17 July, 2024
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Non serviva il Covid per mettere in ginocchio molte aziende sarde. Per alcune di esse la sofferenza era in atto da tempo. Il virus è stato solo la battuta finale di una situazione economica già pesante. Sicuramente la pandemia è servita ad inasprire la crisi, ma nessun settore può ritenersi privilegiato, o avvantaggiato rispetto agli altri, quando la situazione è difficile già in partenza. Nel settore agropastorale e caseario lo sanno bene e da tempo, con la costante lotta per il prezzo del latte e i costi di filiera. Ma nei mesi scorsi anche la produzione ha dovuto subire una battuta d’arresto, causando una crisi ancora maggiore.
«Tutto il settore agricolo e agrituristico legato alle produzioni agricole ha avuto un crollo delle venditeafferma Diego Tidu, allevatore di Gonnesa e rappresentante Coldiretti Gonnesa -. Tutti i prodotti che andavano consumati in loco dai turisti, così così come dagli agriturismi o dai ristoranti, oggi sono fermi. Quindi chiediamo alla Regione o a chi di dovere un aiuto per fronteggiare quest’emergenza e poter andare avanti.»
È il momento di proporre delle soluzioni alternative, sempre che ce ne siano. Una proposta molto particolare arriva da Francesco Giganti, presidente dell’Associazione “Banco Alimentare e Culturale” di Carbonia.
«Noi crediamo nel tessuto economico della Sardegna. Abbiamo preso contatti con l’ambasciata americana a Roma. Ci hanno risposto immediatamente e si stanno creando i presupposti per cercare di aiutare e sostenere le imprese sarde. Il prossimo passoconclude Francesco Gigantisarà definire, nello specifico, come fare. Poiché negli ultimi 70 anni i Sardi hanno dato tantissimo agli Stati Uniti, noi chiediamo a gran voce, ai fratelli americani, di sostenerci in questa battaglia.»
Un tentativo, quello di Francesco Giganti, nato da una sua personale idea e che cerca il sostegno degli imprenditori isolani, strozzati dalla morsa di un disastro finanziario senza precedenti.
Ad aggiungere sale sulla ferita della già disastrosa crisi economica si è aggiunto un problema legato alla produzione delle mascherine. In periodo di pandemia ne servono illimitatamente e la produzione non basta a soddisfare la richiesta. Per sopperire alla mancanza, alcune aziende, anche sotto lo stimolo dato dallo Stato, hanno deciso di riconvertire la propria produzione in quella di mascherine, con l’obbligo, per alcune di loro, di acquistare i macchinari adatti. Per questa ragione, pochi mesi fa è nato il Consorzio Sardo Produzione Mascherine, che racchiude tutte le ditte impegnate in questa riconversione.
«All’interno del nostro Consorzio ci sono aziende sia del Sud che del Nord Sardegna, che producono mascherine in quantità industrialespiega Ciro Senis, titolare di un’azienda produttrice di divani, a San Gavino Monreale -. Abbiamo una capacità produttiva di 90 mila mascherine al giorno. Siamo stati accolti in Regione, all’Assessorato all’Industria, che ci ha promesso mari e monti ma fino a oggi non si è vista ancora nemmeno una commessa da parte della Regione.»
Soldi spesi invano, sulla promessa di una produzione industriale che non ha ancora portato a nulla.
«Durante il blocco dei mesi scorsi, queste aziende hanno subito un crollo delle venditeprosegue Ciro Senis -. Quindi ci siamo riconvertiti e messi a produrre mascherine. In seguito ci siamo consorziati per poter fornire la Regione Sardegna e la Protezione civile. Abbiamo ricevuto un sacco di promesse ma fino a oggi non è ancora arrivata una sola richiesta concreta, da parte di nessun ente.»
Il disappunto principale di Ciro e degli altri consorziati sta nel fatto che, per alcuni di loro, si è trattato di impegnarsi in investimenti di una certa portata, in cambio di promesse che non sono state mantenute. La speranza è che la situazione si sblocchi e le commesse possano arrivare nei mesi futuri.
Stessa sorte è toccata a Gabriele Concas, titolare di una ditta di Gonnesa che produce materassi.
«Ci hanno fatto riconvertire, con la promessa di poter essere d’aiuto alla popolazione, per via della scarsità di mascherine. Invece così non è stato. Terminata la produzione è andato tutto in fumo. Chi ha speso per fare la riconversione si è trovato con un investimento fatto ma nessuna commessa.  Quando la Regione spese 20 milioni di euro per un polo tessile a Olbia, ci disse che la nostra riconversione sarebbe stata d’aiuto per riprendere quell’investimento, invece non se ne è fatto nulla. Sono stati tutti molto entusiasti del nostro progetto però, ad oggi, non abbiamo ancora nulla in mano.»
Chissà se una risposta arriverà almeno da parte degli americani.

Federica Selis
 

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«Il pronunciamento del governo sul prezzo del metano è sicuramente un fatto positivo ma per una crescita economica e produttiva della Sardegna è necessario dare gambe al progetto per la realizzazione della dorsale. Solamente in questo modo, si potrà dare la possibilità alle aziende che hanno la necessità di avere  energia termica, di poter diventare competitive.»

Lo scrive, in una nota, Emanuele Cani, segretario regionale del Partito democratico.

«La mancanza del metano crea nell’isola diseconomie per quasi 400 milioni di euro l’anno aggiunge Emanuele Cani -. La costruzione di questa infrastruttura, che sarà propedeutica all’utilizzo futuro dell’idrogeno è oggi più che mai indispensabile. L’isola deve avere pari dignità e opportunità con le altre regioni. E in questo contesto la partita dell’energia diventa fondamentale. Non c’è più tempo da perdereconclude Emanuele Cani -. È necessario, ora più che mai, mettere in campo tutte le azioni necessarie per far si che  siano rimossi gli ultimi ostacoli e si proceda.»

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Questa mattina, nella caserma “S. Ten. Riva Villasanta”, sede del battaglione trasmissioni “Gennargentu” dell’Esercito Italiano, ha avuto luogo una campagna sociale di sensibilizzazione alla donazione del sangue “Donare per vincere”, promossa dal CONI e dall’AVIS, mirata alla raccolta sangue fra gli sportivi.

A seguito della grave emergenza epidemiologica in corso nel nostro Paese, diverse regioni italiane hanno registrato un sensibile calo del numero dei donatori di sangue nei centri di raccolta pubblica. In particolare nella Regione Sardegna, che ha un alto numero di pazienti talassemici, la carenza di sangue è cronica soprattutto nei mesi estivi.

Oltre al personale del battaglione Gennargentu, comandato dal Ten. Col. Enrico Ferrandu, ha aderito anche quello militare e civile del Comando Militare Esercito Sardegna, del reggimento logistico della Brigata Sassari, del 14° Reparto Infrastrutture e del 14° Reparto Lavori C4 tutti insistenti all’interno della stessa Caserma.

Tra i partecipanti il sergente Ruolo d’onore Moreno Marchetti, atleta paraolimpico della Difesa, in servizio presso il Comando Militare Autonomo Sardegna, pluricampione italiano di categoria nel lancio del peso, del disco e del giavellotto.

 

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«La Regione è impegnata ad attuare quelle soluzioni strutturali che ridaranno ossigeno al nostro sistema sanitario e ai piccoli presidi oggi in sofferenza.»

A pronunciare queste parole è stato l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, che ha incontrato, oggi a Isili, nella sede della Comunità Montana, i sindaci del territorio del Sarcidano e Barbagia di Seulo ed i membri del comitato Sanità bene comune.

«È stato un importante momento di confrontoha dichiarato Mario Nieddu -. Non esiste un progetto rivolto a smantellare la sanità nei presidi periferici. Al contrario, vogliamo migliorare e potenziare i servizi, in particolare nelle zone disagiate che per troppo tempo hanno subito tagli e mancata programmazione. Sia gli ospedali, sia la sanità territoriale rientrano fra le nostre priorità. I problemi che Isili vive oggi, così come avviene in altre parti dell’Isola, dipendono dalla carenza di specialisti. Siamo fermamente intenzionati a superare queste difficoltà, mettendo in campo ogni soluzione possibile.»

«Lo sblocco del turnover dei mediciha concluso Mario Nieddu -, così come l’avvio di sessanta concorsi in ambito sanitario, testimoniano la volontà della Regione di dare un forte impulso in questa direzione Abbiamo preso un impegno preciso con i cittadini e intendiamo continuare a lavorare per garantire l’accesso alle cure e il diritto alla salute dei sardi. Non è una strada semplice, né esistono scorciatoie, ma il percorso che stiamo tracciando è quello giusto e non intendiamo tirarci indietro.»

Antonio Caria

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Sarà intitolata a Grazia Sanna Serra la sala presentazioni della biblioteca comunale di Iglesias.
La cerimonia è in programma giovedì 9 luglio alle 19.30. «E’ un modo per rendere omaggio ad una scrittrice che ha saputo raccontare Iglesias e i suoi abitanti ha dichiarato l’assessora comunale della Cultura, Claudia Sannaed ha scritto opere importantissime come “I Sudditi del Dio Rosso” e “Il Regno dei Pintadu”.»
A.C.

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È stata posizionata ieri, a Monte Figu, la prima isola ecologica mobile per consentire il conferimento dei rifiuti in alcune zone della periferia di Iglesias.
Le altre saranno installate a Pitzu Asimu, Regione Martiadas, Ceramica e Cabitza. L’accesso, come rende noto il comune, sarà garantito per tutto il giorno per gli utenti che risiedono nelle zone e non sono serviti dalla raccolta porta a porta.
È necessario utilizzare la tessera sanitaria, mentre l’abilitazione può essere richiesta anche presso gli uffici della San Germano Spa, in Viale Villa di Chiesa 20.
«Per essere abilitatirendono noto gli amministratori -, gli utenti dovranno fornire all’operatore i dati della propria utenza regolarmente iscritta a ruolo. Potranno usufruire del servizio solamente gli utenti e le famiglie che non sono serviti dai servizi di raccolta porta a porta. Per tutta la settimana compresa dal 6 al 10 luglio alcuni animatori e tecnici saranno a disposizione della popolazione presso le isole ecologiche mobili per mostrare loro il corretto funzionamento delle stesse e dare indicazioni sul corretto conferimento dei rifiuti differenziati.»
Sono previsti anche dei punti informativi: domani dalle 10, in piazza nel piazzale di fronte alla sala Rita Lepori, e alle 18.30 in in Piazza Quintino Sella.
Antonio Caria

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Il Consiglio regionale si riunisce domani mercoledì 8 luglio,alle 16.00, per discutere del rendiconto di gestione 2019, e del disegno di legge 171/A “Misure per il sostegno al sistema produttivo regionale per fronteggiare l’emergenza economica derivante dalla pandemia SARS-CoV-2”. La seduta sarà anticipata dalla Conferenza dei Capigruppo, in programma alle 13.00.
I lavori proseguiranno il giorno successivo alle 10,10 con l’esame della PL 153/A (Parte seconda) “Modifiche alla legge regionale 20 dicembre 2019, n. 22 (Modifiche alla legge regionale n. 8 del 2019 (Proroga di termini)) e norme di interpretazione autentica del Piano paesaggistico regionale e con l’esame del DL 162/A “Legge quadro sulle azioni di sostegno al sistema economico della Sardegna e a salvaguardia del lavoro a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”.
A.C.

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«È stato un fine settimana in cui abbiamo raccolto più di cento firme e ascoltato le proposte dei cittadini». Sono le parole dai dirigenti di Fratelli d’Italia Quartu Sant’Elena che hanno allestito un banchetto per la raccolta delle firme contro il Governo Conte Bis.
«Chiediamo le dimissioni dell’esecutivosi legge nella nota perché lo riteniamo inadeguato in questa fase di crisi post-covid e pensiamo che la parola debba tornare agli elettori affinché si rinnovi il parlamento. Fratelli d’Italia continua a lavorare per il bene dell’Italia con proposte che talvolta però non vengono minimamente prese in considerazione.»
«Questo fine settimana proseguono da Fratelli d’Italia di Quartuabbiamo inoltre deciso di costituire un presidio simbolico in via Brigata Sassari nei pressi dell’ex Convento dei Cappuccini per denunciare il degrado della zona. Piazza Azuni e dintorni dovrebbero essere il salotto buono della città ma nulla è stato fatto in questi cinque anni per renderlo più accogliente. La cartellonistica informativa è illeggibile e un turista non può avere nessuna indicazione utile. Inoltre, è stata più volte segnalata la presenza di balordi nella zona del Parco Matteotti, che meriterebbe più controlli.»
«Non soloconcludono da Fratelli d’Italia di Quartu Sant’Elena -, servirebbe ripensare completamente, soprattutto durante la stagione estiva, la fruizione di via Marconi e via Eligio Porcu, al fine di renderle più appetibili per passeggiate, consumazioni e acquisti. Basterebbe poco, la sperimentazione della pedonalizzazione, rassegne di eventi e promozione del territorio. Come Fratelli d’Italia ci rendiamo conto che però nessuna di queste idee è mai stata concretizzata in questa consiliatura. Tutte queste proposte le inseriremo nel programma elettorale di Fratelli d’Italia che presenteremo ai cittadini per chieder loro la fiducia.»
A.C.

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Costruita nel 2007, sulla base di apporti scientifici multidisciplinari, la Phoenicia è  la replica di un’antica imbarcazione fenicia. La sua missione è ripercorrere le rotte più ardite dei Fenici per scopi di studio. Supponiamo che i marinai della Phoenicia vogliano navigare da Tiro, Libano, a Sulky. La loro corsa si fermerebbe al ponte sull’istmo di Sant’Antioco, perché  l’albero della barca vi sbatterebbe contro. Se non ci fosse alcun ponte o ce ne fosse uno sufficientemente alto, arriverebbero a Sulky, poi potrebbero proseguire verso Inosim, Isola di San Pietro, e poi verso Portoscuso e completare la visita degli insediamenti fenici della costa sulcitana. Ma il ponte-barriera c’è e ci resterà, perché così ha deciso la Conferenza di Servizi, maggio 2020, bocciando l’alternativa del ponte panoramico.

Dirò subito che è un bene che si sia stato posto il punto finale su un programma che, sebbene avesse le opere già  appaltate a fine 2016, e l’approvazione con prescrizioni del Consiglio Superiore dei LL.PP. (10 giugno 2019, Ministro Toninelli) ormai si trascinava senza prospettive di realizzazione, dopo che la nuova amministrazione comunale, nel marzo 2018, aveva capovolto il parere positivo della precedente. Non può essere realizzata un’opera così impegnativa, senza il pieno consenso di chi rappresenta la comunità locale. Non casualmente, come coordinatore del Piano Sulcis, verificate ulteriormente le volontà, nel gennaio 2019 avevo scritto alla Giunta sull’impossibilità di procedere oltre e per consigliare di ricercare qualche via, invero ardua, una volta aggiudicato l’appalto, per non perdere tempo e risorse. Preso atto della decisione della Conferenza, è utile per la chiarezza verso i cittadini, che si riepiloghino contenuti e atti di un programma che ha coinvolto più amministrazioni, prima di arrivare all’appalto. Farò una fotografia senza commenti.

Il nuovo ponte panoramico sull’istmo era un elemento rilevante del programma “porti” del Piano Sulcis. Tale programma considera i porti di Sant’Antioco, Calasetta, Carloforte, Portoscuso, come un sistema integrato. L’ampliamento della navigabilità fra il mare aperto, la laguna e il “mare interno” (lo specchio d’acqua fra le isole e la costa sarda) alle imbarcazioni di media e maggiore dimensione, soprattutto a vela, è fortemente coerente al sistema: tutti i porti, non solo i due di Sant’Antioco, diventano più agevolmente raggiungibili; si riducono le distanze sulle rotte nord-sud della costa occidentale sarda e si naviga in maggiore sicurezza; si crea, insomma, un importante attrattore di traffico marittimo verso il “mare interno” e la laguna (fig. 1); al riguardo rinvio alle conclusioni degli studi di fattibilità dell’Università di Cagliari confermati da quelli della Regione. Il programma “porti”, in corso di attuazione, comprende la trasformazione del decaduto porto commerciale di Sant’Antioco in porto con funzioni polivalenti, essenzialmente diportistiche (fig. 2); interventi sui porti di Calasetta, Carloforte e Portoscuso-Portovesme e sui lungomare urbani, la rimessa in pristino del canale navigabile lagunare, la rimozione dell’elettrodotto e altri interventi minori, la bonifica dell’area ex Sardamag e la sua utilizzazione per strutture alberghiere e di servizi. I porti del Sulcis, attuato il programma, generano un’offerta ampliata e integrata di circa 2.700 posti barca con un’occupazione aggiuntiva, diretta e indotta, di 1.350 unità di lavoro/anno. Questo programma è completato dagli investimenti sugli approdi minori sulcitani, sugli approdi della costa delle miniere e su Buggerru. Complessivamente, al programma porti, sono stati assegnati finanziamenti pubblici di circa 60 milioni di euro, ponte escluso. Parti del programma possono essere finanziate con capitali privati.

Considerato che sui porti non si sono registrati sostanziali disparità di pareri, è utile concentrare l’attenzione sulla questione ponte panoramico. Innanzitutto: come si è giunti all’appalto di questo ponte? E’ ben noto che l’obiettivo dell’ampliamento della navigabilità fra mare e laguna, rimonta molto nel tempo. Il canale lagunare subacqueo lo ha conseguito per una parte. A sud l’attuale ponte limita il transito alle sole imbarcazioni di minore dimensione. Si è a lungo discusso di eliminare il limite attraverso un tunnel sull’istmo. Il Piano strategico provinciale, approvato dal Consiglio all’unanimità di maggioranza e minoranza, dopo un serio confronto (delibera n. 34 del 08.09.2011), nel capitolo porti afferma che «è da valutare la realizzazione di un tunnel sulla strada n° 126..». Unanimemente – pur con la riserva dei necessari studi – si assumeva così l’obiettivo strategico dell’ampliamento delle rotte diportistiche dentro la laguna che si riteneva positivo per l’occupazione e l’economia locali, rispetto alla conservazione dello stato presente. La Provincia non mise in uno scaffale quella pianificazione, come spesso accade. Agì per l’attuazione. Stipulato un protocollo d’intesa fra la Provincia e le Amministrazioni comunali interessate sul come procedere, fu affidato all’Università di Cagliari (si noti: all’istituzione universitaria e non a privati professionisti) l’incarico di preparare studi di fattibilità e analisi costi benefici del grande programma “porti del Sulcis” e, distintamente, per il recupero degli approdi minerari della costa occidentale. Gli studi fatti furono successivamente valutati e approvati dall’autonomo Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici. Contestualmente, furono avviate le interlocuzioni con la Regione e con il Governo per varare un piano straordinario per il Sulcis Iglesiente e reperire i finanziamenti necessari. Le interlocuzioni fra Istituzioni a guida politica differente, furono costruttive e positive. La Giunta regionale di centro-destra, Presidente Ugo Cappellacci, approvò una delibera preliminare (33/45 del 21.12.2012) su un Piano straordinario per il Sulcis: vi è compresa anche la realizzazione di un sottopasso sull’istmo. Successivamente (13 novembre 2012, a Carbonia) è stato sottoscritto da Governo, Regione, Provincia e Comuni, il Protocollo d’Intesa sul Piano Sulcis che finanzia anche il programma porti ma lo subordina alle conclusioni di appositi studi. La delibera n. 50/62 del 21.12.2012 ha definito la gestione del Piano, ripartendo le competenze fra una molteplicità di soggetti con un coordinamento del Presidente o suo delegato. Il modello di gestione del Piano Sulcis, dunque, è stato fissato da una Giunta di centrodestra. La delibera regionale  n. 7/15 del 05.02.2013,  sempre amministrazione di centrodestra, indica che per l’attraversamento dell’istmo, devono essere ampliate le opzioni e valutate le tre alternative: sottopasso o tunnel, ponte panoramico e ponte mobile e affida ad Invitalia il compito di selezionare la soluzione migliore in esito al “bando idee Sulcis”. La delibera regionale n. 5/48 del 11.02 2014, presentata 15 mesi dopo la firma del Piano Sulcis dall’assessore dei Lavori pubblici (per memoria: dello stesso partito dell’attuale Assessore), attribuisce allo stesso Assessorato la competenza sugli investimenti nelle infrastrutture e relativamente al nuovo attraversamento dell’istmo, preso atto che Invitalia non ha dato le indicazioni richieste, affida alla struttura dello stesso Assessorato il compito di valutare le alternative e di proporre una soluzione conclusiva. Ho richiamato questi atti non per polemica verso quella Giunta che, salvo i tempi, sostanzialmente adottò un approccio razionale al problema, ma per invitare tutti a un esercizio di memoria utile per le valutazioni odierne. Su questa materia, dopo le elezioni regionali, la nuova Giunta di centrosinistra operò in piena continuità amministrativa.  Attuando la  precedente decisione, l’Assessorato regionale dei LL.PP. fece un nuovo studio di fattibilità, le cui conclusioni portarono ulteriori importanti elementi favorevoli alla rotta mare aperto-laguna-mare interno. Nel confronto fra ponte panoramico (intradosso 18 metri sopra il livello del mare) e tunnel (18,5 metri sotto il piano di campagna) prevalse la prima soluzione. Il tunnel, preferibile dal punto di vista paesaggistico, oltre avere un costo due volte e mezzo superiore, avrebbe generato impatti negativi sull’ambiente, sull’area archeologica e sull’utilizzazione dell’area ex Sardamag insuperabili. Una soluzione buona sul piano economico, risultò il ponte mobile ma fu scartata perché si riteneva inaccettabile il rischio di guasto. Si optò, dunque, per il ponte panoramico. Gli studi di fattibilità riportano che l’altezza del nuovo ponte, avrebbe consentito il transito al 70% del naviglio da diporto in uso corrente e compatibile con il canale navigabile. Il ponte panoramico avrebbe dovuto essere un “landmark”, un segno distintivo, del territorio. Forse, a quel punto, si sarebbe dovuto procedere con un concorso di idee per selezionare il migliore “landmark” e fare un più largo confronto pubblico. Sul punto, ci furono diversità di opinioni fra i soggetti coinvolti che l’Assessorato concluse sulla base delle proprie responsabilità di soggetto attuatore, preoccupato anche dei tempi ormai stretti per impegnare le risorse, optando per un ponte ad arco e rinviando la discussione della sua valenza paesaggistica ed architettonica a una fase successiva. Prima dell’appalto, l’assessorato dei LL.PP. presentò le carte all’assessorato dell’Ambiente per la valutazione di scoping, una sorte di pre-valutazione ambientale, che si concluse (metà agosto 2015) senza preclusioni per l’avanzamento del programma, sebbene con corpose prescrizioni. Resta l’interrogativo del perché un soggetto pubblico regionale dica ad un altro soggetto pubblico regionale “vai avanti col programma” cioè spendi soldi pubblici, e poi capovolga tutto in Conferenza di servizi. Infine, l’assessorato regionale dei Lavori pubblici, chiese al comune di Sant’Antioco, di esprimere consenso o dissenso con un voto del Consiglio comunale. Fu consenso. Si passò quindi all’appalto e all’aggiudicazione: procedimento concluso nel dicembre 2016, come da programma. Riassumendo: in un tempo relativamente breve, si passò dalle idee al Piano strategico, agli studi di fattibilità ripetuti due volte, alla convergenza fra amministrazioni gestite da forze politiche di diverso colore, all’assegnazione delle risorse, alla progettazione e all’appalto. Seguirono ricorsi respinti dalla giustizia amministrativa. Ultimi atti: le delibere contrarie all’opera del comune di Sant’Antioco, dopo il cambio dell’Amministrazione, l’approvazione del Consiglio superiore dei Lavori pubblici ed il recente e risolutivo diniego della Conferenza di servizi.

Occorre dare conto della notevole lievitazione dei costi. Le cifra prevista (25 milioni di euro) era decisamente sottostimata. Ma i maggiori costi derivarono essenzialmente dalla scelta positiva di realizzare non un semplice viadotto ma un ponte panoramico e da vivere. Furono inserite, infatti, piste ciclopedonali separate dal traffico veicolare, osservatori panoramici ed ascensori tra ponte e  porto. L’amministrazione comunale chiese ed ottenne onerose opere di riqualificazione delle vie comunali di accesso alla Città e una nuova strada di circonvallazione funzionale anche alla linea Calasetta-Carloforte. A dire la verità, da coordinatore del Piano, ero contrario ad alcune di queste richieste, perché molto dispendiose e sostenevo soluzioni più economiche, sebbene meno efficienti. Il sindaco pro-tempore rimase fermo sulle sue argomentazioni e ha dalla sua, il fatto di avere ottenuto dalla Giunta, l’integrazione dei finanziamenti sino a 57 milioni di euro, che sommati al finanziamento di porti e bonifiche, concentravano su Sant’Antioco investimenti per oltre 90 milioni di euro, rilanciandone la funzione nel territorio. Bisogna darne atto.

In fin dei conti, ora si discute di riprogrammazione di fondi ottenuti allora. Spero, sinceramente, che la riprogrammazione dei fondi si concluda in fretta, perché è un processo inevitabilmente complesso. Certo, non incoraggia il fatto che anche la Giunta in carica abbia impiegato ben quindici mesi per semplicemente decidere quale Assessorato si debba occupare del Piano Sulcis. Quanto all’istmo: resterà l’attuale ponte con le relative barriere. Verosimilmente, ci sarà un tempo in cui ritornerà la discussione sul come eliminarle. Dibattiti, progetti ef interventi sulla relazione laguna-mare sono ricorrenti negli ultimi centocinquanta anni, come ci raccontano le ricostruzioni storiche. Come un fenomeno carsico, il problema è riemerso dieci anni fa. Si è avuto il “torto” di lavorare per la soluzione e non solo di discuterne. Respinta quella soluzione, il fenomeno carsico entrerà nella fase di inabissamento. Provvisorio, c’è da scommetterci.

Tore Cherchi

Ex coordinatore del piano Sulcis

07.07.2020

 

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Andrea Colombino è il nuovo direttore sportivo del Carbonia Calcio. Trentanove anni, dopo aver svolto l’attività di osservatore professionista per Cagliari e Genoa, Andrea Colombino ha cominciato l’esperienza da direttore sportivo nella Torres nella stagione 2015/2016, culminata con una finale playoff in serie D. Successivamente, ha ricoperto il medesimo incarico con Atletico Uri e Latte Dolce Sassari.
Il nuovo direttore sportivo è già al lavoro con la società per la scelta dell’allenatore, dello staff e dei giocatori che andranno a formare la rosa della squadra che affronterà la nuova avventura nel prossimo campionato di serie D.

Foto Diario Sportivo