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Monta la protesta per il nuovo parco eolico marino, al largo delle coste tra Portoscuso e Carloforte. I sindaci del territorio dicono no ed il diniego si alza alto e compatto. La proposta, avanzata dall’azienda Ichnusa Wind Power srl., vuole il posizionamento di 42 pale eoliche, alte 285 metri ciascuna, a 35 chilometri dalle coste sulcitane. Il costo totale dell’intera operazione si aggirerà intorno al miliardo e mezzo di euro, mentre il ricavo sarebbe intorno ai 150 milioni all’anno grazie agli incentivi per l’eolico offshore. L’intero parco sarà in grado di sviluppare una potenza di 504 megawatt: 12 megawatt per torre. La costruzione della struttura, che sulla carta dovrebbe produrre energia pulita, in realtà, dicono i sindaci in una corale unitaria, non produrrebbe alcuna ricaduta positiva sul territorio. Anzi, sarebbe un disastro in termini di impatto ambientale, imponendo nel contempo un mutamento non indifferente nello sfruttamento delle acque marine territoriali. La pesca in primis, quindi, ma anche il traffico marittimo verrebbero stravolti da questa nuova e rivoluzionaria proposta energetica.
«Di fronte ad un progetto simile non possiamo che essere assolutamente contrari – afferma Ignazio Atzori, vicesindaco di Portoscuso -, perché finirebbe per distruggere quel poco che ancora ci resta nel territorio. Il mare è la risorsa che, per noi, significa futuro e senza questo futuro la situazione diventa veramente triste. Questo parco eolico non prevede per noi ricadute economiche e questo è ovviamente uno degli aspetti che hanno il loro impatto. Però, il problema di fondo è che c’è un grosso danno all’economia di tutto il territorio. Alla pesca, prima di tutto, ma anche al turismo, perché si va a sminuire il valore del nostro paesaggio e del nostro mare. Questo è un punto cruciale che non può essere ignorato, né dal territorio, che è il primo a subirne le conseguenze negative, né dalla Regione e dallo Stato italiano. Mentre invece è proprio lo Stato che sta finanziando, con soldi pubblici, un’opera che porta solo danni alla nostra economia e nessun reale beneficio. Questo è assolutamente inaccettabile.»
Salvatore Puggioni, sindaco di Carloforte, punta l’attenzione sul fatto che le istituzioni centrali non abbiano messo al corrente quelle periferiche: del progetto, i comuni dei territori interessati hanno saputo a cose già fatte.
«Le amministrazioni devono essere interessate in un progetto così epocale. È assurdo che veniamo a leggerlo dai giornali. Non c’è stato nessuno, da parte del Ministero o delle società che hanno gestito questa fase preliminare, che abbia interessato le amministrazioni. Parliamo di un cambio epocale, di un progetto che cambierebbe anche le nostre tradizioni, per i riflessi negativi che avrebbe anche sulla pesca del tonno. Per non parlare dell’impatto ambientale. Si tratta di una discussione che dovrebbe essere portata in un tavolo di concertazione. È stato un fulmine a ciel sereno ed è stato recepito negativamente dalla comunità, dall’amministrazione di Carloforte. Mi auguro sia fatta luce subito su questa cosa perché non siamo a conoscenza di nulla. È una cosa che si può sempre concertare.»
«Il problema dell’energia ce lo trasciniamo da decenni – conclude il vicesindaco di Portoscuso -. Ma l’eolico offshore non può essere assolutamente la soluzione. Mentre invece in questo periodo di abbandono del carbone, la soluzione potrebbe essere un transitorio col gas. Le energie alternative hanno senso se, oltre a fornire l’energia, non aggravano i costi sull’energia stessa, sul territorio, sulla collettività. Quindi, ben venga uno sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili ma deve nascere nel territorio, con tutta una serie di infrastrutture che dovrebbero partire dalla realizzazione degli impianti fino alla installazione e manutenzione. In questo progetto noi ci vediamo calare tutto dall’alto e scippare le risorse che questo può comportare.»
Federica Selis