Tore Cherchi: «Investire nella ricerca è investire sul futuro. Sotacarbo ma anche Carbosulcis e CESA»
Sotacarbo, società di ricerca di rilevanza nazionale, specializzata nelle tecnologie energetiche pulite, nasce da una iniziativa parlamentare comune di deputati democristiani e comunisti ben 35 anni fa, dotata di un cospicuo capitale iniziale: 40 miliardi di lire. Era una decisione lungimirante.
Gli enti energetici Enel, Eni ed Enel avrebbero dovuto assicurarne la gestione. Enel ed Eni, tanto per cambiare, si disimpegnarono rapidamente. Restarono Regione ed Enea e, a dire il vero, almeno in certe fasi Enea si è impegnata seriamente. Bisognerà attendere l’inizio del 2000 perché la società decolli.
L’Amministrazione comunale di Carbonia dotò la Sotacarbo di uffici e laboratori nella miniera di Serbariu. Altra scelta lungimirante. La stessa società con propri fondi attrezzò i laboratori e realizzò i primi impianti pilota. Più tardi da un capitolo del Piano Sulcis (a proposito del fatto che secondo taluni quel Piano non ha prodotto nulla!) sostenuto con un’iniziativa comune di centrosinistra e centrodestra, derivarono oltre 38 milioni di euro per il finanziamento su base decennale dei programmi di ricerca di cui ben 30 milioni di euro provenienti da fondi nazionali.
Sono arrivati, inoltre, ulteriori fondi per altri specifici programmi.
Il problema finanziario di Sotacarbo è modesto: 200/400 mila euro anno per spese generali che non possono essere pagati con i fondi della ricerca. I soci dovrebbero farvi fronte facilmente. La stessa Regione ha risorse cospicue non utilizzate destinabili a questa finalità. Non si comprende perché si creino situazione di grave tensione alla società a causa della disattenzione regionale.
I 36 tra ricercatori e altri lavoratori di Sotacarbo hanno prodotto risultati importanti e riconosciuti, applicabili su scala industriale. Investire su Sotacarbo è investire sul futuro. Viene ora annunciato che Sotacarbo entrerà nel sistema di Sardegna Ricerche. Speriamo bene perché in passato Sardegna Ricerche ha ostacolato lo sviluppo di importanti progetti nel Sulcis Iglesiente. Il territorio può oggi contare su tre importanti centri di ricerca. A Carbonia con Sotacarbo per le tecnologie energetiche pulite; in Carbosulcis con la grande infrastruttura per la produzione di isotopi necessari per la conoscenza della materia oscura e con altri rilevanti progetti (acidi umici, laboratorio Ulisse, etc.); a Monteponi con il Centro Sostenibilità Ambientale (CESA) specializzato nell’economia circolare. Questi progetti dovrebbero essere curati come piante preziose. Ma non è così. Sotacarbo è stato il primo campanello d’allarme. Altri segnali negativi vengono da Carbosulcis e CESA. E’ auspicabile che il caso Sotacarbo segni una ripresa dell’attenzione regionale perché sarebbe deleterio distruggere tanto lavoro ben fatto per disattenzione o perché si immagina che tutto debba essere fatto a Cagliari e tutto cancellato nei territori.
Tore Cherchi
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