28 July, 2024
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Il gruppo bancario Intesa Sanpaolo assumerà nuove figure diplomate e laureate con abilità a relazionarsi con clienti e partner, orientamento al risultato e agli obiettivi, approccio imprenditoriale e consulenziale, capacità di negoziazione, flessibilità, attitudine all’attività di analisi, spirito di iniziativa, problem solving, capacità decisionale e autonomia organizzativa, che potranno crescere in un contesto sempre più internazionale e innovativo, contribuendo allo sviluppo e alla crescita del paese.

La ricerca riguarda Consulenti Commerciali, i quali dovranno proporre servizi sviluppati in collaborazione con partner qualificati e accuratamente selezionati, visitare i clienti e analizzare i loro bisogni e lavorare a stretto contatto con i gestori delle filiali; Dirigenti Conto Assicurativo, che dovranno anticipare le esigenze assicurative dei clienti, proporre un’ampia gamma di prodotti, agire di concerto con la rete commerciale e collaborare con i colleghi; Revisori, che dovranno redigere i report in modo chiaro e completo, interagire con il management delle altre strutture e svolgere attività di audit; Assicuratori Infortuni, che dovranno valutare le proposte assicurative, controllare le domande di assicurazione, elaborare testi contrattuali, acquisire informazioni complete dai distributori e monitorare la redditività del portafoglio sottoscritto e gestirne i rinnovi, etc.

Per verificare tutte le posizioni aperte e candidarti …

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://suntini.it/diariolavoro_intesa_5_20.html .

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In un nuovo sondaggio commissionato dal Parlamento europeo, la maggioranza (58%) degli intervistati dichiara di aver incontrato difficoltà finanziarie dall’inizio della crisi da Covid-19.

Secondo il sondaggio condotto alla fine di aprile 2020, l’UE dovrebbe avere maggiori competenze per affrontare crisi come la pandemia del Coronavirus. Quasi sette intervistati su dieci (69%) vogliono un ruolo più forte dell’UE nella lotta contro questa crisi. Parallelamente, quasi sei intervistati su dieci si dicono insoddisfatti della solidarietà dimostrata tra gli Stati membri dell’UE durante la pandemia. Mentre il 74% degli intervistati ha sentito parlare di misure o azioni avviate dall’UE per rispondere alla pandemia, solo il 42% di loro è soddisfatto, al momento, di queste misure.

Covid-19: l’UE dovrebbe migliorare gli strumenti comuni per affrontare crisi di questo tipo

Per circa due terzi degli intervistati (69%), l’UE dovrebbe avere maggiori competenze per affrontare crisi come la pandemia del Coronavirus. Meno di un quarto degli intervistati (22%) non è d’accordo con questa affermazione. I paesi che più concordano con questa affermazione sono il Portogallo e l’Irlanda, mentre Cechia e Svezia quelli che esprimono maggior d’accordo.

Nella risposta alla pandemia, i cittadini europei avrebbero voluto che l’UE si concentrasse principalmente sul garantire forniture mediche sufficienti per tutti gli Stati membri dell’UE, sull’assegnazione di fondi per la ricerca per lo sviluppo di un vaccino, sul sostegno finanziario diretto agli Stati membri e sul miglioramento della cooperazione scientifica tra i paesi.

Rilanciare la solidarietà europea in tempi di crisi

Questa forte richiesta di maggiori competenze e di una risposta UE più coordinata va di pari passo con l’insoddisfazione espressa dalla maggioranza degli intervistati per quanto riguarda la solidarietà tra gli Stati membri dell’UE nella lotta contro la pandemia del Coronavirus: il 57% è insoddisfatto dell’attuale stato di solidarietà, tra questi il 22% “non è affatto” soddisfatto. Solo un terzo degli intervistati (34%) è soddisfatto, soprattutto in Irlanda, Danimarca, Paesi Bassi e Portogallo. Gli intervistati di Italia, Spagna e Grecia sono tra i più insoddisfatti, seguiti dai cittadini di Austria, Belgio e Svezia.

Le misure adottate dall’UE sono conosciute ma non sufficienti

Tre intervistati su quattro, in tutti i Paesi in cui è stato condotto il sondaggio, dicono di aver sentito, visto o letto delle misure di risposta dell’UE alla pandemia del Coronavirus, e un terzo degli intervistati (33%) conosce queste misure. Allo stesso tempo, circa la metà (52%) di coloro che conoscono l’azione dell’UE in questa crisi si dichiarano insoddisfatti delle misure adottate finora. Solo il 42% è soddisfatto, soprattutto, in Irlanda, Paesi Bassi, Danimarca e Finlandia. Il grado di insoddisfazione è più alto in Italia, Spagna e Grecia, e piuttosto elevato in Austria e Bulgaria.

Difficoltà finanziarie per sei cittadini su dieci

Una netta maggioranza degli intervistati (58%) ha dichiarato nel sondaggio di aver incontrato difficoltà finanziarie dall’inizio della pandemia di Coronavirus. Tra i problemi riscontrati figurano perdita di reddito (30%), disoccupazione totale o parziale (23%), utilizzo di risparmi personali prima del previsto (21%), difficoltà a pagare l’affitto, le bollette o i prestiti bancari (14%), nonché difficoltà ad avere pasti adeguati e di buona qualità (9%). Un intervistato su dieci ha dichiarato di dover chiedere aiuto finanziario a famiglia o amici, mentre il 3% degli intervistati ha dovuto affrontare un fallimento.

Nel complesso, gli intervistati di Ungheria, Bulgaria, Grecia, Italia e Spagna sono quelli che hanno avuto i maggiori problemi finanziari, mentre quelli in Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia e Austria sono i meno propensi a segnalare problemi. In questi ultimi paesi, infatti, più della metà degli intervistati non ha avuto problemi finanziari: il 66% in Danimarca, il 57% nei Paesi Bassi, il 54% in Finlandia e il 53% in Svezia.

Nota sulla metodologia

Il sondaggio è stato condotto online da Kantar tra il 23 aprile e il 1° maggio 2020, con 21.804 intervistati in 21 Stati membri dell’UE (paesi non coperti dal sondaggio: Lituania, Estonia, Lettonia, Cipro, Malta e Lussemburgo). Il sondaggio è stato limitato agli intervistati di età compresa tra i 16 e i 64 anni (16-54 in Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Grecia, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia). La rappresentatività a livello nazionale è garantita da quote su genere, età e regione. I risultati medi totali sono ponderati in base alle dimensioni della popolazione di ciascun paese intervistato.

I risultati completi dell’indagine, comprese le tabelle dei dati nazionali e sociodemografici, saranno pubblicati dal Parlamento europeo all’inizio di giugno.

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Questa mattina, il sindaco di Sant’Antioco Ignazio Locci ha incontrato il direttore del Distretto socio sanitario delle Isole, facente funzioni Aldo Atzori, presso la “Casa della Salute” di Sant’Antioco. Una struttura ampia e moderna, che tuttavia può e deve dare molto di più in termini di servizi al cittadino, al fine di fornire quella risposta alla domanda di salute di prossimità invocata da tempo.

«Abbiamo parlato del tema della continuità con la medicina di base commenta Ignazio Locci – del funzionamento a regime del punto unico di accesso, nonché dell’integrazione delle politiche sociali con i servizi di medicina di base e territoriali. L’istituzione del Distretto delle isole necessita del completamento del disegno di governo del territorio, con la previsione dell’istituzione di un Plus (Piano Locale Unitario dei Servizi alla Persona) staccato dall’ufficio di Carbonia e dedicato essenzialmente alle isole di Sant’Antioco e Carloforte. Un progetto su cui concentreremo l’attenzione.»

Nel corso dell’incontro, il primo cittadino di Sant’Antioco, ha inoltre chiesto l’implementazione dei servizi ambulatoriali specialistici ed il potenziamento del servizio amministrativo, soprattutto in questo momento di pandemia, al fine di andare il più possibile incontro alle esigenze dei cittadini.

«La “Casa della Salute”conclude il sindaco di Sant’Antiocodeve essere quel luogo vicino e agevolmente riconoscibile, nel quale l’assistenza avviene attraverso l’azione congiunta dei medici di famiglia con i professionisti della Assl, supportata da una struttura amministrativa efficace e rispondente. Riapriremo ora un confronto sereno e proficuo con la Regione Sardegna e con l’ATS al fine di giungere, in breve tempo, alle giuste soluzioni.»

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La Rappresentanza Sindacale Unitaria della Carbosulcis sollecita la riattivazione del tavolo tecnico sui progetti di ricerca Spirulina 2.0 e FeDE.

«Apprendiamo con soddisfazione i contenuti della deliberazione di Giunta regionale 24/24 del 08/05/2020 che riconosce la validità dei progetti di ricerca proposti dalla Carbosulcissi legge in una nota diffusa stamane. Il tutto passa attraverso la Legge regionale 7 agosto 2007, n. 7 “Promozione della Ricerca Scientifica e dell’Innovazione Tecnologica in Sardegna” ed il finanziamento, a valere sul fondo FSC 2014-2020, riguarderà i seguenti progetti:

• progetto strategico Spirulina 2.0 in favore dall’Università degli Studi di Cagliari e Carbosulcis SpA;

• Progetto FeDE (Progetto di ricerca & sviluppo per innovazione di prodotto per fertilizzanti e disinquinanti ecologici) in favore di Carbosulcis SpA.»

«Entrambi i progetti rientrano nella tipologia degli interventi che dovranno tendere al rafforzamento internazionale della Regione Sardegna e contribuire ad attrarre grandi imprese innovative e favorire la collaborazione con il sistema della ricerca e dell’innovazione isolano si legge ancora nella nota della RSU Carbosulcis -. Questi progetti di ricerca, oltre al già noto progetto ARIA, potrebbero permettere di guardare oltre il piano di chiusura della miniera. Progetti che debbono mettere al centro il lavoro delle professionalità presenti all’interno della miniera e non solo, che potrebbero costituire una opportunità futura per questo territorio. Sono passati 3 mesi dall’ultimo incontro tecnico sul nuovo piano industriale della Carbosulcis. Poiché il tempo non è una variabile indipendente, è opportuno, e non più rinviabile, riprendere il percorso interrotto alcuni mesi faconclude la RSU Carbosulcis -. Per questo motivo chiediamo la convocazione, nelle modalità più opportune visto il periodo, per la ripresa delle discussioni sul futuro dei lavoratori della Carbosulcis.»

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I sindaci dei comuni del Sulcis Iglesiente dicono basta a chiusure, trasferimenti, riduzioni, sospensioni di servizi sanitari ospedalieri e territoriali.

«Dal 2017 ad oggi abbiamo in più occasioni diffuso note stampa con le quali evidenziavamo criticità legate a chiusure, trasferimenti, riduzioni, sospensioni di servizi sanitari ospedalieri e territoriali, portate avanti in dispregio dei processi di riordino e riforma del Servizio sanitario regionale – scrivono in una nota -. Il depotenziamento dei servizi periferici e delle cure intermedie, presenti presso le strutture mediche territoriali in alternativa al ricovero in ospedale, ormai è evidente: non ultima, dal mese di giugno, la chiusura presso i poliambulatori di San Giovanni Suergiu, Calasetta, Narcao e Santadi, del servizio di diabetologia
«Punti prelievo, servizi ambulatoriali, screening territoriale sono stati sospesi, ridotti, trasferiti e spesso chiusi; le dotazioni organiche mediche-infermieristiche sono al collasso e fortemente sofferenti per il mancato turn over e le sporadiche assunzioni – aggiungono i sindaci dei comuni del Sulcis Iglesiente -. In un territorio di circa 128.000 abitanti, i sindaci da anni continuano a registrare servizi socio sanitari frammentati e non comunicanti tra loro, se non del tutto inesistenti, che non permettono di dare un’adeguata risposta ai cittadini.»
Alla vigilia della discussione in Consiglio regionale della riforma del sistema sanitario regionale, approvata prima dalla Giunta poi dalla competente commissione consiliare, i sindaci dei comuni del Sulcis Iglesiente hanno convocato una conferenza stampa itinerante su queste tematiche, per giovedì 28 maggio 2020, alle ore 10.00, presso il poliambulatorio del comune di San Giovanni Suergiu.

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Sono trascorse due settimane dalle prime aperture disposte l’11 maggio da alcuni Comuni, 11 giorni da quello ordinato dal presidente della Regione il 14 maggio, una settimana dall’apertura più generalizzata e in Sardegna la situazione sanitaria continua a restare assolutamente sotto controllo. Anche nelle ultime 24 ore, infatti, non sono state registrate nuove positività al virus Covid-19, e anzi il numero totale dei casi accertati dall’inizio dell’emergenza è sceso di due unità, a 1.354, perché sono stati accertati due falsi positivi precedentemente registrati a Oristano e Sassari.

Nelle ultime 24 ore, nell’Isola sono stati eseguiti solo 277 tamponi e sono stati 263 i casi testati. I pazienti ricoverati in ospedale con sintomi sono scesi ancora da 51 a 49, come ieri sono 3 i ricoverati in terapia intensiva. In calo sia le persone in isolamento domiciliare, 179 (ieri erano 191), sia gli attualmente positivi, 231 (ieri erano 245). I pazienti dimessi/guariti sfiorano quota 1.000, 994 (ieri erano 982).

Anche oggi non sono state registrate vittime, complessivamente 129.

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Intervistato oggi dal network di donne corrispondenti Brux-Elles, il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha così risposto ad una domanda a proposito delle proposte di Austria, Danimarca, Olanda e Svezia: «Faccio un appello alla loro responsabilità. Non esistono Paesi frugali ed altri spendaccioni. Piuttosto, esistono Paesi consapevoli delle sfide che abbiamo di fronte e Paesi inconsapevoli. Per questo chiedo a tutti di essere all’altezza di questo momento storico. Tutti si avvantaggiano dei benefici del Mercato europeo ed anche i paesi che hanno sollevato obiezioni ne sono tra i principali destinatari. Mi auguro che tutti siano consapevoli. Non è il tempo della rigidità ma della ricostruzione, altrimenti saremo costretti ad un’Europa a diverse velocità».

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Nella giornata di oggi, 25 maggio, due barchini, con a bordo 23 migranti provenienti dall’Algeria, sono stati intercettati, a circa 10 miglia dalle coste sud occidentali della Sardegna. Altri tre barchini, in avvicinamento alle coste sarde, sono stati bloccati dalla marineria algerina.
Dodici migranti, tra i quali si conta anche un minore, sono stati trasportati, in mattinata, al porto canale di Cagliari. Gli altri undici, tutti di sesso maschile e in buone condizioni di salute, hanno raggiunto, nel primo pomeriggio, a bordo del pattugliatore veloce PV7 “Paolini” della Guardia di Finanza, il porto di Sant’Antioco. Dopo i dovuti accertamenti sanitari, gli undici giovani sono stati trasferiti al centro di prima accoglienza di Monastir.
Si tratta del secondo sbarco, avvenuto a Sant’Antioco nelle ultime 48 ore, che ha visto impegnati, nelle operazioni di soccorso e salvataggio, gli equipaggi della Guardia di Finanza.
Nella giornata di venerdì, una donna, arrivata con altri 18 migranti, era stata trasportata all’Ospedale “Sirai” di Carbonia.

Federica Selis

 

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Nelle ultime 24 ore, in Sardegna, non si registrano nuove positività al virus Covid-19, i casi accertati dall’inizio dell’emergenza sono 1.354, 2 in meno di ieri, questo a seguito di un aggiornamento dei dati (1 in meno a Oristano e 1 in meno a Sassari). In totale nell’Isola sono stati eseguiti 51.073 tamponi (oggi solo 277), 43.924 i casi testati. I pazienti ricoverati in ospedale con sintomi sono 49, 3 quelli in terapia intensiva, mentre 179 sono le persone in isolamento domiciliare. Gli attualmente positivi sono 231. I pazienti dimessi/guariti sono 994. Resta invariato il numero delle vittime, complessivamente 129.

Sul territorio, dei 1.354 casi positivi complessivamente accertati, 249 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari, 97 nel Sud Sardegna, 59 a Oristano, 79 a Nuoro, 870 a Sassari.

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«Non poter fare l’autopsia alle vittime di Covid-19 è un gravissimo limite allo sviluppo della scienza, alla ricerca e alla conoscenza clinica di una malattia che ancora oggi presenta aspetti oscuri. Il Governo, quindi, faccia chiarezza sulla circolare emanata dal ministero della Salute, con la quale si specifica che “non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati” di persone decedute a causa del Coronavirus”.»

Lo afferma l’eurodeputata della Lega Luisa Regimenti, condividendo l’appello di un gruppo di medici legali, guidato dal professor Cristoforo Pomara, direttore dell’Istituto di Medicina legale di Catania, che ha chiesto al ministero della Salute di annullare la circolare che sconsiglia gli esami post-mortem per le vittime di Covid-19.

«Si tratta di un provvedimento paradossalesottolinea Luisa Regimenti, anche lei medico legale, presidente onorario della MeLCo, Società italiana di Medicina Legale Contemporanea – perché lo Stato ha il dovere di tutelare la salute dei cittadini. Invece, sconsigliando le autopsie nega, di fatto, l’opportunità di studiare a fondo la causa della morte, che abbiamo visto avviene spesso in concomitanza con altre patologie pregresse o complicazioni successive. Sugli oltre 32mila decessi finora accertati in Italia sono state pochissime le indagini autoptiche svolte, al netto di quelle disposte dall’autorità giudiziaria. Diversa è la situazione in Germania: ad Amburgo le autopsie sono obbligatorie e forse anche per questo la tenuta del sistema sanitario tedesco è risultata migliore di quella italiana.»

«Se il problema è la carenza delle sale anatomiche di biocontenimento necessarie a garantire la sicurezza del lavoro dei medici legali, così come denunciato da Simla, la Società italiana di medicina legale e delle assicurazioni e Famli, la Federazione delle associazioni dei medici legali italianiaggiunge Luisa Regimentiè arrivato il momento di investire in queste strutture e mettere i medici nella condizione di dare il loro contributo ad una conoscenza più approfondita del Covid-19.»

«E’ mia intenzione coinvolgere sul tema anche il Parlamento europeoconclude l’europarlamentare leghista allo scopo di stimolare un dibattito più esteso e far capire al Ministro della Salute Roberto Speranza che la scienza, per usare le parole del professor Cristoforo Pomara, non può essere messa in lockdown.»