il momento richiede ancor più attenzione e rispetto di tutte le regole legate al distanziamento sociale e alla protezione dalla diffusione del virus – conclude il comunicato dell’Amministrazione comunale di San Gavino Monreale. Pertanto, vi comunichiamo che attualmente a San Gavino Monreale riscontriamo i due nuovi positivi, 4 persone in quarantena ed una persona in isolamento fiduciario da rientro in Sardegna.»

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Avere una rappresentanza in grado di dialogare con le istituzioni e porsi come interlocutore specialistico nella definizione di normative specifiche di settore e nella regolamentazione professionale degli operatori del cicloturismo. Sono queste alcune delle ragioni che stanno alla base della nascita di Sardegna Cicloturismo”, prima associazione di categoria no-profit del settore in Sardegna che si propone di riunire, sotto un’unica sigla, guide, noleggi e tour operator specializzati, accomunati tra loro dal proporre un turismo alternativo, basato sull’uso della bicicletta.

L’associazione pone tra i suoi obiettivi quelli di avviare un dialogo diretto con le istituzioni, sia locali che regionali, allo scopo di progettare infrastrutture specifiche e di promuovere la Sardegna all’estero come meta privilegiata riformare la normativa per il riconoscimento professionale ed attuare un percorso di formazione che risponda alle richieste reali del comparto.

“Sardegna Cicloturismo” si propone anche di rappresentare e tutelare gli operatori del settore, di valorizzare la Sardegna sul mercato internazionale quale meta privilegiata per il “Turismo in bicicletta” e di instaurare un legame solido con le realtà della società civile e con le istituzioni al fine di incentivare la tutela del territorio regionale e la valorizzazione della sicurezza stradale.

Infine, si pone l’obiettivo di realizzare e coordinare una rete tra gli operatori del settore e le attività produttive in diversi settori merceologici e di servizi, anche attraverso l’attivazione di convenzioni dedicate.

«Siamo consapevoli dell’importanza che il Cicloturismo ricopre tra le forme di turismo attivo – sostengono i promotori dell’iniziativa – e di come sia in grado di generare importanti volumi d’affari, sia per le economie locali che per i tour operator internazionali e gli operatori professionisti. La Sardegna rappresenta una meta ideale per questa forma di turismo, grazie al clima mite, alla bellezza e varietà del suo territorio, e ad una rete stradale extraurbana poco trafficata che ben si presta ad essere percorsa dagli amanti delle due ruote. L’isola è in grado di attrarre un considerevole numero di visitatori, tra pedalatori occasionali, amatori e sportivi, con differenti capacità di spesa e, a ragion veduta, può ambire a competere con realtà consolidate ed affermate come Maiorca e le Isole Canarie, solo per citare due esempi. Ora più che mai, pensando alla ripresa post-Covid,  è indispensabile puntare sul cicloturismo e sul turismo attivo per aiutare l’economia della Sardegna: i nostri visitatori portano reddito diffuso e non generano problemi di distanziamento sociale.»

L’associazione, pertanto, si rivolge sia alle persone fisiche, ossia alle guide cicloturistiche ed ambientali escursionistiche vicine al settore del cicloturismo, sia alle le persone giuridiche, quali noleggi e tour operator, nella figura di un loro rappresentante, che volessero affiliarsi.

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Il gruppo della Lega in Consiglio regionale ha presentato una mozione sul Piano Sulcis.

«La bocciatura del progetto del ponte di Sant’Antioco è la bocciatura anche di una visione politica dello sviluppo economico e infrastrutturale del territorio che deve essere necessariamente rimessa in discussionesi legge in una nota stampa della Lega -. Il Piano Sulcis avrebbe dovuto garantire il rilancio di un territorio in forte crisi socioeconomica ma non è riuscito nel suo intento e anzi, con il tempo è apparso sempre più nebuloso e non all’altezza delle aspettative tagliando progressivamente fuori i Comuni dai processi di pianificazione territoriale. Obiettivi mancati  sia per quanto attiene il risanamento ambientale sia per quanto attiene il rilancio dell’intero territorio per non parlare dei risultati in merito alla risposta occupazionale praticamente nulli.»

«Stamane ho avuto un lungo incontro con l’assessore regionale ai lavori pubblici Roberto Frongia in relazione sia alla questione del ponte di Sant’Antioco e sulle azioni messe in campo dalla Regione per far si che i fondi restino a disposizione del territorio dice il consigliere Michele Ennas -. Abbiamo discusso per quanto attiene la parte delle infrastrutture e la rimodulazione dei fondi disponibili per la quale la Regione tramite l’assessorato sta conducendo un confronto con gli attori locali. Solo con il coinvolgimento e con l’unità territoriale si potranno ottenere risultati tangibili e positivi. Come Lega abbiamo richiesto un incontro al presidente Solinas che avverrà nei prossimi giorni per affrontare tra le altre cose anche la questione del Piano Sulcis. In particolare per quanto attiene alcuni progetti in attesa di essere portati a termine come il riutilizzo dei fondi della Zona Franca Urbana del Sulcis-Iglesiente. Attività per la quale abbiamo coinvolto anche i parlamentari della LEGA e che richiede una forte interlocuzione con il governo. Abbiamo proposto al presidente della Regione di richiedere al MISE l’immediato utilizzo delle risorse rinvenienti dalle rinunce, circa 6 milioni di euro, e l’istituzione di una Unità regionale per la gestione dei bandi e progetti sospesi.»

«Per quanto attiene la Zona Franca del porto di Portovesmeaggiunge Michele Ennasho inviato una lettera al presidente della III Commissione (Bilancio) in consiglio regionale per chiedere la convocazione del Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale. Come maggioranza vogliamo lavorare all’avvio delle zone franche dei porti della nostra Isola. Sul tema delle bonifiche ambientali e recupero dei siti minerari i risultati non sono quelli attesi. Alcuni  progetti importanti si sono bloccati in accordi di programma inapplicabili o da cui di volta in volta si è sfilato qualche ente andando avanti con lo scarica barile. Si pensi al caso della Laveria Lamarmora di Nebida, autentico gioiello abbandonato a se stesso.»

«Assieme al presidente Christian Solinas c’è la volontà  di condividere un percorso di riscrittura del piano Sulcisaggiunge il gruppo della Lega -. E’ un tema che riteniamo centrale nella discussione dello sviluppo di tutta la Sardegna e per questo stiamo presentando una mozione affinché il tema venga trattato in Consiglio regionale. La questione non è solo legata alla istituzione di una cabina di regia che solo formalmente appare risolutiva ma che nei fatti si è dimostrata inconcludente ma piuttosto a cambiare completamente approccio e linee di azione, per uno sviluppo funzionale alle esigenze del territorio del Sulcis Iglesiente.»

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Questa mattina è stato celebrato anche a Cagliari, presso il Comando Legione Carabinieri Sardegna, il 206° anniversario della fondazione dell’Arma dei carabinieri con una simbolica cerimonia (stanti le note restrizioni dovute alla pandemia Covid-19) in cui il Comandante della Legione, il generale di Divisione Giovanni Truglio, unitamente al prefetto di Cagliari, Bruno Corda, hanno deposto una corona di alloro ai piedi del monumento ai caduti del piazzale della caserma in segno di omaggio e riconoscente ricordo a tutti i Carabinieri di ieri e di oggi che hanno perso la vita nel l’adempimento del dovere.

I carabinieri, infatti, sono spesso protagonisti di azioni anche eroiche a favore dei cittadini. «In questo momento, al riguardo ha detto il generale Giovanni Trugliovorrei ricordare la toccante storia dei fratelli Frau che a distanza di diversi anni sono stati protagonisti di due atti eroici nei quali emergono coraggio e fedeltà sino all’estremo sacrificio. Walter Frau il più grande dei due era di pattuglia con il collega Ciriaco Carru il 16 agosto del 1995. I due militari stavano per arrestare l’autista di una betoniera parcheggiata a bordo strada, in località Perde Semene, agro di Chilivani (SS) quando furono investiti da una pioggia di proiettili, sparati dai banditi nascosti nella macchia. Reagirono, risposero al fuoco. Ma rimasero a terra, uccisi da una banda che stava organizzando un assalto a un portavalori sulla Sassari-Olbia. A questi due eroi, decorati di medaglia d’oro al valor militare, vittime del dovere spinto sino all’estremo sacrificio, è intitolato il cortile interno di questo Comando. Uno dei fratelli di Walter Frau, Roberto anch’egli carabiniere, è stato protagonista a Porto Torres) il 27 aprile 2018 di un altro atto di eroismo che gli è valso la medaglia di bronzo al merito civile ed un Encomio Solenne di Comando Generale, poiché interveniva con determinazione e coraggio in una abitazione dove un individuo aveva selvaggiamente aggredito i genitori. Nell’affrontare l’esagitato per bloccarlo venne colpito all’addome con un coltello tenuto nascosto dall’uomo e benché ferito si prodigava per mettere in salvo i coniugi e precludere ogni via di fuga all’aggressore contribuendo in maniera determinante alla sua cattura e scongiurando più gravi conseguenza. A causa delle gravi ferite riportate il brigadiere Roberto Frau dopo lunghi mesi di convalescenza ha dovuto lasciare il servizio attivo, ma il suo testimone è stato raccolto dal figlio maggiore Walter, anch’egli arruolatosi con fierezza nell’Arma dei Carabinieri.  La famiglia Frau è davvero esempio delle eccezionali qualità morali e militari dei Carabinieri Sardi e le vicende di cui sono stati protagonisti alcuni suoi componenti appartenenti all’Arma hanno dei risvolti umani particolari che esaltano il valore morale e la dedizione al dovere dei carabinieri».

L’occasione è stata comunque propizia per un bilancio consuntivo sulle diverse attività dell’istituzione in questa regione (segue situazione di riepilogo a livello regionale del Comando Legione) e, in particolare in questa provincia, di cui segue dettaglio di sintesi.

I primi mesi del 2020 sono stati segnati in tutta Italia (e nel mondo) dall’emergenza Coronavirus che, anche dal punto di vista statistico, ha portato a una significativa oscillazione, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dei dati percentuale relativi all’attività di di prevenzione e contrasto dell’illegalità portata avanti da questo Comando Provinciale Carabinieri.
Infatti, le varie articolazioni (Comandi Stazione, Compagnie) dell’Arma territoriale, in stretta sinergia con i reparti della linea speciale e mobile (Ris, Nas, Noe,Tpc, Ros, Squadrone Eliportato Cacciatori di Sardegna, 9* Battaglione Sardegna, 11 Elinucleo CC Elmas, Squadre antiterrorismo, Motovedette, ecc.) sono state impegnate oltre che nella consueta attività di controllo del territorio, anche in quelle legate alla prevenzione, informazione e verifica del rispetto delle norme entrate in vigore per frenare la diffusione del Covid-19.
Su questo fronte, complessivamente, i militari dipendenti dal Comando provinciale hanno controllato oltre 33mila persone, sanzionandone quasi 900. Importante l’aiuto fornito dai carabinieri alla popolazione in difficoltà di varia natura a causa del lockdown. In particolare:
⁃ con l’ausilio della Scuola Allievi carabinieri di Iglesias sono state distribuite 17 sim card ad altrettanti studenti dell’Istituto Superiore Azuni, 25 device e 10 tablet sono stati consegnati invece agli alunni del Liceo Scientifico Statale Pacinotti e altri 11 device agli studenti dell’istituto Statale di Via Stoccolma a Cagliari.
⁃ sempre con l’ausilio della Scuola Allievi di Iglesias sono state distribuite e raccolte numerose derrate alimentari per l’Emporio della solidarietà di Iglesias;
⁃ i militari dell’Arma, seguendo il protocollo d’intesa firmato con Poste Italiane, hanno anche recapitato a casa le pensioni ad alcuni anziani.
I carabinieri del Comando Provinciale di Cagliari, da giugno 2019 a giugno 2020, hanno perseguito quasi 16mila delitti, arrestando 683 persone e denunciandone 4.146.
In linea di massima i reati registrano un calo del 12 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Sette gli omicidi commessi, tutti risolti con l’arresto dei responsabili; tre i tentati omicidi anche in questo caso tutti scoperti.
116 le rapine consumate, 51 quelle scoperte.
In leggera crescita, verosimilmente per l’aumento di operazioni via Internet a causa del lockdown, le truffe e le frodi “informatiche” passate da 2.176 a 2.331, con un incremento del 7 per cento, 262 i reati informatici scoperti.
Quasi 150 gli interventi eseguiti per maltrattamenti in famiglia o violenza di genere: 25 le persone arrestate, 114 quelle denunciate.
Sul fronte della lotta al traffico e allo spaccio di droga, i carabinieri del Comando provinciale hanno sequestrato quasi 27 chili di cocaina, 2 di eroina, 471 di hascisc, quasi 2.500 chili di marijuana e oltre 3 chili di droghe sintetiche. Complessivamente sono stati eseguiti oltre 130mila controlli con l’identificazione di oltre 160mila persone.

Tante le indagini portate a termine dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando Provinciale e dai militari delle citate articolazioni dipendenti (Compagnie e Stazioni).

 

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Torna visitabile la necropoli a domus de janas di Montessu, una delle più grandi ed importanti necropoli preistoriche della Sardegna e del bacino del Mediterraneo occidentale.

Per volontà dell’Amministrazione comunale di Villaperuccio, dopo il via libera di Governo e Regione, sabato 6 giugno 2020 riaprirà al pubblico il Parco Archeologico di Montessu.
Situato in un contesto naturalistico unico del Basso Sulcis, il Parco offre una passeggiata archeologica straordinaria nel suo genere.
La necropoli a domus de janas di Montessu è una delle più grandi e importanti necropoli preistoriche della Sardegna, a un chilometro da Villaperuccio. È costituita da 35 tombe scavate nella roccia nel Neolitico recente, durante la cultura di San Michele di Ozieri (IV millennio a.C.).

La Società Sistema Museo, gestore del sito, garantirà l’accesso e le visite guidate secondo le norme in materia di sicurezza. E’ consigliata, ma non obbligatoria, la prenotazione.

Nel mese di giugno il Parco sarà aperto dal martedì alla domenica con il seguente orario: 9.00-13.00 / 15.00-19.00.
La visita guidata sarà effettuata ad orari prestabiliti: 9.30-11.30-15.30-17.30.

 

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Le diverse problematiche legate alle scuole paritarie private e ai servizi educativi per i bambini da zero a sei anni, gravemente danneggiate dall’emergenza Covid-19 sono state discusse nel corso di un primo, partecipato, tavolo di confronto nel quale hanno partecipato, con l’assessore regionale della Pubblica Istruzione, Andrea Biancareddu, dirigenti dell’assessorato regionale della Sanità, il presidente dell’ANCI Sardegna, la Foe Sardegna, il Comitato Presidio Scuole dell’Infanzia paritarie, l’Assonidi, la Federsolidarietà, la Fism Sardegna, la Compagnia Opere Sociali, la Ciofs Scuola la Cnos scuola, il Comitato Servizi per l’infanzia 0-6 la società Educhiamo.

Molti i temi messi sul tavolo dai rappresentanti del settore che hanno illustrato i problemi e le difficoltà legate, soprattutto, all’incertezza di come poter affrontare al meglio la ripresa dei servizi educativi per i bambini. Andrea Biancareddu ha ascoltato con attenzione le preoccupazioni e le proposte pervenute e in attesa delle linee guida del Ministro e del Governo ha aggiornato, per non perdere tempo prezioso, una nuova riunione a martedì prossimo.

«Il problema è molto sentito ha detto Andrea Biancareddu e va il mio ringraziamento ad un settore che aiuta la nostra infanzia e supplisce anche a molte carenze che il pubblico non ce riesce a fare. E’ stato un confronto corretto, propositivo dove ognuno dei partecipanti ha dato il suo contributo. Ci siamo riaggiornati tra alcuni giorni che è una cosa inconsueta nell’attività amministrativa proprio perché l’importanza del settore è strategico. Bisogna anche riaprire i centri estivi perché i nostri bambini sono stati tre mesi relegati in casa e non vedono l’ora di poter giocare. Ma devono farlo in totale sicurezza.»
«Nel tavolo si è discusso di come potersi attrezzare per le riaperture. Siamo in attesa delle linee guida e direttive chiare da parte del Ministro e del Governo perché noi ci dobbiamo adeguare oppure possiamo modificarle o anche contestarle. Però se ce le comunicano all’ultimo momento viene male sia a noi che siamo un Ente pubblico, sia alle organizzazioni e alle associazioni private potersi adeguare e adottare le opportune strategieha concluso Andrea Biancareddu -. La Giunta Solinas è già venuta incontro al settore con una delibera che consente ai soggetti beneficiari di poter usufruire della liquidazione anticipata dei saldi dei contributi rispetto alla chiusura dell’anno scolastico.»

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«Oltre il produrre sanatorie pro immigrazione clandestina il ministro Teresa Bellanova pare aver completamente dimenticato le sue mansioni e competenze.»
Lo dice Dario Giagoni, capogruppo della Lega in Consiglio regionale.
«La piccola pesca, prevalente e caratterizzante i nostri mari sardi, è stata infatti completamente esclusa dalle quote tonno. Un’azione questa che penalizza e aggrava le difficoltà di un comparto già ampiamente danneggiato dalla crisi derivante dal blocco Covid-19, il quale ha prodotto un drastico calo di domanda. È necessario che il Ministero prenda in carico le richieste dei nostri pescatori e si attivi immediatamente per un decisivo cambio di rotta attuando interventi trasversali che contemplino, tra l’altro, anche il problema della pesca accidentale dei tonniaggiunge Dario Giagoni -. Da parte della regione abbiamo mostrato sempre, ed è nostro intento farlo anche nel futuro, grande attenzione a questo settore, a livello nazionale i nostri parlamentari si stanno muovendo affinché venga risolto il pasticcio ministeriale, a livello europeo la questione viene portata avanti dalla nostra deputata Francesca Donato, la domanda a questo punto è: il Ministro ascolterà questi appelli accorati o preferirà voltare il viso ancora una volta dall’altro lato? Ai posteri l’ardua sentenza.»

Sul problema delle quote tonno, interviene anche l’europarlamentare della Lega, Francesca Donato. 
«Il settore ittico italiano è in grave crisi, sia per il calo di domanda derivante dalle misure di contrasto al Covid-19, sia per l’assenza di politiche adeguate ed efficaci del Governo Conte. A fronte di un recente intervento dell’Unione europea che ha proibito alle nostre tonnare, patrimonio e tradizione storica sia della Sicilia che della Sardegna, di utilizzare gli allevamenti che si trovano a Malta per il proprio pescato, il ministro Teresa Bellanova non è intervenuto con un piano che consentisse gli allevamenti nei nostri mari, né tantomeno ha dato ascolto alle reiterate richieste di aiuto dei piccoli pescatori, prevalentemente siciliani, ad oggi privi di quote», dice Francesca Donato.
«Manca totalmente, da parte del governo una visione organica con un piano strutturale di sostegno al settore tramite una corretta ed equilibrata ripartizione delle quote tonno e la creazione di una filiera italiana – conclude Francesca Donato -. Tale atteggiamento di indifferenza al problema si tradurrà nella diminuzione di vari punti di PIL, e la conseguente perdita centinaia di posti di lavoro e, dunque, della disponibilità sulle tavole degli italiani di prodotti italiani di alta qualità e sicurezza alimentare come il nostro tonno rosso.»

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I 101 chilometri di rete idrica di Carbonia divisi in distretti telecontrollati e dotati di apparecchiature che regoleranno portate e pressioni. Abbanoa sta procedendo con gli interventi di ingegnerizzazione del sistema idrico cittadino avviato l’anno scorso con una campagna di monitoraggio dei principali snodi e dei serbatoi. Ciò ha consentito di studiare nel dettaglio le criticità e delineare gli interventi necessari a rendere efficiente la rete garantendone una migliore gestione. Ora sono in corso gli interventi che porteranno all’installazione di particolari strumentazioni di sezionamento, distrettualizzazione, misure e telecontrollo.

I distretti. La rete idrica cittadina sarà divisa in cinque distretti idraulici. Ognuno avrà una propria regolazione in base alle reali esigenze di portate e pressioni. Non solo: la distrettualizzazione delle reti consente, in casi di guasti, consente di isolare la sola zona interessata senza creare disservizi nel resto del centro abitato. Tutto questo grazie all’installazione di particolari apparecchiature la cui installazione è in corso.

Martedì 9 giugno 2020 i tecnici saranno a lavoro nel nodo all’incrocio tra le vie Brigata Sassari e Toscana dove saranno installate le nuove apparecchiature idrauliche. Gli interventi saranno effettuati dalle 8.30 alle 14.00. Durante questa fascia oraria si verificheranno temporanee interruzioni in via Toscana e via Gerrei.

Reti intelligenti. L’operazione rientra nel programma di ingegnerizzazione delle reti che il Gestore sta portando avanti tramite imprese altamente specializzate. La città dì Carbonia è tra i primi trenta Comuni interessati dal progetto “Reti intelligenti” che si svolge a partire da un’indagine sulla rete ammalorata con installazione di misuratori portatili per l’esecuzione di prove idrauliche diurne e notturne e con ispezioni mirate. Alla fase di monitoraggio segue la “diagnosi”, ovvero la definizione delle criticità e delle cause di malfunzionamento della rete, con successivi rilasci di prescrizioni sempre più evolute e dettagliate per le soluzioni tecniche ottimali da adottare, tra le svariate combinazioni possibili (installazione di valvole regolatrici, sostituzione delle condotte, etc.), al fine di efficientare la rete dal punto di vista idraulico, energetico e gestionale (“prognosi”).  La strategia di Abbanoa prevede un cambiamento radicale del tradizionale – e il più delle volte inefficace – paradigma di intervento sulle reti: non si può pensare di sostituire sistematicamente tutte le tubazioni con risorse infinite; si devono piuttosto concentrare gli sforzi per rendere intelligenti le reti esistenti agendo sulle cause che generano le dispersioni: in primis gli sbalzi di pressione e la presenza di aria nelle condotte.