18 July, 2024
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«Non possiamo accettare che l’Eni mantenga una posizione sfacciatamente irriguardosa verso la Regione Sardegna, nonostante i protocolli firmati coi Governi nazionali e regionali, ancora da portare a compimento o addirittura del tutto disattesi.»

L’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili, ha commentato così le scelte della Società che ipotizzano la parcellizzazione degli asset produttivi con logiche unilaterali.

«Spiace constatare che, basandosi su parametri di stretta rilevanza societaria, Eni decida il proprio disimpegno e la cessione di asset strategiciha aggiunto l’assessore Anita Pili -. Un’azione che manifesta la scarsa propensione del management ad avere adeguate relazioni industriali con i rappresentanti di una delle aree tra le più complesse e performanti del sistema Italia.»

«Ci aspettiamo che il Governo nazionale, insolitamente lontano da questo dibattito, abbia un atteggiamento coerente con l’interesse del nostro sistema produttivo e dei nostri lavoratori. È arrivato il momento di cambiare rotta, la Regione non starà in silenzio davanti alla possibilità di compromettere ulteriormente il tessuto industriale regionale», ha concluso l’assessore regionale dell’Industria.

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La consigliera regionale e segretaria della commissione Sanità e Politiche sociali Carla Cuccu (M5S) ha presentato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta, sulle misure poste in essere per fronteggiare la recrudescenza del virus SARS-CoV-2 nel territorio del Sulcis Iglesiente.

Carla Cuccu chiede «se abbiano avuto avvio gli atti necessari a rendere operativo il Presidio Ospedaliero Santa Barbara di Iglesias per l’assistenza ai pazienti affetti da Sars-CoV-2 e la tempistica necessaria; se il laboratorio del Presidio Ospedaliero Sirai di Carbonia stia procedendo a processare i tamponi nasofaringei, nonché se l’attività di diagnostica molecolare per SARS-CoV-2 sia stata avviata a pieno regime» e, infine «se, presso il Sirai di Carbonia ed il CTO di Iglesias si stia procedendo regolarmente ad effettuare i tamponi ai pazienti che necessitano di ospedalizzazione per ricoveri programmati e al personale di rientro dalle ferie».

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«La progressione della curva dei contagi sta registrando un’accelerazione che impone ulteriori e tempestive azioni per evitare di compromettere la tenuta del sistema sanitario e la regolare erogazione delle cure.»
Lo comunica il presidente della Regione, Christian Solinas.
«Fino ad ora, grazie all’impegno straordinario del personale ospedaliero, territoriale e amministrativodice il presidente della Regione -, l’emergenza è stata governata in modo ordinato ed efficace. Oggi, però, siamo dinanzi ad un fatto nuovo: le catene di contagio si moltiplicano esponenzialmente perché troppi hanno abbassato la guardia e stanno sottovalutando la portata del fenomeno tanto che il semplice appello al buon senso ed alla responsabilità nell’osservanza delle buone pratiche (come distanziamento personale, divieto di assembramento, igiene delle mani e uso della mascherina) sembrano non essere sufficienti.»
«Siamo prontiprosegue il presidente Solinas -, se nelle prossime ore i numeri dei ricoveri continueranno a salire con il trend attuale, ad intervenire in maniera radicale per invertire questa tendenza e tutelare al meglio la salute di tutti i sardi. Ciò significa, d’intesa con il ministro della Salute ed con l’ausilio del nostro Comitato Tecnico Scientifico, applicare in Sardegna uno “Stop&Go” di 15 giorni per le principali attività, con contestuale chiusura di porti e aeroporti per limitare in modo rapido ed incisivo la circolazione delle persone e, con esse, del virus.»

«Naturalmenteconclude il presidente Christian Solinas -, appronteremo di pari passo una serie di misure economiche di supporto per sostenere le perdite derivanti dalla sospensione temporanea delle attività.»

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Domani, giovedì 22 ottobre 2020, a Carbonia, i tecnici di Abbanoa saranno a lavoro nel serbatoio d’accumulo di Lurdagu per installare le nuove apparecchiature di sezionamento e regolazione delle portate. L’erogazione sarà garantita dalle scorte accumulate nelle vasche: eventuali cali di pressione potrebbero verificarsi nel pomeriggio limitatamente alle zone alte dell’abitato. L’operazione rientra nel programma di ingegnerizzazione delle reti che il Gestore sta portando avanti tramite imprese altamente specializzate. La città di Carbonia è tra i primi trenta Comuni interessati dal progetto “Reti intelligenti”.

Le apparecchiature. I 101 chilometri di rete idrica di Carbonia saranno divisi in distretti telecontrollati e dotati di apparecchiature che regoleranno portate e pressioni. Abbanoa sta procedendo con gli interventi di ingegnerizzazione del sistema idrico cittadino avviato l’anno scorso con una campagna di monitoraggio dei principali snodi e dei serbatoi. Ciò ha consentito di studiare nel dettaglio le criticità e delineare gli interventi necessari a rendere efficiente la rete garantendone una migliore gestione. Ora sono in corso gli interventi che porteranno all’installazione di particolari strumentazioni di sezionamento, distrettualizzazione, misure e telecontrollo.

I distretti. La rete idrica cittadina sarà divisa in cinque distretti idraulici. Ognuno avrà una propria regolazione in base alle reali esigenze di portate e pressioni. Non solo: la distrettualizzazione delle reti consente, in casi di guasti, consente di isolare la sola zona interessata senza creare disservizi nel resto del centro abitato. Tutto questo grazie all’installazione di particolari apparecchiature la cui installazione è in corso.

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Sono 167 i nuovi casi di positività al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, 2.223 i tamponi eseguiti. Salgono a 6.643 i casi di positività dall’inizio dell’emergenza. Dei 167 nuovi casi, 127 sono stati rilevati attraverso attività di screening e 40 da sospetto diagnostico. Si registrano tre decessi, tre donne, due residenti nella Città Metropolitana di Cagliari, rispettivamente di 81 e 78 anni, e una di 52 residente nel Sud Sardegna. Le vittime sono in tutto 180.

In totale sono stati eseguiti 235.250 tamponi. Sono 236 i pazienti attualmente ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (+10 rispetto al dato di ieri), 36 (+2) i pazienti in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 3.539. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 2.618 (+54) pazienti guariti, più altri 34 guariti clinicamente.

Sul territorio, dei 6.643 casi positivi complessivamente accertati, 1.141 (+27) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 977 (+23) nel Sud Sardegna, 528 (+21) a Oristano, 977 (+23) a Nuoro, 3.020 (+73) a Sassari.

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La Rete Sarda in questi mesi ha abbassato i toni sulla crisi sanitaria auspicando che la Politica rispondesse con scelte adeguate a tutte le emergenze, ma così non è stato. Se non si ripristina il sistema sanitario pubblico, riorganizzando i grandi ospedali di Cagliari, restituendo ospedali efficienti ai territori disagiati, potenziando la sanità territoriale e assumendo medici e infermieri, non si arresta la catastrofe accelerata dal Covid-19.
I medici di base, ultima trincea della sanità pubblica, sono insufficienti, abbandonati e con pochi dispositivi di sicurezza. La Medicina di base paga gli effetti di anni di tagli. Su di essa ora si vorrebbe scaricare persino l’esecuzione dei tamponi rapidi, con rischi per pazienti, medici e ambulatori destinati a divenire anch’essi focolai di infezione.
Il tempo per organizzare e prevenire l’ondata di Covid c’era, ma non è partito nessun piano di emergenza e ancor meno un piano per il potenziamento della sanità territoriale e dei medici di base. Riqualificare la sanità pubblica, dopo anni di smantellamento, implica scelte finanziarie e un rigoroso sistema di controllo della spesa. Alla fine della prima ondata Covid, dopo il lockdown, è mancato il piano per prevenire la recrudescenza virale, intanto si ignora la strage per le altre malattie. Per il peso dei numeri, i centri preposti per il monitoraggio sono in affanno. Non si risponde più neanche ai telefoni. Le comunicazioni con i medici di base si sono interrotte. Per il ritardo degli esiti dei tamponi nei pazienti in quarantena, l’incertezza diagnostica è un altro problema per i medici di base, impossibilitati ad emettere i certificati di malattia.
Gli ospedali da luoghi di cura divengono spesso fonti di contagio, come è avvenuto di recente al Sirai di Carbonia, dove per testare il funzionamento delle apparecchiature per processare i tamponi a due volontari è stato fatto il prelievo con tamponi usati. Una grave disattenzione che non può chiudersi solo con la sostituzione dei responsabili. Abbiamo bisogno di personale competente e del ripristino dei laboratori chiusi a Iglesias come in altri centri della Sardegna.
Non si muore solo di Covid. La situazione dei malati non Covid seppur drammatica cade nell’oblio. L’accesso alle cure, a partire da quelle tumorali è difficile o impossibile. Per i tagli alla prevenzione si arriva spesso in ritardo alle diagnosi e alle terapie. Lo scenario inquietante impone come priorità la riprogrammazione del Sistema sanitario pubblico e l’assunzione di personale.
Delle macerie della Sanità sarda è responsabile tutta la classe politica in modo trasversale, ma non è tempo né di accuse né di assoluzioni. Bisogna ricostruire insieme e subito.
Claudia Zuncheddu – portavoce Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica

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Da sempre i Governanti, in corso di Epidemia, si pongono una domanda: «Andare appresso al virus e tamponare i danni che lascia nel suo percorso…oppure precedere il virus ed impedirgli di far danni?».
Questa domanda se la pose il Doge della Repubblica di Venezia, durante l’Epidemia mortifera dell’anno 1423. Ormai, dalla fine dell’epidemia di “Peste Nera” del 1347, si erano abbattute sulla città ben altre cinque ondate epidemiche che ne avevano ridotto la popolazione al lumicino. Quella del 1423 era la sesta ed il Doge Tommaso Mocenigo decise di prendere il “toro per le corna” ed anticiparlo. Si era capito che le epidemie venivano portate dalle navi che entravano in porto ed attraccavano tra l’Arsenale e Piazza San Marco. Bisognava fermare le navi sospette, senza danneggiare l’economia di Venezia. Individuò una delle isole della Laguna e decise che vi sarebbero stati ospitati gli equipaggi sospetti. Egli non conobbe i risultati della sua ordinanza, perché morì di Peste nel mese di aprile, però Francesco Foscari, il Doge successivo, si trovò alleviato da un peso enorme: l’Epidemia si era attenuata fino a scomparire.
Quel fatto, venne risaputo in tutto il mondo delle città portuali e tutte, sia in Europa sia nel Vicino Oriente, individuarono un luogo dove accogliere gli equipaggi sospetti di contagio. Era nato l’“isolamento preventivo”.
Esattamente 5 mesi fa (24 maggio 2020), in piena Epidemia e Lockdown, questo giornale si espresse per l’utilizzo di due strumenti mirati ad anticipare l’ingresso del Virus negli Ospedali del Sulcis Iglesiente:
1° – Adozione dell’Estrattore di RNA virale per diagnosi precoci e screening.
2°- Una “zona grigia” dove sistemare i sospetti in attesa di tampone.
Però facemmo la fine della Sacerdotessa Cassandra che si opponeva all’ingresso del Cavallo di Legno a Troia. Così i Greci sono entrati in città e l’hanno presa.
Tutt’oggi il processatore di tamponi (benché donato) non funziona come dovrebbe e, solo adesso, come leggiamo nei giornali, ci si pone il problema della “Zona Grigia”.
Cos’è la “zona grigia?”.
Lo spiegammo citando l’esempio di quel Cardiochirurgo che per primo la adottò a Milano. Si tratta del dottor Massimo Medda, di Sant’Antioco. Egli, intervistato dalla più importante rete televisiva lombarda, stupì tutta l’Europa raccontando che, in piena “zona Rossa” e nell’infuriare dell’Epidemia, continuavano ad operare i pazienti che giungevano al Pronto Soccorso del suo Ospedale per “infarto acuto del miocardio”. Raccontò che gli infartuati affetti da COVID venivano immediatamente operati in un settore isolato. Gli altri infartuati, indenni da virus, venivano operati nel reparto dedicato, mentre gli infartuati sospetti di COVID, venivano dirottati in un luogo isolato e, senza perdere un minuto per attendere il referto del tampone, venivano subito operati e salvati. Egli stesso disse: «Allestire una “ Zona Grigia” è il provvedimento più importante. Tra l’altro, essendo fisicamente isolata dagli altri reparti che ospitano malati comuni, non è pericolosa. Qui i pazienti vengono trattati da personale protetto con lo scafandro, la maschera FFP3, i filtri e i calzari, che si usano in Rianimazione per pazienti COVID gravi».
Questo giornale propose esattamente 5 mesi fa questo esempio virtuosissimo, affinché ne traesse ispirazione l’azione di governo del Virus nel nostro Ospedale.
Dopo 5 mesi di silenzio, infine, oggi 21 ottobre 2020, se ne parla.
Quale provvedimento verrà adottato? Il Giornale quotidiano di oggi non ne parla. Noi possiamo supporlo, conoscendo sia quanto si è fatto nell’Ospedale Santissima Trinità, sia la dotazione di immobili ospedalieri del Sirai.
Al Santissima Trinità è stato facile. Quell’Ospedale è costituito da più padiglioni fisicamente separati.
Quella Direzione Sanitaria ha trovato facile e ovvio applicare lo schema del Doge di Venezia nel 1423, quando decise di non far entrare estranei nella Città e fermare i sospetti in un’isola separata. Al Santissima Trinità è stato impiegato un padiglione separato dagli altri.
La situazione immobiliare del complesso di Carbonia è fortunatamente simile. Attorno all’edificio centrale esistono tre edifici isolati, collegati tramite tunnel sotterranei, e comunque perfettamente serviti sia dal Laboratorio Analisi, che dalla Radiologia, dalle Sale Operatorie e dalla Rianimazione.
I tre edifici isolati sono:
1 – La Dialisi;
2 – Il reparto ex-Infettivi (oggi sede della Diabetologia);
3 – L’ex-Pediatria (oggi sede degli Ambulatori).
Di questi tre, l’unico edificio intoccabile è quello della Dialisi.
L’ex-Infettivi, destinato al ricovero dei pazienti HIV e costruito negli anno ’90, è particolarmente attrezzato con apparecchi per la circolazione dell’aria a pressione negativa.
L’Edificio della ex-Pediatria è tutt’oggi un perfetto reparto di ricovero e cura. In passato venne costruito distante dall’Edificio Centrale, allo scopo di isolare i Bambini dalle malattie degli Adulti, e di isolare gli Adulti dai Bambini portatori di malattie infettive contagiose (Difterite, Morbillo, Erisipela, Poliomielite, etc.)
Questo edificio è strutturalmente adeguato a riprendere la funzione di reparto per pazienti da tenere isolati.
Gli obiettivi raggiunti, scegliendo uno di questi due edifici, sarebbero molti:
1 – Isolare i sospetti, ma non privarli delle cure fino al momento della diagnosi certa e dell’eventuale invio ad un Ospedale COVID;
2 – Impedire il ristagnare di pazienti sospetti nell’Astanteria del Pronto Soccorso;
3 – Impedire l’accesso di pazienti sospetti nei reparti generali dell’edificio centrale;
4 – Avere percorsi assolutamente separati del Personale-Covid dal Personale non-Covid;

5 – Poter disporre degli Specialisti per ogni procedura d’urgenza non procrastinabile (incidenti della strada, Ostetricia, Emodinamica, Chirurgia e Traumatologia d’urgenza, etc.)
6 – Facile comunicazione con il Laboratorio Analisi e Radiologia.
Naturalmente l’esistenza di una “Zona Grigia” necessita di una sala operatoria “grigia” isolata dalle altre.
La spesa da bilanciare:
1 – per assunzione di Personale;
2 – Arredi
Tutte voci previste dal Next Generation EU e dal MES.

Perché è giusto anticipare il Virus?
a – Perché stanno arrivando i mesi dei Virus invernali;
b – Perché il vaccino, seppure arriverà, non verrà distribuito a tutti in poco tempo;
c – Perché il confronto tra Umanità e Coronavirus sarà ancora lungo;
d – Perché è necessario che l’edificio centrale dell’Ospedale non interrompa la sua attività usuale per le malattie comuni: Tumori, Infarti, Chirurgie, Ostetricia, Traumatologia, Medicina, Neurologia Dialisi. Soprattutto: deve assolutamente essere separato dall’edificio dove si trovano i reparti generali, per evitare diffusione di un focolaio.
E’ necessario che la politica e la popolazione, partecipino attivamente al dibattito sulla Sanità.

Mario Marroccu

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In Sardegna cresce il numero dei contagi, i tamponi eseguiti sono sempre insufficienti. L’Isola è in piena emergenza sanitaria, dai numeri emerge una situazione assai preoccupante.

Per capire l’evoluzione assunta dalla diffusione del Coronavirus, è sufficiente comparare i numeri al 30 settembre a quelli odierni, 20 ottobre. Il 30 settembre i casi complessivi accertati nell’Isola erano 3.900, oggi sono 6.476 (il 10 ottobre erano 4.866). La Provincia che ha registrato il maggior incremento è quella del Sud Sardegna, passata da 397 a 954 (il 10 ottobre erano 577), oggi 58.

Il 30 settembre i casi di positività accertati furono 51, i ricoverati con sintomi erano 101, i ricoverati in terapia intensiva 19, le persone in isolamento domiciliare 1.941. Oggi, 20 ottobre, i casi di positività accertati sono 221, i ricoverati con sintomi sono 226, i ricoverati in terapia intensiva 34, le persone in isolamento domiciliare 3.426.

Resta molto basso, rispetto alle esigenze, in Sardegna, il numero dei tamponi eseguiti. Il 30 settembre vennero eseguiti 3.127 tamponi (il totale era di 190.647), oggi 20 ottobre ne sono stati eseguiti 2.016 (il totale è salito a 233.027, la media giornaliera negli ultimi 20 giorni è di 2.119).

Con la crescita dei casi di positività e quindi dell’emergenza, molte regioni hanno incrementato sensibilmente il numero dei tamponi eseguiti. Vediamo alcuni raffronti con il numero dei tamponi eseguiti da regioni che hanno un numero di abitanti inferiore rispetto alla Sardegna.

Sardegna (abitanti 1.630.474): oggi 2.016 – totale 233.027

Liguria (abitanti 1.543.127): oggi 6.062 – totale 384.376

Abruzzo (abitanti 1.305.770): oggi 3.115 – totale 250.052

Friuli Venezia Giulia (abitanti 1.211.357): oggi 3.915 – totale 482.298

Umbria (abitanti 880.285): oggi 4.371 – totale 258.701.

Come emerge chiaramente, la Sardegna è in forte ritardo e, vista l’emergenza, sarebbe auspicabile un impegno straordinario per incrementare il numero dei tamponi, strumento necessario e indispensabile per scovare gli asintomatici che sono sicuramente tanti, ignari di essere stati contagiati nei contatti avuti con persone già positive al Coronavirus e, purtroppo, potenziali vettori per la diffusione ulteriore del virus.

 

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Sono 221 i nuovi casi di positività al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, 2.016 i tamponi eseguiti. Salgono a 6.476 i casi di positività dall’inizio dell’emergenza. Dei 221 nuovi casi, 147 sono stati rilevati attraverso attività di screening e 74 da sospetto diagnostico. Si registrano tre decessi, un uomo di 79 anni residente nel nord Sardegna, uno di 85 del Sud Sardegna e uno di 76 della Città Metropolitana di Cagliari.

In totale sono stati eseguiti 233.027 tamponi. Sono 226 i pazienti attualmente ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (+16 rispetto al dato di ieri), 34 (+1) i pazienti in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 3.426. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 2.564 (+31) pazienti guariti, più altri 49 guariti clinicamente.

Sul territorio, dei 6.476 casi positivi complessivamente accertati, 1.114 (+70) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 954 (+58) nel Sud Sardegna, 507 (+21) a Oristano, 954 (+22) a Nuoro, 2.947 (+50) a Sassari.

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Sant’Antioco ha un nuovo ultracentenario, Giulio Fulgheri, arrivato al traguardo dei 101 anni. La festa di compleanno si è svolta domenica scorsa, con la partecipazione limitata ai parenti più stretti per le limitazioni imposte dall’emergenza Coronavirus. Giulio Fulgheri è nato il 15 ottobre del 1919 a Gonnesa e lo scorso anno, per il suo secolo di vita, ci fu festa grande e l’Amministrazione comunale lo omaggiò con una targa.
Si è sposato a Sant’Antioco e dal matrimonio sono nati tre figli che gli hanno dato sette nipoti e due pronipoti. Ha lavorato in miniera per una trentina d’anni poi, dopo essersi licenziato, ha trovato occupazione come carpentiere edile in città, non mancando però di accudire la campagna dove si recava dopo il turno di lavoro. Campagna dove non ha mancato di recarsi ogni giorno, guidando l’auto personalmente, essendogli stata rinnovata la patente per tre anni. Autorizzazione alla guida che gli scade tra breve e questo pensiero lo rattrista non poco, per l’intenzione dei figli di non fargliela rinnovare.
«Mi dispiace moltocommenta nonno Giulioin quanto rappresentava il mio momento di libertà e mi consentiva di sentirmi ancora in forma.»
Nonostante abbia superato il secolo di vita, Giulio Fulgheri gode ancora di ottima salute, escluso qualche inevitabile piccolo acciacco dovuto all’età. E’ arzillo e non ha bisogno di occhiali. Vedovo da 58 anni, d’estate vive da solo nella casa di sua proprietà, dove giornalmente lo accudiscono a turno i figli e le nuore. Nel periodo invernale, si trasferisce a casa di un figlio che abita a soli cento metri di distanza da casa sua. Quando non va in campagna si reca in piazza De Gasperi, per fare quattro chiacchiere con gli amici, brontolando quando…gli amici rientrano in famiglia troppo presto.
Tito Siddi