18 July, 2024
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Stamane ha preso avvio la demolizione di alcuni torrini raccogli acque nel territorio di San Giovanni Suergiu, nei medaus di Is Gannaus, Piscinnì, Is Imperas e Is Loccis Diana. Da tempo inutilizzati e divenuti pericolosi per la loro instabilità strutturale, questi torrini sono diventati, negli anni, un costante pericolo perché prossimi alle abitazioni.

«Con un finanziamento di circa 40mila euro spiega l’assessore ai lavori pubblici Giuseppe Pinna abbiamo programmato l’intervento di demolizione e smaltimento dei 4 torrini; un’azione che gli abitanti chiedevano da alcuni anni vista la continua caduta di calcinacci e mattoni.»

«Si pone fine a un capitolo indecoroso del nostro Comunestigmatizza il sindaco Elvira Usaicioè anni di trascuratezza e disimpegno che hanno messo a rischio l’incolumità degli abitanti di quella porzione di territorio. I medaus e le campagne sono il paesaggio naturale di San Giovanni Suergiu, quindi meritano di essere sicuri e curati.»

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Con le favorevoli condizioni meteomarine, sono ripresi gli sbarchi di migranti sulle coste del Sulcis. La notte scorsa, intorno all’1.00, al largo di Capo Teulada, un pattugliatore della Guardia di Finanza ha rintracciato un barchino con 8 migranti a bordo, tutti adulti, verosimilmente algerini. Soccorsi e trasportati al porticciolo di Sant’Antioco, dopo l’identificazione, sono stati trasferiti al Centro di prima accoglienza di Monastir, scortati dai carabinieri della stazione di Giba.
Questo pomeriggio sono stati rintracciati 9 clandestini a Porto Pino, in località Corrumanciu, Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di Tratalias. Identificati, sono stati trasferiti al Centro di prima accoglienza di Monastir.

  

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https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10224266278872564

Tre partite, una vittoria convincente nel derby d’esordio con la Torres, 2 a 0, e due pareggi esterni, sui campi del Lanusei e del Team Nuova Florida, con l’identico punteggio di 1 a 1. La quarta partita prevista dal calendario per la terza giornata, rinviata per l’emergenza sanitaria che ha investito la formazione campana della Gladiator di Santa Maria Capua Vetere.
L’impatto del Carbonia con la realtà del nuovo campionato di serie D è positivo, lo dicono i numeri, e la squadra biancoblù sta creando un clima di grande fiducia e ottimismo in tutto l’ambiente, nonostante i condizionamenti che arrivano dall’emergenza sanitaria che non ha ancora consentito lo svolgimento di una partita alla presenza del pubblico dei tifosi sulla tribuna dello stadio Comunale “Carlo Zoboli”. Salvo sorprese, al momento da escludere, il primo impatto tra squadra e tifosi ci sarà domenica 25 ottobre, in occasione della partita con il Savoia e tre giorni dopo dovrebbe esserci il bis con il recupero della partita con la Gladiator.
Stamane abbiamo intervistato il nuovo tecnico biancoblù, Marco Mariotti, “comandante” della nuova “nave biancoblù” che, domenica dopo domenica, sta iniziando ad orientarsi nel grande ed affascinante “mare della serie D”.

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Da oggi, lunedì 19 ottobre 2020, la Sanità del Sulcis Iglesiente è acefala. Ha perso la testa per strada, nell’accidentato percorso del Covid. Il Commissario-Direttore Generale si è dimesso e della Direzione Sanitaria si perdono le tracce.
Si può obiettare: «…ci sono sempre i Medici ed il personale Infermieristico ed Amministrativo…». No.
Non è così. Oggi il potere decisionale è concentrato in pochissime teste. E’ detenuto solo dai Direttori Generale e Sanitario. I Primari dei reparti ospedalieri non contano nulla. Il loro parere non è vincolante. Sono soltanto nella condizione di ricevere ordini ed eseguirli, in uno stato di obbedienza assoluta, contro la pena di procedimenti disciplinari per disobbedienza e sospensione dal ruolo di Primario alla fine dei 5 anni di incarico.
Prima non era così. I Primari venivano nominati in virtù di un’idoneità nazionale conseguita a Roma, dopo un durissimo concorso, basato sul merito e la preparazione, condotto sotto il controllo dei Carabinieri della Giudiziaria. Poi potevano essere assunti come Primari con contratto a tempo indeterminato; pertanto, erano difficilmente condizionabili dal potente di turno. Il Presidente dell’Ospedale, prima di deliberare, chiedeva il parere del Consiglio dei Sanitari. Questo era formato dai Primari e i rappresentanti degli Aiuti e degli Infermieri. Il parere del Consiglio dei sanitari era vincolante in materia organizzativa, di organico e di dotazione strumentale diagnostico terapeutica.
Oggi il Consiglio dei sanitari non ha alcun valore, pertanto, non può sopperire alla mancanza del Direttore generale.
Fino al 1978, il Presidente dell’Ospedale era anche Sindaco della città e rispondeva delle sue deliberazioni al Consiglio comunale. Immaginiamo cosa sarebbe successo allora se all’improvviso il Presidente avesse deciso, sentito il Consiglio comunale, di ridurre la Radiologia di 4 Radiologi specialisti, la Cardiologia di 3 Cardiologi, la Traumatologia di 3 Traumatologi, la Dialisi di 2 Nefrologi e la città di due Ospedali. Come minimo, avrebbe perso le elezioni. Oggi no. Il parere dei cittadini, il cui voto influenzava anche la gestione della Sanità pubblica territoriale, oggi non ha alcun peso.
Fino al 1978, i consiglieri comunali erano la “cinghia di trasmissione” tra i Cittadini ed il Presidente dell’Ospedale. Questa era l’organizzazione data alla Sanità pubblica dall’Alto Commissariato per l’Igiene e Sanità nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. In quei tempi, non esisteva ancora il ministero della Sanità. Tale organizzazione venne perfezionata dalla Legge di Riforma Mariotti N° 128 del 1969.
Oggi, intorno al Direttore generale della ASL (o Commissario) e il Direttore sanitario, c’è il nulla decisionale, e i Sindaci non hanno alcun canale per incidere realmente sulla Gestione della Sanità territoriale. Hanno l’unica opzione di riunirsi nel Consiglio di Distretto per esprimere un loro parere, ma questo non vincola nessuno e cade nel nulla. Lo stesso trattamento è riservato ai cittadini i quali, privati dei loro rappresentanti nella ASL, non hanno il referente politico locale a cui rivolgersi.
Eppure dalla fine della Seconda Guerra Mondiale alla Riforma Mariotti del 1969, il dibattito sull’assistenza sanitaria non si era mai interrotto. Anzi, era diventato centrale in tutti i partiti politici in Parlamento. Eravamo ancora ai tempi delle epidemie di Difterite, Morbillo, Pertosse, e della terribile Poliomielite. Allora la gente, a 60 anni d’età, era già vecchissima e moriva per aver consumato l’aspettativa di vita del tempo.
Nacque un’utopia: «Lo Stato deve dare l’assistenza sanitaria a tutti indistintamente dalla culla alla tomba». C’era da realizzare l’articolo 32 della Costituzione: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti […]. La Legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della Persona umana».
Era evidente che, per realizzare un programma così intenso, non si potevano lasciare le redini della Sanità ad un gruppetto di oligarchi capaci di perpetuarsi, anche senza consenso, con tecniche autoreferenziali.
Tutte le parti politiche furono concordi nello stabilire che la gestione della Sanità pubblica dovesse avvenire col metodo democratico della “Partecipazione” dei cittadini tramite i loro delegati. I delegati naturali dei cittadini sono i Sindaci e i Consigli comunali. Così venne votata la più grande Riforma del Dopoguerra: la legge 833/78.
Fu la Riforma più ampia, capillare e radicale, mai varata in tutto il mondo occidentale in fatto di sanità. In essa, all’articolo 15, si disponeva che l’Amministrazione delle ASL, venisse affidata ad un Presidente, coadiuvato da un Direttore amministrativo e Sanitario, e fosse sotto il controllo del “Comitato di gestione”. Questo era composto fra gli eletti dei Consigli comunali del territorio competenti in materia sanitaria ed amministrativa.
Se in quei tempi fosse accaduta la disgregazione della dirigenza della ASL, come è avvenuto oggi, il Comitato di gestione avrebbe preso immediatamente le redini mantenendo il controllo del Sistema sanitario. La catena di raccordo che univa i cittadini al vertice della Sanità non si sarebbe interrotta, e le istanze popolari sarebbero state recepite sempre.
Oggi le istanze popolari, con la nuova organizzazione sanitaria, sono inefficaci, perché non hanno un referente.
La ridottissima dirigenza delle ASL fa riferimento ad un’altra ridottissima oligarchia regionale che si chiama ATS (Azienda Tutela Salute). E’ formata dal Direttore generale regionale, il Direttore sanitario, e il Direttore amministrativo. In tutto fanno 3 teste e 6 occhi. E’ evidente che l’“uomo solo al comando” è insufficiente per un tema così complesso.
Come si è arrivati a questo?
Il primo ad intaccare la Legge 833/78 fu il ministro Carlo Donat Cattin. Egli trovava che l’esistenza dell’“Assemblea generale” di tutti i Comuni, che doveva eleggere il Comitato di gestione, fosse un fardello eccessivo per la ASL e nel 1987 la eliminò. Rimasero però in piedi i “Comitati di gestione” che affiancavano il Presidente nell’allestire il programma sanitario e ne controllavano sia la realizzazione che la qualità percepita.
Successivamente nel 1992-93, negli anni della grande crisi politica e la fine dei grandi partiti, i Presidenti vennero sostituiti dai “Manager”, ma il “Comitati di gestione” rimasero in piedi. In quegli anni la Sanità funzionava oltremodo bene. Poi nel 1999, con la riforma Bindi, avvenne l’“aziendalizzazione” delle ASL. Fu il momento in cui vennero soppressi i Comitati di gestione e le ASL rimasero nelle mani dei Manager. La catena di trasmissione fra i cittadini e la dirigenza della ASL si era interrotta. Da allora i metodi di gestione ebbero un carattere puramente “aziendalistico”, cioè erano equiparati a quelli delle aziende private che, come si sa, hanno un fine: il bilancio deve chiudersi positivamente con un profitto economico, o col pareggio. La Sanità pubblica stava assumendo le connotazioni del “prodotto commerciale”.
Purtroppo, il pareggio di bilancio può, in certi casi, per necessità, essere raggiunto sacrificando l’interesse del lavoratore.
Per trasformare le prestazioni sanitarie in un prodotto commerciale aziendale, vennero adottati i “DRG”. Questi sono un sistema di valutazione economica che adottano le assicurazioni americane per quantificare il costo delle prestazioni sanitarie ottenute dai loro clienti.
Da quel momento, vennero tenuti corsi di gestione anche per i medici ospedalieri al fine di addestrarli al nuovo percorso privatistico della Sanità. Una delle prime cose che vennero insegnate fu che la parola “paziente” andava sostituita col termine “cliente”. Cioè il paziente diventava un generatore di profitto tramite l’incasso del DRG.
Ne derivò che le ASL anziché produrre le prestazioni sanitarie potevano anche comprarle da un altro Ospedale o da una Clinica privata, e poi passarle agli assistiti. Naturalmente bisognava che l’assistito dovesse abituarsi a mettersi in viaggio e portare il suo corpo malato in altri Ospedali, ai quali il proprio Ospedale l’aveva ceduto.
Lo scopo era: garantire l’assistenza tramite altri, pagarla con i fondi del proprio bilancio secondo il valore del DRG, per poi coprire il debito con il risparmio ottenuto, diminuendo il numero dei propri dipendenti, dei propri reparti, e dei propri Ospedali.
E’ sotto gli occhi di tutti il fallimento di questo metodo aziendalistico di gestione della Sanità pubblica. L’epidemia di Covid è oggi un test di prova inesorabile. Sono stati falliti due obiettivi fondamentali:
1°- Il bilancio è andato in negativo come non mai. La nostra ASL si è indebitata per i troppi DRG pagati ad Ospedali e Cliniche private cagliaritane. Per risparmiare, ha ulteriormente chiuso posti letto ospedalieri e non ha mai aperto i posti letto delle “Case della Salute” previste per il territorio.
2°- L’insoddisfazione dei cittadini è massima. Ormai essi ricorrono alla “mobilità passiva”, abbandonando gli Ospedali del luogo, impoveriti da questo genere di gestione, per altri.

Se fossero esistiti i “Comitati di gestione” previsti dalla 833/78, un fatto così grave, antieconomico e antidemocratico, non sarebbe mai avvenuto.
Oggi, in tempo di Pandemia, il Covid è diventato un’utile coperta per nascondere il fallimento dell’“Aziendalizzazione” delle ASL. Tutto ciò che stiamo provando: l’ impossibilità ad accedere liberamente agli Ospedali, la scarsa assistenza per le usuali patologie, l’atteggiamento respingente alle porte dell’Ospedale e al suo interno, passano come effetto del virus. In realtà, si tratta di una situazione che precede la Pandemia e che oggi è peggiorata.
A questo degrado organizzativo, maturato negli ultimi 20 anni, oggi si sta associando un decadimento della solidarietà pubblica. Il fenomeno più vistoso è la tendenza di suddividere la popolazione che ha diritto all’assistenza sanitaria in sottogruppi. Quello degli anziani è preso di mira per la sua intrinseca fragilità e sta maturando l’idea malsana che si debba lasciare al virus la funzione di selezionare i più forti dai più deboli. In assenza di una forte guida morale pubblica, si sta aprendo la strada a teorie sociali neodarwiniste. E’ l’effetto del diffuso oblio della cultura democratica per cui la cura della “Persona umana” è un diritto costituzionale ed il riconoscimento che “la salute è un diritto fondamentale dell’individuo”.
Se fosse ancora presente il controllo democratico e popolare delle ASL tramite i Sindaci, questo decadimento assistenziale, e anche morale, non sarebbe così vivido.

Mario Marroccu

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Sono 159 i nuovi casi di positività al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, 2.306 i tamponi eseguiti. Salgono a 6.255 i casi di positività dall’inizio dell’emergenza. Dei 159 nuovi casi, 116 rilevati attraverso attività di screening e 43 da sospetto diagnostico. Non si registrano nuove vittime, in tutto 174.
In totale sono stati eseguiti 231.011 tamponi. Sono 210 i pazienti attualmente ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (+2 rispetto al dato di ieri), 33 (+4) i pazienti in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 3.259. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 2.533 (+45) pazienti guariti, più altri 46 guariti clinicamente.
Sul territorio, dei 6.255 casi positivi complessivamente accertati, 1044 (+46) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 896 (+32) nel Sud Sardegna, 486 (+2) a Oristano, 932 (+23) a Nuoro, 2.897 (+56) a Sassari.

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Sono cinque i comuni sardi (Cuglieri, Masainas, Serrenti, Uri e Usini) che hanno aderito alla quarta edizione della ‘Camminata tra gli olivi’, manifestazione organizzata dall’associazione nazionale “Città dell’Olio” che si svolgerà domenica 25 ottobre, contemporaneamente in oltre 80 città italiane con percorsi ideati attraverso il territorio olivicolo dei vari territori, ed è stata presentata questa mattina nei locali dell’assessorato regionale degli Enti locali. 

«L’ulivo rappresenta un elemento caratterizzante del paesaggio rurale sardo, dove possiamo vantare alberi millenari, e l’olio extravergine prodotto in Sardegna è una delle tante eccellenze che vanno adeguatamente protette e promosseha sottolineato l’assessore regionale degli Enti locali, Quirico Sanna -. Prodotti di qualità che rappresentano l’identità e la cultura dell’Isola e devono diventare ambasciatori sardi nel mondo, rappresentando una preziosa occasione di sviluppo e occupazione.»

«Anche queste manifestazioni sono una grande opportunità per rilanciare l’immagine della Sardegna e delle sue eccellenze in un periodo difficile ha aggiunto l’assessore del Turismo, Gianni Chessa -. Il settore agroalimentare è decisivo nella creazione di un ‘marchio Sardegna’ che punti a valorizzare e promuovere il territorio, migliorando e diversificando l’offerta turistica. L’olio sardo è storia, tradizione, cultura e anche come offerta di turismo esperienziale può diventare una colonna del rilancio dell’economia isolana.»

«Nonostante le difficoltà dovute all’emergenza sanitaria, dobbiamo pensare ai segmenti economici dai quali far ripartire la Sardegna, coniugando tutela ambientale e sviluppo, e l’olio sardo rappresenta una produzione di qualità che può dare lustro all’Isolaha detto l’assessore della Difesa dell’ambiente, Gianni Lampis -. Nel patrimonio ambientale e paesaggistico della Sardegna, gli ulivi plurisecolari sono un’eccellenza che abbiamo il dovere di valorizzare anche a fini turistici. Una filiera importante della nostra economia e anche un mezzo per far conoscere la nostra storia e le nostre tradizioni.»

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La riunione del Consiglio comunale di Carbonia, convocata per domani, martedì 20 ottobre, alle 17.30, è stata rinviata a data da stabilire nella prossima riunione della conferenza dei capigruppo. I punti inseriti all’ordine del giorno sono tre: comunicazioni del Sindaci; esame delle mozioni; approvazione della variante al Piano di lottizzazione convenzionata Zona omogenea C – sottozona C 3.1 – sita in via Suor Anna Lucia (ex via Anselmo Roux).

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Domani, martedì 20 ottobre, i tecnici di Abbanoa saranno impegnati in un intervento di manutenzione programmata nella rete idrica di Buggerru. In particolare, saranno installate nuove apparecchiature nel nodo di rete in via Rosmarino: l’intervento renderà necessario interrompere l’erogazione idrica dalle 8,30 sino alle 16,30 nelle utenze della zona alta di via Rosmarino, di via delle Ginestre, della località Malfidano, di via Gramsci, di via Frau e del tratto di via Roma dal ponte sino alle palazzine Iacp. Il servizio potrà essere ripristinato in anticipo nel caso che gli interventi venissero completati in tempi minori rispetto a quanto preventivato. Le squadre di Abbanoa saranno mobilitate per limitare al massimo i temporanei casi di torbidità che si potrebbero verificare a causa dello svuotamento e del successivo riempimento delle tubature. Qualsiasi anomalia può essere segnalata al numero verde del servizio segnalazione guasti di Abbanoa. 800022040

Buone notizie sul fronte della lotta al Covid-19 arrivano da Gonnesa. «Cari concittadini e care concittadineannuncia il sindaco Hansel Cristian Cabiddu – ho ricevuto da ATS la buona notizia che 10 cittadini positivi sono finalmente guariti dal Covid-19. Sono 33, ad oggi, i gonnesini che si sono definitivamente negativizzati e sono in corso i tamponi di verifica per i postivi che in questi giorni potrebbero essere prossimi alla guarigione. Nel ricordare il rispetto delle norme igieniche e sanitarie di sicurezza previste dai Dpcm per arginare la diffusione del Covid-19, invitiamo i cittadini ad avere comportamenti prudenticonclude il sindaco di Gonnesa -. Sarà mia cura aggiornarvi costantemente su ulteriori comunicazioni.»

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Domenica 18 ottobre, nella chiesa di San Giovanni Battista, a San Giovanni Suergiu, don Tonino Bellu ha avuto il piacere di benedire la signora Antioca Serafini, recatasi in chiesa insieme a parenti ed amici, in occasione del suo centesimo compleanno.

Presente anche la sindaca Elvira Usai che ha colto l’occasione per donarle una targa da parte dell’Amministrazione comunale, omaggiandola anche di una rosa bianca. Un dono anche da parte anche della comunità ecclesiastica, con una dedica speciale, un quadro con la Madonna e Gesù Bambino, in rilievo, simbolo della maternità.

Una nonna arzilla ed ancora lucida, simpatica, sorridente e dallo sguardo dolcissimo, che ha salutato tutti con affetto, posando per innumerevoli foto e qualche filmato ricordo di una giornata importante.

Nata il 18 ottobre 1920, Antioca, si sposò con Giovanni Lindiri, nato il 18 novembre 1917, venuto a mancare il 24 aprile 2002, all’età di 84 anni. Ha avuto due figli: Anna Paola, nata nel 1958, e Virginio, nato nel 1946 e venuto a mancare nel 1983, all’età di 37 anni. Quattro i nipoti: Fabio e Mauro Collu, Francesca e Gianluca Lindiri. Due i pronipoti: Nicolò e Mattia Collu.

Una vita fatta di sacrifici, vissuta in campagna a lavorare la terra, tanta fatica che però non le ha mai tolto il sorriso che ancora oggi conserva e regala a chi le vuole bene. Sana, ci tiene a precisare che non prende medicine se non «mezza pastiglietta per la pressione», senza pretese, intervistata racconta...«mangio quello che c’è»!

Sorride, dichiarando ancora una volta di non essere «neanche troppo stanca», «sto invecchiando, ma sto bene in salute e questo mi basta».

Un grande esempio di donna forte, curata e coccolata dalla sua famiglia, nel concludere l’intervista, preoccupata di non essere in ordine chiede di «aggiustarle il fazzoletto». Sorride agli applausi, ai brindisi e agli auguri e non perde occasione, per ringraziare dispensando amabili sorrisi.

Lunga vita nonna Antioca!

Nadia Pische