La frattura del campione del mondo Marc Marquez poteva essere operata a Carbonia o ad Iglesias – di Mario Marroccu
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Il supercampione di motociclismo Marc Marquez sta gareggiando per il titolo mondiale. Per conquistare il titolo di campione del mondo deve accumulare più punti possibile nelle tredici gare ancora in programma.
Oggi è in testa, ma l’incidente di 5 giorni fa lo ha compromesso: è caduto dalla moto in corsa, procurandosi una frattura trasversale del più importante osso del braccio: l’omero. E’ stato immediatamente operato.
In questi casi si applica un chiodo endomidollare con placche da avvitare all’osso. Due giorni dopo l’intervento Marc Marquez ha dichiarato di voler comunque partecipare alla prossima gara che si correrà, a Jerez in Andalusia, esattamente alla distanza di 7 giorni dalla caduta. E’ sceso in pista per le prove ma s’è poi dovuto arrendere al dolore e, inevitabilmente, non potrà essere al via della gara. Il suo rientro in pista sarà rimandato, probabilmente alla prossima gara in calendario.
Nel mondo degli sportivi c’è stata un’esplosione di entusiasmo, stupore, ammirazione. Questi sentimenti sono rivolti all’équipe di chirurghi ortopedici che hanno riparato l’omero di Marc Marquez, e a Marc Marquez stesso: la bravura dei primi e la determinazione del secondo hanno reso possibile l’impossibile.
E’ l’apoteosi dei superuomini. Esseri che vivono lontano dai comuni mortali, in un mondo irreale ed inarrivabile che forse esiste solo nella fantasia.
Alt! Fermi tutti!
Inarrivabili sono Marc Marquez e la sua moto Honda. Invece è raggiungibile l’èquipe chirurgica capace di fare quell’operazione. Ne è prova un tale che vive nelle nostre cittadine, classificabile come “Homo communis sulcitanus” che ha avuto un incidente simile e si è procurato una frattura dell’omero, esattamente come quella di Marc Marquez. Ebbene , è stato operato nella Traumatologia di Carbonia (ma poteva benissimo essere quella di Iglesias) e gli è stata riparata la frattura con l’inserimento nell’omero di un “chiodo endomidollare” rinforzato fa placche avvitate all’osso, esattamente come si è fatto a Marc Marquez. Questo tale è stato dimesso dopo 24 ore e, dopo 7 giorni, ha ripreso a guidare l’automobile.
Se Marc Marquez si fosse fratturato correndo nelle strade del Sulcis o nelle curve di Santangelo di Iglesias, cosa sarebbe successo? Sarebbe stato operato nello stesso identico modo dai nostri Ortopedici e, dopo 7 giorni, avrebbe fatto il bis di Jerez. Il risultato sarebbe stato identico e Marc Marquez sarebbe guarito e rimesso in sella, ma con una differenza: i nostri Ortopedici sarebbero stati costretti a metterlo in una lista d’attesa di 7-10 giorni a causa della carenza di Anestesisti. E’ quello che capita ai nostri fratturati. Naturalmente nel frattempo sarebbe stato assistito con fasciature rigide e sistemi contenitivi fino alla data dell’intervento.
Se Marc Marquez lo venisse a sapere, qui non verrebbe mai. Non certo per disistima dei nostri professionisti Ortopedici, ma per l’assurda attesa prima dell’intervento provocata da un’assurda mancanza di Anestesisti disponibili.
Oggi gli Anestesisti sono talmente pochi che, dovendosi dividere per soddisfare le esigenze di tutti i reparti chirurgici, sono costretti a concordare con i Chirurghi una “lista d’attesa” degli interventi.
Orbene, se questo capita ad un paziente giovane e sano, l’attesa si traduce in un allungamento delle sofferenze e della inabilità funzionale al lavoro, e alle esigenze fisiologiche.
Se invece questo ritardo capita ad un adulto attempato o ad un anziano (dai 50 anni in su) fratturato al femore, l’attesa provoca un aumento delle complicazioni mortali come: tromboembolia polmonare da emboli partiti da focolai di trombosi venosa profonda delle gambe e del bacino, o broncopolmoniti da allettamento prolungato. Tutto questo è ben noto a chi è del mestiere, però è poco noto alla popolazione.
Davanti a queste carenze di Medici Specialisti, che possono provocare sofferenze e danni irreparabili ai nostri Concittadini, non vediamo efficaci reazioni di risposta da parte dei nostri rappresentanti politici locali. Le poche reazioni, di cui leggiamo sui quotidiani, provengono soprattutto dalle Sindache del Sulcis Iglesiente; purtroppo, fino ad oggi, sono restate senza risposta da parte dell’Amministrazione regionale. Forse stiamo vivendo un periodo di carenza nella rappresentanza politica. A leggere i resoconti forniti dalla stampa, sembra che alcuni Sindaci del nostro territorio non si impegnino troppo a partecipare a queste riunioni di protesta. Ciò indebolisce molto la forza delle istanze che vengono formulate e indirizzate all’assessorato della Sanità.
Nonostante il disimpegno di qualche Sindaco, di cui ci ha informato la stampa e di cui la popolazione sta prendendo coscienza, l’unica via sicura per recuperare il controllo della Sanità del Sulcis Iglesiente è: rimettere nelle poltrone di comando delle ASL i rappresentanti delle nostre Amministrazioni comunali, così come è previsto dalla legge n. 833/78.
Mario Marroccu