28 July, 2024
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In questa fase dell’emergenza sanitaria ancora in atto, caratterizzata dall’allentamento delle misure di contenimento e dalla graduale riapertura delle attività commerciali, con il conseguente aumento della mobilità privata e della presenza di cittadini in aree pubbliche, particolare attenzione è stata rivolta da parte della Polizia di Stato su tutto il territorio della Provincia, tramite servizi intensificati e mirati, alla prevenzione e alla repressione della criminalità diffusa.

Proprio per questo, anche il Commissariato di Quartu Sant’Elena, attraverso l’operato degli Agenti delle Volanti e degli investigatori della Sezione Anticrimine, ha svolto in questi giorni diverse attività finalizzate a fornire maggior tutela ai cittadini vittime di reati contro il patrimonio, specie furti e truffe.

A tal proposito, i poliziotti hanno riscontrato gli ennesimi episodi di truffa, stavolta ai danni di alcuni imprenditori commerciali, categoria in questo momento sensibilmente vulnerabile, che notoriamente versa in condizioni di difficoltà economiche a causa delle restrizioni che hanno comportato per un lungo periodo forti limitazioni della loro attività, se non la chiusura totale, imposte per evitare la diffusione della pandemia Covid-19.

Sono arrivate, infatti, numerose segnalazioni e sono state presentate diverse denunce da parte dei gestori di piccoli esercizi commerciali, circa le modalità di raggiro ideate da alcuni soggetti pregiudicati, poi individuati e denunciati all’Autorità giudiziaria dal Commissariato di P.S. Quartu Sant’Elena.

In particolare, risulta che si siano consumate diverse truffe seriali a Quartu Sant’Elena, Selargius e Quartucciu, ai danni soprattutto di macellerie ma anche di altri negozi di generi alimentari e di beni di prima necessità, facenti parte di quella categoria la cui apertura è stata consentita, seppur con limitazioni, sin dalla prima fase dell’emergenza sanitaria.

Le modalità del raggiro consistono in una chiamata, al numero fisso del negozio, attraverso la quale l’interlocutore, spacciandosi per il titolare di un altro esercizio commerciale facente parte di un’altra categoria per la quale era stata imposta la chiusura, preannuncia l’arrivo di un corriere per la consegna di un pacco contenente diversi beni. Il ritiro del pacco è subordinato al pagamento di una somma di denaro da anticipare per conto del presunto vicino. Poco dopo, effettivamente, giunge la chiamata del corriere che si presenta in loco col plico e, una volta carpita la fiducia del commerciante, ritira la somma di denaro e si allontana.

In questo caso il truffatore è riuscito ad approfittare della buona fede della vittima, principalmente della sua sensibilità nei rapporti di reciproca fiducia e di solidarietà tra esercenti, amplificati in una particolare situazione di diffusa e generale difficoltà. L’autore di questa truffa, individuato e denunciato dagli Agenti, è un pregiudicato di Sinnai.

Altra truffa seriale, sempre riscontrata dai poliziotti del Commissariato, è stata quella ideata da alcuni soggetti pregiudicati di Quartu, i quali architettano il raggiro contattando i ristoratori della Città Metropolitana, usufruendo del servizio di consegna a domicilio, per ordinare lauti pasti, spesso a base di crostacei e altre prelibatezze, accompagnate da vini sofisticati. All’atto della consegna gli autori pretendono che il pagamento, solitamente per diverse centinaia di euro, avvenga con l’uso del bancomat o carta di credito e approfittando della prevedibile indisponibilità sul posto del dispositivo POS, dopo aver ritirato i pasti, invitano il consegnante a ritornare con lo strumento per effettuare la transazione. In realtà il pagamento non avverrà mai e gli stessi autori negheranno di aver mai ordinato, tantomeno ritirato, il cibo.

La Polizia di Stato, da sempre impegnata nella campagna contro le truffe, coglie anche questa occasione per invitare tutti i cittadini a prestare la massima attenzione, mediante l’informazione sulle diverse modalità di raggiro e sugli accorgimenti da adottare, in modo da garantire un’efficace azione di prevenzione e di contrasto di questi reati.

In queste ipotesi di truffa la particolare raccomandazione rivolta ai commercianti è quella, nel primo dei due casi, di diffidare da tali richieste; di accertarsi dell’origine del pacco, contattando direttamente l’effettivo destinatario e la ditta di spedizioni e, soprattutto, di non cedere assolutamente a richieste di denaro.

Nel secondo caso, invece, si raccomanda agli esercenti di curare la modalità di pagamento, specificandola chiaramente all’atto dell’ordine, evitando comunque di cedere a richieste di credito o differimento di pagamento di quanto dovuto al ristoratore per la consegna.

Ad ogni modo e in tutti i casi in cui vi sia anche solo il sospetto di un possibile raggiro, l’invito è quello di segnalare immediatamente l’episodio alla Polizia chiamando il 113, oltre che di rivolgersi quanto prima agli uffici di Polizia più vicini per denunciare l’accaduto, qualora ci accorga di essere stati vittime di una truffa, perpetrata con qualsiasi modalità, comprese quelle realizzate in questi ultimi episodi.

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Sono state ricordate stamane, a Gonnesa, nel corso di una breve cerimonia, le vittime della rivolta popolare del mese di maggio 1906. Alla presenza dei sindaci di Gonnesa Hansel Cristian Cabiddu, Iglesias Mauro Usai e Buggerru Laura Cappelli, e del presidente del Consiglio comunale di Iglesias, Daniele Reginali, è stata deposta una corona d’alloro, benedetta dal parroco del paese, davanti alla lapide sistemata all’esterno del Municipio, il 23 maggio 1976, in occasione della celebrazione del 70°, nella quale si legge: «1906-1976, nel 70° anniversario Gonnesa operaia dedica a quanti tra i suoi figli pagarono con la vita o la perdita della libertà. La conquista di migliori e più umane condizioni di vita e di lavoro. Gonnesa, addì 23 maggio 1976». Erano presenti anche il segretario generale della CGIL della Sardegna Sud Occidentale Antonello Congiu, il segretario della Filctem CGIL Emanuele Madeddu, Franco Bardi della Fiom CGIL e l’ex segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, Roberto Puddu.

«La rivolta fu la prima presa di coscienza dello sfruttamento cui era sottoposta la classe lavoratrice sarda. I primi minatori lavoravano in condizioni gravissime che rasentavano la schiavitù: il lavoro era continuo e logorante, molto pericoloso e sottopagato. Mancava qualsiasi forma di assistenza sociale e previdenziale da parte dello stato e il lavoratore con la misera paga non era in grado di sfamare la propria famiglia. L’operaio, inoltre, era legato all’azienda da un vincolo che prese il nome di “Ghignione”. Questo era un buono acquisto di cui si poteva usufruire soltanto nello spaccio dell’industria, che vendeva a prezzi più alti dei negozi le merce scadente. Queste condizioni portarono scontenti e malumori che sfociarono nella rivolta del maggio del 1906. La rivolta fu spontanea e dettata da fame e disperazione: i dimostranti chiedevano l’intervento del sindaco sul caro-viveri, dazio e tasse comunali. Dopo aver incendiato la cantina e l’ufficio del dazio, da Gonnesa, la manifestazione si diresse verso Bacu Abis e Nebida. L’epilogo fu tragico: i carabinieri arrivati da Iglesias spararono sulla folla. A Nebida ci furono due morti e quindici feriti, a Gonnesa tre morti e diciassette feriti. Oggi il 20 maggio, a Gonnesa, è festa civile.»

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Conseguente all’emergenza da pandemia, si stanno mostrando i primi segnali di una crisi sociale che rischia di compromettere la sicurezza di vita di larghe fasce della popolazione e di far cadere nell’indigenza la parte più debole della nostra società. La Chiesa è provocata dalla presente situazione a esprimere nel modo più ampio la sua missione di annuncio della Parola di Dio, di preghiera e di servizio della carità. Abbiamo più volte affermato di sentire una responsabilità enorme di prossimità al Paese, mettendo in opera, come ha detto il Papa, la “creatività dell’amore”.
Per tale ragione, l’arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi, ha costituito il “Fondo Diocesano di Solidarietà – Emergenza 2020”, con lo scopo di contribuire a far fronte alle conseguenze economiche e sociali provocate dalla crisi sanitaria, sostenendo le persone e famiglie in situazioni di povertà o di necessità, gli enti e associazioni che operano al superamento dell’emergenza, enti ecclesiastici in situazioni di difficoltà, a partire dalle parrocchie.
Alla dotazione del Fondo contribuiscono anzitutto le somme destinate dall’Arcidiocesi dalla Conferenza Episcopale Italiana per far fronte alle conseguenze sanitarie, economiche e sociali provocate dal Covid-19. Si tratta di risorse prelevate dalla quota dell’otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa Cattolica. Il Fondo è aperto a singoli, parrocchie, istituzioni, associazioni, organismi di ogni genere. Tutti sono invitati a versare liberamente il proprio dono nel Fondo, esprimendo in modo concreto valori di gratuità, solidarietà e condivisione. All’incremento del Fondo partecipano a titolo particolare i sacerdoti diocesani che, uniti fra loro e solleciti del bene di tutta la diocesi, sono chiamati ad usare i beni materiali per venire «in generoso soccorso delle necessità materiali della diocesi, secondo le disposizioni del Vescovo e in misura delle loro possibilità» (CD 28).
Attraverso il Fondo Diocesano di Solidarietà il richiamo alla fraternità diventa concreto, così come l’invito a «portate i pesi gli uni degli altri» (Gal 6, 2). La possibile sproporzione tra le nostre possibilità d’aiuto e la smisuratezza del bisogno non può scoraggiarci. Il cristiano «sa che Dio è amore (cfr 1 Gv 4, 8) e si rende presente proprio nei momenti in cui nient’altro viene fatto fuorché amare» (Deus caritas est, n. 31c).
Ulteriori informazioni e modulistica sul sito della diocesi di Cagliari: www.chiesadicagliari.it

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«Una mozione in Consiglio regionale per riconoscere ad ogni medico, infermiere, tecnico ed operatore sociosanitario impegnato in questi mesi nei nostri ospedali per fronteggiare e sconfiggere il Covid-19 un riconoscimento economico da parte della regione.» Questa la richiesta avanzata e portata avanti in Consiglio regionale dal Gruppo Lega Sardegna.
«Eroi, angeli della corsia, si sono sprecati gli appellativi e gli elogi per il personale sanitario ma nel concreto il governo Nazionale si è mostrato incapace di rendere merito ad una classe di lavoratori che ha gestito con professionalità, anima e cuore l’emergenza pandemicascrivono in una nota i consiglieri regionali della Lega -. Sentiamo, pertanto, il dovere di farci portavoce affinché la Regione, nel limite delle sue possibilità, reperisca i fondi per compensare in parte questa mancanza garantendo un contributo aggiuntivo al personale sanitario, come forma di riconoscimento per l’impegno profuso in prima linea nel combattere questa difficile battaglia.»
«Ci dispiace dover segnalare che il governo Conte ha messo in piedi a tal riguardo un balletto che ha dell’assurdo e del vergognosodichiara Annalisa Mele, prima firmataria della mozione il bonus mille euro una tantum annunciato con i soliti altisonanti proclami, destinati però a sciogliersi più in fretta della neve al sole, prima compaiono, poi scompaiono, dopo riappaiono nuovamente raddoppiati per poi esser messi nuovamente in dubbio. Una presa in giro irrispettosa nei confronti di lavoratori che con cuore, passione, tenacia e innegabile professionalità hanno gestito una situazione a dir poco difficile.»
«Un’iniziativa che trova il massimo sostegno anche ad opera dell’assessore regionale della Sanità della Lega, Mario Nieddu, ben consapevole che se la Sardegna può vantare allo stato attuale numeri tanto incoraggianti è anche e, soprattutto, per merito del senso del dovere e della responsabilità messa in campo dal nostro personale sanitario.»
«Con la mozione da noi depositata chiediamo dunque alla giunta di individuare le risorse economiche necessarie per riconoscere questi incentivi», concludono i consiglieri leghisti.

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Ripartono in sicurezza e nel pieno rispetto delle regole di comportamento il MAB – Museo archeologico Ferruccio Barreca, fiore all’occhiello dell’offerta culturale antiochense, e la Biblioteca comunale. A Sant’Antioco la Cultura riapre i battenti, dopo il lungo periodo di stop imposto dalla quarantena.

Da oggi (mercoledì 20 maggio), dunque, l’accesso in biblioteca è consentito ad un solo utente alla volta, munito di guanti e mascherina protettiva, mentre negli ambienti interni si dovrà rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro. L’adozione di queste procedure, a tutela della salute di tutti, potrà generare dei rallentamenti nell’erogazione dei servizi ai cittadini. Pertanto, allo scopo di limitare questa eventualità e di garantire che la fruizione del servizio di prestito sia il più fluida possibile, la richiesta/prenotazione di un libro alla biblioteca può essere avanzata attraverso diverse modalità: recandosi direttamente nell’edificio, situato in Piazza De Gasperi, Palazzo del Capitolo; telefonicamente, contattando il numero 0781 83132; tramite e-mail, scrivendo a: biblioteca.santantioco@sbis.it, specificando, oltre gli estremi della richiesta (titolo e autore), anche le proprie generalità e un recapito telefonico al quale essere eventualmente contattati per il ritiro; e ancora tramite l’APP BiblioSar del Polo regionale SBN Sardegna, scaricabile gratuitamente.

Al via da oggi anche le visite al MAB: si accede dall’ingresso di via Sabatino Moscati, al fine di consentire i controlli di sicurezza e la misurazione della temperatura, mentre per l’uscita si procederà transitando dal cancello laterale della Piazza Cartagine. L’accesso dei visitatori alle sale del museo avviene preferibilmente previa prenotazione gratuita chiamando al numero 0781 82105 o inviando una e-mail all’indirizzo tofet@tiscali.it. Gli accessi saranno contingentati ogni venti/trenta minuti. Durante la visita deve essere rispettato il distanziamento sociale si almeno 1 metro e, al fine di assicurare un regolare svolgimento della visita ed evitare l’incrocio delle persone nelle sale espositive, devono osservarsi scrupolosamente le indicazioni presenti, nonché le indicazioni fornite dal personale di sala.

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Ripartono i tirocini sospesi il 12 marzo scorso per l’emergenza Covid-19. La riattivazione nelle sedi operative delle aziende (i cosiddetti tirocini ‘in presenza’) sarà autorizzata a certe condizioni: se tutte le parti – Aspal (soggetto promotore), soggetto ospitante e tirocinante – sono d’accordo, se all’interno dell’azienda vengono rispettate le indicazioni tecniche e operative per contrastare il virus nei luoghi di lavoro (così come prescritto dal Governo e dalla Regione) e se il soggetto ospitante non ha procedure di cassa integrazione in corso legate all’emergenza sanitaria o ha richiesto ammortizzatori sociali a favore di lavoratori inquadrati con profili professionali o che svolgono mansioni equivalenti a quelle del tirocinio.

Per quanto riguarda i tirocini in FAD (formazione a distanza) potranno essere autorizzati se il profilo professionale e l’attività descritta nel progetto formativo individuale (PFI) sono compatibili con lo svolgimento del tirocinio in questa modalità e ci sia la garanzia che si possono raggiungere gli obiettivi contenuti nel progetto originario, se si tratta di riattivare un tirocinio sospeso, o nell’integrazione dello stesso.

Il soggetto ospitante deve attivare le procedure tecnologiche che permettano di realizzare il tirocinio a distanza. Come per i tirocini ‘in presenza’ anche per quelli ‘a distanza’ nelle aziende non ci devono essere procedure di CIG né richieste per ammortizzatori sociali. 

Per la riattivazione il soggetto ospitante dovrà presentare richiesta all’Aspal che ha predisposto una task force apposita per l’esame delle domande. 

I tirocini potranno ripartire dal primo giugno e termineranno 12 giorni prima dell’ultimo mese di frequenza (in questo modo si recuperano i primi 12 giorni di marzo).

Documenti, procedure e requisiti sono disponibili nel sito dell’Aspal nella sezione avvisi e nel portale Sardegna Lavoro.

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In Sardegna 1 solo caso positivo al Covid-19 nelle ultime 24 ore, 10 negli ultimi 7 giorni, 60 nei 20 giorni del mese di maggio; nessun decesso negli ultimi 10 giorni. La situazione nell’Isola continua a migliorare e consente di guardare al futuro con fiducia, anche se l’attenzione va tenuta alta, con il rispetto delle prescrizioni tese alla prevenzione, in una fase assai delicata dopo la riapertura di tante attività.

Quasi tutti i numeri sono in continuo, costante miglioramento. E’ sceso da 71 a 68 il numero dei pazienti ricoverati in ospedale con sintomi, mentre è cresciuto da 9 a 10 quello dei pazienti in terapia intensiva. Sono scese da 261 a 253 le persone in isolamento domiciliare, da 341 a 331 gli attualmente positivi. I dimessi/guariti sono 898 (ieri erano 887). Il numero dei decessi è fermo a 126 dal 10 maggio (quel giorno, la tabella della Protezione Civile segnava 120 decessi, ma i 6 registrati successivamente sono relativi a periodi precedenti).

Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 1.159 tamponi (il numero totale è arrivato a 45.572), e sono stati testati 957 casi (il numero totale è ora 39.460).

 

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Anche nelle ultime 24 ore, 1 solo nuovo caso positivo al Covid-19 è stato riscontrato in Sardegna, su 1.159 tamponi eseguiti. Sono 1.355 i casi dall’inizio dell’emergenza. Si registra l’unico caso nella provincia di Sassari. È quanto rilevato dall’Unità di crisi regionale nell’ultimo aggiornamento. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 45.572 tamponi. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 78, di cui 68 con sintomi e 10 in terapia intensiva, mentre 253 sono le persone in isolamento domiciliare. Gli attualmente positivi sono 331. I pazienti dimessi/guariti sono 898. Non si registrano nuove vittime per il decimo giorno consecutivo (126 dall’inizio dell’emergenza).
Sul territorio, dei 1.355 casi positivi complessivamente accertati, 249 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari, 97 nel Sud Sardegna, 58 a Oristano, 79 a Nuoro, 872 a Sassari (+1).

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Il disegno di legge della Giunta n. 112, che prevede fra l’altro la suddivisione del sistema sanitario regionale in 8 Asl e la creazione dell’Ares come azienda centrale con compiti di coordinamento amministrativo gestionale, è stato adottato come testo base per la riforma dalla commissione Sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc-Cambiamo). L’obiettivo comune, è stato sottolineato, è quello di portare una fondamentale funzione pubblica come la tutela della salute in un livello più vicino possibile ai cittadini rilanciando in primo luogo il modello di una sanità “territoriale”, capace di relazionarsi in modo efficace con altri soggetti del sistema pubblico, dall’Università ai Comuni, ad altre strutture regionali come l’Agenzia per la difesa dell’Ambiente e l’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Sardegna.

Accanto al disegno di legge n. 112 resta sul tavolo della commissione la proposta di legge presentata dal gruppo Udc-Cambiamo, a nome del quale il consigliere Giorgio Oppi ha riassunto i punti qualificanti, soffermandosi soprattutto sulla necessità di semplificare il sistema (“altrimenti ci vorranno almeno 3 anni”) e dare risposte concrete ai cittadini.

L’esame dei testi di riforma, altro punto definito dalla commissione, procederà con la discussione dei due testi in modo congiunto e di “pari passo” (anche se in sedute differenziate) con il lavoro che riguarderà la cosiddetta Fase 2 sulla quale la Regione è fortemente impegnata sia in campo sanitario che economico-sociale.

Per quanto riguarda in particolare il campo sanitario, la Commissione ha approvato all’unanimità una risoluzione che impegna l’assessore della Sanità ad «impartire indirizzi adeguati» che consentano «ai pazienti in gravi condizioni cliniche ricoverati negli ospedali della Sardegna di poter essere assistiti e confortati da almeno un familiare».

Un’altra parte della seduta è stata dedicata all’esame del disegno di legge n. 127 che introduce una serie di modifiche alla legge di Stabilità 2020 in materia di politiche sociali. Sul provvedimento hanno riferito la portavoce del Comitato per l’attuazione della legge 162 in Sardegna, la direttrice del settore delle Politiche sociali Francesca Piras e del servizio del fondo per la non autosufficienza Marika Bazzella. Francesca Piras, in particolare, ha espresso vivo apprezzamento per le ulteriori risorse finanziarie inserite nel disegno di legge ma ha manifestato perplessità sull’affidamento della gestione di questi fondi ai Plus. «Anche in base alla nostra esperienza – ha affermato -, preferiamo il modello partecipativo di un intervento co-progettato, personalizzato e non calato dall’alto, che valorizzi le famiglie e rappresenti una opportunità per le persone disabili in termini di autonomia, indipendenza e libertà di compiere le proprie scelte.»

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I consiglieri regionali Eugenio Lai (LeU), Carla Cuccu (M5S), Gigi Piano, Salvatore Corrias (PD), Gianfranco Satta (Progressisti) chiedono al presidente Christian Solinas ed alle assessore Valeria Satta e Gabriella Murgia, rispettivamente con competenze al personale e all’agricoltura, di sbloccare la situazione relativa all’ingresso dei dipendenti Aras in Laore«Ad oggi – scrivono in una nota – l’agenzia Laore si giustifica dalla mancata applicazione della norma con il relativo blocco delle procedure concorsuali, con i ricorsi al Tar contro le assunzioni.  Dal nostro punto di vista la decisione che deve essere adottata è di natura meramente politica. Attendere la data dell’udienza del 10 giugno è un escamotage per non risolvere l’annosa vertenza. Ricordiamo infatti che sui lavoratori ARAS incombe il licenziamento collettivo già comunicato per il 31 dicembre 2020».

«Ben due leggi regionali, approvate all’unanimità dal consiglio regionale e non impugnate dal Governo, hanno dato una linea politica chiara e netta – concludono i consiglieri regionali Eugenio Lai, Carla Cuccu, Gigi Piano ,Salvatore Corrias e Gianfranco Satta per questo chiediamo la conclusione dell’iter già avviato da Laore che darebbe certezza occupazionale ai lavoratori e al servizio da loro svolto. Di pari passo si sblocchino le progressioni per i dipendenti Laore che ne hanno diritto. Non c’è più tempo da perdere.»