20 December, 2024
Home2020Ottobre (Page 4)

[bing_translator]

La situazione d’emergenza in cui versa il Pronto Soccorso dell’ospedale Sirai di Carbonia, dove si sono trovano temporaneamente 4 pazienti risultati positivi al Covid-19, in attesa che si liberino dei posti letto all’ospedale Santissima Trinità di Cagliari, ormai in piena emergenza, ha portato la sindaca di Carbonia, Paola Massidda, presidente della Conferenza Socio-Sanitaria del Sulcis Iglesiente, a tenere una conferenza stampa, stamane, all’ingresso del Pronto Soccorso del nosocomio cittadino, alla quale ha partecipato anche Elvira Usai, sindaca del comune di San Giovanni Suergiu.

Vediamo le interviste realizzate con Paola Massidda ed Elvira Usai.

[bing_translator]

L’11 marzo scorso la Giunta regionale ha approvato il “Piano strategico per l’attivazione progressiva di strutture di area critica” predisposto dal Governatore, Christian Solinas, in risposta all’emergenza Covid-19. Per far fronte alle necessità che avrebbero potuto presentarsi, il Piano prevedeva una progressiva riorganizzazione dei presidi sanitari dell’Isola, individuando le strutture ospedaliere, comprese quelle private, dedicate alla cura dei pazienti contagiati da Covid-19 e le strutture dove sarebbe stata garantita l’assistenza a tutti gli altri pazienti.

Il documento strategico configura la Sardegna in due macro aree di competenza, Nord e Sud, per consentire la massima sicurezza nell’eventuale trasporto dei pazienti verso i presidi di riferimento, ed è articolato in fasi successive che si attiveranno a seconda della necessità.

Il Piano prevedeva la realizzazione di 33 posti letto Covid al Cto di Iglesias e individuava l’ospedale Sirai di Carbonia tra le strutture di supporto per la cura ai pazienti non affetti dal Coronavirus. La scelta del Cto venne contestata dalla comunità locale e la sede del Centro venne spostata all’ospedale Santa Barbara.

Il 6 giugno la Giunta regionale ha approvato in via preliminare il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera in emergenza Covid-19, così come previsto dal decreto legge licenziato dal Governo il 19 maggio.

Per l’incremento delle terapie intensive e subintensive, il piano individua diverse strutture su tutto il territorio e, in via prioritaria, i presidi ospedalieri dell’Isola già predisposti nell’emergenza alla gestione dei casi Covid-19 (Santissima Trinità di Cagliari, San Francesco di Nuoro e cliniche San Pietro dell’Aou di Sassari), venivano integrati con gli ospedali San Martino di Oristano e Santa Barbara di Iglesias.

«In caso di emergenzaspiegò l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, in riferimento al caso specifico del Santa Barbara la struttura consentirebbe la gestione dei pazienti affetti da Coronavirus mantenendo libero il vicino Cto e potrebbe, se necessario, fornire supporto al Santissima Trinità.»

A distanza di quasi 8 mesi dalla scelta iniziale e di quasi 5 dall’approvazione del Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera in emergenza Covid-19, al Santa Barbara nulla è stato fatto ed oggi, in piena emergenza Covid-19, i pazienti positivi vengono parcheggiati nei Pronto Soccorso del Sirai e del CTO, in attesa che si liberino posti letto al Santissima Trinità di Cagliari, nel quale l’emergenza è totale. La situazione è incomprensibile, per quello che era e resta il Piano approvato, ed inaccettabile, anche perché ieri sera su La7, la ministra delle Infrastrutture dei Trasporti Paola De Micheli, ha affermato che il Piano per i Centri Covid è stato ultimato in tutta Italia e che tutti i posti letto Covid sono disponibili in caso di necessità. La domanda che sorge spontanea è: «Il Sulcis Iglesiente non fa parte dell’Italia?»

Giampaolo Cirronis

[bing_translator]

Il sindaco di Portoscuso, Giorgio Alimonda, ha annunciato oggi due nuovi casi di positività al Covid-19.

«S’informa la cittadinanza che si registrano altri 2 casi accertati di concittadini positivi al Coronavirus, che si aggiungono ai 2 registrati ieri. L’ATS informa che, compatibilmente con l’emergenza in corso nel territorio, sono stati effettuati alcuni degli accertamenti diagnostici previsti tra i contatti diretti e di cui si attende l’esito ufficiale, mentre gli altri sono in programmazione domani e ancora nei prossimi giorni. Alcuni di questi contatti asintomatici hanno effettuato il tampone in laboratorio privato che fortunatamente hanno dato esito negativo. Nei pochissimi casi di esito del tampone positivo si è in attesa della controprova del molecolare.»

«Confermiamo che, in tutti casi coinvolti, anche in maniera spontanea, tutte le persone interessate si sono prontamente isolate precauzionalmente in attesa di disposizioni dell’Autorità sanitariaha aggiunto Giorgio Alimonda -. Con la collaborazione di tutti i cittadini e lo scrupoloso rispetto delle regole comportamentali previste a tutela della salute pubblica, saremmo in grado in poco tempo di circoscrivere ed isolare il virus.»
«Alle persone colpite ed a quelle coinvolte in attesa di esito, nonché quelle in quarantena volontaria e obbligatoria, esprimiamo tutta la nostra solidarietà, ringraziamento per la responsabilità dimostrata e augurio di pronta guarigioneha concluso il sindaco di Portoscuso -. Si rimanda ai nuovi aggiornamenti.»

[bing_translator]

Il dottor Massimo Temussi, 50 anni, laurea a Sassari in Economia e Commercio, Master negli Stati Uniti, ha ricoperto incarichi direttivi nell’AOU di Sassari e poi a Sanluri e, infine, a Cagliari sia nell’assessorato regionale della Sanità, sia in quello del Lavoro, in qualità di Direttore Generale dell’ASPAL.

I dipendenti che hanno lavorato con lui lo ammirano. Le loro valutazioni sono: preparato, esperto, intelligente, scaltro, ecc. Non è un medico. è uno specialista di scienze matematiche applicate all’Economia, all’Organizzazione, alla Sociologia, e sa trattare con la Politica. Con queste caratteristiche ci aspettiamo che sappia: comunicare, ascoltare le istanze popolari e trattare le aspettative di tutti con “gentilezza”. Noi, del Sulcis Iglesiente abbiamo molte ed urgenti aspettative. Proviamo a scrivergli.

La Sanità pubblica del nostro territorio è costituita dalle strutture ospedaliere di Iglesias e Carbonia. Carbonia e Iglesias sono storicamente due città improntate da una cultura mineraria ed ospedaliera.

Le Miniere, sia quelle metallifere che quelle carbonifere sono state, nel ventesimo secolo, uno dei motori economici della Nazione italiana. Oggi le miniere sono dismesse. Tuttavia la cultura mineraria è radicata nell’identità popolare e costituisce il trait-d’union che le unisce alle popolazioni delle città minerarie tedesche, belga, francesi e inglesi. Questa peculiare cultura è un valore aggiunto alla cultura prevalentemente agropastorale dei sardi.

Ambedue sono anche città ospedaliere fin dalla loro fondazione. Iglesias, città medioevale, ha le sue radici nel 13° secolo, e già da allora, in qualità di Comune pazionato di Pisa, aveva un suo Sistema Sanitario di cui restano le tracce nei resti archeologici dell’Ospedale di Santa Chiara e nella chiesa Bizantina di San Salvatore, di cui si conserva ancora il “giardino dei semplici” che era la Farmacia dei monaci hospitaleri. Nello stesso periodo il Libero Comune di Sassari si confederava a Genova mentre Iglesias si confederava a Pisa. Sono di allora le prime strutture sanitarie Iglesienti e Sassaresi. In quei tempi il borgo di Cagliari, intorno al Castello Pisano non era ancora ben strutturato mentre la città di Santa Igia, nell’isola di san Simone dello Stagno di Santa Gilla era stata appena distrutta.

Mentre Iglesias ha circa 800 anni d’età, Carbonia ne ha circa 80. Carbonia fu destinata dai fondatori ad essere città mineraria ed ospedaliera. L’una è il Comune più antico della Sardegna, assieme a Sassari, l’altra è la città di fondazione più giovane d’Italia. L’una testimonia il più antico sistema sanitario medioevale della Sardegna; l’altra la storia sanitaria del 1900 sardo.

Fino al 2000 Iglesias era dotata di 3 Ospedali, differenziati per specialità; due sono stati chiusi; il terzo è stato ridotto ai minimi termini. Contemporaneamente, l’Ospedale di Carbonia ha subìto perdite gravissime con la scomparsa di interi reparti e la drastica riduzione di Medici specialisti. Il danno al Servizio Sanitario del Sulcis Iglesiente è avvenuto nella sordità assoluta alle lamentele dei Sindaci del territorio. Si ha la sensazione che le istanze popolari per il legittimo diritto ad esercitare il controllo democratico del Servizio Sanitario non contino. Il popolo viene interpellato solo al momento della raccolta del consenso elettorale.

Quantifichiamo il danno. Fino a 25 anni fa i posti letto ospedalieri a Carbonia erano 384 e ad Iglesias erano 250 circa, per un totale di quasi 700 posti letto. Oggi esistono 130 posti letto all’Ospedale di Carbonia e una cinquantina al CTO di Iglesias. In tutto sono 180. Se si considera che la popolazione della Asl è di 122.000 abitanti, ne deriva che abbiamo soltanto 1,4 posti letto ospedalieri per 1.000 abitanti. Il recente bando pubblicato dalla Comunità Europea per avere diritto ai sussidi e prestiti del Recovery Fund e ai prestiti agevolati del MES, dispone che i progetti per la riparazione del danno strutturale apportato in questi 20 anni alla Sanità, prevedano che il numero dei posti letto sia riportato al parametro di “3,7 posti letto per 1.000 abitanti”. Pertanto, l’Europa dichiara che il rapporto di 1,4 posti letto per 1.000 abitanti è vistosamente insufficiente. L’Europa riconosce che al Sulcis Iglesiente spettano oggi n° 451 posti letto ospedalieri. La differenza tra i 180 posti letto del CTO e Sirai ed i 451 (minimali) imposti dal parametro europeo, certifica una carenza strutturale di 271 posti letto.

A causa di questa miserrima dotazione di posti letto, i nostri Ospedali sono condannati ad applicare il metodo della “medicina e chirurgia da corsa”. I Medici sono obbligati a fare tutto “in fretta” per liberare i letti e renderli disponibili per i nuovi pazienti che premono.

Sono così inevitabili due fenomeni da sanità del terzo mondo:

– Le lunghe liste d’attesa per essere ricoverati e operati;

– La “mobilità passiva” ed il relativo indebitamento con le altre ASL.

Gli effetti perversi di tale politica sanitaria sono due:

1 – L’ulteriore decadimento degli Ospedali con la riduzione della capacità ricettiva di alcuni reparti, e la chiusura forzata di altri;

2 – La riduzione del Personale.

Oggi, con l’arrivo della Pandemia, la deficienza organizzativa esploderà. Quando la richiesta di ricoveri per Covid aumenterà non saremo in grado di affrontarla. Già oggi, appena all’inizio dell’Inverno, L’Ospedale Covid di Cagliari è saturo e ha difficoltà a ricevere i nostri. Il futuro che si prospetta pare evidente dai dati ufficiali forniti dagli organi Governativi.

Il numero dei contagiati sta raddoppiando ogni settimana. Il numero dei contagiati sta raddoppiando ogni settimana. Andando così le cose, nella prossima settimana si passerà da circa 250.000 a 500.000; poi seguirà un altro raddoppio dopo un’altra settimana.

L’ultimo Bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità ci fornisce dati allarmanti.

Oggi gli attualmente positivi in Italia sono 255.090, tra i quali:

– I contagiati asintomatici il 55-56%;

– I contagiati con sintomi lievi il 24-26%;

– I contagiati con sintomi severi/critici il 4-7%.

In questo calcolo stiamo ignorando i morti e i guariti, perché non hanno più bisogno di un posto in Ospedale. Gli Italiani “Suscettibili” d’essere infettati sono 56 milioni. La possibilità di espansione dei contagi è enorme.

Mettiamo il caso che nel Sulcis Iglesiente si arrivi a 1.000 contagiati. Secondo l’Istituto Superiore di sanità il 4-7% (media 5,5%) avrà bisogno d’essere ricoverato in un reparto di Terapia Intensiva. Ne consegue che n° 55 pazienti avrebbero bisogno di cure molto serie.

Come farebbero i nostri Ospedali a ricoverarli? Non potrebbero. Allora, potremmo trasferirli a Cagliari? «No! perché l’Ospedale Covid del Santissima Trinità di Is Mirrionis è saturo e già oggi sta dirottando i nuovi ricoveri al Policlinico, che però non è attrezzato per riceverli.»

Quale sarebbe la soluzione?

«Se adottassimo una soluzione di tipo svizzero si dovrebbe rifiutare il ricovero in Terapia Intensiva agli Anziani d’età superiore ai 65 anni, e lasciarli a casa, in seno alle famiglie.»

Cosa avverrebbe delle famiglie?

«Si infetterebbero e verrebbero messe in quarantena, fino alla guarigione o alla morte di chi è sintomatico.»

E i giovani? E’ vero che non si ammalano?

«Non è vero. Pochi giorni fa al SS Trinità è stata ricoverata per Covid una famigliola: padre, madre e ragazzino. Il ragazzino è morto. La morte dei giovani non è per niente rara

A questo punto, il problema si espande. Si può presumere che su 122.000 abitanti del Sulcis Iglesiente potranno ammalarsi con sintomi il 30%, come avviene ogni anno con il Virus influenzale. Se ciò avvenisse, tra novembre ed aprile potranno essere contagiate, nel nostro territorio, 36.600 persone. Se di queste 36.600 persone, il 5,5% (come valuta il ISS) avrà sintomi severi o critici, saranno necessari n° 2.013 ricoveri in Terapia Intensiva nei nostri Ospedali.

Se vivessimo in Germania, morirebbero pochi ricoverati, perché Angela Merkel ha fatto attrezzare ben 40.000 posti di terapia intensiva. Invece in Italia ne abbiamo solo 4.500. In questa condizione potranno perdere la vita dal 4 al 12% dei pazienti critici ricoverati nel Sulcis Iglesiente. Cioè 200 circa. Gli altri avranno bisogno d’essere trattenuti in Ospedale per alcuni mesi.

Supponiamo di dover subire quella percentuale di decessi, ma poi, come faremmo a tenere ricoverati a lungo gli altri 1.800 pazienti gravi? (ricordiamo che la durata dei ricoveri va da 1 a 6 mesi). Non c’è risposta. Con i nostri 180 posti letto, tra Iglesias e Carbonia, non ce la faremmo neppure se chiudessimo gli Ospedali a tutte le altre patologie come: infarti, blocchi intestinali, tumori, ostetricia, incidenti, ecc. è bene fare i calcoli secondo i dati del Comitato Tecnico Scientifico e immaginare gli sviluppi futuri.

Tutto ciò premesso e, tenuto conto che dobbiamo inviare progetti di ristrutturazione Ospedaliera entro aprile alla Commissione europea, sarà meglio affrettarsi a prendere carta e penna e scrivere le nostre richieste. Dobbiamo farlo noi. Gli altri non lo faranno. Dobbiamo stare attenti alla confusione che genera la proposta di costruire l’“Ospedale unico”. Si tratta di una proposta giusta ma va formulata meglio. Ti propongono l’“Ospedale Unico” futuribile, e ti chiedono di aspettare che arrivi. Nel frattempo tutto rimane come è oggi.

Ti chiedono: «Vuoi l’uovo oggi o la gallina domani?» A questa proposta si può rispondere solo in un modo: «Voglio tutto e subito: cioè, voglio l’uovo, la gallina, e anche il soldo».

– Il “soldo”: restituire al Sistema Sanitario del Sulcis Iglesiente tutti i Servizi Ospedalieri che sono stati sottratti negli ultimi 20 anni;

– L’“uovo”: Consolidiamo il nostro capitale strutturale Ospedaliero riportandolo all’efficienza conosciuta;

– La “gallina domani”: Appena avrete costruito ed attrezzato il nuovo Ospedale lo accetteremo. Nel frattempo, ci teniamo ben stretti, e rafforzati, i nostri Ospedali.

Oggi ci serve con urgenza che il dottor Massimo Temussi finalmente tratti questo territorio con la dovuta gentilezza e, in attesa dell’“Ospedale Unico”, faccia due azioni:

1 – Attrezzi l’Ospedale Covid al Santa Barbara, prima che sia tardi;

2 – Ci restituisca subito tutti i Medici Specialisti, i Tecnici, gli Infermieri e i posti letto che ci sono stati sottratti.

Mario Marroccu

[bing_translator]

Da giorni si rincorrono voci sul presunto allestimento di alcuni posti per ricovero di pazienti Covid all’Ospedale Sirai di Carbonia, diversamente da quanto prevede il Piano di Emergenza sanitaria regionale, che identifica come sede idonea l’Ospedale Santa Barbara di Iglesias. Per fare chiarezza sull’accaduto e per verificare, soprattutto, se ciò corrisponda al vero, il sindaco Paola Massidda ed alcuni colleghi primi cittadini di Comuni del Sulcis, hanno indetto per domani, mercoledì 28 ottobre, alle ore 10.00, una conferenza stampa presso l’Ospedale Sirai.

[bing_translator]

Il giorno 29 ottobre 2020 sarà emesso un francobollo dedicato alla professione infermieristica e all’infermiera Florence Nightingale, nel bicentenario della sua nascita. A Firenze, presso lo storico Spazio Filatelia in via Pellicceria, l’avvenimento sarà impreziosito dalla condivisione, nei giorni 28 e 29 ottobre, per la prima volta in assoluto e a livello internazionale, della collezione di filatelia infermieristica allestita dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) di Carbonia Iglesias e curata dal presidente Graziano Lebiu, autorizzato, nel pieno e rigoroso rispetto delle norme di cui ai DPCM sul controllo dell’infezione CoViD19, ad esporre oltre 900 opere dedicate al Nursing nella sua accezione più alta, completa e complessiva possibile e che consiste in un elaborato culturale e materiale, realizzato e reso disponibile solo con originali nel numero più importante possibile tra francobolli, buste, cartoline, annulli.
Partendo dall’evidenza che la filatelia è sia esperienza storica, sociale, culturale ed estetica, che intrattenimento e gusto della ricerca, e che le emissioni rappresentano la considerazione, l’attenzione, il riconoscimento, l’interesse e l’approfondimento di uno stato, di una società, di una comunità politica per un concetto e su avvenimenti speciali, soprattutto in questi tempi di lotta alla pandemia non si può non evidenziare che assistere e curare è sempre un avvenimento speciale.
Ecco quindi la preziosissima esposizione filatelica infermieristica, curata dall’OPI Carbonia Iglesias in collaborazione con la FNOPI: un insieme di obiettivi di uno stesso ingranaggio culturale che vanno dal documentare l’evoluzione e lo status quo, dalla narrazione e alla suggestione, dalla modernità alla dimensione della professione infermieristica attraverso l’autorevolezza di immagini ed istantanee di piccole-grandi opere d’arte che vanno a comporre il mosaico più ampio che e’ il prendersi cura degli altri in tutti i continenti ed in una infinità di situazioni.
Miniature di pochi centimetri quadrati che ricomprendono il gesto assistenziale, la funzione professionale, le risposte alle domande di salute e sanità pubblica, la cooperazione e l’interdisciplina, il lavoro autonomo ed in equipe, l’emergenza e la routine, l’ospedale ed il territorio, la teoria e la pratica, il 900 e il terzo millennio: un viaggio di scoperta internazionale.
La collezione internazionale andrà prossimamente ad essere ospitata in maniera permanente in un Museo Filatelico Infermieristico appositamente dedicato ed individuato nel Sulcis Iglesiente.

[bing_translator]

Sono 174 i nuovi casi di positività al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, 2.544 i tamponi eseguiti, 7 i decessi.

Salgono a 8.164 i casi di positività dall’inizio dell’emergenza. Dei 174 nuovi casi, 126 sono stati rilevati attraverso attività di screening e 48 da sospetto diagnostico. Si registrano sette decessi, quattro avvenuti il 26 ottobre e tre nella giornata odierna. Le vittime (199 in tutto) sono tre uomini e una donna tra gli 81 e i 93 anni, residenti nel Sud Sardegna, due uomini di 86 anni della Città Metropolitana di Cagliari e un uomo di 58 della provincia di Oristano.
In totale sono stati eseguiti 253.445 tamponi con un incremento di 2.544 test. Sono invece 306 i pazienti attualmente ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (+3 rispetto al dato di ieri), 36 (+1) sono i pazienti in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 4.719. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 2.883 (+40) pazienti guariti, più altri 21 guariti clinicamente.
Sul territorio, degli 8.164 casi positivi complessivamente accertati, 1.543 (+80) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 1.279 (+33) nel Sud Sardegna, 666 (+11) a Oristano, 1.133 a Nuoro, 3.543 (+50) a Sassari.

[bing_translator]

I club del Campionato d’Italia si sono espressi in modo chiaro e inequivocabile, la Serie D non si ferma, va avanti. La scelta delle società è tutta nei numeri: su 166 sodalizi aventi diritto di voto ben 123 hanno espresso la volontà di proseguire a giocare, il 74% delle società. Con 138 votanti è stato superato il quorum, ovvero il 75% dell’organico (almeno 125 su 166 club), un numero importante, tenendo conto che 28 sodalizi non hanno indicato una preferenza sapendo che la mancata espressione di voto, secondo regolamento, avrebbe significato il via libera alla prosecuzione dell’attività agonistica. 43 sono i club che hanno indicato la preferenza per lo stop dell’attività (il 26%).

E’ stata grande la partecipazione delle società che hanno premiato la scelta del Dipartimento Interregionale di adottare un procedimento democratico basato sulla condivisione ed il senso di responsabilità.

«La nostra consultazione, oltre all’ampio superamento del quorum previsto, è l’ulteriore conferma della maturità del movimento dei Dilettanti – ha commentato il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia -. Si tratta di società e persone che vanno oltre le difficoltà, a dimostrazione che sono loro il Paese reale: quello che si rimbocca le maniche e che combatte il nemico, senza sofismi. Il mio grazie anche a tutti quelli che hanno espresso un parere diverso. Queste società meritano un concreto sostegno economico da parte del Governo, per i tutti sacrifici sostenuti e per gli ulteriori sforzi ancora da sostenere. Un diritto legittimamente conquistato sul campo.»

«Ringrazio i tutti presidenti per la partecipazione – ha aggiunto il coordinatore del Dipartimento Interregionale Luigi Barbiero a nome dell’intero Consiglio -. È stato un altro grande momento di democrazia, in quanto tutte le società hanno potuto esprimere la propria valutazione. In un momento così difficile e delicato il Dipartimento Interregionale resta sempre vicino alle società, con l’auspicio che tutti gli impegni economici assunti potranno essere riconosciuti grazie a degli adeguati aiuti economici da parte del Governo.»

Quindi prosecuzione del Campionato nel rispetto delle disposizioni del DPCM del 24 ottobre con autorizzazione per le Società alla trasmissione delle gare in diretta, interne ed esterne, in modalità live streaming sui propri canali web e social ufficiali, per il periodo in cui sono previste le porte chiuse. Una decisione quest’ultima presa dal Consiglio del Dipartimento Interregionale LND, d’intesa con il Presidente Cosimo Sibilia, in deroga al C.U. n. 19 del 15.9.2020 (Acquisto Diritti Audio Video) ed alla Circolare n. 23 della LND, fatti salvi tutti i diritti acquisiti dalle Emittenti televisive che ad oggi hanno acquistato i pacchetti.

[bing_translator]

«Nell’anno dell’emergenza epidemiologica si aggrava il problema della copertura delle cattedre afferenti al sostegno agli alunni disabili della scuola secondaria di primo e di secondo grado.»

Lo scrivono, in una nota, Arianna Sabiu (CISL SCUOLA), Silvia Messori (FLC CGIL) e Giuseppe Concas (UIL SCUOLA RUA), che denunciano «una situazione insostenibile che sta ledendo il diritto allo studio degli alunni più fragili, a un mese esatto dall’inizio delle lezioni risultano ancora scoperti oltre 100 posti di sostegno nel Sulcis Iglesiente. Molti alunni devono ancora attendere, rimanendo a casa (come sembra abbiano deciso molti genitori degli alunni con disabilità più grave) o stando in classe, affidati agli altri docenti della classe e aiutati dai compagni. Questo è un ritardo ingiustificato in quanto le nuove graduatorie sono state pubblicate il 1 di settembre e le nomine si sarebbero dovute effettuare prima dell’inizio delle attività scolastiche».
«La secondaria sconta la carenza di insegnanti specializzati e quest’anno, con l’introduzione delle GPS, il sistema delle graduatorie incrociate è collassato su se stessoaggiungono Arianna Sabiu (CISL SCUOLA), Silvia Messori (FLC CGIL) e Giuseppe Concas (UIL SCUOLA RUA) -. Il mantra dell’USP è stato quello di assegnare prima le cattedre su materie e poi, in ultima battuta, i posti di sostegno: in una procedura che dura da più di un mese e pare non avere mai termine. Nella pratica le azioni hanno oscurato le buone intenzioni e chi sconta il prezzo più alto sono gli alunni con disabilità e le loro famiglie. Perché la riapertura delle scuole quest’anno ha coinciso con la riapertura, implicita e informale, di “luoghi separanti” in considerazione del fatto che tante famiglie hanno deciso di tenere a casa i propri figli in attesa dell’insegnante di sostegno.»
Ma la scuola che funziona creando “spazi separanti” non è una scuola inclusiva.
«Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali», sosteneva don Milani e per gli alunni con disabilità assicurare l’esercizio del diritto all’istruzione e all’educazione corrisponde a mettere in campo azioni e risorse diverse per ciascun alunno con disabilità in quanto persona unica ed irripetibile – sottolineano Arianna Sabiu (CISL SCUOLA), Silvia Messori (FLC CGIL) e Giuseppe Concas (UIL SCUOLA RUA) -. E la garanzia del diritto all’istruzione prevede la figura dell’insegnante di sostegno. Se manca l’insegnante di sostegno crolla il sistema. La proposta di stabilizzazione selettiva per i precari di sostegno e non solo per loro, e l’avvio di corsi di specializzazione mirati, non ha trovato ascolto, così oggi a fronte di migliaia di posti disponibili solo una piccolissima parte è stata coperta da docenti specializzati.»

«Per questo chiediamo con forza all’USP di portare a termine le nomine ponendo fine al lockdown dei diritti che, per gli alunni con disabilità, di fatto non si è mai conclusoconcludono Arianna Sabiu (CISL SCUOLA), Silvia Messori (FLC CGIL) e Giuseppe Concas (UIL SCUOLA RUA) -. Chiediamo all’ufficio scolastico competente di accelerare i tempi delle nomine perché non si può chiedere un sacrificio del genere a coloro che vivono questa condizione, il nostro sistema di istruzione è stato sempre altamente inclusivo e in questi ultimi tempi la burocrazia e i suoi rallentamenti inutili stanno allontanando la scuola dal suo obiettivo primario: quello di essere presente per tutti gli alunni, in grado di eliminare tutti gli ostacoli che impediscono la crescita personale e il miglioramento delle condizioni di partenza di ognuno, indipendentemente dalle condizioni sociali e culturali.»

[bing_translator]

L’ultimo DPCM ha fermato i campionati regionali di calcio, salvo nuovi rinvii, ripartiranno nell’ultimo fine settimane del prossimo mese di settembre. Prima dell’entrata in vigore del DPCM, domenica sono state giocate le partite della quinta giornata di andata dei campionati di Promozione e Prima Categoria. Nel girone A del campionato di Promozione, il Cortoghiana ha espugnato il campo della Pro Sigma, a Cagliari, con un goal di Andrea Bove, mentre hanno perso la Monteponi, 0 a 1 a Villacidro, goal di Manuel Piras, ed il Villamasargia in casa con il Tonara, 4 a 2.

Nel girone B del campionato di Prima Categoria, l’Antiochense ha imposto il primo pareggio alla capolista Atletico Narcao, fino a domenica capolista a punteggio pieno. Larga vittoria interna per la Fermassenti, 3 a 0 alla Libertas Barumini, mentre l’Atletico Villaperuccio ha perso con un netto 4 a 1 sul campo del Santa Giusta.