24 November, 2024
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Lo scorso 19 dicembre, si è svolta, a Portoscuso, l’Assemblea degli iscritti del P.C.I. Sulcis Iglesiente, in modalità mista in presenza e telematica. L’Assemblea è parte del ciclo di incontri inerenti lo sviluppo di un nuovo percorso programmatico per il territorio, avviato da alcune settimane dalla Federazione. All’incontro, aperto anche ai simpatizzanti, si è discusso delle problematiche economiche e sociali che a nostro avviso rivestono primaria importanza sia nel nostro territorio che a livello nazionale.
Ai lavori sono intervenuti il sindaco di Portoscuso, Giorgio Alimonda, che ha posto all’attenzione le problematiche del territorio dal punto di vista sia occupazionale che ambientale e su alcune prospettive di sviluppo, e la prof.ssa Silvia Messori, segretaria della FLC-CGIL Sardegna Sud Occidentale, che ha portato all’attenzione le problematiche relative alla scuola, che in questa emergenza sanitaria stanno drammaticamente pesando sulla dispersione scolastica.
Durante l’assemblea è stato sottolineato come, «a causa della disoccupazione e della crescente povertà, sono sempre più numerose le famiglie costrette a rivolgersi ai servizi sociali del proprio comune, ai centri religiosi o di Associazioni e reti di cittadini solidali per poter usufruire ogni giorno di almeno un pasto caldo. In quest’anno drammatico, l’emergenza sanitaria ha acuito le contraddizioni del modello economico basato sul profitto e l’interesse privato capitalistico. Per il nostro territorio è un ulteriore macigno che si abbatte su di una già pesante crisi economica e sociale che dura da decenni. Non solo i lavoratori ed i disoccupati ne hanno subito le conseguenze, ma anche decine di piccole e medie attività del territorio, in tutti i settori, hanno dovuto abbassare definitivamente le saracinesche della propria attività e tanti, purtroppo, si apprestano a farlo con il nuovo anno».

«Tutti guardano alle risorse del Recovery Fund: a tal proposito, la Regione Sardegna ed il suo Presidente hanno presentato dei progetti al Governo italiano per svariati miliardi di euro, con l’obiettivo di “creare sviluppo in Sardegna”, senza però discuterne né con il Consiglio regionale né tanto meno condividendo le scelte con i sardi. Approccio assai distante da chi vuole realmente contribuire al rilancio economico della Sardegna, mantenendosi saldo al solco della gestione privatistica e unilaterale anche in un momento emergenziale come questo. Oltre all’acuirsi della crisi economica abbiamo assistito al collasso di importanti servizi pubblici primari come la Sanità, che con la pandemia si vede ulteriormente ridimensionata a causa del depotenziamento subito nel corso degli anni. La Scuola, in particolare quella secondaria di secondo grado, ha subito la difficoltà nella gestione degli ingressi in sicurezza, dovuti anche all’assenza di programmazione del potenziamento dei trasporti. D’altra parte, la didattica a distanza, già di per sé inadeguata al percorso di istruzione, si è realizzata in un contesto di precarietà dei sistemi di comunicazione e in alcuni casi in una loro assenza. Tale criticità ha determinato l’incremento della dispersione scolastica, già pesante nel Sulcis Iglesiente.»

«Nelle prossime settimane, la Federazione PCI Sulcis Iglesiente proseguirà il dibattito programmatico, con l’obiettivo di condividere le riflessioni con le forze democratiche e progressiste e nell’ottica di contribuire a costruire un percorso programmatico unitario delle sinistre, nonché partecipato, democratico e popolare.
Come Comunisti del Sulcis Iglesiente crediamo che i cardini del dibattito programmatico non possano che essere collegati all’esigenza storica di imprimere un cambiamento al modello economico dominato dall’impresa privata, modello che è evidente non funziona più. Dalla Centralità del Lavoro ai Beni Comuni, dalla Tutela della Salute all’Ambiente, dalla Valorizzazione della Cultura alla Difesa della Pace, Innovazione Scientifica e Tecnologica: un percorso di Riconversione Economica e Sociale del territorio non può che assumere una visione organica e passare da un’ottica orientata all’interesse  collettivo ed dal rispetto dei bisogni e volontà del Lavoro e delle comunità locali.»

L’emergenza Covid fa slittare di un anno la diciottesima edizione di Gospel Explosion, il tradizionale evento natalizio proposto dall’associazione culturale Progetto Evoluzione, attiva nella divulgazione della musica afroamericana in Sardegna e artefice dello storico festival Narcao Blues (che nello scorso agosto ha spento 30 candeline). Rimandata al dicembre 2021 la rassegna gospel, nel rispetto delle disposizioni anticontagio, gli organizzatori hanno voluto comunque dedicare al pubblico isolano, anche per questo Natale, un appuntamento con la tipica musica sacra degli afroamericani; un appuntamento non “in presenza”, evidentemente, ma attraverso l’etere: un concerto appositamente commissionato ad una delle formazioni già previste per l’edizione 2020 di Gospel Explosion, il South Carolina Mass Choir, della città di Charleston, che potrà essere seguito domenica 27 dicembre, con inizio alle 21.00, attraverso Videolina.

«Gospel Explosion è da sempre un momento di condivisione, aggregazione e fratellanza – dice il direttore artistico Gianni Melis -. La magia che le corali ospiti della rassegna riescono a trasmettere è davvero un’emozione unica e ci ricorda, visto che i testi vengono quasi sempre presi direttamente dal Vangelo, che al mondo siamo tutti fratelli. Ed è proprio per questo che, nonostante le enormi difficoltà, abbiamo lavorato perché in questo Natale così particolare ci fosse almeno un concerto; e che, essendo appunto unico, tutti gli abitanti della nostra splendida isola avessero la possibilità di vederlo e ascoltarlo. Abbiamo quindi dialogato con il South Carolina Mass Choir, una delle migliori corali del sud della Carolina, e commissionato un concerto in esclusiva per noi, ragionando poi con l’emittente sarda per eccellenza, Videolina, con cui abbiamo concordato la messa in onda senza interruzioni pubblicitarie. Così, almeno, speriamo che la magia del Gospel ci sia di aiuto per meglio celebrare il Natale, dimenticando per un po’ i problemi che questa pandemia continua purtroppo a creare”.

Il South Carolina Mass Choir si forma sul finire degli anni ’90 nella Carolina del Sud per iniziativa e sotto la direzione di Michael Brown. L’intento primario è quello di dare spazio ai molti giovani appassionati di gospel che cercano un’occasione per esprimere il proprio talento e anche una possibile carriera nel mondo della musica Gospel, Soul e R&B. L’ensemble si estende velocemente arrivando a contare 45 membri e diventa una delle formazioni giovanili più interessanti e acclamate di gospel contemporaneo dello stato. Sotto la sapiente guida di Michael Brown inizia un’intensa attività di studio e di approfondimento della cultura gospel e spirituals, dalle origini ai giorni nostri; un lavoro che porta la corale a interpretare non solo le forme moderne del gospel ma anche quelle più tradizionali, raggiungendo un equilibrio musicale di grande spessore; nella sua musica si possono trovare canti tradizionali rivisitati con gusto e creatività in linea con le nuove tendenze contemporanee, un sound che sa essere esplosivo ma anche carico di sfumature e suggestioni celestiali tipiche della più genuina tradizione gospel afroamericana. Nel dicembre 2015 la corale ha partecipato al “Concerto Gospel di Natale” all’Auditorium della Conciliazione di Roma, trasmesso da Canale 5, dove ha diviso il palco con artisti internazionali come Anastacia, Lola Ponte, Angélique Kidjo, Hevia, Riccardo Cocciante e Gigi D’Alessio.

E’ operativo il nuovo ATM Postamat installato presso l’ufficio postale di Tratalias.

Disponibile sette giorni su sette e in funzione 24 ore su 24, il nuovo ATM Postamat di ultima generazione, oltre a consentire il prelievo di denaro contante (fino ad un massimo di 600 euro al giorno e 2.500 euro al mese), può essere utilizzato per numerose operazioni in automatico come il pagamento delle principali utenze e dei bollettini di conto corrente postale, le interrogazioni su saldo e lista dei movimenti, le ricariche telefoniche e delle carte Postepay. In questi particolari momenti di emergenza in cui gli ingressi agli uffici sono necessariamente contingentati, l’utilizzo dell’ATM Postamat può essere sicuramente un’ottima alternativa allo sportello tradizionale. Gli sportelli automatici possono essere utilizzati dai correntisti BancoPosta titolari di carta Postamat-Maestro e dai titolari di carte di credito dei maggiori circuiti internazionali, oltre che dai possessori di carte Postepay.

Sono inoltre dotati di monitor digitale ad elevata luminosità e dispensatore di banconote innovativo, protetto da moderni impianti di videosorveglianza e da dispositivi di sicurezza innovativi, tra i quali una soluzione anti-skimming capace di prevenire la clonazione di carte di credito e un sistema di macchiatura delle banconote.

L’intervento rientra tra gli “impegni” per i Comuni italiani con meno di 5mila abitanti ricordato dall’amministratore delegato Matteo Del Fante ed è coerente con la presenza capillare di Poste Italiane sul territorio e con l’attenzione che da sempre l’Azienda riserva alle comunità locali e alle aree meno densamente popolate. L’effettiva realizzazione di tali impegni è consultabile sul portale web all’indirizzo www.posteitaliane.it/piccoli-comuni.

Poste Italiane ricorda che l’ufficio postale di Tratalias è aperto il lunedì, il mercoledì, ed il venerdì dalle 8.20 alle 13.45.

Sono 173 i nuovi casi positivi al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, 2.467 i tamponi eseguiti. Salgono a 30.049 i casi di positività dall’inizio dell’emergenza.

Si registrano 3 decessi (704 in tutto). In totale sono stati eseguiti 469.168 tamponi. Sono 478 i pazienti attualmente ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (sei in meno rispetto al dato di ieri), 43 (invariato) i pazienti in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 15.879. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 12.617 (+80) pazienti guariti, più altri 328 guariti clinicamente.

Sul territorio, dei 30.049 casi positivi complessivamente accertati, 6.716 (+38) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 4.869 (+41) nel Sud Sardegna, 2.388 a Oristano, 5.998 (+53) a Nuoro, 10.078 (+41) a Sassari.

«La salvaguardia del prezioso patrimonio ambientale della Sardegna e il recupero delle aree contaminate è un obiettivo prioritario della Giunta regionale. Per l’area mineraria di Su Zurfuru è stato dichiarato lo stato di emergenza a causa della grave contaminazione ambientale originata dall’attività mineraria, ricomprendendola tra gli interventi prioritari del Piano regionale di bonifica.»

Lo ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, dopo l’approvazione, da parte della Giunta regionale, della delibera che stanzia, nel Bilancio pluriennale 2020-2022, 5 milioni 531mila euro a favore del Comune di Fluminimaggiore, per garantire la copertura finanziaria del primo lotto del progetto di bonifica e messa in sicurezza dell’area mineraria di Su Zurfuru, inclusa nel Sito di interesse nazionale (Sin) “Sulcis Iglesiente Guspinese”. Per questo intervento, l’Amministrazione comunale dispone già di un precedente finanziamento di 2 milioni 430mila euro.

«Il progetto definitivo, dopo essere stato oggetto di una complessa fase istruttoria e della conferenza decisoria indetta dal ministero dell’Ambiente, è stato approvato con decreto ministeriale ha aggiunto l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis -. Prevede l’isolamento permanente delle sorgenti di contaminazione (discariche minerarie, bacino sterili) con interventi di messa in sicurezza e la realizzazione di un deposito (sito di raccolta) per  completare l’asportazione dei rifiuti minerari. La suddivisione degli interventi in più ambiti (‘area laveria’, ‘area di valle’, ‘area di monte’, ‘area esterna’) consente di procedere alla bonifica in più fasi, in funzione delle priorità di intervento e delle risorse disponibili.»

«Nel primo lotto di interventi nelle aree della laveria e di valle, quelli considerati prioritari, è prevista la rimozione dei rifiuti minerari, che andranno depositati in condizioni di sicurezza nel sito di raccolta dell’area di valle, in corrispondenza dell’esistente bacino sterili ha spiegato l’assessore Gianni Lampis -. Questo consentirà la piena valorizzazione dell’area laveria, oggetto di un recupero degli edifici più rappresentativi per fini culturali e museali. Mentre, il secondo lotto, riguardante gli ambiti denominati ‘area di monte’ e ‘area esterna’, prevede interventi di accorpamento e messa in sicurezza delle maggiori discariche minerarie della zona di monte, nonché opere di mitigazione ambientale. Verranno impiegate anche tecniche di ingegneria naturalistica, nel caso non fossero realizzabili interventi di messa in sicurezza di tipo tradizionale», ha concluso l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente.

Il costo complessivo del progetto è stato quantificato in 11 milioni 466mila euro: 7 milioni 961mila per il primo lotto; 3 milioni 504mila per il secondo.

Il Consiglio comunal di Carbonia, nell’ultima riunione prenalitizia, il 22 dicembre, ha approvato un atto importantissimo per le centinaia di proprietà di immobili nei piani di zona.

«Con il plauso di tutte le opposizioni oltre che della maggioranza – spiega il sindaco, Paola Massidda è stato approvato un atto che non si fa fatica a definire storico: infatti, con i disciplinari che regolano il Cambio di Regime Giuridico, sarà possibile per i cittadini passare dal diritto di superficie al diritto di proprietà, consentendo loro di diventare pieni proprietari delle proprie abitazioni e, nel contempo, permettendo all’Amministrazione comunale, con i fondi che ne deriveranno, di investire nei Piani di Zona non solo e non tanto per ultimare le opere di urbanizzazione, quanto per renderle fruibili, vivibili e, soprattutto, appetibili nel mercato delle volumetrie ancora disponibili.»

«Inoltre, per i cittadini ci sarà la possibilità di cancellare anche tutti i vincoli sulle limitazioni di prezzo e sui requisiti soggettivi a prezzi molto vantaggiosi (1.000-2.000 euro) restando in diritto superficie – aggiunge Paola Massidda -. Finalmente, dopo circa 35 anni tutti i piani di zona di Carbonia, Bacu Abis e Cortoghiana hanno alla base uno studio granitico, rigoroso che li disciplina e che consentirà di farli rifiorire valorizzandoli. Già dai primi mesi del 2021 – conclude il sindaco di Carboniasarà possibile avviare questo iter virtuoso in cui vincono tutti: cittadini, amministrazione e zone periferiche della città.»

A Carbonia, i cimiteri comunali, nel fine anno e fino a giovedì 7 gennaio (data in cui riprenderà la frequenza ordinaria), osserveranno il seguente calendario di apertura: lunedì 28 dicembre 2020 la mattina dalle ore 7.30 alle ore 12.00 ed il pomeriggio dalle 15.00 alle 17.00; martedì 29 dicembre la mattina dalle ore 7.30 alle ore 12.00 ed il pomeriggio dalle 15.00 alle 17.00; mercoledì 30 dicembre 2020 la mattina dalle ore 7.30 alle ore 12.00 ed il pomeriggio dalle 15.00 alle 17.00; lunedì 4 gennaio 2021 la mattina dalle ore 7.30 alle ore 12.00 ed il pomeriggio dalle 15.00 alle 17.00; giovedì 7 gennaio 2021 la mattina dalle ore 7.30 alle ore 12.00 ed il pomeriggio dalle 15.00 alle 17.00.

Sono 409 i nuovi casi di positività al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna. Si registrano anche 3 decessi (701 in tutto). In totale sono stati eseguiti 466.701 tamponi. Sono 484 i pazienti attualmente ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (14 in meno rispetto al dato di ieri), 43 (+2) i pazienti in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 15.793. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 12.537 (+102) pazienti guariti, più altri 318 guariti clinicamente.

Sul territorio, dei 29.876 casi positivi complessivamente accertati, 6.678 (+120) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 4.828 (+81) nel Sud Sardegna, 2.388 (+101) a Oristano, 5.945 (+35) a Nuoro, 10.037 (+72) a Sassari.

È iniziato con una modalità del tutto inedita, il 26° anno accademico della LUTEC.

Il digitale non risparmia nessuna età e può sembrare scoraggiante e molto duro all’inizio, soprattutto quando si è avanti negli anni. La LUTEC affronta l’impresa: «Partiamo in un modo che non pensavamo di essere costretti ad utilizzare, ma è arrivata l’ora».

«Riprenderemo i contatti, seppur virtuali con tutti i nostri amici, per non disperdere un patrimonio di frequentazioni e di crescita comune che ci ha permesso di stare insieme in tutti questi anni.»

La situazione di difficoltà che si protrae tuttora con le limitazioni ai rapporti interpersonali ravvicinati, soprattutto in ambienti chiusi, ci spingono a proseguire con la sperimentazione a distanza e, poiché abbiamo la convinzione che il distanziamento fisico non debba essere equivalente a distanziamento sociale o a distanziamento mentale, questa è l’unica strada percorribile, se si vuole proseguire l’attività nelle difficoltà contingenti.

Tutto questo, è per noi una faccenda totalmente nuova, un approccio alla tecnologia comunicativa che sicuramente ci trova impreparati ma a cui non dobbiamo ne possiamo sottrarci, capire che possiamo utilizzare questi strumenti a nostro vantaggio e non solo in questo scorcio di tempo segnato dalla pandemia.

Pur consapevoli che chi aderisce e frequenta l’associazione lo fa fondamentalmente per stare insieme, ritrovarsi e socializzare, la situazione non consente cali di attenzione sui rischi pandemici e sappiamo anche che questo valore aggiunto è diventato un pericolo e un rischio troppo grande, soprattutto per la nostra fascia di età, ci rivolgiamo alla tecnologia per superare le barriere che ci tengono lontani fisicamente.

La LUTEC rappresenta per la città, un vero e proprio presidio culturale, quello del “non è mai troppo tardi” un punto di riferimento dove, con grande regolarità, per tutta la durata dell’anno accademico, offre corsi e lezioni di grande qualità e interesse.

Il programma su piattaforma digitale prevede come sempre conferenze e corsi, tanta socialità, seppure mediata dal computer.

I corsi saranno attivati in modalità DAD, raggiungibili attraverso i link inviati agli iscritti tramite mail o messaggio. Il programma e gli aggiornamenti sono disponibili sul sito web della LUTEC.

Con l’augurio che la ripresa degli appuntamenti in presenza possa avvenire in un futuro non troppo lontano, dal Direttivo della LUTEC arrivi a tutti un messaggio di Buon Natale e Felice Anno 2021.

Ines Pinna

Incombe sull’Italia una pioggia di miliardi di euro. Dalla “Next generation EU” proverranno 209 miliardi di euro. Di questi, 82 sono sussidi, cioè non dovranno essere restituiti. Invece i restanti 117 miliardi di euro dovranno essere restituiti, in tempi molto dilazionati ma…dovranno essere restituiti. Oggi abbiamo già un debito pubblico mostruoso pari al 160% del PIL (Prodotto Interno Lordo) annuale e, col nuovo debito che ci apprestiamo a contrarre, sfonderemo un tetto pericoloso. Crollerà il tetto? Resteremo sotto le macerie? Pochi giorni fa Mario Draghi ha messo tutti sull’avviso. Semplificando il discorso ha detto che il Recovery Plan (cioè il regolamento sul modo di spendere) impone che i Governanti spendano i fondi per investimenti produttivi. Cioè, deve trattarsi di investimenti che servano a produrre ricavi, sotto forma di materiali, servizi e benefici per le prossime generazioni. Con quei ricavi si pagheranno i debiti contratti per ricevere i prestiti del Next Generation EU. E’ vietato sprecare i soldi in progetti meramente consumistici, o colmare vecchie falle di imprese decotte o, peggio ancora, per soddisfare appetiti clientelari. La Commissione europea valuterà i progetti, boccerà quelli che non corrisponderanno ai crismi e, nel caso di evidente incapacità, applicherà le “Condizionalità”. Queste sono temute da molti, perché in caso di fallimento potrà essere necessario l’intervento di una “trojka europea” a correggere i bilanci della Nazione inefficiente. Stesso discorso vale per il “MES” (Meccanismo Europeo di Stabilità). Il MES sanitario prevede 36 miliardi di euro di prestiti agevolati per la ristrutturazione della rete ospedaliera e della sanità territoriale italiana. Nello schema governativo (PNRR) di utilizzo della Next Generation EU è stato previsto di destinare a tutta la sanità italiana la somma di 9 miliardi di euro. Vi è stata l’immediata reazione del ministro della Sanità Roberto Speranza che ha fatto rilevare che, secondo i calcoli dei tecnici dei suoi uffici, sarebbero necessari 25 miliardi di euro solo per la sanità territoriale, senza contare gli ospedali. Questa discrepanza, tra necessità reale e gli irrisori fondi stanziati dal Governo, la dice lunga. Sulla base dei 9 miliardi di euro per tutta la sanità nazionale, la Regione Sardegna ha programmato di destinare una somma che si aggira intorno ai 250 milioni di euro per la sanità nostrana. Se si pensa che per costruire l’Ospedale unico del Sulcis Iglesiente non basterebbero 100 milioni di euro, si capisce quanto sia irrealistica l’aspettativa della nostra Provincia di avere il nuovo “Ospedale unico”. Pertanto, ne nasce che il suggerimento di tenerci stretti gli ospedali che abbiamo e di pretendere la ricostituzione dei reparti specialistici sottratti, è più che mai valido. Il Recovery Plan dispone di realizzare programmi di Digitalizzazione di tutte le attività umane investendo in “Conoscenza”, “Formazione”, e “Ricerca”. Inoltre impegna tutte le Nazioni europee alla Green Economy (Economia verde). Cos’è? Si tratta di una rivoluzione culturale, economica e sociale. Per rivoluzione si intende proprio: “ribaltamento” , “capovolgimento”. Si tratta cioè di un cambiamento epocale, come altri ci sono stati nella storia umana. Antecedentemente alla “Prima Rivoluzione industriale” il mondo era ancora medioevale e le malattie erano, soprattutto, da infezione: lebbra, peste, vaiolo, colera, tifo petecchiale. Allora la gente viveva prevalentemente nelle campagne e nei borghi sotto i castelli. Il potere politico e la borghesia abitavano dentro le cinte murarie. Allora l’energia per la produzione di lavoro era generata dalla fatica muscolare di uomini ed animali. Con la Prima Rivoluzione industriale del 1700, le macchine a vapore richiesero la necessità di aggregare molti operai vicino alla sede delle Industrie. Queste sorgevano nelle periferie delle città manufatturiere. Ne conseguì l’aumento della densità di popolazione. Il forte addensamento di persone nelle filande e nelle industrie metallurgiche fece esplodere le epidemie di vaiolo. Londra, la città più industrializzata d’Europa, ne fu la più colpita. Il medico Edward Jenner, sotto quella spinta letale, sperimentò il vaccino antivaioloso con successo. Gli Illuministi del tempo diffusero la cultura della vaccinazione. Voltaire, lady Wortley Montague, e Mary Shelley ne furono instancabili promotori. Anche allora in Italia vi fu una corrente di antivaccinatori che si opponeva alla scarificazione con pus di pustola di bovini perché, dicevano, “ci si espone al pericolo di essere minotaurizzati”. Era il tempo della Rivoluzione Francese. Nella seconda metà del 1800, la produzione industriale aumentò fortemente con l’uso del carbon fossile e l’invenzione del motore a combustione interna che produceva elettricità. Dall’iniziale produzione industriale di tessuti e ferro, si passò a produrre acciaio ed altri mezzi meccanici. I padroni dell’Industria divennero sempre più ricchi e le fabbriche attirarono in città le masse di contadini disoccupati. Era la disoccupazione del tempo in cui le leggi istituirono le “enclosures” e le “chiudende”, trasformando i terreni agricoli demaniali in terreni privati. I contadini emigrati in città trovarono alloggio nei caseggiati popolari costruiti vicino alle fabbriche, e divennero “operai salariati”. L‘inurbamento, le masse operaie ed il forte arricchimento dei padroni delle industrie generarono fenomeni sociali, politici e sanitari nuovi. Intellettuali come Friedrich Engels, John Stuart Mill e Karl Marx posero le basi di un nuovo ordine sociale e politico, e la distinzione della società in “classi”: classe operaia, borghese e capitalista. Nel 1800, tra le masse operaie accalcate in ambienti igienicamente miserabili, la TBC epidemica esplose facendo molte vittime. Anche il vaiolo ed il colera continuarono ad imperversare; il fattore facilitante fu la scarsità di igiene (assembramenti eccessivi, rete idrica e fognaria insufficienti) conseguente alla rivoluzione urbanistica dovuta al sorgere dei quartieri operai. Con Pasteur e Koch, a fine 1800, si posero le basi della Microbiologia e dell’Igiene pubblica. La guerra ai microbi e l’Anestesiologia consentirono di sviluppare la Chirurgia addominale e ginecologica. Il passaggio dal “lavoro muscolare”, come fonte di energia, alle “macchine a vapore” aveva cambiato l’ordine sociale. Le migliorate condizioni economiche delle Nazioni furono il terreno da cui germogliarono le Università e i Centri di ricerca. Nel 1900 vennero messi a punto tutti i vaccini oggi conosciuti e cessarono le epidemie mortifere di vaiolo, colera, TBC e poliomielite, nel mondo occidentale. La ricerca sviluppò gli “antibiotici”, e l’“insulina”, e si disegnò la rete ospedaliera moderna. Nacquero dapprima le “Casse Mutue”, poi il Sistema Sanitario Nazionale. Con la “Terza Rivoluzione industriale”, avvenuta nel 1960, si assistette all’applicazione dell’elettronica alla produttività industriale. La fonte di energia era, ed è, l’elettricità prodotta con il carbon fossile, il petrolio, il gas naturale e l’energia nucleare. Migliorarono ulteriormente le condizioni economiche delle Nazioni, la Ricerca e la Sanità Pubblica. Ne derivò un notevole miglioramento della qualità e l’allungamento della prospettiva di vita. Avvenne un fatto nuovo nella storia dell’Umanità: il cambiamento demografico ottenuto attraverso il controllo farmacologico delle nascite. Ne derivarono anche l’inquinamento ambientale, la distruzione delle foreste, l’estinzione di specie animali, la desertificazione, il buco dell’ozono, il riscaldamento atmosferico, la  progressiva fusione dei ghiacciai, il sollevamento del livello dei mari ne il sovvertimento delle stagioni. Iniziarono a prevalere le malattie tumorali e quelle degenerative legate all’inquinamento, all’alimentazione, e all’invecchiamento della popolazione. Agli ospedali si aggiunsero le RSA per accogliere gli anziani non più assistibili dalle famiglie, ormai anch’esse invecchiate e senza l’aiuto di una nuova generazione per la scarsità di figli. Comparve un imponente fenomeno migratorio dalle regioni povere del pianeta verso il mondo occidentale (Europa, Nord America, Australia). Contemporaneamente al calo demografico e all’invecchiamento dell’Occidente comparve il forte incremento di natalità in Asia, Africa e Sud America. Si passò da una popolazione mondiale di tre miliardi del 1960 ai sette miliardi e mezzo del 2020. Ne conseguì un problema alimentare che venne affrontato con l’iperproduzione di cereali e riso di nuovo tipo: gli OGM (organismi geneticamente modificati). Per produrli fu necessario conquistare nuovi terreni agricoli attraverso la deforestazione e l’impiego di glifosato. Avvennero l’ulteriore impoverimento della “biodiversità” ed il cambiamento degli habitat naturali. Le specie animali sopravvissute furono costrette in spazi più limitati e ne derivò un conflitto, per la sopravvivenza, contro l’Uomo. Finché gli animali selvatici, con i loro virus e batteri, vissero separati fisicamente dall’Uomo, vi furono rare incursioni virali e batteriche al di fuori della foresta. Quando però la pressione dell’Uomo sul ristretto mondo selvatico si fece eccessivo, avvenne il travaso (spillover) di malattie virali e batteriche da quel mondo al mondo degli umani. Oggi, l’epidemia di Coronavirus, dopo quelle precedenti di SARS del 2002, quella di MERS del 2011 e di Ebola del 2014, è la naturale conseguenza del ribaltamento delle proporzioni tra umani ed animali selvatici. Il tutto, nacque dall’esigenza di sottrarre terreni coltivabili alla Natura selvatica e trasformarli in campi per colture OGM. Oggi il Mondo occidentale è al “redde rationem”. C’è arrivato dopo catastrofi naturali accelerate dal lavoro umano della Terza Rivoluzione industriale. Anno 1976: avvenne il disastro di Seveso. Un incidente nell’azienda ICMESA di Meda causò la fuoriuscita di una nube tossica di diossina, un potente cancerogeno. Anno 1986: avvenne la catastrofe nucleare di Chernobyl in Ucraina. Alle vittime immediate si aggiunsero poi le vittime degli anni successivi in tutta Europa. Vi fu un forte aumento delle leucemie nei bambini e dei tumori negli adulti. In particolare: cancro della tiroide, della mammella e dei polmoni. Le polveri radioattive, diffuse dai venti e dalle correnti d’alta quota, ricaddero ovunque sulle colture e, attraverso gli alimenti, giunsero all’Uomo. Gli animali erbivori, pascolando su prati inquinati, concentrarono i radioisotopi nelle loro carni e nel latte. Per tale ragione nel 1987 l’Italia votò a favore del referendum abrogativo delle centrali nucleari. Negli anni precedenti, corrispondenti alla crisi delle miniere del Sulcis Iglesiente, i Governi avevano approvato Piani per delocalizzare le industrie metallurgiche del Nord e concentrarle in Sardegna. L’area più impegnata dalla neo-industrializzazione fu Portovesme. Ne conseguì un inquinamento ambientale tale da sovvertire per sempre la vocazione agricola della zona. Le colture di tutto il Sulcis Iglesiente andarono in crisi, sia per sottrazione di personale all’agricoltura, all’allevamento ed alla pesca a favore dell’industria, sia per la carenza d’acqua, destinata in massima parte agli impianti di raffreddamento. Il danno ambientale fu tale che nel novembre 1990 fu votata dal Parlamento la legge per il recupero e disinquinamento della cosiddetta “Area ad alto rischio di crisi ambientale del Sulcis Iglesiente”. Fu un “Recovery Plan” dell’epoca. Il Governo Italiano stanziò 200 miliardi di lire per il disinquinamento e la conversione produttiva in “Economia verde”. Quel Piano di 30 anni fa è ormai dimenticato ma, in questo momento di crisi economica e sociale da disastro sanitario, oggi ritorna alla mente. E’ un ottimo esempio per capire sia il nostro presente pandemico che il prossimo futuro di ricostruzione economica con i fondi della “Next Generation EU” e del “MES”. Quel genere di industrializzazione venne eliminato in quasi tutta Italia. Oggi ne abbiamo pochi residui come le acciaerie ex ILVA di Taranto. Il problema ambientale venne provocato, soprattutto, dalle polveri sottili emesse in atmosfera dai camini degli alti forni in cui si bruciavano derivati del petrolio e carbon fossile, per produrre energia elettrica. In quegli anni, allo scopo di rivitalizzare i mari trasformati in deserti dall’inquinamento di scarichi tossici, il Governo finanziò le “Aree marine protette”. Nell’anno 2004, l’Amministrazione comunale di Sant’Antioco deliberò l’istituzione dell’Area marina protetta dell’Arcipelago del Sulcis. Il progetto non andò in porto, a causa del mancato consenso di gruppi di pescatori. Nell’anno 2011 avvenne il disastro nucleare di Fukushima in Giappone. Tutt’oggi il problema non è risolto. Dopo quell’evento la Germania votò a favore del referendum per l’eliminazione delle Centrali nucleari e la per conversione in “Economia verde”. Nel 2019 la Commissione europea ha votato il programma ambientalista denominato “European Green New Deal“ (nuovo patto europeo sull’ambiente). Il programma accoglie tutti i principi del “Paris Agreement” (accordi di Parigi) del 2015. Questo è un accordo fra gli Stati Membri della “Convenzione quadro delle Nazioni Unite“ sui cambiamenti climatici. Riguarda la riduzione di emissioni di gas serra e i relativi finanziamenti, a partire dall’anno 2020. Oggi il Coronavirus ha creato una tale prospettiva di disastro economico, che la Commissione europea si è affrettata ad allestire il più grande Piano economico della storia dell’Europa. E’ il “Next Generation EU”. Ad esso si associano il “MES” ed il programma di acquisto di debito pubblico delle Nazioni ideato dalla presidente della BCE, Christine Lagarde. Il “Next Generation  EU” contiene, al suo interno, il regolamento per la formulazione di progetti che consentirà l’accesso ai sussidi e ai prestiti. All’Italia spettano 209 miliardi di euro. E’ una somma enormemente più grande del “Piano Marshall” americano per gli aiuti all’Europa alla fine della II Guerra Mondiale. La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha ribadito che verranno finanziati, soprattutto:
  • La Digitalizzazione per l’Industria 4.0,
  • La “Green economy”. Le tre Donne dell’Europa, Angela Merkel, Ursula Von der Leyen e Christine Lagarde hanno sostenuto insieme la necessità che l’Europa realizzi il progetto del: “European Green New Deal”. In esso trovano piena legittimazione i progetti del “nuovo patto di economia verde” così sintetizzabili: 1 – Ripristino dell’ambiente inquinato, 2 – Protezione dell’ambiente dall’attacco dell’Uomo, 3 – Riduzione del gas serra pari a: 55% in meno di emissioni industriali di SO2, NO, e polveri sottili da combustione di derivati del carbone e del petrolio entro il 2030, 4 – Liberarsi dai metodi produttivi della terza rivoluzione industriale entro il 2050 (carbon free) 5 – Cessazione dei motori a combustione, 6 – Promozione dei motori elettrici o a idrogeno, 7 – Produzione elettrica con le fonti rinnovabili (sole, vento, moto ondoso, aree, etc.), 8 – Economia circolare (riutilizzo materiali),
9 – Riciclo rifiuti ed eliminazione progressiva della plastica, 10 – Controllo della dispersione termica, 11 – Centrali elettriche a idrogeno, 12 – Riduzione del riscaldamento dell’atmosfera e dei mari, 13 – Protezione della biodiversità, 14 – Incremento dei trasporti in mare e canali d’acqua, 15 – Aree marine protette; aree terrestri protette, 16 – Etc. Una tale rivoluzione, digitale e green, avrà estremo bisogno di un apparato burocratico efficiente. L’attuale inefficienza burocratica della Pubblica amministrazione è dovuta a scarsità di Personale. Nei Paesi del Nord Europa esiste un rapporto medio di dipendenti pubblici per 1.000 abitanti pari a 150/1.000. In Italia siamo gravemente deficitari: il rapporto è pari a 50/1.000. La “Nuova Generazione” sarà totalmente assorbita da questo nuovo modo di produrre ricchezza e avrà bisogno di un grande apparato burocratico. Una città come Carbonia ha oggi soltanto 1.500 dipendenti della Pubblica amministrazione. Ne dovrebbe avere almeno 4.500. Similmente dicasi di Iglesias. Con questi nuovi rapporti numerici avremo: 1 – Migliore efficienza degli uffici comunali, 2 – Migliore efficienza dei tribunali, 3 – Migliore efficienza degli ospedali, 4 – Migliore efficienza delle scuole, dei Centri di Ricerca e di Formazione. Ci auguriamo che il Piano si realizzi. Buon anno 2021. Mario Marroccu