28 July, 2024
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Poste Italiane sostiene le comunicazioni del Dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri contro la violenza sulle donne ed è al fianco nelle iniziative di sensibilizzazione. Sui monitor dei 102 sportelli Postamat Atm presenti nella Città metropolitana di Cagliari e nella provincia del Sud Sardegna sono visibili i messaggi istituzionali, il numero verde e l’app 1522 per la prevenzione e il contrasto ai fenomeni di violenza, stalking e maltrattamento.
Poste Italiane ha da tempo sottoscritto un protocollo di intesa con il Ministero per le Pari opportunità che prevede la realizzazione di iniziative in grado di «rendere più efficaci e incisive le campagna di comunicazione promosse e realizzate dal Dipartimento, al fine di consentirne una capillare diffusione sul territorio nazionale». In tal modo, Poste Italiane concorre alla promozione dei principi di pari opportunità, di contrasto di ogni forma di violenza e di discriminazione coerentemente con il suo ruolo di azienda socialmente responsabile.
Poste prosegue inoltre nella realizzazione del proprio piano di attività in materia di sostenibilità che prevede, tra l’altro, iniziative di sostegno al reinserimento lavorativo di donne in uscita dalle case rifugio, avviate a dicembre scorso con la Rete D.i.Re e l’Associazione di volontariato “Telefono Rosa”.
Quanto poi all’attenzione rivolta dal Gruppo alle politiche di parità, Poste Italiane è risultata tra le aziende europee che vantano un punteggio più elevato dell’indice di diversità di genere (Gender diversity index, GDI) fra i maggiori Gruppi del listino Stoxx Europe 600 per la presenza femminile in posizioni di responsabilità, secondo quanto emerso dall’analisi dell’organizzazione “European Women on Boards” (Ewob). La ricerca conferma il peso e il ruolo assunto delle donne in Poste Italiane a tutti i livelli, testimoniata da una presenza pari al 55% della forza lavoro complessiva (69.000 unità), e dal fatto che il 59% degli oltre 12.800 Uffici Postali è affidato alla guida di una donna.

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Nella giornata di ieri è stata effettuata un’intensa attività di controllo della filiera della pesca che ha visto impegnato il personale dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Sant’Antioco, alle dipendenze del Comandante T.V. (CP) Francesco S.M. D’Istria.
L’operazione è stata eseguita, con particolare riferimento al rispetto della normativa nazionale e comunitaria, nonché la corretta catena commerciale della specie ittica “Tonno rosso” al fine di garantire la tutela del consumatore finale.
A seguito di controlli eseguiti presso punti di sbarco all’interno del Porto di Sant’Antioco, sono stati intercettati due automezzi al cui interno sono stati rinvenuti rispettivamente 185 kg e 270 kg di “Tonno rosso”, considerato dalle normative comunitarie e nazionali, specie oggetto di particolare tutela. Pertanto, sono state contestate sanzioni amministrative per un ammontare di 5.334 € e relativo sequestro per circa 455 kg di “Tonno rosso”, privi di tracciabilità.
Il Comando della Guardia Costiera di Sant’Antioco continuerà ad intensificare nei prossimi giorni le operazioni di polizia marittima, al fine di garantire il corretto sfruttamento delle risorse ittiche, a salvaguardia degli operatori del settore che esercitano l’attività nel rispetto delle vigenti norme. In particolare, l’attività di vigilanza presso le vie cittadine, i mercati, i centri di distribuzione ed i ristoranti, sarà finalizzata prioritariamente ad impedire che il prodotto ittico sia commercializzato mediante utilizzo di canali di vendita non autorizzati, nonché a verificare tracciabilità e salubrità del pescato. In mare, i controlli saranno invece indirizzati al rispetto delle regole in tema di pesca in aree e periodi vietati, attrezzi consentiti, qualità e quantità del pescato, regolare composizione degli equipaggi, norme sulla sicurezza della navigazione e salvaguardia della vita umana in mare.
La Guardia Costiera, inoltre, invita i consumatori a prestare la massima attenzione nell’acquisto dei prodotti ittici, privilegiando gli operatori del settore che esercitano l’attività nel rispetto delle procedure di garanzia e salubrità alimentare in materia di etichettatura, tracciabilità e norme igienico sanitarie, evitando di acquistare quelli venduti illecitamente da ambulanti non autorizzati.

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«Il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna ha deciso di uniformare la partecipazione alle associazioni esistenti, restando socio sostenitore, garantendo il contributo ai progetti in corso e futuri. Come da statuto, le quote di partecipazione a tutte le associazioni erano di euro 1.000,00, mentre con l’alternarsi delle passate gestioni commissariali, erano arrivati anche a importi che oscillavano tra i 30mila e i 50mila euro, senza alcuna rendicontazione, arrivando a pagare addirittura le utenze idriche ed elettriche di un’associazione, spese inammissibili in quanto il Parco non può accollarsi detti costi, anche qualora ci fosse una rendicontazione. Pertanto, dovendo regolarizzare la posizione propria e dei partner, il Consiglio Direttivo ha deliberato che tali contributi possono essere erogati, in primis, tramite l’istituzione dei Centri Visita (€ 30mila) ed ulteriori contributi dietro presentazione di ulteriori progetti, ma sempre attraverso opportuna rendicontazione.»

«È giusto riordinare la partecipazione del Parco in modo da poter garantire la continuità nel sostegno economico ai progetti delle Associazioni e aprire anche ad altre realtà presenti e operanti negli 87 comuni del Parco afferma il presidente del Parco Geominerario Tarcisio Agus -, sostenere piccoli e grandi progetti è possibile grazie a una corretta gestione nel rispetto delle norme e del principio di equità, sussidiarietà e trasparenza. Ad esempio, il nostro più grande progetto è il sostegno al comune di Iglesias, perla del nostro Parco Geominerario, che vale un contributo di oltre 3,5 milioni di euro (Laveria Lamarmora, Museo Asproni, Centro Visita).»

«Il progetto generale. Il Consiglio Direttivo del Parco, dal suo insediamento nel 2018, cerca di dare uniformità ed organicità alla ramificata presenza dei siti minerari fruibili del parco, nel tentativo di realizzare una rete di connessione – musei compresi – con i siti geologici, archeologici e naturali – si legge in una nota -. Questo può avvenire con una pianificazione che vada oltre gli interventi spot esclusivi con alcune realtà, alle quali vanno garantite comunque le risorse, ma senza l’assunzione di partecipazione diretta nei CDA, per evidenti ragioni di opportunità, per perseguire una programmazione del parco nella sua interezza. Miniere Rosas ed il CICC di Carbonia rimangono punti di eccellenza, così come il Consorzio Ausi. Ma queste risorse culturali devono necessariamente essere integrate con le altre realtà del parco altrettanto meritorie ed importanti, vedi Buggerru, Montevecchio, Fluminimaggiore, Ingurtosu, Masullas, Pau, Villassalto, San Vito, Villasalto, Orani, Sassari e Lula che detengono siti fruibili e quelli di prossima apertura come Funtana Raminosa, Argentiera ed altri. Con un investimento complessivo di 304 mila euro, per i centri Visita ed Info Point, deliberati dal Consiglio Direttivo, nella seduta del 13 maggio scorso, si guarda in prospettiva cercando, pur fra mille difficoltà, di dare una programmazione stabile con la costituzione della rete. Rete dei Centri Visita. La rete dei Centri visita costituisce, infatti, il nucleo principale per le azioni di promozione ed accoglienza turistica del Parco. La sua costituzione necessita di un’attenta pianificazione in fase progettuale e di coordinamento nella fase operativa, al fine di contribuire al meglio verso la definizione di un prodotto turistico riconoscibile ed identitario, seppure differenziato secondo le caratteristiche peculiari delle diverse aree. I Centri costituiranno inoltre il punto di contatto tra il Parco, il suo territorio, i suoi beni e quei soggetti – esterni allo stesso – ma operanti nelle Comunità locali nelle diverse articolazioni della filiera turistica: servizi di accompagnamento, ricettività, ristorazione, artigianato tipico, ecc… e saranno i luoghi – non solo fisici – deputati alla programmazione di offerta turistica del Parco. Oltre che migliorare la conoscenza dei territori del Parco e delle valenze scientifiche dei siti, i Centri Visita consentiranno di realizzare sul territorio regionale una rete organizzata, collegata e gestita in maniera razionale in grado di garantire alle comunità locali, al turista e al pubblico in generale, la fruizione più vantaggiosa dei siti minerari, dei geositi e delle aree archeologiche. Infatti, la costruzione della Rete dei centri visita musei, ecomusei e siti archeologici consentirà da un lato la gestione stessa degli stessi, pianificando i necessari interventi di promozione, tutela e salvaguardia, dall’altro l’accesso alle informazioni utili mediante un portale dedicato in modo da garantire la loro fruizione a tutti. In questo modo il Consorzio del Parco Geominerario avvia le iniziative necessarie tese a valorizzare tutto il patrimonio minerario, geologico, archeologico e storico culturale dei luoghi e delle interazioni sociali, contribuendo a creare le condizioni necessarie per uno sviluppo sostenibile nel contesto del turismo ambientale in particolare favorendo la diffusione dei nuovi turismi – conclude la nota -. A sostegno di questa azione viene in soccorso il secondo progetto “Sardegna Destinazione Miniere”, perché nelle more di poter disporre di personale stabile con il completamento della pianta organica, questo progetto ci consente, con uno stanziamento di 300mila euro, un incremento di personale, anche se a tempo determinato, ma necessario per dare corpo alla rete, alla sua gestione e promozione, ma non solo, con una figura dedicata, sarà possibile la partecipazione ai bandi europei, per la ricerca di risorse necessarie ad un’efficace infrastrutturazione delle aree di fruizione turistica già attive e in preparazione di altre meritevoli di recupero e di sviluppo.»

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Il Coordinamento Nazionale Sanità ha organizzato un incontro dibattito live su Facebook, per sabato 30 maggio, alle 17.00, sul tema della libertà di stampa al tempo del Coronavirus, dal titolo “VIETATO RILASCIARE DICHIARAZIONI ALLA STAMPA E A CHICCHESSIA”.

«E’ in atto in tutta Italia una pesante censura sugli operatori della Sanità, ispirata dal concetto secondo cui anche dalla malattia e dalla sofferenza si deve trarre profittosi legge nella nota di presentazione -. L’imposizione della “fedeltà all’azienda” ai medici e a tutto il personale del sistema pubblico, è una misura repressiva indispensabile per la gestione neoliberista della Sanità pubblica. Con i processi di privatizzazione in corso e con lo smantellamento di tutto l’apparato sanitario pubblico, il diritto alla salute torna ad essere un privilegio di casta sociale.»
«Con il bavaglio al personale sanitario aggiunge il Coordinamento Nazionale Sanitàsi lede il diritto dei lavoratori alla libertà di opinione, di espressione e d’informazione. Con ciò si impedisce ogni sorta di vigilanza e di denuncia contro le violazioni del diritto inalienabile di ogni cittadino all’assistenza sanitaria gratuita e di qualità. E’ il paradosso che trova la sua logica nella gestione dell’apparato Sanitario pubblico come azienda privata e nella considerazione della Salute come merce.»
«L’unico “impegno di fedeltà” del personale sanitario deve riguardare il rispetto del concetto di universalità, di uguaglianza e di equità su cui poggia il Sistema Sanitario pubblico, contro ogni forma di discriminazione e di disuguaglianzaconclude il Coordinamento Nazionale Sanità -. La lotta contro il “bavaglio” è per la difesa della Salute e di tutti i diritti in una società realmente civile, equa e solidale.»

Sono previsti cinque interventi:

Aida Trentalance – Portavoce del Coordinamento Nazionale Sanità

Lucio Pastore – Medico – Forum per la Difesa della Sanità Pubblica di Qualità del Molise

Marco Lenzoni – Infermiere – Comitato Salute Pubblica Alta Lunigiana

Mena Lombardi – Consulta Popolare Salute e Sanità della Città di Napoli

Claudia Zuncheddu – Medico – Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica.

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Si è svolto questa mattina il sopralluogo dell’assessore regionale dei Lavori pubblici, Roberto Frongia, presso il ponte crollato il 2 aprile scorso nel territorio di Gonnesa. L’opera che collega la spiaggia di Fontanamare al parcheggio della spiaggia del Sulcis Iglesiente (alto 6 metri e lungo almeno 10) era crollato all’improvviso, inghiottendo un camion della nettezza urbana che in quel momento transitava lungo il ponte.

«Si tratta di un collegamento importante per il mare e come tale va ripristinato per consentire il passaggio verso la spiaggia di residenti e turisti – spiega l’assessore Roberto Frongia -. Questa mattina abbiamo verificato lo stato delle opere ed individuato tre possibili soluzioni che andremo poi a condividere anche con gli assessorati dell’Ambiente e dell’Industria: la realizzazione di una passerella per pedoni e ciclisti, così come chiesto dal Comune; la costruzione di un ponte provvisorio per il quale sarà necessario verificare la fattibilità in tempi brevi con l’obiettivo di mettere in salvo la stagione turistica; la ricostruzione vera e propria del ponte con l’individuazione del soggetto che realizzerà l’opera e di quello che la prenderà in gestione.»

Proprio a questo proposito, con l’obiettivo di arrivare a una soluzione in tempi brevi, Roberto Frongia ha promosso un incontro in videoconferenza tra i soggetti interessati al quale parteciperanno tra gli altri il comune di Gonnesa (presenti al sopralluogo odierno con il sindaco Hansel Cristian Cabiddu), la società Igea e la provincia del Sud Sardegna.

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Verrà interrotto a partire da domani 27 maggio, a Carbonia, il servizio di reperibilità telefonica del Centro Operativo Comunale di Protezione civile.

Il comune di Carbonia, ha deciso dopo aver preso atto dell’auspicata riduzione dell’emergenza da Covid-19, dell’avvio della cosiddetta “Fase 2”, del graduale ritorno alla normalità delle attività e del consolidamento delle iniziative di supporto alimentare tramite “Buoni Spesa” e “Buste Spesa”.

Pertanto, il numero 347 3855336 non sarà più attivo. Per qualsivoglia informazione su “Buoni Spesa” e “Buste Spesa” i cittadini in stato di necessità, comunque, potranno contattare direttamente le due associazioni deputate allo svolgimento di questo servizio, la Caritas e la Croce Rossa Italiana.

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Proseguono i sopralluoghi della seconda Commissione consiliare del comune di Carbonia con la partecipazione del Direttivo del Comitato di quartiere di Serbariu. Ieri il Direttivo ha accompagnato i membri della Commissione in un sopralluogo nella frazione di Medadeddu. Tante le criticità che insistono nella frazione; in particolare si è evidenziata in alcuni casi la mancanza totale o parziale dei servizi urbani minimi quali manto stradale ed illuminazione.
La frazione di Medadeddu è da tempo interessata da un forte traffico proveniente da e per la strada provinciale, causa di usura degli asfalti, nonché di una sensazione di pericolo generale percepita dai residenti, derivata dal traffico che, soprattutto, nelle ore di punta, si snoda nelle strette stradine.
«Già dallo scorso mese di ottobre, durante la partecipata assemblea plenaria del Comitato di Quartiere di Serbariu tenutasi alla presenza di sindaco e vicesindaco – si legge in una nota del direttivo del Comitato di quartiere – avevamo chiesto l’intervento dell’Amministrazione comunale affinché provvedesse alla messa in posa di segnaletica stradale orizzontale e verticale, con limiti di velocità ridotti e dissuasori, ma nulla è stato fatto.»
A tutt’oggi, a Medadeddu esiste un’unica strada d’ingresso e di uscita, mentre sono presenti più strade sterrate che, già usate in un passato recente anche dai mezzi comunali, con un serio piano di riordino viario, permetterebbero di smistare il traffico su più direzioni, alleggerendo quello della strada principale.
Tra le problematiche segnalate, vi è quella del ponte sul Rio Santu Milanu, la cui ben nota pericolosità è accentuata dal progressivo arrugginimento del parapetto che risulta in più punti non fissato alla muratura, la mancanza di panchina pensilina e cartellonistica nella fermata del bus, nonché quella della lottizzazione di via Vasco Da Gama dove diverse decine di famiglie vivono senza illuminazione pubblica, con marciapiedi invasi da rovi e con fogne che di sovente si mischiano alle acque piovane per poi traboccare, creando una situazione sanitaria precaria.
Il direttivo del Comitato di quartiere di Serbariu ha quindi colto l’occasione del sopralluogo della seconda Commissione consiliare per chiedere che le richieste venissero riportate nel verbale della riunione di Commissione, affinché, un domani, nessuno possa dire di non essere a conoscenza dei problemi che i cittadini della frazione di Medadeddu chiedono a gran voce che vengano risolti.
La Commissione ed il Direttivo si sono ripromessi di incontrarsi prossimamente per un nuovo sopralluogo nella frazione di Sirri, da tenersi in data da stabilirsi in tempi rapidi.

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«Il sistema turistico sardo è stato messo in ginocchio dalla crisi causata del Coronavirus e la categoria delle guide turistiche è una tra quelle più penalizzate dall’epidemia. Parliamo di oltre 3.000 guide turistiche regionali e di circa un migliaio di guide ambientali, che si sono dovute fermare e ora stanno cercando di ripartire. Come se non bastasse, nel progetto regionale di ripartenza, le guide turistiche non sono state prese in considerazione e si trovano in una situazione di stallo, in quanto non sono state definite le linee guida per poter operare in totale sicurezza.»

Lo sostengono, in una nota, i consiglieri regionali del gruppo Progressisti in Consiglio regionale.

«È inaccettabile che una Giunta che parla di ripartenza dal turismo sicuro e dalla valorizzazione delle nostre risorse ambientali e culturali en plain air non stia dando risposte concrete a un settore trainante per l’economia regionale. Pare un controsenso che proprio la categoria delle guide turistiche sia stata dimenticata, considerando che possono contingentare e dirigere i loro gruppi, garantendo il rispetto delle regole e una fruizione intelligente del territorio», afferma Maria Laura Orrù, consigliera regionale del gruppo Progressisti.

«Quello che è avvenuto in questi mesi è sicuramente qualcosa di mai vistoaggiunge Maria Laura Orrù e dobbiamo pensare che la pandemia cambierà il modo di viaggiare in prospettiva. Si smetterà di viaggiare nelle lunghe distanze ed i viaggiatori saranno quasi esclusivamente i cosiddetti “locals”, ovvero i residenti che alimentano il turismo interno in Sardegna.»

«Le prospettive del turismo locale sono preoccupanti e la conseguenza potrebbe essere la cancellazione di un’intera stagione – conclude Maria Laura Orrù -. È urgente dare risposte concrete alle guide turistiche, categoria fondamentale per la ripresa del comparto turistico sardo.»

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I consiglieri regionali del Partito democratico, primo firmatario il consigliere Gianluigi Piano, hanno presentato una mozione all’assessore dell’Agricoltura, Gabriella Murgia, per conoscere le motivazioni hanno portato all’esclusione dal bando, sulla misura 13 del Programma di sviluppo rurale della Sardegna, le aziende agricole ricadenti nel territorio dei comuni di Assemini, Badesi, Girasole, Masainas, Olmedo, Ortacesus e Sìmaxis. E inoltre, causa l’assenza di condizioni di svantaggio rispetto alla precedente delimitazione, per le aziende agricole dei comuni di: Alghero, Arborea, Samassi, San Gavino, San Sperate, Senorbì, Uras e Valledoria.
La mozione pone in rilievo il fatto che in un periodo di drammatica crisi epidemiologica, con risvolti negativi sotto il profilo socioeconomico e sociosanitario, le aziende di tali comuni, se escluse dagli aiuti per il Programma di Sviluppo rurale per l’annualità 2020, subiranno un fortissimo contraccolpo economico. Tale ricaduta negativa finirà per indebolire ulteriormente la già fortemente compromessa economia di questi centri.
Per questo motivo, la mozione impegna il presidente della Regione e l’assessora dell’Agricoltura sulla base delle considerazioni esposte a: segnalare al ministero delle Politiche agricole la macroscopica disparità che si è venuta a creare con il mancato inserimento nella delimitazione delle zone svantaggiate e, conseguentemente, a chiedere che i motivi di tale iniqua esclusione, in ragione della eccezionalità della crisi che il settore agricolo sardo ha subito per i contraccolpi derivanti dalle disposizioni normative e dalle ordinanze di contenimento della diffusione del virus Covid-19, vengano rimossi con provvedimento urgente.
Impegna inoltre, constatata la sperequazione subita dai Comuni esclusi e dato il periodo di grave crisi emergenziale dovuta al Covid-19, a modificare le direttive riportate nel nuovo bando della Misura 13 dell’assessorato regionale dell’Agricoltura, pubblicato il 24 aprile 2020, inserendo fra i centri agricoli ammessi, i Comuni oggi esclusi.

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La Sardegna allontana il Covid-19, anche oggi nessun nuovo caso positivo su 895 tamponi eseguiti e nessun decesso. I casi di positività accertati dall’inizio dell’emergenza sono complessivamente 1.354.
È quanto rilevato dall’Unità di crisi regionale nell’ultimo aggiornamento. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 51.968 tamponi. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 43, di cui 2 in terapia intensiva, mentre 181 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 935 pazienti guariti (+5 rispetto al dato precedente), più altri 65 guariti clinicamente. Le vittime salgono a 130 in seguito a verifiche che hanno portato all’inserimento di un decesso avvenuto ad aprile, non conteggiato precedentemente.
Sul territorio, dei 1.354 casi positivi complessivamente accertati, 249 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari, 97 nel Sud Sardegna, 59 a Oristano, 79 a Nuoro, 870 a Sassari.