29 July, 2024
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Verranno riattivati in Sardegna i percorsi di tirocinio e i corsi di formazione in presenza, secondo le disposizioni in attuazione del DPCM del 11 giugno 2020. Tale disposizione prevede la condizione che ci sia un’organizzazione degli spazi da parte del soggetto ospitante, tale da ridurre al massimo il rischio di aggregazione e che vengano adottate misure di prevenzione e protezione.

«In questa fase di riavvio di tutte le attività produttive è necessario garantire un percorso formativo ai giovani e meno giovani affinché possano fare esperienze di lavoro determinanti per il loro futuro», dice l’assessore regionale del Lavoro, Alessandra Zedda, commentando la riattivazione di tutti i tirocini e i corsi di formazione, nonché la possibilità di concludere quelli già iniziati durante l’emergenza Covid-19.

Proseguono inoltre tutti i tirocini formativi relativi alle professioni sanitarie attraverso cui è possibile raggiungere una qualifica professionale, a titolo esemplificativo il corso per operatore sociosanitario, che contempla la possibilità di sostenere gli esami per conseguire l’attestato.

«Nei prossimi giorni prosegue Alessandra Zedda l’assessorato, in collaborazione con Aspal, Agenzia per le politiche attive del lavoro, pubblicherà l’avviso per nuovi tirocini dedicati a under 29, under 35 e over 35. Abbiamo voluto considerare un’ampia fascia di età per consentire ai cittadini sardi inoccupati l’opportunità di acquisire le giuste competenze all’interno di un qualsiasi contesto aziendale. Per questo motivo, il tirocinio continua a essere uno strumento utile anche per le imprese – comprese quelle che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione, le quali tuttavia dovranno tenere sospesi i tirocinanti delle medesime figure professionali dei lavoratori in cassa integrazione – che per noi – conclude l’assessore regionale del Lavoro sono un partner fondamentale.»

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Nessun nuovo caso positivo al Covid-19 e 1 decesso nelle ultime 24 ore, in Sardegna. I casi positivi dall’inizio dell’emergenza restano fermi a 1.363, mentre i decessi salgono a 132.

In totale nell’Isola sono stati eseguiti 68.079 tamponi (1.010 nelle ultime 24 ore). I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 12, di cui nessuno in terapia intensiva, mentre 22 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 1.177 pazienti guariti (+6 rispetto al dato precedente), più altri 20 guariti clinicamente.
Sul territorio, dei 1.363 casi positivi complessivamente accertati, 252 sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 98 nel Sud Sardegna, 59 a Oristano, 79 a Nuoro, 875 a Sassari.

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Riapre al pubblico uno dei gioielli del Sulcis Iglesiente: le grotte di Is Zuddas, nel territorio di Santadi. Dopo la lunga chiusura di questi mesi, la Cooperativa Monte Meana, che gestisce il sito naturalistico e la trattoria adiacente, decide di riaprire i cancelli di quello che è uno dei simboli del Sulcis.
Il percorso, molto agevole, che si districa all’interno di diverse sale, tra cui si distinguono quella detta “dell’Organo” e quella “delle Eccentriche”, ha una lunghezza di 500 metri. Importantissime non solo per la bellezza delle loro concrezioni uniche, come i cosiddetti “fiori di grotta”, le grotte di Is Zuddas conservano i resti del Prolagus Sardus, piccolo roditore vissuto solo in Sardegna e Corsica.
«Riapriamo il nostro tour turistico secondo quelle che sono le disposizioni di leggeinforma Rodolfa Atzeni, presidente della Cooperativa Monte Meana -. I gruppi saranno ridotti, massimo 15/18 persone per gruppo anziché i 30 degli anni precedenti. Naturalmente invitiamo i nostri clienti ad indossare guanti e mascherina e all’ingresso delle grotte abbiamo già pronti i prodotti per sanificarsi.»
Le grotte non perdono il loro fascino ed attirano sempre un numero cospicuo di visitatori. Quest’anno le previsioni appaiono diverse ma le prenotazioni ci sono già, anche se, per il momento, arrivano solo dal turismo sardo. C’è comunque grande fiducia nel fatto che la stagione riporterà anche i turisti da fuori Sardegna. Le prospettive ci sono e i gestori del sito sono pronti ad accogliere tutti nella massima sicurezza. «Pensiamo che tenendoci a distanza non avremo nessun problema per quanto riguarda la visita alle grotte», prosegue Rodolfa Atzeni.
Sistemi di sicurezza che la cooperativa ha adottato anche per quanto riguarda la trattoria, dotandosi di termoscanner per il controllo della temperatura dei clienti in entrata e di sanificatori per le mani, oltre alle barriere di plexiglass in cassa e in biglietteria. «La nostra trattoria cambia immagine ma non la qualità del nostro prodotto», conclude il presidente della cooperativa Monte Meana.
A Is Zuddas, tutto è pronto per accogliere i visitatori in pieno comfort e sicurezza.
Federica Selis

 

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La Giunta regionale ha stanziato i fondi per il ripristino del collegamento viario tra l’area dei parcheggi di Fontanamare, in territorio di Gonnesa, e la SP 83. La misura approvata ieri dall’Esecutivo regionale su proposta dell’assessore dei Lavori pubblici, Roberto Frongia, grazie ad una dotazione di 300mila euro, consentirà al comune di Gonnesa di ricostruire le opere stradali e si inserisce nel progetto più ampio di ricostruzione del ponte crollato lo scorso 2 aprile (e dei collegamenti ad esso legati).

«Si tratta di una misura attesa, frutto del lavoro di questi mesi, culminato nell’individuazione delle soluzioni utili per consentire nuovamente a una zona di fruire in sicurezza del diritto alla balneazionespiega l’assessore dei Lavori pubblici, Roberto Frongia –. Nelle scorse settimane insieme ai tecnici dell’Assessorato ho verificato lo stato delle opere. Al sopralluogo hanno fatto seguito le interlocuzioni con i soggetti interessati (comune di Gonnesa, Igea, provincia del Sud Sardegna) con l’obiettivo di arrivare ad una soluzione in tempi brevi. Il ripristino del ponte e dei collegamenti ad esso legati sono fondamentali per garantire la percorribilità di una delle spiagge più importanti del Sulcis Iglesiente.»

L’assessore dei Lavori pubblici aveva visitato l’area del ponte crollato il 26 maggio e in quella occasione si era impegnato a dare risposte immediate. Tre giorni dopo si è svolta la videoconferenza per disegnare il perimetro degli interventi.

Il ponte crollato qualche mese fa mette in comunicazione la spiaggia di Fontanamare al parcheggio della spiaggia del Sulcis Iglesiente ed è considerata un’opera strategica per il territorio.

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Il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Federico Garau (candidato alla carica di sindaco alle ultime elezioni Amministrative), ha diffuso una nota nella quale denuncia «degrado e disservizi nella periferia della città di Iglesias» ed invita l’assessore comunale dell’Ambiente, Francesco Melis, se c’è, a battere un colpo!

«Continua indisturbata l’incuria ed il disservizio nella periferia cittadinasi legge in una nota. Un vizio che Iglesias (ed i suoi amministratori) continuano a non perdere. A differenza del centro, che tutto sommato “sembra” essere in ordine, a farne le spese sono le zone periferiche della città, quelle che sulla carta vengono definite case sparse. In località S’Arriali, nella periferia della città di Iglesias, zona un tempo considerata abbandonata, oggi invece ampiamente popolata da numerosi cittadini. E proprio qui, infatti, che il famoso appalto (tanto proclamato e pubblicizzato) relativo alla raccolta dei rifiuti, mostra le sue debolezze più grandi.»
«Una situazione di trascuratezza e menefreghismo senza precedenti, montagne di rifiuti che continuano ad essere ammassate e dimenticate, lasciando la zona nel degrado più totaleaggiunge la nota -. Non bisogna però dimenticare una cosa, se da un lato abbiamo un’amministrazione menefreghista nei confronti degli abitanti delle periferie e delle frazioni, dall’altra abbiamo una piccola fetta di cittadini con poco senso civico che, in barba a tutti, proseguono nel scaricare a cielo aperto rifiuti non consoni alla raccolta porta a porta. Una situazione ovviamente nota da tempo, incentivata (ma non giustificata) dalla difficoltà di depositare nei luoghi predisposti i rifiuti non accettati dalla raccolta differenziata, il famoso ecocentro continua ancora oggi a mostrare segnali di debolezza, con infinite code e tempi di attesa troppo lunghi, mentre la raccolta di rifiuti speciali a domicilio sotto molti punti di vista la si può considerare come un’oasi nel deserto.»
«Lo stato emergenziale riguardante la raccolta dei rifiuti in alcuni punti della città si conosce da diversi anniattacca Federico Garau -. L’assessore Melis ha ricoperto questo ruolo anche nella precedente amministrazione, ormai da svariati anni guida l’assessorato all’ambiente e da altrettanti anni continua a trascurare questi dettagli che per la nostra città sono fondamentali. Il grande appalto da lui proclamato stenta a decollare e la città di Iglesias inoltre continua ad avere enormi carenze nelle frazioni e nelle periferie. Non capisco come mai secondo i nostri amministratori ci siano zone della città di serie A ed altre di serie B. Tutti i cittadini pagano profumatamente le tasse e tutti devono ricevere lo stesso servizio, a prescindere dalla zona di residenza.»

«Diciamo basta alle inutili promesse che da tempo continua a farci senza mai mantenerleconclude Federico Garau -, auspico che da parte sua ci sia una rapida e netta presa di posizione, ma soprattutto l’applicazione di una soluzione definitiva, in caso contrario torneremo a riproporre il tutto nelle sedi opportune.»

 

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Sarà operativa da lunedì 15 giugno la sede Sarda di A.F.I. Sardegna (Associazione Fieristi Italiani). La sede nazionale presieduta da Serena Tagliaferri ha affidato l’incarico al 44enne cagliaritano Ivan Scarpa, responsabile della comunicazione e del marketing del gruppo Invitas/Festa del Gusto.
L’associazione fieristi italiani nasce dall’esigenza di dare una voce comune, unita ed autorevole a una categoria che conta (solo i fieristi) circa 60.000 operatori e tra collaboratori, famiglie, etc., coinvolge circa 250.000 persone, queste durante sia la fase di lockdown sia in quella successiva, si sono sentite spesso penalizzate, nonostante le più ampie garanzie di rispetto e buone pratiche per la ripartenza in sicurezza.
Grazie al lavoro sul territorio nazionale, l’associazione ha ottenuto ottimi risultati riuscendo, grazie al lavoro del direttivo nazionale unito alle sedi regionali ed al costruttivo dialogo con le Istituzioni, la ripartenza dell’operatività in diverse Regioni.
A.F.I. è fatta dagli stessi operatori del settore sotto lo slogan “Uniti si vince” ed il cui scopo è quello di poter aver accesso ai tavoli istituzionali nazionali e regionali, in modo da poter portare la voce di chi è impegnato in prima linea dietro “un banco”.
Nel direttivo A.F.I. regionale della Sardegna, oltre al presidente Ivan Scarpa, ci sono Marcella Antinoro in qualità di vice presidente e Monica Saba, alla quale è affidata la segreteria regionale.
Nei prossimi giorni, verranno nominati i consiglieri, che saranno dislocati sull’intero territorio regionale, per dare alla struttura maggiore capillarità e contatto con tutti gli associati.

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«La comunità studentesca universitaria è stata messa in ginocchio dall’emergenza Coronavirus, gli studenti universitari sardi vanno aiutati, adesso.»

Il grido d’allarme arriva da Roberto Deriu, consigliere regionale del Partito democratico.

«Siamo di fronte ad una situazione di profonda criticità che abbiamo messo all’attenzione della Regione per tempoaggiunge Roberto Deriu ma a distanza di mesi dalle nostre proposte, è a dir poco allarmante il silenzio della Giunta e dell’assessore Andrea Biancareddu. Fin dal principio dell’emergenza, infatti, abbiamo chiesto che venissero attuate misure urgenti per assicurare a tutti – studenti ed insegnanti – gli strumenti essenziali per la didattica digitale e per affrontare con l’adeguato equipaggiamento la fase d’emergenza e la successiva ripartenza, come sostenuto nelle lettere rivolte all’assessore Andrea Biancareddu il 20 marzo ed il 7 maggio.»

«Abbiamo chiesto – attraverso diverse mozioni ed interpellanze presentate in Consiglio – la rimodulazione dei criteri per l’accesso ai bandi Ersu per l’anno accademico 2020/2021 (mozione n. 213), il rimborso dei pasti mensa (mozione n. 190), degli alloggi delle Case dello studente e degli affitti dei fuori sede relativi ai mesi in cui gli studenti non beneficiano del servizio (interpellanza n. 98/C) – sottolinea Roberto Deriu -. Senza tralasciare l’ampliamento dell’indennità Covid-19 per coloro che svolgono tirocini extracurriculari (interpellanza n. 99/A) e la conversione del materiale didattico cartaceo in formato digitale. Tutte iniziative rimaste inevase dal centrodestra e ribadite nell’ordine del giorno del Consiglio lo scorso 9 giugno. Da parte della Giunta, però, ancora una volta nessuna risposta.»

«Io e i colleghi del Gruppo del Partito democratico ci siamo resi protagonisti, e continueremo a farlo, di una condotta delle iniziative politiche, di grande consapevolezza e responsabilità, a favore delle Scuole e delle Università della Sardegna. Mentre il tacere della Giunta e dell’assessore Andrea Biancareddu si è ormai fatto tristemente assordanteconclude il consigliere regionale del Partito democratico -. Per salvaguardare gli studenti, è necessario intervenire subito con i fatti. Non permetteremo che ad essere sacrificato sia il futuro dei nostri giovani.»

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La Sanità di Iglesias e Carbonia del dopoguerra fu il prodotto professionale di Medici illustri.
Iglesias eccelleva nella Pneumologia, nella Pediatria, nell’Ortopedia, nella Ostetricia e Ginecologia e nella Chirurgia Generale. Aveva un’ottima Medicina Interna e una Radiologia di altissimo livello.
L’Ospedale di Carbonia prese ad esistere per effetto dello studio e del sacrificio quotidiano di medici versati in tutte le branche della Medicina.
Questo fu il primo periodo. Poi negli anni ’70 arrivarono altri professionisti illustri come il professor Lionello Orrù, cattedratico di Anatomia Umana Normale all’Università di Cagliari e docente di Anatomia Chirurgica nella scuola di specializzazione di Chirurgia.
Alla direzione del reparto di Ostetricia e Ginecologia, dopo il dottor Renato Meloni, venne nominato il dottor Giommaria Doneddu. Questi aveva perfezionato la sua specializzazione in Francia ed aveva introdotto in Italia il professor Kos di Lubiana, esperto nelle tecniche di isterectomia senza taglio addominale.
Questi Medici illustri sono tutti scomparsi. Hanno lasciato come eredità alle due città, insegnamenti di Medicina e di Chirurgia che ancora si tramandano.
L’Ospedale Comunale di Carbonia aveva come Presidente il Sindaco. L’apparato amministrativo era costituito da 5 impiegati.
La Direzione Sanitaria era condotta da un Primario nominato dal Sindaco su indicazione del Consiglio dei sanitari. La parte politica interveniva per ratificare le indicazioni date dal Consiglio
dei Sanitari. L’armonia tra parte laica e parte sanitaria era perfetta. Successivamente questo ordine di cose venne stravolto.
Attualmente la Direzione Generale della ASL viene nominata dal Presidente delle Giunta Regionale. I Sindaci sono esclusi dalla scelta.
Oggi il Direttore Sanitario viene nominato dal Direttore Generale. Anche in questo caso i Sindaci sono esclusi dalla scelta. Ne sono esclusi anche i Primari Ospedalieri.
Questo nuovo sistema di gestione ha una scala gerarchica in cui i Sindaci e i Medici non esistono. In sostanza esiste un rapporto semplificato fra due soggetti: nel gradino superiore c’è chi comanda, e nel gradino inferiore c’è chi obbedisce (i Medici) senza potere di replica. In questo modo le intelligenze sanitarie sono escluse del pianeta Sanità e non esiste possibilità che emergano personalità illustri.
Questo stato di cose dura da almeno 20 anni, cioè da quando si attuarono le revisioni della legge di Riforma Sanitaria n. 833/78. Con la revisione in senso burocratico degli Ospedali, il lavoro dei Medici fu regolato secondo schemi di “efficienza ed efficacia” che ricordano gli schemi della macchina produttiva industriale descritta magistralmente da Charlie Chaplin nel film “Tempi Moderni”. Il risultato fu la demotivazione dei medici, esclusi dalla programmazione, trasformati in “meccanici” esecutori in uno “stabilimento” dove si produce sanità come si producono “bulloni” a vantaggio di pazienti che vengono trattati come “clienti”.
L’ultimo dei Medici illustri dell’era dei “Comitati di Gestione” fu il dottor Paolo Pettinao. Fu il più grande Direttore Sanitario ed il più straordinario Primario di Anestesia. Lasciò in eredità una scuola di altri Primari Anestesisti. Non tutti sanno che egli fu il vero fondatore della Rianimazione che dette il via all’era dei trapianti. Negli anni ’80 esisteva un problema nel campo dei trapianti d’organo: il coma irreversibile deteriorava gli organi interni. Pertanto i reni, il cuore ed il fegato non erano utilizzabili. Ciò avveniva per il degrado metabolico del paziente comatoso. Il dottor Pettinao, a Carbonia, mise a punto tecniche per inserire i cateteri da alimentazione a livello dell’atrio destro del cuore. Tali cateteri servivano per misurare la “pressioni venosa centrale” e capire se il circolo arterioso fosse efficiente. In caso contrario si correggeva. Quei cateteri, sistemati all’imbocco del cuore, erano anche utili per infondere soluzioni  concentrate di Sali, Zuccheri, Aminoacidi, e Lipidi. Nessuno, fino ad allora, utilizzava questi metodi di “cateterismo venoso centrale” e “alimentazione parenterale” in Sardegna.
Ma non tutto era ancora chiaro sul perché si deteriorassero quei corpi.
Nel 1981 avvenne un fatto di politica internazionale che contribuì a gettare luce sul come mantenere efficiente il metabolismo degli organi mantenuti vivi con l’“alimentazione parenterale totale”. A Marzo era morto, in carcere a Londra, Bobby Sands. Costui era un affiliato all’IRA (Irish Republican Army) di Belfast. Catturato dagli inglesi, fu detenuto a Londra e tenuto in cattività per anni senza processo. Nel 1980 si svolsero le elezioni nel Regno Unito ed egli venne eletto parlamentare per la parte cattolica dell’Irlanda del Nord, vincendo sul candidato protestante. Nonostante ciò Margareth Tatcher non lo liberò. Allora Bobby Sands iniziò lo sciopero della fame. Dopo 50 giorni di digiuno, venne sottoposto ad alimentazione con sondino gastrico, tuttavia le sue condizioni metaboliche peggiorarono, finché morì nel 66° giorno dall’inizio dello sciopero della fame. Questo dimostrò che se un paziente fa un digiuno troppo prolungato, si verificano negli organi interni lesioni metaboliche irreversibili e, seppure si pente e riprende a mangiare, muore comunque. Il suo corpo venne sottoposto ad autopsia e studiato a fondo. Si scoprì che un digiuno prolungato altre i 40 giorni, provoca un danno irreversibile delle cellule. In particolare, crollano le strutture lipidico-proteiche che formano i pilastri portanti dell’edificio cellulare. La perdita dei grassi strutturali non è riparabile, ed è mortale.
Fu illuminante. Si capì l’importanza dei grassi nella dieta. I lipidi (grassi) non sono solo importanti per l’apporto energetico ma anche come elemento strutturale degli organi. I corpi in coma, in uno stato di restrizione dietetica prolungata senza grassi si deterioravano. In tutto il mondo, si approfondirono gli studi sull’alimentazione parenterale nei comatosi candidati al prelievo d’organi.
Il dottor Pettinao, a Carbonia, seguendo quegli studi, mise a punto schemi di alimentazione parenterale totale di soluzioni contenenti tutto ciò che serve alle cellule per sopravvivere.

Nel 1987 il dottor Pettinao vinse il primariato al Brotzu e, lì giunto, applicò le nuove tecniche di alimentazione in Rianimazione. I pazienti in coma, candidati al prelievo d’organi per trapianto, migliorarono il loro trofismo; gli organi nobili (reni, fegato, cuore) non si deteriorarono più ed iniziò l’era dei trapianti d’organo a Cagliari.

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Negli anni successivi, gli Ospedali entrarono nell’“era grigia” del nuovo modo di gestire la Sanità pubblica, caratterizzato dall’esclusione dei rappresentanti politici delle città, dei Sindaci, e dei Primari.
Il ruolo dei Primari venne sottoposto a restrizione incompatibili con l’autostima. Fino a metà degli anni ’90, una volta vinto il concorso pubblico nazionale, i nuovi Primari sottoscrivevano con lo Stato un contratto a tempo indeterminato. Dopo la metà degli anni ’90 la nuova leva di riformatori di stampo “bocconiano” escogitarono un sistema che mise i “ceppi” al cervello dei Primari, inventando un modo opprimente di rapportarsi con loro: le nomine primariali potevano, da allora in avanti, durare solo 5 anni. Poi, dopo una valutazione della parte amministrativa, gli incarichi potevano essere rinnovati o dichiarati scaduti. Era come dire: «Tu mi appartieni».

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Dato questo stato di precarietà dei ruoli è difficile far esporre pubblicamente i Medici illustri dei nostri Ospedali. Comunque, ci sono, ma nell’ombra e nel silenzio. Possiamo trovare traccia dei nostri concittadini illustri in altri luoghi. Faccio due esempi.
Primo esempio.
Il professor Nicola Perra proviene dal Liceo scientifico di Sant’Antioco; oggi è un Fisico teorico prestato alla Sanità. Studia gli algoritmi che governano la diffusione delle notizie, delle idee politiche, della pubblicità, e delle epidemie.
Già il 31 gennaio, nella versione cartacea di questo giornale, parlammo del libro scritto dal professor Nicola Perra intitolato “CHARTING THE NEXT PANDEMIC”. Si tratta di una pubblicazione edita a Boston nel 2017 in cui venne prevista una Pandemia disastrosa da Coronavirus a partenza dalla regione di VUHAN in Cina. Aveva azzeccato i tempi della diffusione, le vie, i danni e l’ipotetica durata (imprevedibile).
Pochi giorni fa Nicola Perra ci ha inviato, dall’Università di Seattle, dove si trova per un contratto di studio, uno scritto che aveva già pubblicato nell’anno 2011 negli Stati Uniti. Ce lo invia a proposito della fine del lockdown e del pericolo ipotetico di seconda ondata, e dice: «L’ho scritto nel 2011…».

La paura si rafforza, fino a quando non riduce gravemente il serbatoio di individui sensibili, causando un declino di nuovi casi. Di conseguenza, le persone vengono attirate in un falso senso di sicurezza e tornano al loro normale comportamento (recupero della paura) causando un secondo picco epidemico che può essere ancora più grave del primo. Alcuni autori credono che si sia verificato un processo simile durante la pandemia del 1918, portando molteplici “CIME EPIDEMICHE”.
Suona familiare? Attenzione gente, non è ancora finita.

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Secondo esempio.

Riguarda il dottor Massimo Medda. Anche lui è un prodotto dei nostri licei del Sulcis Iglesiente. E’ un illustre Medico che ha dimostrato doti eccezionali nella gestione della epidemia di Coronavirus a Milano.
Laureato a Cagliari in Medicina e Chirurgia, ha poi studiato Cardiologia a Milano e oggi è Primario Cardiologo del reparto di Emodinamica dell’Ospedale Sant’Ambrogio del Gruppo San Donato.
Domenica 7 giugno, alle ore 11,30, è stato intervistato dal Direttore della rete televisiva RAI 3. Perché ne ha suscitato la curiosità? Perché durante il peggior periodo dell’epidemia, quando non si sapeva dove smaltire i tanti morti perché i forni crematori non bastavano, il dottor Massimo Medda continuava ad operare giorno e notte, senza paura per la sua vita, organizzando il reparto in modo tale da curare anche gli infartuati affetti da Coronavirus in fase acuta. Ha spiegato: «Ho diviso il reparto e la sala operatoria in 3 settori. Nel primo settore trattiamo i pazienti senza virus. Nel secondo settore trattiamo i Covid positivi infartuati, con angioplastica e stent, poi li trasferiamo in un reparto a loro dedicato. La parte più importante è il terzo settore. In questo vengono trattati con angioplastica tutti i pazienti di cui non si sa se siano o no affetti dal virus. A tutti viene eseguito, all’ingresso, il tampone rinofaringeo per estrarre l’RNA virale. Non aspettiamo neppure un minuto per la risposta di laboratorio. Portiamo subito il paziente in sala operatoria e lo operiamo per l’infarto, perché l’infarto non può attendere neanche un minuto. Poi, finito l’intervento, il paziente viene trasferito in una “zona grigia” e viene curato come seavesse il Coronavirus. Quando arriva il referto del tampone decidiamo la destinazione definitiva del paziente».
Questo oggi è il cardiologo emodinamista interventista più illustre della Lombardia e, dato che la Lombardia è la regione più colpita d’Europa, questo è il cardiologo interventista più illustre d’Europa.
Questi due casi servono a dimostrare che noi produciamo sempre Scienziati e Medici illustri e che ne abbiamo ancora molti altri. Gli altri, i locali, sono condannati al silenzio e all’ininfluenza.
Chiunque stia soffrendo per il clima di respingimento che si subisce all’ingresso dei nostri ospedali e, soprattutto, coloro che, avendo un infarto dopo le ore 16.00, vengono respinti perché il reparto di Emodinamica è aperto solo di mattina, dalle 8.00 alle 16.00, guardi l’intervista del dottor Massimo Medda.
Guardatela, commuovetevi davanti a questi giovani meravigliosi e pensate a tutti coloro che, avendo un infarto tra il venerdì sera ed il lunedì mattina, trovano le porte del reparto di Emodinamica di Carbonia chiuse.
Per Massimo Medda la vita di un vecchio, con l’infarto, vale come la sua vita. Per questo, corre il rischio di morire anche lui di Coronavirus. Ma qui a Carbonia, per motivi puramente amministrativi, avviene il contrario e questa propensione dei Medici, di dare se stessi per la salvezza del malato, non può essere espressa.
Questa lunghissima premessa serve a porci una domanda: «Perché siamo così vili da consentire tanto disprezzo per le nostre vite?»

Mario Marroccu

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Egregio Direttore,
sono Ivan Melis, ho 44 anni e vivo a Iglesias. Sono portavoce del Gruppo Sorrisi Multipli composto da persone affette da patologie invalidanti e faccio parte della Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica.
Convivo con la sclerosi multipla che mi ha costretto a stare in una carrozzina. La vita per me non è facile ed il sistema sanitario di certo non mi aiuta. Nel mio territorio il depotenziamento degli ospedali pubblici ha effetti drammatici. Siamo poveri e con il più alto indice di sclerosi multipla d’Europa, tanto che la nostra terra viene chiamata l’Isola della Sclerosi.
Tutti i giorni si registrano nuovi casi sotto l’indifferenza generale, un’indifferenza che ci condanna alla solitudine. Spesso dovrei fare analisi del sangue, ma già prima del lockdown sono stato rimandato a casa con altri ammalati, perché mancavano i reagenti. Il trasferimento del laboratorio di analisi fuori Iglesias ci complica la vita. Le provette devono essere trasferite a 25 chilometri di distanza, passando in varie mani e con la paura che vengano smarrite o confuse.
La stessa farmacia territoriale apre solo il lunedì, eppure le terapie salvavita sono reperibili solo lì. Se sgarriamo con i conti siamo costretti ad andare a Carbonia o a Cagliari e per chi non può muoversi è un dramma.
Da quando a Iglesias hanno sospeso la fornitura di un farmaco indispensabile per chi come me soffre di SM, per reperirlo bisogna andare a Cagliari. Per le patologie neuro-degenerative come la SM è importante rispettare i tempi con la risonanza magnetica sia per monitorare i possibili aggravamenti che per nuove diagnosi. Ma mentre cresce la necessità di nuove macchine RM, vengono chiuse quelle esistenti. E’ incredibile che in grandi città come Iglesias e Carbonia non ci sia una Risonanza che tratti il mezzo di contrasto.
Subiamo addirittura i tagli alla riabilitazione: terapia indispensabile per la nostra sopravvivenza. La persona affetta da patologia cronica del S.N.C. deve essere trattata per rallentare l’aggravamento. La fisioterapia oltre a darci una vita più dignitosa sicuramente incide sul bilancio sanitario, facendo spendere molti meno soldi per ausili e assistenza domiciliare.
Sono seguito dal 2011 al centro sclerosi del Binaghi. L’equipe è straordinaria ma la lista d’attesa è di almeno 4 mesi. Il personale sanitario è sempre più ridotto mentre crescono i nuovi casi. Anche lo spazio per le nuove terapie infusionali è inadeguato e contribuisce ad allungare la lista d’attesa.
Siamo esausti e impauriti per ciò che i nostri occhi di malati vedono. Ma con noi soffre tutta la popolazione dell’Iglesiente per la difficoltà di accesso alle cure. Ci manca tutto. Il Covid da noi, ha la “colpa” di essere stato l’alibi per accrescere i tagli alla sanità pubblica e la nostra disperazione, oltre ad aver cancellato l’esistenza delle “emergenze ordinarie”, di cui il mio caso è solo un esempio.

Ivan Melis

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«Giovedì 11 giugno 2020, la Sesta Commissione Regionale ha convocato le audizioni di Anci, Funzione Pubblica Sindacati, sindacati autonomi, Università e Ordini professionali per la discussione del D.L. 112 – P.L. 121, ovvero la Riforma del Sistema Sanitario Regionale. Colgo questa occasione per parlare della proposta del comune di Villamassargia che per un anno ha lavorato alla candidatura di questo comune per ospitare il nuovo ospedale unico del Sulcis Iglesiente.»

Il sindaco di Villamassargia, Debora Porrà, rilancia la candidatura di Villamassargia a sede del nuovo ospedale unico del Sulcis Iglesiente.

«La nostra Amministrazione avrebbe voluto presentare alla cittadinanza il progetto nel secondo degli incontri pubblici organizzati a Casa Fenu, ma l’emergenza #coronavirus ci ha obbligato ad annullare il dibattitoaggiunge Debora Porrà -. Premesso che la costruzione di un nuovo ospedale nel Sulcis iglesiente è un obiettivo dichiarato dall’Amministrazione regionale e che questa Amministrazione comunale si è candidata l’anno scorso individuando un’area del proprio territorio libera da vincoli, penso che non si possa approcciare al tema senza inquadrarlo qui ed ora.»

«Ci può essere una buona riforma sanitaria senza una riforma degli enti locali? Penso di no: le istanze del nostro territorio, incoraggiate anche dagli incontri dell’assessore Quirico Sanna e dell’assessore Mario Nieddu (in separate sedi) con i sindaci del Sulcis Iglesiente che hanno sempre annunciato, per le rispettive competenze, che la provincia del Sulcis Iglesiente sarebbe stata ripristinata (nonostante le leggi nazionali e i referendum…) e la costruzione del nuovo ospedale unico nel Sulcis Iglesiente fosse prioritariasottolinea il sindaco di Villamassargia -. Nel frattempo, a piccole dosi ma con costanza, condivisa in maniera trasversale da tutte le amministrazioni regionali, il sistema sanitario del Sulcis Iglesiente ha subito un lento depauperamento che ha originato un’emorragia di mobilità passiva verso Cagliari. Ciò sta portando alla saturazione anche il sistema cagliaritano e progressivamente potrebbe addirittura causare il futuro smantellamento complessivo dei servizi sanitari del nostro territorio, giustificato dal basso numero di prestazioni. Ma i numeri non sono bassi, perché nel Sulcis Iglesiente regna la salute, al contrario, occorre ripensare una sanità sui numeri delle patologie esistenti ed individuare uno o più settori di eccellenza su cui puntare, in modo da poter attrarre mobilità sull’eccellenza da altri territori.»

«Occorre puntare sull’eccellenza, il dimensionamento, la territorialità, la specializzazione e la complementarietà col Sistema Sanitario Regionale per riprogrammare la sanità nel Sulcis Iglesiente. Serve, soprattutto, una sanità territoriale, superando con l’organizzazione e la rifunzionalizzazione delle strutture il termine di sostituzione (termine letterale da DL 112), attraverso lo studio di complementarietà delle strutture, tra nuove ed esistenti, le quali potrebbero diventare ospedali di comunità e centri per le acuzie, a disposizione dei territori più lontani, perché NESSUNO VIVE IN PERIFERIA SE IL CITTADINO È IL CENTRO DEI SERVIZI PUBBLICI. Dobbiamo anche salvaguardare gli investimenti finora fatti e qualificare il servizio con un nuovo ospedale di eccellenza, per cui Villamassargia risulta il primo e unico comune candidato per costruire una struttura secondo il DM 70/2015 e, quindi, non inferiore ai 300-400 posti lettoconclude Debora Porrà -. Non conosciamo ancora la versione finale del nuovo testo legislativo regionale, ma IN ATTESA CHE SI COMPIA LA RIFORMA, NESSUN SERVIZIO DEVE ESSERE PIÙ SMANTELLATO O SOTTRATTO AL TERRITORIO, ALTRIMENTI RESTERÁ BEN POCO DA RIFORMARE!»