Bocciato il ponte panoramico, resta l’attuale ponte con le relative barriere – di Tore Cherchi
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Costruita nel 2007, sulla base di apporti scientifici multidisciplinari, la Phoenicia è la replica di un’antica imbarcazione fenicia. La sua missione è ripercorrere le rotte più ardite dei Fenici per scopi di studio. Supponiamo che i marinai della Phoenicia vogliano navigare da Tiro, Libano, a Sulky. La loro corsa si fermerebbe al ponte sull’istmo di Sant’Antioco, perché l’albero della barca vi sbatterebbe contro. Se non ci fosse alcun ponte o ce ne fosse uno sufficientemente alto, arriverebbero a Sulky, poi potrebbero proseguire verso Inosim, Isola di San Pietro, e poi verso Portoscuso e completare la visita degli insediamenti fenici della costa sulcitana. Ma il ponte-barriera c’è e ci resterà, perché così ha deciso la Conferenza di Servizi, maggio 2020, bocciando l’alternativa del ponte panoramico.
Dirò subito che è un bene che si sia stato posto il punto finale su un programma che, sebbene avesse le opere già appaltate a fine 2016, e l’approvazione con prescrizioni del Consiglio Superiore dei LL.PP. (10 giugno 2019, Ministro Toninelli) ormai si trascinava senza prospettive di realizzazione, dopo che la nuova amministrazione comunale, nel marzo 2018, aveva capovolto il parere positivo della precedente. Non può essere realizzata un’opera così impegnativa, senza il pieno consenso di chi rappresenta la comunità locale. Non casualmente, come coordinatore del Piano Sulcis, verificate ulteriormente le volontà, nel gennaio 2019 avevo scritto alla Giunta sull’impossibilità di procedere oltre e per consigliare di ricercare qualche via, invero ardua, una volta aggiudicato l’appalto, per non perdere tempo e risorse. Preso atto della decisione della Conferenza, è utile per la chiarezza verso i cittadini, che si riepiloghino contenuti e atti di un programma che ha coinvolto più amministrazioni, prima di arrivare all’appalto. Farò una fotografia senza commenti.
Il nuovo ponte panoramico sull’istmo era un elemento rilevante del programma “porti” del Piano Sulcis. Tale programma considera i porti di Sant’Antioco, Calasetta, Carloforte, Portoscuso, come un sistema integrato. L’ampliamento della navigabilità fra il mare aperto, la laguna e il “mare interno” (lo specchio d’acqua fra le isole e la costa sarda) alle imbarcazioni di media e maggiore dimensione, soprattutto a vela, è fortemente coerente al sistema: tutti i porti, non solo i due di Sant’Antioco, diventano più agevolmente raggiungibili; si riducono le distanze sulle rotte nord-sud della costa occidentale sarda e si naviga in maggiore sicurezza; si crea, insomma, un importante attrattore di traffico marittimo verso il “mare interno” e la laguna (fig. 1); al riguardo rinvio alle conclusioni degli studi di fattibilità dell’Università di Cagliari confermati da quelli della Regione. Il programma “porti”, in corso di attuazione, comprende la trasformazione del decaduto porto commerciale di Sant’Antioco in porto con funzioni polivalenti, essenzialmente diportistiche (fig. 2); interventi sui porti di Calasetta, Carloforte e Portoscuso-Portovesme e sui lungomare urbani, la rimessa in pristino del canale navigabile lagunare, la rimozione dell’elettrodotto e altri interventi minori, la bonifica dell’area ex Sardamag e la sua utilizzazione per strutture alberghiere e di servizi. I porti del Sulcis, attuato il programma, generano un’offerta ampliata e integrata di circa 2.700 posti barca con un’occupazione aggiuntiva, diretta e indotta, di 1.350 unità di lavoro/anno. Questo programma è completato dagli investimenti sugli approdi minori sulcitani, sugli approdi della costa delle miniere e su Buggerru. Complessivamente, al programma porti, sono stati assegnati finanziamenti pubblici di circa 60 milioni di euro, ponte escluso. Parti del programma possono essere finanziate con capitali privati.
Considerato che sui porti non si sono registrati sostanziali disparità di pareri, è utile concentrare l’attenzione sulla questione ponte panoramico. Innanzitutto: come si è giunti all’appalto di questo ponte? E’ ben noto che l’obiettivo dell’ampliamento della navigabilità fra mare e laguna, rimonta molto nel tempo. Il canale lagunare subacqueo lo ha conseguito per una parte. A sud l’attuale ponte limita il transito alle sole imbarcazioni di minore dimensione. Si è a lungo discusso di eliminare il limite attraverso un tunnel sull’istmo. Il Piano strategico provinciale, approvato dal Consiglio all’unanimità di maggioranza e minoranza, dopo un serio confronto (delibera n. 34 del 08.09.2011), nel capitolo porti afferma che «è da valutare la realizzazione di un tunnel sulla strada n° 126..». Unanimemente – pur con la riserva dei necessari studi – si assumeva così l’obiettivo strategico dell’ampliamento delle rotte diportistiche dentro la laguna che si riteneva positivo per l’occupazione e l’economia locali, rispetto alla conservazione dello stato presente. La Provincia non mise in uno scaffale quella pianificazione, come spesso accade. Agì per l’attuazione. Stipulato un protocollo d’intesa fra la Provincia e le Amministrazioni comunali interessate sul come procedere, fu affidato all’Università di Cagliari (si noti: all’istituzione universitaria e non a privati professionisti) l’incarico di preparare studi di fattibilità e analisi costi benefici del grande programma “porti del Sulcis” e, distintamente, per il recupero degli approdi minerari della costa occidentale. Gli studi fatti furono successivamente valutati e approvati dall’autonomo Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici. Contestualmente, furono avviate le interlocuzioni con la Regione e con il Governo per varare un piano straordinario per il Sulcis Iglesiente e reperire i finanziamenti necessari. Le interlocuzioni fra Istituzioni a guida politica differente, furono costruttive e positive. La Giunta regionale di centro-destra, Presidente Ugo Cappellacci, approvò una delibera preliminare (33/45 del 21.12.2012) su un Piano straordinario per il Sulcis: vi è compresa anche la realizzazione di un sottopasso sull’istmo. Successivamente (13 novembre 2012, a Carbonia) è stato sottoscritto da Governo, Regione, Provincia e Comuni, il Protocollo d’Intesa sul Piano Sulcis che finanzia anche il programma porti ma lo subordina alle conclusioni di appositi studi. La delibera n. 50/62 del 21.12.2012 ha definito la gestione del Piano, ripartendo le competenze fra una molteplicità di soggetti con un coordinamento del Presidente o suo delegato. Il modello di gestione del Piano Sulcis, dunque, è stato fissato da una Giunta di centrodestra. La delibera regionale n. 7/15 del 05.02.2013, sempre amministrazione di centrodestra, indica che per l’attraversamento dell’istmo, devono essere ampliate le opzioni e valutate le tre alternative: sottopasso o tunnel, ponte panoramico e ponte mobile e affida ad Invitalia il compito di selezionare la soluzione migliore in esito al “bando idee Sulcis”. La delibera regionale n. 5/48 del 11.02 2014, presentata 15 mesi dopo la firma del Piano Sulcis dall’assessore dei Lavori pubblici (per memoria: dello stesso partito dell’attuale Assessore), attribuisce allo stesso Assessorato la competenza sugli investimenti nelle infrastrutture e relativamente al nuovo attraversamento dell’istmo, preso atto che Invitalia non ha dato le indicazioni richieste, affida alla struttura dello stesso Assessorato il compito di valutare le alternative e di proporre una soluzione conclusiva. Ho richiamato questi atti non per polemica verso quella Giunta che, salvo i tempi, sostanzialmente adottò un approccio razionale al problema, ma per invitare tutti a un esercizio di memoria utile per le valutazioni odierne. Su questa materia, dopo le elezioni regionali, la nuova Giunta di centrosinistra operò in piena continuità amministrativa. Attuando la precedente decisione, l’Assessorato regionale dei LL.PP. fece un nuovo studio di fattibilità, le cui conclusioni portarono ulteriori importanti elementi favorevoli alla rotta mare aperto-laguna-mare interno. Nel confronto fra ponte panoramico (intradosso 18 metri sopra il livello del mare) e tunnel (18,5 metri sotto il piano di campagna) prevalse la prima soluzione. Il tunnel, preferibile dal punto di vista paesaggistico, oltre avere un costo due volte e mezzo superiore, avrebbe generato impatti negativi sull’ambiente, sull’area archeologica e sull’utilizzazione dell’area ex Sardamag insuperabili. Una soluzione buona sul piano economico, risultò il ponte mobile ma fu scartata perché si riteneva inaccettabile il rischio di guasto. Si optò, dunque, per il ponte panoramico. Gli studi di fattibilità riportano che l’altezza del nuovo ponte, avrebbe consentito il transito al 70% del naviglio da diporto in uso corrente e compatibile con il canale navigabile. Il ponte panoramico avrebbe dovuto essere un “landmark”, un segno distintivo, del territorio. Forse, a quel punto, si sarebbe dovuto procedere con un concorso di idee per selezionare il migliore “landmark” e fare un più largo confronto pubblico. Sul punto, ci furono diversità di opinioni fra i soggetti coinvolti che l’Assessorato concluse sulla base delle proprie responsabilità di soggetto attuatore, preoccupato anche dei tempi ormai stretti per impegnare le risorse, optando per un ponte ad arco e rinviando la discussione della sua valenza paesaggistica ed architettonica a una fase successiva. Prima dell’appalto, l’assessorato dei LL.PP. presentò le carte all’assessorato dell’Ambiente per la valutazione di scoping, una sorte di pre-valutazione ambientale, che si concluse (metà agosto 2015) senza preclusioni per l’avanzamento del programma, sebbene con corpose prescrizioni. Resta l’interrogativo del perché un soggetto pubblico regionale dica ad un altro soggetto pubblico regionale “vai avanti col programma” cioè spendi soldi pubblici, e poi capovolga tutto in Conferenza di servizi. Infine, l’assessorato regionale dei Lavori pubblici, chiese al comune di Sant’Antioco, di esprimere consenso o dissenso con un voto del Consiglio comunale. Fu consenso. Si passò quindi all’appalto e all’aggiudicazione: procedimento concluso nel dicembre 2016, come da programma. Riassumendo: in un tempo relativamente breve, si passò dalle idee al Piano strategico, agli studi di fattibilità ripetuti due volte, alla convergenza fra amministrazioni gestite da forze politiche di diverso colore, all’assegnazione delle risorse, alla progettazione e all’appalto. Seguirono ricorsi respinti dalla giustizia amministrativa. Ultimi atti: le delibere contrarie all’opera del comune di Sant’Antioco, dopo il cambio dell’Amministrazione, l’approvazione del Consiglio superiore dei Lavori pubblici ed il recente e risolutivo diniego della Conferenza di servizi.
Occorre dare conto della notevole lievitazione dei costi. Le cifra prevista (25 milioni di euro) era decisamente sottostimata. Ma i maggiori costi derivarono essenzialmente dalla scelta positiva di realizzare non un semplice viadotto ma un ponte panoramico e da vivere. Furono inserite, infatti, piste ciclopedonali separate dal traffico veicolare, osservatori panoramici ed ascensori tra ponte e porto. L’amministrazione comunale chiese ed ottenne onerose opere di riqualificazione delle vie comunali di accesso alla Città e una nuova strada di circonvallazione funzionale anche alla linea Calasetta-Carloforte. A dire la verità, da coordinatore del Piano, ero contrario ad alcune di queste richieste, perché molto dispendiose e sostenevo soluzioni più economiche, sebbene meno efficienti. Il sindaco pro-tempore rimase fermo sulle sue argomentazioni e ha dalla sua, il fatto di avere ottenuto dalla Giunta, l’integrazione dei finanziamenti sino a 57 milioni di euro, che sommati al finanziamento di porti e bonifiche, concentravano su Sant’Antioco investimenti per oltre 90 milioni di euro, rilanciandone la funzione nel territorio. Bisogna darne atto.
In fin dei conti, ora si discute di riprogrammazione di fondi ottenuti allora. Spero, sinceramente, che la riprogrammazione dei fondi si concluda in fretta, perché è un processo inevitabilmente complesso. Certo, non incoraggia il fatto che anche la Giunta in carica abbia impiegato ben quindici mesi per semplicemente decidere quale Assessorato si debba occupare del Piano Sulcis. Quanto all’istmo: resterà l’attuale ponte con le relative barriere. Verosimilmente, ci sarà un tempo in cui ritornerà la discussione sul come eliminarle. Dibattiti, progetti ef interventi sulla relazione laguna-mare sono ricorrenti negli ultimi centocinquanta anni, come ci raccontano le ricostruzioni storiche. Come un fenomeno carsico, il problema è riemerso dieci anni fa. Si è avuto il “torto” di lavorare per la soluzione e non solo di discuterne. Respinta quella soluzione, il fenomeno carsico entrerà nella fase di inabissamento. Provvisorio, c’è da scommetterci.
Tore Cherchi
Ex coordinatore del piano Sulcis
07.07.2020
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