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La famosa peste manzoniana di Milano, esplosa nel 1629, fu conseguente allo spostamento massivo, dalla Germania alla Lombardia, delle truppe di Lanzichenecchi che portarono con sé i germi del contagio. E’ recente acquisizione che gli spostamenti massivi dall’Oriente all’Occidente hanno portato il Coronavirus. E, sempre recentemente, abbiamo avuto, verso la Sardegna Covid-free, spostamenti massivi di turisti provenienti da luoghi non Covid-free, e se ne sono viste le conseguenze.
Ora siamo alla vigilia di un altro spostamento massivo di popolazione: una massa di 12 milioni di persone costituita da studenti, insegnanti, personale della scuola e genitori, si sposteranno quotidianamente, soffermandosi negli Istituti per 5-8 ore. Nell’ultimo numero della rivista scientifica “NATURE” è stato pubblicato un articolo in cui gli autori esaminano come si è evoluta l’epidemia nelle scuole, appena riaperte, in Sud-Corea, Australia, Israele, Cile, Germania e Stati Uniti. Si è visto che il massimo rischio di focolai a scuola viene corso in quelle Nazioni dove la curva di incidenza dell’infezione nella popolazione generale non è stata ancora appiattita. Se c’è infezione nella popolazione è sicuro che l’infezione esploderà a scuola. Questo è il primo fattore di rischio.
Gli altri fattori di rischio sono:
– Classi troppo numerose,
– Negligenza nel rispetto delle regole di: distanziamento, igiene delle mani e utilizzo delle mascherine di protezione.
Il Comitato Tecnico Scientifico ha suggerito al Governo Italiano di adottare ulteriori provvedimenti, e cioè:
– Test sierologico a tutto il personale delle scuole da eseguirsi presso gli Studi privati dei medici di base;
– Attribuzione di responsabilità ai presidi degli Istituti sulle azioni di controllo, segnalazione ed eventuale chiusura di scuole in caso di focolai di Coronavirus.
Alle scuole verranno consegnati 2 milioni di test sierologici per testare se il personale docente abbia avuto o no l’infezione. Lo screening inizierà lunedì 24 agosto. Dovrà essere concluso entro il 14 settembre.
Vi sono però questi problemi:
– Lo screening negli studi privati è stato deciso senza consultare le rappresentanze sindacali dei medici.
– I sindacati dei medici di base hanno mosso rilievi che riguardano la gestione delle prenotazioni, il personale ausiliario, la tutela propria e degli altri pazienti, la gestione dello smaltimento dei rifiuti speciali, la bonifica dello studio, l’eventuale messa in quarantena qualora il medico o il personale sanitario dovesse contrarre la malattia. E inoltre la retribuzione.
– I presidi, responsabili del controllo, rifiutano la “responsabilità penale” per l’eventuale diffusione colposa di contagio nei loro Istituti.
– Gli insegnanti, tenuti alla presenza fisica in classe per 5 ore al giorno, sono preoccupati per la loro incolumità.
– I genitori temono che l’eventuale chiusura delle Scuole, per messa in quarantena, obblighi i figli a lezioni in “smart working” nel loro domicilio. Ciò comporterebbe la necessità che un genitore debba restare a casa abbandonando il lavoro.
– Esiste, inoltre, il problema del percorso da farsi per raggiungere la scuola. Nelle grandi città, avviene tramite mezzi pubblici superaffollati, e quindi pericolosi.
– Gli adulti attempati, oltre i 50 anni, con uno stile di vita più casalingo, temono il rientro a casa di figli e nipoti che possono essere “vettori” inconsapevoli di un Coronavirus “pescato” a scuola, in autobus, o in treno.
Esiste poi un problema logistico: quello dei locali scolastici, relativamente insufficienti in rapporto alla necessità di suddividere le classi, moltiplicandole.
L’ultimo problema è quello molto citato dei banchi monoposto con rotelle.
Vi sono poi le disposizioni governative, facili da scrivere ma difficili da applicare, come:
– Le mascherine per bambini oltre i 6 anni per 5-8 ore al dì,
– La distanza di 1 metro da una rima labiale all’altra (distanza delle bocche),
– L’immobilizzazione prolungata del bambino al proprio banco anche durante il pasto,
– I doppi turni mal gestibili dai genitori che non possono derogare agli orari imposti dai loro datori di lavoro.
– L’affitto di spazi e l’acquisto, il noleggio o il leasing di strutture temporanee da utilizzare per le attività didattiche, per garantire il distanziamento e, dunque, la sicurezza di studentesse, studenti e personale didattico.
– I doppi turni.
Per credere alla concreta realizzazione di quanto detto, non basta la fiducia nei Governi, ma ci vuole un vero e proprio atto di fede.
Dal 31 gennaio, cioè da prima che vi fossero i casi di Codogno e Vò Euganeo, questo giornale ha ripetutamente insistito su alcuni punti:
1 – Il Coronavirus ha innescato un’emergenza sanitaria che ha generato un’emergenza economica. Vedremo future trasformazioni sociali e politiche radicali.
2 – L’epidemia senza controllo per molto tempo ancora, indurrà cambiamenti nella vita di tutti.
3 – I malati sintomatici di Covid-19 sono, tutto sommato, i soggetti meno pericolosi perché sono già classificati, isolati, e in cura.
4 – I soggetti più pericolosi sono i portatori sani asintomatici che fungono da “diffusori silenziosi”.
5 – Per battere oggi il virus bisogna individuare i portatori sani ed isolarli.
A questo punto, è giusto porsi la domanda: chi sono i “portatori sani”?
Rispondere, fino ad oggi, è stato molto difficile.
La difficoltà è stata determinata, per mesi, dalla convinzione che la malattia interessasse gli ultracinquantenni, perché le età dei ricoverati in Terapia Intensiva erano comprese tra i 50 e 85 anni.
Oggi quella “verità” si è invertita: il Coronavirus non ha rispetto per nessuna età. Chiunque può esserne infettato e morirne.
Un fondamentale studio scientifico pubblicato in questi ultimi giorni sul Journal of Pediatrics, ha dimostrato definitivamente che quell’idea era un’illusione. Ha condotto lo studio il professor Lael Yonker, dirigente medico del Massachusetts General Hospital for Children, esperto di pazienti pediatrici affetti da Covid-19. Egli afferma testualmente: «Sono rimasto sbalordito dagli alti livelli di virus riscontrati in bambini di tutte le età. Non mi aspettavo che la carica virale fosse così alta. Pensate ad un ospedale e a tutte le precauzioni prese per curare adulti gravemente ammalati. Ebbene, sappiate che le cariche virali di questi pazienti ospedalizzati sono molto inferiori a quelle di un “bambino” ritenuto “sano” che se ne va in giro con un’alta carica virale di SARS-CoV2».
Lo studio smentisce un’ipotetica immunità dei ragazzi e dice: «I ragazzi non sono affatto immuni da questa infezione. Se le scuole dovessero riaprire a pieno regime senza le necessarie precauzioni, è verosimile che i bambini e ragazzi giocherebbero un ruolo centrale nella diffusione ulteriore di questa Pandemia».
I risultati scientifici sono appena arrivati e, purtroppo, sono già confermati sia dalla precoce chiusura per Covid di scuole recentemente aperte in Germania, Francia, Israele, Australia, Cile, Stati Uniti, sia dall’enorme laboratorio a cielo aperto della Sardegna. Qui, l’arrivo indiscriminato di portatori di virus senza controllo, l’apertura delle discoteche e l’assembramento anarchico nelle spiagge, hanno dato il via ad un’ondata di contagi.
La Sardegna non è generatrice di contagi; lo sono le regole burocraticamente perfette, ma inapplicabili, ideate dal mondo degli umani e disconosciute dai virus.
Già dal mese di aprile 2020 chiedemmo ripetutamente di dare al Sulcis Iglesiente un laboratorio attrezzato per l’estrazione di RNA virale dai tamponi nasofaringei. Alla fine, rafforzati dalle istanze delle forze sociali come Spi CGIL di Carbonia e Consulta Anziani di Iglesias, vi è stata una risposta: la Fondazione di Sardegna ha donato all’ATS le risorse necessarie per acquisire la tecnologia.
Eravamo già allora convinti che fosse necessario fare la mappa dei “portatori asintomatici sani” allo scopo di renderli inoffensivi.
Dopo tanta attesa, lo strumento è oggi nelle mani della ASSL di Carbonia Iglesias. Tuttavia, ad oggi, non è ancora in grado di funzionare. Il motivo non è dovuto a difetto dello strumento ma a un problema che definiremmo “organizzativo”. Purtroppo, per un inghippo burocratico, non può essere utilizzato: è necessario eseguire ancora un test di “confronto” con lo strumento già operante al Policlinico di Monserrato, al fine di ottenere l’”accreditamento”. Insomma, ci serve il “pezzo di carta”. Il “confronto” consiste nell’eseguire 10 test in parallelo utilizzando 10 tamponi. Cinque di questi devono essere negativi, e cinque devono contenere il virus, quindi dare risultato positivo.
L’accreditamento dello strumento è necessario con grande urgenza perché:
– Sta aumentando il numero delle persone che hanno necessità di essere sottoposte a tampone;
– Ormai abbiamo diversi casi di positivi al Coronavirus nelle cittadine del nostro territorio,
– I servizi pubblici hanno necessità d’essere pienamente aperti al pubblico, e quindi il personale deve essere testato,
– Gli ospedali sono sottoposti a limitazioni, perché devono trattenere per almeno 48 ore i pazienti da operare in attesa che arrivi il risultato del test da Cagliari. Ciò aumenta i tempi di degenza, e diminuisce la disponibilità di posti letto.
– Le attività produttive del territorio hanno bisogno di lavorare in sicurezza, con personale ed utenti, Covid negativi al test.
E, soprattutto:
– Le Scuole stanno per essere riaperte e vi affluirà il 20 per cento della popolazione del territorio (stimate 22.000 persone). La massa in movimento sarà costituita proprio da quella popolazione giovanile che oggi gli studi scientifici indicano come il serbatoio di virus pronto ad attaccare.
Lo screening di tutta la popolazione scolastica è urgentissimo (prof. Andrea Crisanti).
Siamo assolutamente d’accordo con il presidente di Confindustria Carlo Bonomi che, agli Stati Generali, ha affermato: «Non si capisce perché si sia perso tanto tempo».
Ci serve assolutamente un controllo autorevole che sblocchi il meccanismo che sta frenando tutto. Ci serve che i politici nostrani si sveglino e presentino un’interrogazione alla Giunta regionale pretendendo una indagine che individui le responsabilità dei ritardi fin qui accumulati.
Mario Marroccu