I segretari generali di CGIL, CISL e UIL al presidente della Regione: «Subito un confronto sulla riforma sanitaria in Sardegna»
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I segretari generali di CGIL, CISL e UIL Sardegna, Michele Carrus, Gavino Carta e Francesca Ticca, hanno chiesto al presidente della Regione, Christian Solinas, l’apertura urgente di un confronto sulla riforma sanitaria in Sardegna.
«In diverse occasioni abbiamo condiviso l’esigenza di aprire un confronto sulle linee guida di una riforma sanitaria in Sardegna, che Lei stesso ci aveva rassicurato di voler svolgere prima di avviare l’iter consiliare conseguente alle decisioni della Giunta. Abbiamo invece registrato, successivamente, che il testo della riforma è stato esitato senza alcun nostro coinvolgimento preliminare e poi trasmesso alla competente Commissione consiliare, la quale, peraltro, non ci risulta abbia ancora svolto audizioni né convocato le Segreterie Confederali – scrivono in una nota Michele Carrus, Gavino Carta e Francesca Ticca -. Registriamo nel contempo anche un tentativo strumentale di apertura di un confronto sulla riforma da parte dell’assessore della Sanità con i soli sindacati del comparto (i quali se ne sono peraltro correttamente sottratti), senza che egli abbia mai, finora, avuto il benché minimo impulso a incontrare il sindacato generale e interloquirvi. Ciò sembra sottendere una visione dei problemi che si colloca agli antipodi di quanto da Lei dichiarato, quando l’anno scorso condividemmo un metodo di confronto e un orizzonte di contenuti tematici – tra cui questa ed altre riforme – circa la validità della partecipazione dei corpi sociali alla vita democratica delle stesse istituzioni. In questo caso, sembrerebbe che il tema della garanzia del diritto alla salute dei cittadini attraverso i servizi e gli acquisti pubblici, la loro programmazione, la loro distribuzione nel territorio, le loro qualità e caratteristiche, il loro finanziamento, le modalità e l’equilibrio complessivo di gestione efficiente ed efficace della sanità; le compatibilità di bilancio e l’alimentazione del fabbisogno che l’intera comunità regionale esprime, complessivamente e su questo aspetto così rilevante della sua esistenza, che è variamente intrecciato con altri ambiti della vita associata, attività istituzionali, produttive, servizi; un settore nel quale operano direttamente e indirettamente molte decine di migliaia di persone, appartenenti a diversi comparti contrattuali, ma al quale sono interessati tutti i cittadini, in quanto fruitori o finanziatori dei servizi, e tra questi sono i lavoratori dipendenti e i pensionati, nel loro insieme, coloro i quali concorrono in misura enormemente preponderante, attraverso tasse, contributi e imposte, a fornire alla collettività le risorse necessarie alle prestazioni sociali; ecco, è quasi come se tutte queste questioni siano affrontabili e risolvibili sul piano della condivisione delle scelte fondamentali attraverso una discussione con i soli rappresentanti sindacali del settore, alla stessa stregua di quanto potrebbe farsi per la contrattazione di lavoro o l’organizzazione del servizio degli addetti del comparto (cose peraltro rilevantissime e alle quali, infatti, le stesse confederazioni sono direttamente partecipi, così come condividono con le proprie federazioni di categoria valutazioni e orientamenti sulle tematiche generali, per le ovvie implicazioni che legano tra loro le une e le altre).»
«Così facendo non si sconvolge soltanto una consuetudine consolidata nelle normali relazioni con il sindacato confederale e con le forze sociali in Sardegna, e nel nostro Paese, ma si tradisce una concezione auto-referenziale che non appartiene in alcun modo alla nostra realtà e alla nostra cultura associativa e che, pertanto, non potrebbe neppure produrre il risultato di una condivisione di scelte che travalicano di gran lunga, per contenuto, il solo ambito settoriale – aggiungono Michele Carrus, Gavino Carta e Francesca Ticca -. Spiace dover rilevare queste cose così evidenti, Presidente, ma poiché non è la prima volta che il confronto su temi di interesse generale è svolto da esponenti della Sua Giunta soltanto attraverso queste modalità, non ci resterebbe che concluderne che ciò esprima il vero orientamento politico della Sua maggioranza, malgrado le Sue differenti dichiarazioni. Forse risiede qui anche la ragione per cui non abbiamo ancora avuto riscontro alle diverse richieste che Le abbiamo inoltrato, e deriva da questo quella fatica che sembra accompagnare la creazione di tavoli di confronto con il sindacato, che da ultimo non riesce a interloquire neanche su materie sulle quali di recente erano state trovate opportune intese, le quali restano in gran parte inapplicate e bisognose di un Suo intervento risolutivo. Infine, siamo certi che non Le sfugga come l’emergenza sanitaria del Covid-19 contribuisca sensibilmente a rideterminare priorità e obiettivi di riforma della sanità, a partire dalle linee guida nazionali sul necessario rafforzamento delle terapie intensive e semi-intensive, sul reclutamento del personale sanitario, sulla medicina territoriale e la prevenzione, sulle residenze sanitarie, ed altro ancora, ciò che presumibilmente comporta la revisione di proposte maturate in altri contesti, oltre che l’individuazione degli interventi prioritari per il 2020 su cui convogliare le risorse stanziate dal Governo, a iniziare dai 42 milioni di euro del decreto “Rilancio”, da rendere strutturali ma che già dall’autunno prossimo dovranno essere operativi – concludono Michele Carrus, Gavino Carta e Francesca Ticca -. Per tutte queste ragioni, Le chiediamo di attivare presso la Presidenza della Giunta, con l’urgenza del caso, un primo momento di confronto sulla riforma del sistema sanitario in Sardegna con le Organizzazioni Sindacali confederali CGIL, CISL e UIL.»