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Il dottor Massimo Temussi, 50 anni, laurea a Sassari in Economia e Commercio, Master negli Stati Uniti, ha ricoperto incarichi direttivi nell’AOU di Sassari e poi a Sanluri e, infine, a Cagliari sia nell’assessorato regionale della Sanità, sia in quello del Lavoro, in qualità di Direttore Generale dell’ASPAL.
I dipendenti che hanno lavorato con lui lo ammirano. Le loro valutazioni sono: preparato, esperto, intelligente, scaltro, ecc. Non è un medico. è uno specialista di scienze matematiche applicate all’Economia, all’Organizzazione, alla Sociologia, e sa trattare con la Politica. Con queste caratteristiche ci aspettiamo che sappia: comunicare, ascoltare le istanze popolari e trattare le aspettative di tutti con “gentilezza”. Noi, del Sulcis Iglesiente abbiamo molte ed urgenti aspettative. Proviamo a scrivergli.
La Sanità pubblica del nostro territorio è costituita dalle strutture ospedaliere di Iglesias e Carbonia. Carbonia e Iglesias sono storicamente due città improntate da una cultura mineraria ed ospedaliera.
Le Miniere, sia quelle metallifere che quelle carbonifere sono state, nel ventesimo secolo, uno dei motori economici della Nazione italiana. Oggi le miniere sono dismesse. Tuttavia la cultura mineraria è radicata nell’identità popolare e costituisce il trait-d’union che le unisce alle popolazioni delle città minerarie tedesche, belga, francesi e inglesi. Questa peculiare cultura è un valore aggiunto alla cultura prevalentemente agropastorale dei sardi.
Ambedue sono anche città ospedaliere fin dalla loro fondazione. Iglesias, città medioevale, ha le sue radici nel 13° secolo, e già da allora, in qualità di Comune pazionato di Pisa, aveva un suo Sistema Sanitario di cui restano le tracce nei resti archeologici dell’Ospedale di Santa Chiara e nella chiesa Bizantina di San Salvatore, di cui si conserva ancora il “giardino dei semplici” che era la Farmacia dei monaci hospitaleri. Nello stesso periodo il Libero Comune di Sassari si confederava a Genova mentre Iglesias si confederava a Pisa. Sono di allora le prime strutture sanitarie Iglesienti e Sassaresi. In quei tempi il borgo di Cagliari, intorno al Castello Pisano non era ancora ben strutturato mentre la città di Santa Igia, nell’isola di san Simone dello Stagno di Santa Gilla era stata appena distrutta.
Mentre Iglesias ha circa 800 anni d’età, Carbonia ne ha circa 80. Carbonia fu destinata dai fondatori ad essere città mineraria ed ospedaliera. L’una è il Comune più antico della Sardegna, assieme a Sassari, l’altra è la città di fondazione più giovane d’Italia. L’una testimonia il più antico sistema sanitario medioevale della Sardegna; l’altra la storia sanitaria del 1900 sardo.
Fino al 2000 Iglesias era dotata di 3 Ospedali, differenziati per specialità; due sono stati chiusi; il terzo è stato ridotto ai minimi termini. Contemporaneamente, l’Ospedale di Carbonia ha subìto perdite gravissime con la scomparsa di interi reparti e la drastica riduzione di Medici specialisti. Il danno al Servizio Sanitario del Sulcis Iglesiente è avvenuto nella sordità assoluta alle lamentele dei Sindaci del territorio. Si ha la sensazione che le istanze popolari per il legittimo diritto ad esercitare il controllo democratico del Servizio Sanitario non contino. Il popolo viene interpellato solo al momento della raccolta del consenso elettorale.
Quantifichiamo il danno. Fino a 25 anni fa i posti letto ospedalieri a Carbonia erano 384 e ad Iglesias erano 250 circa, per un totale di quasi 700 posti letto. Oggi esistono 130 posti letto all’Ospedale di Carbonia e una cinquantina al CTO di Iglesias. In tutto sono 180. Se si considera che la popolazione della Asl è di 122.000 abitanti, ne deriva che abbiamo soltanto 1,4 posti letto ospedalieri per 1.000 abitanti. Il recente bando pubblicato dalla Comunità Europea per avere diritto ai sussidi e prestiti del Recovery Fund e ai prestiti agevolati del MES, dispone che i progetti per la riparazione del danno strutturale apportato in questi 20 anni alla Sanità, prevedano che il numero dei posti letto sia riportato al parametro di “3,7 posti letto per 1.000 abitanti”. Pertanto, l’Europa dichiara che il rapporto di 1,4 posti letto per 1.000 abitanti è vistosamente insufficiente. L’Europa riconosce che al Sulcis Iglesiente spettano oggi n° 451 posti letto ospedalieri. La differenza tra i 180 posti letto del CTO e Sirai ed i 451 (minimali) imposti dal parametro europeo, certifica una carenza strutturale di 271 posti letto.
A causa di questa miserrima dotazione di posti letto, i nostri Ospedali sono condannati ad applicare il metodo della “medicina e chirurgia da corsa”. I Medici sono obbligati a fare tutto “in fretta” per liberare i letti e renderli disponibili per i nuovi pazienti che premono.
Sono così inevitabili due fenomeni da sanità del terzo mondo:
– Le lunghe liste d’attesa per essere ricoverati e operati;
– La “mobilità passiva” ed il relativo indebitamento con le altre ASL.
Gli effetti perversi di tale politica sanitaria sono due:
1 – L’ulteriore decadimento degli Ospedali con la riduzione della capacità ricettiva di alcuni reparti, e la chiusura forzata di altri;
2 – La riduzione del Personale.
Oggi, con l’arrivo della Pandemia, la deficienza organizzativa esploderà. Quando la richiesta di ricoveri per Covid aumenterà non saremo in grado di affrontarla. Già oggi, appena all’inizio dell’Inverno, L’Ospedale Covid di Cagliari è saturo e ha difficoltà a ricevere i nostri. Il futuro che si prospetta pare evidente dai dati ufficiali forniti dagli organi Governativi.
Il numero dei contagiati sta raddoppiando ogni settimana. Il numero dei contagiati sta raddoppiando ogni settimana. Andando così le cose, nella prossima settimana si passerà da circa 250.000 a 500.000; poi seguirà un altro raddoppio dopo un’altra settimana.
L’ultimo Bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità ci fornisce dati allarmanti.
Oggi gli attualmente positivi in Italia sono 255.090, tra i quali:
– I contagiati asintomatici il 55-56%;
– I contagiati con sintomi lievi il 24-26%;
– I contagiati con sintomi severi/critici il 4-7%.
In questo calcolo stiamo ignorando i morti e i guariti, perché non hanno più bisogno di un posto in Ospedale. Gli Italiani “Suscettibili” d’essere infettati sono 56 milioni. La possibilità di espansione dei contagi è enorme.
Mettiamo il caso che nel Sulcis Iglesiente si arrivi a 1.000 contagiati. Secondo l’Istituto Superiore di sanità il 4-7% (media 5,5%) avrà bisogno d’essere ricoverato in un reparto di Terapia Intensiva. Ne consegue che n° 55 pazienti avrebbero bisogno di cure molto serie.
Come farebbero i nostri Ospedali a ricoverarli? Non potrebbero. Allora, potremmo trasferirli a Cagliari? «No! perché l’Ospedale Covid del Santissima Trinità di Is Mirrionis è saturo e già oggi sta dirottando i nuovi ricoveri al Policlinico, che però non è attrezzato per riceverli.»
Quale sarebbe la soluzione?
«Se adottassimo una soluzione di tipo svizzero si dovrebbe rifiutare il ricovero in Terapia Intensiva agli Anziani d’età superiore ai 65 anni, e lasciarli a casa, in seno alle famiglie.»
Cosa avverrebbe delle famiglie?
«Si infetterebbero e verrebbero messe in quarantena, fino alla guarigione o alla morte di chi è sintomatico.»
E i giovani? E’ vero che non si ammalano?
«Non è vero. Pochi giorni fa al SS Trinità è stata ricoverata per Covid una famigliola: padre, madre e ragazzino. Il ragazzino è morto. La morte dei giovani non è per niente rara.»
A questo punto, il problema si espande. Si può presumere che su 122.000 abitanti del Sulcis Iglesiente potranno ammalarsi con sintomi il 30%, come avviene ogni anno con il Virus influenzale. Se ciò avvenisse, tra novembre ed aprile potranno essere contagiate, nel nostro territorio, 36.600 persone. Se di queste 36.600 persone, il 5,5% (come valuta il ISS) avrà sintomi severi o critici, saranno necessari n° 2.013 ricoveri in Terapia Intensiva nei nostri Ospedali.
Se vivessimo in Germania, morirebbero pochi ricoverati, perché Angela Merkel ha fatto attrezzare ben 40.000 posti di terapia intensiva. Invece in Italia ne abbiamo solo 4.500. In questa condizione potranno perdere la vita dal 4 al 12% dei pazienti critici ricoverati nel Sulcis Iglesiente. Cioè 200 circa. Gli altri avranno bisogno d’essere trattenuti in Ospedale per alcuni mesi.
Supponiamo di dover subire quella percentuale di decessi, ma poi, come faremmo a tenere ricoverati a lungo gli altri 1.800 pazienti gravi? (ricordiamo che la durata dei ricoveri va da 1 a 6 mesi). Non c’è risposta. Con i nostri 180 posti letto, tra Iglesias e Carbonia, non ce la faremmo neppure se chiudessimo gli Ospedali a tutte le altre patologie come: infarti, blocchi intestinali, tumori, ostetricia, incidenti, ecc. è bene fare i calcoli secondo i dati del Comitato Tecnico Scientifico e immaginare gli sviluppi futuri.
Tutto ciò premesso e, tenuto conto che dobbiamo inviare progetti di ristrutturazione Ospedaliera entro aprile alla Commissione europea, sarà meglio affrettarsi a prendere carta e penna e scrivere le nostre richieste. Dobbiamo farlo noi. Gli altri non lo faranno. Dobbiamo stare attenti alla confusione che genera la proposta di costruire l’“Ospedale unico”. Si tratta di una proposta giusta ma va formulata meglio. Ti propongono l’“Ospedale Unico” futuribile, e ti chiedono di aspettare che arrivi. Nel frattempo tutto rimane come è oggi.
Ti chiedono: «Vuoi l’uovo oggi o la gallina domani?» A questa proposta si può rispondere solo in un modo: «Voglio tutto e subito: cioè, voglio l’uovo, la gallina, e anche il soldo».
– Il “soldo”: restituire al Sistema Sanitario del Sulcis Iglesiente tutti i Servizi Ospedalieri che sono stati sottratti negli ultimi 20 anni;
– L’“uovo”: Consolidiamo il nostro capitale strutturale Ospedaliero riportandolo all’efficienza conosciuta;
– La “gallina domani”: Appena avrete costruito ed attrezzato il nuovo Ospedale lo accetteremo. Nel frattempo, ci teniamo ben stretti, e rafforzati, i nostri Ospedali.
Oggi ci serve con urgenza che il dottor Massimo Temussi finalmente tratti questo territorio con la dovuta gentilezza e, in attesa dell’“Ospedale Unico”, faccia due azioni:
1 – Attrezzi l’Ospedale Covid al Santa Barbara, prima che sia tardi;
2 – Ci restituisca subito tutti i Medici Specialisti, i Tecnici, gli Infermieri e i posti letto che ci sono stati sottratti.
Mario Marroccu